Riassunto: Si ricorda una conferenza del dr. Willlie Soon (agosto 2018) sul periodo freddo 1450-60 CE che ha portato le cronache a registrare la presenza di un “Sole blu”. Vengono raccolte serie già utilizzate in precedenza per mettere in evidenza la presenza di un periodo freddo, e forse secco, corrispondente al decennio citato da Soon. Curiosamente in quel decennio la densità delle fonti storiche ha un minimo, indicando l’assenza di fenomeni degni di nota. Il dr. Soon ipotizza una forte eruzione le cui emissioni in atmosfera potrebbero aver reso “blu” il Sole.
Abstract: A reference is made to a lecture by Dr. Willie Soon (on August 2018) about the cold decade 1450-60 CE when historical anecdotal sources outline the observation of a “Blue Sun”. Evidence is presented of a cold, and may be dry, decade -the same quoted by Dr. Soon- from climate series of various proxies. The density of the historical sources shows a curious drop during the same decade, indicating the absence of “strange” and well noticeable phenomena. Dr. Soon conjectures a strong volcanic event whose emissions into the atmosphere could give origin to the “Blue Sun”.
In un post su WUWT si ricorda una conferenza del dr. Willie Soon su un periodo freddo, forse globale, registrato nel decennio 1450-60 CE. Il periodo è presente nell’aneddotica storica come quello in cui si è osservato il “Sole blu”. Il dr. Soon esamina l’argomento e le serie storiche che lo sostengono, spaziando anche in periodi di tempo diversi da quello di interesse. Introduce poi la possibilità di un’eruzione vulcanica che con le sue emissioni possa aver favorito minori temperature e, con le polveri sospese in atmosfera, la colorazione blu-indaco del disco solare.
In questo post riesamino alcune serie climatiche utilizzate in precedenza, alla luce del decennio in esame, cercando conferme di un periodo freddo e umido attorno al 1450-60 CE. Le serie climatiche spaziano dagli anelli di accrescimento degli alberi, alle carote limnologiche (sedimenti) dei laghi; dall’indice di siccità alle date di vendemmia; dalle temperature superficiali del mare (SST) ottenute da carote oceaniche a densità (numero per anno) delle fonti storiche.
Alcune di queste serie sono prese da Mariani et al., 2018 mentre le indicazioni per altre derivano da McCormick et al., 2012. Il grafico della densità delle fonti è preso da Camenisch, 2015. Le serie restanti sono già state utilizzate su CM qui e qui.
Solo la serie del PDSI (indice di siccità, da alberi del Marocco) di figura 9 è stata ridisegnata per questa occasione.
Di seguito vengono mostrati gli esempi, ai quali è necessario premettere due considerazioni:
- i grafici sono quelli già utilizzati, senza aggiunte per mettere in evidenza il decennio 1450-60. Solo per CA667 e per Yamal sono mostrati i rispettivi ingrandimenti.
- Il decennio in questione è ben dentro la parte iniziale della LIA (piccola età glaciale, 1350-1850) ed è al margine inferiore del minimo solare di Spörer (1460-1550). È quindi difficile distinguere tra cause diverse: LIA/Spörer o eruzione; crescita minore degli anelli degli alberi dovuta a siccità o a bassa temperatura (o ad entrambe); alto indice di siccità causato da clima freddo e umido o prova dell’eruzione, dalla quale si attendono sia abbassamento della temperatura che piogge estese.
Cliccando su yamal-meta si può raggiungere il file di materiale supplementare SM8 (l’articolo è il famoso Briffa et al., 2013, liberamente accessibile) dove il picco 1450-60 è calibrato in temperatura (anomalia). Io preferisco usare la larghezza degli anelli, ma questo grafico di SM8 (figura ST02 a pagina 7) può essere di interesse per qualcuno.
Nella figura 4 si vede una tendenza media a ritardare la vendemmia di circa 2 (1.6) giorni per secolo. Solo due date sono nettamente in anticipo (≤ 10 gg) rispetto al 31 agosto: il 2003 (-12) e soprattutto il 1556 (-15)
Da questi dati è difficile identificare un evento avvenuto nel 1450-60: la variabilità delle oscillazioni non cambia nel tempo e si notano eventi più significativi, come il salto (break point) del 1315 o la costante diminuzione delle temperature a partire dal 1730 circa.
Complessivamente, questo indice rappresenta una situazione siccitosa iniziale e, dal 1350 al 1450, un aumento delle piogge. Poi una lenta diminuzione (o quasi costanza), seguita da un tracollo (forte siccità) che inizia dal 1952-1953. Segue, da poco prima del 2000 un nuovo aumento delle piogge.
Non uso i modelli molto volentieri, ma in questo caso abbiamo un’indicazione della diminuzione (in watt/m2) delle forzanti esterne che includono quelle antropiche (gas serra, aerosol) e quelle naturali (variabilità solare e aerosol vulcanici). La diminuzione del forcing dipende fortemente dal modello ma, almeno, esiste un valore comune per l’intervallo temporale.
Considerazioni conclusive
Ho mostrato i grafici di serie climatiche osservate, calcolate, ricostruite che sembrano confermare un evento di diminuzione della temperatura e aumento delle piogge.
La serie che più si allontana da quelle solitamente trattate, la densità delle fonti storiche, mostra una diminuzione di “attenzione” delle fonti tra il 1450 e il 1460 ma anche una leggera crescita tra il 1455 e il 1460.
La stessa cosa, cioè un piccolo aumento, si nota nel numero degli eventi alluvionali del lago di Ledro in un contesto di generale siccità.
Le date di vendemmia del pinot nero in Borgogna evidenziano un importante (~50 giorni) ritardo rispetto al 31 agosto e indicano quindi un ritardo nella maturazione dei grappoli. Un ritardo simile, ma meno significativo (~36 giorni) si osserva anche nelle date di vendemmia di Beaune (Borgogna).
Le serie dendrologiche (larghezza degli anelli di accrescimento degli alberi) evidenziano tutte -dalla Cina, alla Siberia, alla California- una diminuzione significativa, indicando con questo una maggiore sofferenza (a causa delle molte incertezze nei processi di calibrazione, non uso serie calibrate in temperatura) e quindi una minore crescita dello spessore degli anelli. Una serie dall’Alaska (ak096) non mostra alcuna variazione particolare per il 1450-60.
Da notare che le serie considerate sono nell’emisfero nord; non ho serie australi che comprendano il periodo che interessa qui e non ne ho cercate di nuove.
Bibliografia
- Briffa K.R., Melvin T. M., Osborn T. J., Hantemirov R. M., Kirdyanov A. V., Mazepa V., Shiyatov S. G. and Esper J. (2013) Reassessing the evidence for tree-growth and inferred temperature change during the Common Era in Yamalia, northwest Siberia.Quaternary Science Reviews, 72, 83-107. doi:10.1016/j.quascirev.2013.04.008
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Tutti i grafici e i dati, iniziali e derivati, relativi a questo post si trovano nel sito di supporto qui
“Ho mostrato i grafici di serie climatiche osservate, calcolate, ricostruite che sembrano confermare un evento di diminuzione della temperatura e aumento delle piogge.”
L’impatto nel sistema climatico terrestre della forzante solare, dal 1996 è notevole. Come del resto, considerare l’aumento delle piogge dopo gli anni 2000 seguito al ciclo solare 23. A me viene in mente solo una cosa: permane un’assetto circolatorio zonale ad alto indice, sul corridoio atmosferico polare. Trascina le onde planetarie in sintesi.
Il contesto di raffreddamento è dato anche nel tempo, dal repentino calo di attività solare, dalle variazioni di essa. Nelle decadi successive al ciclo solare 23, forse non si intende un contesto caldo-umido, nelle ampie oscillazioni del vortice polare. Non si intende nel fenomeno, la quantità di gas, varianti naturalmente in atmosfera nel corso degli ultimi 15 000 anni.
Il vapore acqueo è un gas..
Si assiste attualmente ad una maggiore evaporazione sulle masse marine/oceaniche terrestri. Se pensiamo a cicli sovrapposti, ci saranno pure dinamiche atmosferiche planetarie relative a maggiore umidità e calore latente presente in atmosfera.
La situazione siccitosa può essere indicativa di una cosa soltanto, perché 12 000 anni sono niente. Considerando la storia della Terra, oppure solamente le variazioni di eccentricità dell’orbita… Alcuni fenomeni naturali gli ho capiti e c’è una certa predicibilità. Come dire.. un pò in giro era stato detto..
Ma c’è un’ipotesi su quale vulcano potrebbe essere stato alla causa del fenomeno? Un’eruzione con un impatto tale dovrebbe essere stata registrata (a meno che non sia avvenuta in zone davvero remote).
Questa è la domanda che tutti ci siamo posti dopo la conferenza di Willie Soon ma la risposta io non l’ho trovata, anche condizionato dal fatto che non avevo a disposizione serie australi. Mi sembra di poter dire che se una grande eruzione fosse avvenuta nel XV.o secolo nell’emisfero boreale, sarebbe stata senz’altro notata e registrata nelle cronache, ma non potendo verificare se le serie australi mostrano un evento importante in quel periodo, ho preferito non entrare nei dettagli.
Se però si leggono i commenti al post su WUWT, se ne trovano un paio interessanti: uno, di Burl Henry, cita il volume “Vulcani nel mondo” 3.a edizione per dire che è presente un’eruzione (forse di VEI 5) del Pinatubo nel 1450, mentre oldbrew, subito sotto, cita una ricerca del 2005 in cui si analizza l’eruzione del 1452-1453 del Kuwae (Vanuatu 16.83°S, 168.54°E). Il full text del lavoro -Gao et al, 2005- è disponibile nel sito di supporto.
Sembra che il volume della materia espulsa sia stato più di 6 volte quello del Pinatubo 1991. Magari insieme ad altre eruzioni, questa del Kuwae sembra un possibile evento globale, almeno nella diffusione degli aerosol e cenere. Franco