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Spread Warming

In questi giorni l’informazione mainstream è monopolizzata quasi esclusivamente da due temi: lo Spread e il Global Warming. Le circostanze contingenti aiutano, visto che in Italia c’è da varare una manovra economica e in Polonia fa tappa il circo itinerante delle COP climatiche. I due temi, per quanto apparentemente lontani, sono in realtà vicinissimi. Praticamente gemelli.

Falsi pericoli

Se il Global Warming è il principe dei falsi pericoli ambientali, lo Spread è il re dei falsi pericoli economici. Si tratta, infatti, di un parametro puramente finanziario: una misura del costo relativo di indebitamento dello Stato. Un parametro che ha una incidenza del tutto marginale sulla vita del signor Rossi, al cospetto di problemi economici veri come il carico fiscale, la disoccupazione, il precariato, la perdita di diritti acquisiti, la mancanza di crescita o la cessione della sovranità monetaria.

…ma ci salvano gli Esperti

Come per il Global Warming, anche la narrativa sullo Spread pretende che a salvare il volgo ignorante e suicida ci pensino gli “esperti”. O i “tecnici”, se si preferisce. Se dal primo ti salva la NASA, dal secondo la Bocconi. Per entrambi, in ogni caso, si spendono fior di organismi sovranazionali, tutti ovviamente composti da illuminati e disinteressati salvamondo. Se il Global Warming vanta l’IPCC (ONU), lo Spread si fregia di BCE, Commissione Europea e Fondo Monetario Internazionale: il trio delle meraviglie che ha “salvato” la Grecia.

Tolgono ai poveri per dare ai ricchi

Se del tutto incidentalmente il feticcio del Global Warming fa esplodere la bolletta energetica, fa aumentare le tasse, distrugge le industrie e spazza via posti di lavoro, la narrativa sullo Spread…fa esattamente la stessa cosa. La minaccia di un differenziale dei tassi “troppo alto” è usata infatti per imporre l’austerity, ovvero per incrementare il carico fiscale, tagliare servizi ai cittadini e impedire il finanziamento di investimenti pubblici che creino occupazione. In ultima analisi, per generare decrescita e povertà.

Casualmente, all’impoverimento personale del Sig. Rossi corrisponde l’arricchimento delle solite élites. Se col Global Warming si ingrassano fondi di investimento trilionari, mega-corporations high-tech e grandi speculatori che rastrellano incentivi miliardari grazie alla facilità di accesso al credito, con lo Spread si ingrassano le banche e gli stessi fondi di investimento. Si specula contro il debito di un paese, si fa schizzare il rendimento dei titoli di stato alle stelle, le banche comprano a prezzi di saldo il debito-spazzatura e infine il solito “imprevedibile salvataggio” trasforma quella spazzatura in pepite d’oro. La Grecia insegna, e le banche francesi e tedesche ancora (non) ringraziano.

Armi di distruzione economica

Non solo pistole puntate alla testa del cittadino medio, ma anche missili balistici puntati contro paesi rivali, Global Warming e Spread sono usati come vere e proprie armi di distruzione economica di massa. Col pretesto del Climate Change si intende impedire ai paesi in via di sviluppo di produrre energia a basso costo, condannandoli alla povertà eterna. E la clava delle emissioni di CO2 è usata per indebolire la competitività delle economie sviluppate rivali, gravandole di costi energetici insostenibili.

La narrativa sullo Spread, allo stesso modo, permette alla Germania di imporre decrescita alle economie periferiche per poi schiacciarle sotto il peso insostenibile del surplus-monstre della sua stessa bilancia commerciale, grazie all’assist inestimabile offerto dalla moneta unica e dal controllo di fatto della politica monetaria “comune”.

Fake News

Se le fake news sono il pane quotidiano dell’infotainment climatico del mainstream, la stessa cosa si può dire dello Spread. In questo periodo se ne sentono di tutti i colori, da ambo le parti. Se alle fake climatiche il cittadino medio è ormai abituato, rassegnato e abbondantemente immunizzato, quelle economiche trovano terreno più fertile: il caldo e il freddo fanno parte dell’esperienza quotidiana del signor Rossi, mentre le alchimie finanziarie decisamente no.

E quindi, spazio alle bufale economiche, indispensabili per trasformare un parametro finanziario senza appeal in una minaccia credibile anche per il volgo. Una su tutte: “lo spread fa aumentare le rate del mutuo”, falsità e bestialità assoluta e ridicola per chi ha una infarinatura minima di cultura economica.

Il passato non conta

Come per il Global Warming, anche per lo Spread il passato non conta nulla. Sarà pur vero che ha fatto più caldo in passato, che le Alpi erano senza ghiacciai, che l’Artico si scioglieva completamente in estate etc. etc. ma “stavolta è diverso”. Allo stesso modo, lo Spread in passato era molto più alto di oggi, ma “stavolta è diverso”.

Come per il Global Warming, anche per lo Spread si è trovato conveniente ridurre la scala temporale a tempi più brevi per far sparire la memoria del passato, e presentare come anomala e mortifera una cosa del tutto normale e fisiologica. Basta dare un’occhiata al grafico di seguito che mostra l’evoluzione dello Spread negli ultimi 50 anni (fonte Goofynomics). Oggi si grida alla fine del mondo per 300 punti di Spread, ma dal 1975 e per i 20 anni succcessivi i valori erano sistematicamente più alti di oggi, con picchi superiori ai 1000 punti. Per non parlare del costo del debito, tutt’ora a livelli bassissimi al cospetto dell’intera serie storica.

…e i fatti scompaiono

L’impatto dell’aumento acquisito di CO2 sull’incidenza e intensità dei fenomeni meteorologici estremi non è scientificamente provato, nemmeno dai custodi dell’ortodossia climatica dell’IPCC. Una cosa si sa con certezza, tuttavia: ovvero che l’incremento di CO2 nell’atmosfera ha incrementato notevolmente la produzione agricola mondiale e ha fatto aumentare in modo evidente la vegetazione a livello planetario (Global Greening). Nessuno ne parla.

Allo stesso modo, a fronte di un debito pubblico elevato, l’Italia è tra i paesi sviluppati più virtuosi per quanto riguarda il debito privato, il debito delle imprese e l’avanzo primario: indici fondamentali della solidità e della sostenibilità economica di un paese. Nessuno ne parla.

Le élites, commosse, ringraziano.

 

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Published inAttualità

32 Comments

  1. Alessandro

    “L’Italia è tra i paesi sviluppati più virtuosi per quanto riguarda il debito privato, il debito delle imprese e l’avanzo primario”
    Si potrebbe vedere alcuni dati riguardo questi tre indicatori economici?

    • Massimo Lupicino

      Certo Alessandro:

      Qui trovi il ranking del debito privato (dati OECD), un parametro chiave che definisce la ricchezza reale del Paese e dei suoi abitant, resa attraverso il rapporto tra l’indebitamento delle famiglie (debiti, mutui) e il valore degli asset detenuti (beni immobiliari, asset finanziari, contanti). Come vedi l’Italia e’ uno dei paesi piu’ virtuosi, nel 2015 facevamo anche meglio della Germania, tanto per dire.

      Qui trovi un grafico sul debito totale come somma di Households (privato), Corporate (aziende) e Government (pubblico). Come vedi l’Italia ha tra i debiti privati piu’ bassi, e un debito corporate che e’ la meta’ di quello francese (ragione per cui la Francia e’ molto golosa di banche italiane, vedi Societe’ Generale vs. Unicredit), e comunque inferiore anche di molto a pasi come Belgio, Norvegia, Svezia, Olanda, Canada, Finalndia, Danimarca, e significativamente inferiore a quello medio europeo. Noterai anche che il rapporto debito totale/GDP dell’Italia e’ paragonabile o inferiore a quello di molti paesi sviluppati. Questo grafico da solo rende giustizia di tutta l’immondizia informativa che trovi sui media “tradizionali” a proposito della situazione debitoria italiana

      Qui trovi una panoramica sull’avanzo primario italiano. Ovvero sul fatto che lo stato italiano tassi molto piu’ di quanto spende.

      Se si vuole fare una sintesi, lo stato italiano tassa i suoi cittadini come nessun altro, e nonostante il suo indebitamento in rapporto al GDP sia del tutto normale quando non inferiore in rapporto a quello di altre economie sviluppate, con la narrativa sullo spread gli si chiede di tassare ancora di piu’ i propri cittadini, di spendere ancora di meno e in ultima analisi di segare le gambe ad ogni possibilita’ di ripresa economica. Questo dicono i numeri, per le chiacchiere, le scie chimiche o i protocolli di sion come dice qualcuno, bisogna rivolgersi altrove.

  2. GIANCARLO TETTAMANTI

    Il commento è molto interessante e per niente fuori tema. Condivido i concetti espressi.
    Che questo sito volasse alto, era fuori da ogni dubbio. Questo intervento avvicina la curiosità del lettore a temi meteo-sociali (passatemi il termine).
    E’ un buon intervento che invita il lettore ad una riflessione senza dover inciampare nel pregiudizio.
    Le strategie che nascono dagli accordi dei vari G7/G20 e G vattelapesca, esigono numeri certi e se no si possono avere , essi vengono concordati attraverso quel poco di vero che si conosce ,quindi se c’è di mezzo il clima , è fin troppo chiaro che vi saranno dei numeri “presunti” sui quali fare perno per riuscire a dare risposte “certificate” nel nome della Sienza. Tanto chi li legge non potrà verificarli in tempo utile e quando si vorrà chiudere la stalla, i buoi saranno gia usciti tutti .
    Quindi l’importanza di questo post di Lupicino è fra le righe del contenuto che già di per se è interessante alla lettera. Saluti Giancarlo

  3. Sanfor

    Buongiorno, se fossimo in una discussione faccia a faccia mi prodigherei in 10 minuti di applausi continuati verso questo articolo, trovo che l’accostamento economia-clima calzi a pennello e descriva egregiamente l’epoca oscurantista che stiamo vivendo, la peggiore dall’ultimo conflitto bellico ad oggi,aggiungo soltanto un paio di considerazioni visti anche alcuni commenti contrari che alcuni utenti hanno atto prima di me. In giappone lo spread non esiste, perche’? perche e’ uno stato a moneta sovrana che si autofinanzia, in un sistema malato come quello germanocentrico europeo un parametro insensato come lo spread acquista di valore, ergo l’euro e’ il vero cappio al collo, lo spread solo uno strumento. Ritornando alle questioni climatiche piu’ pertinenti per questo sito, credo che in verita’ i luminari delle verita’ assolute pro agw non sappiano nemmeno se e’ l’aumento termico di questi ultimi decenni sia stato provocato dall’aumento di co2 o viceversa, visto che la curva grafica dei due parametri non coincide affatto come volutamente si cerca di far credere, anzi da quello che conosco io esiste un certo anticipo nell’aumento della temperatura rispetto a alla linea che rappresenta la co2 cosa che farebbe ritenere che prima avvenga un aumento termico causato da altri fattori e che successivamente quello della co2 che sarebbe un effetto e non una causa. Interessante ed illuminante fu la lettura di un articolo di parecchio tempo fa proprio in questo sito legato alla questione c12 e c13 sbandierata come prova dai serristi incalliti ma che qui avevate smontato piuttosto bene, a proposito mi permetto di chiedere se fosse possibile in futuro ritornare sull’argomento con qualche altro articolo in questione che ritengo sia cardine per poter arrivare alla comprensione del fenomeno. Concludo puntualizzando sull’opinione espressa dall’utente in precedenza sul fatto che nonostante si sia in minimo solare mai come ora il clima si stia riscaldando, a questo signore rivolgo una domanda: mai sentito parlare di inerzia termica? non e’ che se un a fiamma scalda un cosciotto di pollo questo sia cotto a puntino all’istante, ci va un po’ di tempo, cosi’ come quando si spegne il fuoco e magari si mette in frigorifero non si ha un cosciotto immediatamente raffreddato, ci va tempo, esattamente come ora al minimo solare di raffreddare il clima (sempre ipoteticamente) gli oceani veri termoregolatori del pianeta sono caldi (guarda caso grazie alla max attivita’ solare degli anni 60 e 70) e ora ci va tempo affinche’ perdano il surplus di calore
    immagazzinato, quindi affermare con convinzione alterigia e sarcasmo che tutti gli altri commentatori e articolisti di questo sito prendano un abbaglio mi pare un evidente caduta di stile e obbiettivita’. Ribadisco i miei sentitissimi complimenti all’onesta’ di informazione e alla grande competenza di coloro che fanno parte attiva di climatemonitor constatando ahime che questa nicchia rappresenta sempre di piu’ una mosca bianca nell’oceano di disinformazione inquisitoria che questa epoca storica ci sta regalando, saluti.

  4. David

    Questo sito per me è una boccata di aria fresca nell’immenso mare di informazione di parte.Faccio i vivissimi complimenti agli autori tutti ed un incoraggiamento a proseguire nonostante dure critiche e falsità.
    Ancora buon lavoro.

  5. shadok

    Vi seguo da diverso tempo, molti dei post sono interessanti e ben documentati. Vi esorto, però, a lasciare perdere commistioni con altre tematiche “controverse”, rischiate di trovarvi vostro malgrado affratellati a “sette” di no vax, scie chimichisti, complottardi vari (ci sarà già chi identifica le “élites” con gli esecutori dei protocolli di Sion). Non lo meritate.

    • Grazie, questa è stata da sempre la strada di CM e continuerà ad esserlo. Considero questa esortazione come uno dei più graditi complimenti che il Villaggio di Asterix, come ebbe incidentalmente a definirci una amabile detrattrice, abbia mai ricevuto.
      Ma la considero anche casuale, nel senso che quello di questo post non è un incidente, né tantomeno una deviazione dalla nostra strada, ammesso che si possa avere la pretesa di sapere dove si vuole andare.
      Come in tante altre occasioni, e malgrado le ripetute spiegazioni, questo post non è stato capito. Questo è certamente un errore nella forma della comunicazione, perché la necessità di una spiegazione palesa un difetto di fondo nel messaggio. Ma ciò non toglie che l’argomento che poi è stato dibattuto, su cui con le dovute argomentazioni si possono avere diverse opinioni, non fosse il centro del discorso. Il tema era e resta quello dell’abitudine di molta parte dell’informazione di mostrare il dito e nascondere la luna, rendendo così naturale che ci si concentri sul primo e non sulla seconda.
      Infine, purtroppo, come se non bastasse per i temi climatici, una volta di più abbiamo scoperto a nostre spese che scendere anche solo a titolo di esempio negli argomenti, per così dire, interni, risveglia all’istante gli ottomila campanili di questo fantastico Paese, che ne saranno inevitabilmente per sempre al contempo le fondamenta e il più grosso ostacolo per crescere.
      Ma tant’è, non mancano certo gli argomenti per discutere in materia di clima, tempo e loro derivati… staremo su quelli, evitando paragoni con altre realtà le cui discussioni presentano limiti affini.
      Grazie ancora, buona serata.

  6. gian marco

    Non sono riuscito a replicare al commento di LUCA.

    Luca , seriamente, vorrei che tu provassi a salire in Inghilterra ,all’altezza di Newcastle o in altre zone della Britannia , per provare a far crescere vitigni in pieno campo e poi mi racconti …

    Altrimenti , piu semplicemente, dimostrami che all’epoca dell’impero Romano non faceva più caldo in Europa che in quest’ultimo decennio .. seriamente

    https://www.independent.co.uk/news/science/veni-vidi-viticulture-remains-of-roman-vineyards-found-in-uk-738723.html

    Anche Rubbia è uno sovvenzionato dalle 7 sorelle ?
    http://www.ansa.it/web/notizie/canali/energiaeambiente/clima/2012/06/01/Clima-Rubbia-e-riscontro-cambiamenti-emissioni-CO2_6968283.html

  7. robertok06

    @luca

    Commenta questo? Quale trend vedi nell’anomalia della copertura nevosa dell’emisfero boreale, 1966-2017?

    Ci vedi una chiara e inequivocabile correlazione con la curva di Keeling?… per la concentrazione della terribile e velenosissima “pollutant” CO2?
    1) Si;
    2) No;
    3) “aspetta che chiedo all’IPCC”??

    Ma dai! E vieni qui a fare la morale agli altri? Ma non ti vergogni?

    ————
    Fonte della figura:
    Rapporto 2017 snow cover, Rutgers University

    https://climate.rutgers.edu/snowcover/files/Robinson_snowdata2017.pdf

    Buona lettura, e attento al fegato! 🙂

    Immagine allegata

  8. Massimo Lupicino

    Direi che puo’ bastare qua: ho scritto l’equivalente di 5 articoli sotto forma di commenti. Nei commenti siamo andati completamente fuori tema, ma ci puo’ stare perche’ domandare e’ lecito e rispondere e’ cortesia.

    Ma una precisazione e’ necessaria: la politica con il post non ci azzecca un fico secco. Dovrebbe essere chiaro, leggendolo magari un paio di volte, ma l’atmosfera arroventata della polemica di questi mesi prevale su tutto il resto.

    L’argomento e’ la comunicazione: falsi pericoli (o pericoli relativi se si preferisce) vengono utilizzati per generare paura, desiderio di conforto e aspettativa di salvezza. Vengono usati prevalentemente da poteri e agenti esterni e sovranazionali con scopi solo in apparenza filantropici, nella realta’ prettamente geopolitici.

    La politica nostrana al cospetto della forza e della virulenza di queste azioni diventa un parametro del tutto irrilevante. Il debito diventa un problema se e’ detenuto in parte significativa da agenti esterni. Questo insegna il Giappone (di cui nessuno si azzarda a parlare). Alla luce di questo, contano molto di piu’ le elezioni in USA o in Germania che da noi, con buona pace delle tifoserie di entrambi i fronti, sempre pronte a sparare a vista (e soprattutto a salve).

    Il punto in fondo e’ semplice: lo spread e’ un problema relativo, al cospetto di problemi giganteschi di cui non si vuole parlare e che vengono tenuti ben nascosti dai media.. I veri problemi alla base della situazione economica italiana, e mondiale. In fondo fa comodo a tutti, perche’ sono i problemi piu’ difficili da risolvere.

    Le analogie con la comunicazione sul Global Warming sono lampanti ed evidentissime per chi le vuole vedere, e di questo parla il pezzo: non si tratta di un problema politico quanto di comunicazione. Che e’ legato in ultima analisi alla proprieta’ dei media, altro tema di cui non si vuole e non si puo’ parlare.

    Per il resto qualsiasi tema e’ opinabile in economia e in finanza, opinabile a patto di argomentarlo come si deve, e come e’ stato fatto molto bene ed educatamente in alcuni post, meno in altri.

    Grazie a tutti

  9. roberto

    Lo spread si definisce con il differenziale di interesse sui BTP decennali che acquisiscono gli “investitori istituzionali” (c’è un bell’elenco sul sito del MEF) con “aste marginali” e non quelle per i BOT ed i CCT con “aste competitive”. Ovviamente sono loro che “dirigono le danze” per cui può anche capitare che la richiesta sia doppia dell’offerta ma l’interesse aumenta ! I ” misteri della finanza”. Comunque i modelli “econometrici” sono decisamente peggio di quelli “climatici” .

  10. macio

    certo affermare che lo spread non è un problema con un debito di oltre 2300 miliardi di euro e con le banche piene di buoni che perdono costantemente valore è la stupidaggine del giorno (ma siete in buona compagnia) limitatevi al clima ed evitate di parlare di cose che non conoscete o parlate solo al bar…

    • Massimo Lupicino

      Ognuno vede e legge quello che vuole, perche’ ormai nel nostro paese tutto e’ propaganda politica e di spazio per argomentare e usare il cervello ce n’e’ troppo poco. Lo spread e’ un problema minore al cospetto di tutto quello che oggi non c’e’, e di cui non si parla piu’: lavoro, crescita economica, sviluppo, piani industriali, tutela dei lavoratori e via dicendo.

      Non si vive di solo spread. Lo spread e’ un sintomo della malattia: e’ la febbre del malato grave. Hai voglia a prendere tachipirine se hai il cancro. Infatti il debito e’ aumentato a dismisura nonostante la bellissima austerity propalata dall’euroburocrazia. Ma questo e’ un concetto difficile da capire perche’ la discussione dal piano economico si e’ spostata a quello politico, ed e’ diventata solo propaganda, esattamente come per il Global Warming.

      Che il senso del pezzo e’ proprio quello: si continua a parlare di falsi problemi per non parlare dei problemi veri. Se l’italia crescesse al 5%, e avesse un’inflazione del 3% e i salari crescessero altrettanto, il “problema” spread non esisterebbe. Si parla solo di spread perche’ si e’ incapaci di affrontare i problemi veri, cosa che richiede capacita’, competenze e visioni che si sono addossate all’europa per pigrizia e incapacita’. Comodo delegare tutto all’Europa e poi piangere per lo spread. Ma cosa fai per cambiare la situazione a casa tua? Niente. Perche’ il vero problema non e’ il colore di questo o quel governo, ma la scomparsa di una intera classe dirigente che anche la piu’ brillante politica economica non puo’ sostituire.

      Tutti parlano di global warming. Poi girano per le citta’ ridotte a latrine a cielo aperto, hanno l’acqua razionata, spendono una fortuna per la bolletta elettrica, gli crollano i ponti sotto i piedi e basta un temporale perche’ vada in tilt una intera citta’. Allo stesso modo tutti parlano di spread, e si preoccupano dei btp detenuti dalle banche: WOW che sfoggio di conoscenza economica! Ma quelle banche potevano fare soldi prestando soldi a debitori affidabili, come succede quando un paese cresce. Invece non prestano perche’ hanno rinunciato a fare il loro lavoro di banche (che non consiste nel comprare BTP aspettando il prossimo QE), non prestano perche’ l’economia langue e chiedono maggiori garanzie di conseguenza, e infine bruciano i soldi dei correntisti perche’ non possono pagare nemmeno uno 0.2% di interesse a causa del QE.

      Si disquisisce di temi di alta finanza, magari al bar giocando a ramino perche’ il lavoro non c’e’, le industrie chiudono e delocalizzano, e i risparmi si polverizzano in un diluvio di tasse, o nella svalutazione del patrimonio immobiliare.

      Continuiamo pure a parlare di Spread e Global Warming, mentre va tutto in malora: i poveri sono piu’ poveri, i giovani non hanno prospettive ed emigrano, mentre una elite di un pugno di persone si arricchisce di conseguenza. E’ quello che vogliono, del resto. Parliamo di spread e preoccupiamoci dei BTP nella pancia delle banche, mentre non sappiamo come sbarcare il lunario il giorno dopo. Basta ca ce sta o’ sole (grazie al global warming).

  11. Luca

    Questo sito sta scadendo a un livello qualitativo penso mai toccato in passato: quantomeno ora siete usciti allo scoperto, facendo dichiaratamente politica, altro che analisi climatiche! Il vostro ostinato negazionismo e la vostra partigianeria per le multinazionali petrolifere è a dir poco nauseante, se penso che il sig. Guidi è spesso ospitato dal servizio pubblico della RAI, la quale “dovrebbe” fare divulgazione scientifica!
    Intanto l’Europa ha conosciuto l’ennesima stagione calda da record (e a noi italiani, tutto sommato, è andata pure bene, ma ho amici tedeschi che riferiscono di non ricordare a memoria d’uomo un’estate così arida, per non parlare della folle situazione scandinava); oggi, intanto, ancora in tutta Europa si continua ad andare in giro in maglietta a maniche corte, e a sbuffare per il caldo! Ripeto: oggi, 14 ottobre! Per non parlare delle svariate specie animali che mutano le loro migrazioni in tal senso, o delle condizioni penose dei ghiacciai nostrani, nonostante le abbondanti nevicate invernali (spegnete il condizionatore, e ogni tanto uscite dai vostri uffici e fatevi un giro in montagna, su!) E tutto questo in presenza di un minimo solare fra i più profondi degli ultimi decenni! Ma come, secondo le vostre previsioni e quelle dei vostri amici di Attività Solare, non dovevamo essere già assediati dai ghiacci artici, a quest’ora!? Ah, a proposito: li avete visti gli ultimissimi grafici delle temperature nell’Artico: ma uno straccio di articolo dedicato a questi dati, no eh!?
    Va beh… che dire, continuate pure a fare il tifo per Trump e per le solite, note multinazionali, se questo è nel vostro interesse…

    • Massimo Lupicino

      Meno male che ci sei tu ad alzare il livello con i tuoi post sempre ragionati, educati e supportati.

      Parli di anomalie puntuali che in quanto puntuali non contano nulla. Le anomalie europee positive sono abbondantemente compensate da quelle americane in questi giorni, e quelle sull’artico da quelle antartiche.

      Qui trovi il report di UAH sulle anomalie globali di settembre: 0.14 miseri gradi. Leggilo, magari impari qualcosa che non sia stata prima pre-digerita dalle fonti di informazione alle quali ti abbeveri, per poi esporti a queste magrissime figure quando provi a giocartela fuori casa.

      Spoiler: “This is the coolest September value in 10 years, though Septembers in 2011 (+0.18°C) and 2014 (+0.16°C) where so close as to not be statistically different”

      Buona lettura

      https://www.nsstc.uah.edu/climate/2018/september2018/GTR_201809Sep_1.pdf

  12. donato b.

    Caro Massimo, dopo aver letto il tuo articolo, ho qualche perplessità che vorrei discutere con te. Ti sottopongo le mie riflessioni ed aspetto le tue controdeduzioni.
    .
    Lo spread rappresenta il differenziale tra gli interessi che lo Stato tedesco paga a coloro che acquistano i titoli di stato tedeschi e quelli che paga lo Stato italiano agli investitori che acquistano i nostri.
    Detto in altri termini nelle ultime aste coloro che hanno acquistato i buoni del tesoro italiani, lo hanno fatto a condizione che venissero loro pagati interessi più alti rispetto a quanto succedeva nel passato. Se pensiamo che il Paese non fallisca, l’occasione è ghiotta in un mercato asfittico dal punto di vista dei tassi d’interesse.
    Questo comporta, però, un aumento del deficit pubblico e del debito pubblico e, in ultima analisi, una riduzione della disponibilità di fondi da destinare ad investimenti o ai servizi pubblici.
    .
    A ciò si può ovviare tagliando le uscite (meno servizi) o aumentando le tasse, visto che i trattati internazionali che abbiamo sottoscritto, ci obbligano a rispettare certi limiti.
    Se questo mio ragionamento fosse corretto lo spread avrebbe delle ripercussioni sulla vita di tutti noi, non sarebbe solo un ammennicolo finanziario, ma un fattore economico di rilievo.
    .
    Analizzando il grafico che tu hai inserito nel post, noto che effettivamente negli anni 70/80 lo spread era molto più alto di quello odierno, ma è anche vero che dopo quegli anni il nostro debito pubblico ha raggiunto le cifre da capogiro che lo caratterizzano anche ai giorni nostri. Tutte le manovre economiche venivano fatte in deficit e, quindi, abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità. Oggi ci viene chiesto di pagare quel conto che allora non abbiamo pagato.
    .
    Per ragioni anagrafiche ho vissuto quegli anni e ricordo la terribile inflazione che affliggeva la nostra economia, le svalutazioni della lira e tutte le problematiche economiche che ci angustiavano.
    Ricordo perfettamente, per esempio, che negli ultimi anni ’80 e nei primi anni ’90, sottoscrivere un certificato di deposito con una banca, equivaleva a lucrarci un interesse del 12% lordo, mentre gli interessi passivi sugli affidamenti bancari viaggiavano intorno al 20%. All’epoca conveniva risparmiare e investire in titoli del debito pubblico e non solo, proprio grazie a quegli interessi enormi che venivano corrisposti. Ho ancora conservato qualche buono postale dei miei figli: in 26 anni il capitale è aumentato di un fattore 10. A me fa comodo, ma devo rendermi conto che quando vado a pagare le tasse, un’aliquota di quello che verso serve ancora a pagare gli interessi mostruosi di quel periodo “allegro”.
    Personalmente non credo auspicabile tornare a quel periodo storico.
    .
    Oggi non è più così e anche di fronte ad uno spread simile a quello del periodo 1988/1990, sia gli interessi attivi che quelli passivi, sono estremamente bassi, così come l’inflazione.
    Credo che il merito di questa stabilità, debba essere ricercata nel tipo di valuta che ci troviamo ad utilizzare ed ai forti vincoli di bilancio che ci impongono i trattati internazionali.
    .
    Oggi ci dicono che bisogna tornare a fare deficit, sperando che il moltiplicatore prodotto da questo deficit, sia tale da far ripartire la macchina Italia che da anni procede a rilento. Io ho serissimi dubbi che questo possa accadere, ma è una mia opinione e conta tanto poco quanto nulla. Spero che chi ha fatto i conti, non abbia commesso errori, anche perché questi conti non sono altro che dei modelli matematici che già in passato hanno dimostrato qualche lacuna.
    Se come temo, invece, questi conti sono sbagliati, non faremo altro che aumentare il debito e gli interessi sul debito pubblico, rallentando ancora di più la macchina.
    Ciao, Donato.

    • Massimo Lupicino

      Caro Donato, penso che siamo piu’ o meno coetanei e quindi quei tempi ce li ricordiamo entrambi piuttosto bene. Difficile contestare quello che dici nel merito. Ti diro’ di piu’: sono d’accordo quasi su tutto.

      Il problema secondo me e’ un altro: negli anni 70-80 si cresceva in deficit, ma si cresceva. La manifattura italiana si contendeva il primo posto in Europa con la Germania, eccellevamo in ogni campo, dalla chimica alla metalmeccanica alla farmaceutica. Si creavano posti di lavoro e ricchezza. Ricchezza vera, che e’ ancora presente in italia nella forma di conti correnti, investimenti, e patrimoni immobiliari. Il fatto e’ proprio questo: allora si cresceva, mentre oggi no. Non solo, allora c’era anche l’inflazione. Dipinta come rischio mortifero e causa di tutti i mali, oggi e’ ricercata come il sacro graal dalle banche centrali di tutto il mondo. Il motivo e’ presto detto: l’inflazione svaluta il debito gia’ emesso, ed e’ un fattore chiave nella gestione del debito stesso. Oggi l’inflazione non c’e’, e quindi il tasso reale, al netto dell’inflazione stessa, sale di conseguenza. E’ una situazione senza uscita: non puoi fare debito perche’ non riesci a svalutarlo con l’inflazione, e ti viene comunque impedito da parametri rigidissimi e per certi versi stolidi fissati a tavolino (come il famigerato 3%). Quindi la montagna di debito gia’ accumulata non riesci a svalutarla, e in piu’ devi rifinanziare il debito in scadenza.

      Come se ne esce? Con la crescita. Quella appunto che avevamo negli anni 70 e 80. Ma per un paese esportatore come l’Italia, crescere avendo l’Euro-Marco come valuta e’ praticamente impossibile: troppo forte questa valuta per il sistema industriale italiano. E siccome la BCE non puo’ fare politica monetaria ma solo controllo dell’inflazione, viene a mancare la leva principale ovvero la svalutazione della moneta. Resta solo il QE, ovvero la stampa all’infinito di carta-moneta che pero’ non finisce nell’economia reale ma solo a gonfiare asset finanziari.

      E’ una situazione da incubo. Se si rimane fermi, si assistera’ al depauperamento progressivo e inarrestabile del patrimonio rimasto in Italia sotto la forma di risparmi, societa’, e proprieta’ immobiliari. L’austerity drenera’ solamente risorse senza incidere in nessun modo sul debito (che infatti negli ultimi anni e’ ulteriormente esploso), e l’italia diventera’ un deserto industriale e un disastro sociale. Se si esce dall’euro da un giorno all’altro, senza alcun paracadute, si fa la fine del topo: distrutti dalla speculazione finanziaria nel giro di un paio di settimane.

      Una precisazione pero’ va fatta: si parla tanto di debito, ma il debito pubblico e’ solo una componente del debito di un paese. Il debito privato e corporate italiano e’ straordinariamente basso, e l’avanzo primario piu’ che abbondante. In altre parole, i cittadini e le imprese italiane sono tutt’altro che indebitate: sono ricche perche’ siamo ancora, nonostante tutto, un paese industrializzato che esporta piu’ di quanto importa. Il debito pubblico potrebbe essere un problema irrilevante o quasi, se fosse detenuto dai cittadini italiani. Il Giappone ha un rapporto debito/pil del 200% contro il 130% italiano, e nessuno se ne fa un problema.

      Il problema e’ un altro: la mancanza di crescita, l’impossibilita’ di fare politica monetaria (anche per la BCE!) e una serie di inefficienze accumulate nei decenni sotto la forma di una fiscalita’ kafkiana, insostenibile e largamente elusa/evasa. Per non parlare dei soldi sperperati con la spesa pubblica. Ma qui si va a finire sul politico spiccio e quindi mi astengo volentieri…

  13. Fabrizio Giudici

    Stieglitz solo per fare un nome

    Se Stieglitz per caso fosse un sostenitore dell’AGW, certi andrebbero in tilt…

    • Massimo Lupicino

      Magari puoi fare una ricerchina 😉

      PS: questo e’ un articolo comparso sul Guardian, un sunto del libro dello stesso Stieglitz “L’Euro e la sua minaccia al futuro dell’Europa”. Una bella lettura, a patto di non filtrarla con gli occhi della polemica politica di provincia…

  14. Fabrizio Giudici

    @Silvio
    che non è controllabile dalla Politica e non si può approvare o disapprovare a mezzo elezioni, cioè non varia in base al consenso popolare. Varia invece rispetto alla fiducia in più o in meno che viene riposta dai risparmiatori, investitori, ecc. ecc

    Questa è la teoria. La pratica, che si sperava fosse chiara nel 2018, è che lo spread viene controllato in gran parte da pochi gruppi di potere, perché i “risparmiatori” non decidono un bel niente da soli: si mettono nelle mani di un fondo, e poi sono i dirigenti del fondo a decidere. Così come mi pare veramente ingenuo credere ancora che le agenzie di rating agiscano sempre e solo in buona fede. Le recenti dichiarazioni di Draghi da una parte e Trump dall’altra mostrano che sul nostro spread si giocherà una battaglia campale e che la politica incide eccome, in un senso o nell’altro.

    Al “libero mercato” ci avevo creduto pure io; ora mi sembra il caso di svegliarsi un po’. E beninteso, rimango favorevole al libero mercato: sarò contento quando sarà di nuovo libero. Oggi non lo è.

  15. Silvio FRANZ

    Mi scusi Sig. Massimo Lupicino, ma su questo sito non era “proibito” trattare di argomenti di politica nazionale? Mi sembrava di aver capito che si potesse accennare solo a problematiche inerenti paesi stranieri ……………. Forse ho capito male io? In ogni modo, visto che ci siamo, vorrei esprimere garbatamente il mio dissenso su quanto ha scritto riguardo allo spread. Lo spread è un “differenziale di fiducia” (nel nostro caso fra titoli di stato italiani e tedeschi, ma potrebbe essere fatto anche fra i titoli di stato italiani e quelli di qualsiasi altro pese del mondo) che non è controllabile dalla Politica e non si può approvare o disapprovare a mezzo elezioni, cioè non varia in base al consenso popolare. Varia invece rispetto alla fiducia in più o in meno che viene riposta dai risparmiatori, investitori, ecc. ecc. nei confronti dei nostri titoli di stato. In realtà quello che conta non è questo numerino, ma il suo effetto sui tassi di interesse reali che si pagano sul debito pubblico, passati in pochi mesi dal circa 2% al circa 3,5% attuale. Ovviamente per i titoli che vanno a scadenza, Lei mi insegna ……. Definire l’aumento dello spread un falso problema economico, un parametro puramente finanziario, del tutto marginale ecc. ecc. non mi convince affatto. Mi convincerebbe al 100% invece se la differenza fra lo spread medio sui 150 punti che avevamo fino a febbraio 2018 e la media di 300 punti che abbiamo adesso, visto che è insignificante, la pagasse Lei. Un qualsiasi consulente finanziario Le potrebbe fare i conti mensilmente, semplicemente con un clic. Farebbe una grandissima bella figura e dimostrerebbe inconfutabilmente di avere ragione , anche di un San Tommaso quale sono io. Fino a prova contraria, io ritengo che il debito pubblico esista, che i tassi di interesse che ci paghiamo sopra esistano, che lo spread esiste ………… e che sono tutti elementi di cui bisogna tener conto ( e molti altri ancora) se si vuole che un qualsiasi progetto diventi un successo e porti vantaggi per tutti. Un’ultima cosa rispetto ai problemi enormi elencati a discapito del Sig. Rossi, tutti sacrosanti e a mio modo di vedere condivisibili, tranne uno: la “sovranità monetaria” ….. visto come è stata gestita in passato dai nostri politicanti, direi che non ne sento proprio la mancanza. Spero di non averLa infastidita più di tanto anche perché condivido almeno al 90% le Sue argomentazioni strettamente climatiche, così pure quasi tutto quello che viene divulgato in questo sito. Mi tengo un 10% di riserva perché un San Tommaso crede solo a quello che può vedere e verificare di persona, e questo per me non è ovviamente possibile, specialmente in campo climatico.
    Cordiali saluti
    Silvio

    • Massimo Lupicino

      Caro Silvio, grazie per il commento. Provo a completare quanto risposto gia’ ad Alessandro con qualche altra riflessione:
      1) Confermo l’impegno: la politica interna non c’entra nulla. Semmai, e’ stata la politica ad appropriarsi (impropriamente, come spesso accade) di un tema (lo Spread) che dovrebbe essere secondario al cospetto di altri. Ma questi sono problemi dei politici. Il vero tema che si vuole affrontare e’ la comunicazione, il modo in cui argomenti apparentemente lontanissimi vengono utilizzati per creare paura, desiderio di salvezza e quindi richiesta di controllo. Tutti questi temi emanano da ambienti che con la politica non hanno nulla a che vedere, e semmai della politica si servono per implementare le loro agende. E’ cosi’ da molto tempo non certo da ieri.

      2) Potremmo discutere all’infinito di economia, ma non e’ il tema centrale dell’articolo, e si andrebbe ancor piu’ fuori tema ma la tentazione e’ forte 🙂 Confermo quanto detto: lo spread e’ solo una delle millemila variabili macro e micro-economiche del sistema in cui ci troviamo immersi. Lo spread varia nel tempo, esattamente come il clima. E’ stato tenuto fermo artificialmente a causa del QE che ha di fatto portato a zero i tassi di interesse interbancari (sotto lo zero, meglio) e cosi facendo ha di fatto reso gratuito il prestito di denaro. Anzi, ha reso redditizio prendere a prestito denaro (il bund e’ negativo fino ai 5 anni, e lo era anche sul decennale fino a poco fa). Una assurdita’ economica che ha un costo implicito: i trilioni di carta-moneta stampati dalla BCE, ben lungi dal creare ripresa (che resta asfittica) hanno invece creato una gigantesca inflazione negli asset finanziari (azioni e, appunto, bond). Tutto questo ha un costo enorme, ma di cui nessuno parla.

      3) Penso che la sovranita’ monetaria sia una componente essenziale e irrinunciabile nella politica economica di un Paese. Per un paese che e’ in surplus di bilancia commerciale come l’Italia, avere il controllo della valuta e’ una questione di importanza vitale. La svalutazione della moneta rende le esportazioni piu’ facili, e una politica di tassi aggressiva puo’ essere usata per controbilanciare l’inflazione che ne deriva. E’ vero che in passato ci sono stati errori e abusi, ma e’ anche vero che grazie a questa politica l’Italia e’ diventata una delle prime potenze industriali al mondo. Cosi’ come e’ vero che la stessa politica (indebolimento della valuta per favorire l’export e innalzamento dei tassi, e ricerca dell’inflazione) e’ portata avanti oggi da Stati Uniti, Cina, Russia e Germania. Prorio la Germania che con l’adozione dell’euro ha di fatto svalutato il suo marco del 30-40% gettando le basi per il disastro manifatturiero italiano e non solo.

      4) Mi fermo qui perche’ l’off-topic e’ totale a questo punto, ma sarebbe bello continuare la discussione, magari al tavolino di un bar 🙂 Grazie per il tuo intervento, prezioso come tutti gli interventi ragionati ed esposti con educazione e competenza. Nessuno fa cambiare idea a nessuno, anzi: il bello sta proprio nel confrontarsi.

  16. gian marco

    Sempre complimenti, per il pezzo !
    In generale le Fake News, perchè è di questo che stiamo parlando , è un tema che sarà sempre piu’centrale per evitare di indirizzare l’opinione pubblica o se vogliamo chiamarlo il popolo bue….
    L’elezione di Trump negli Usa è stata per la prima volta,
    al contrario di quel che asserisce ora il MainStream (Tv e carta stampata) pilotata da Fake news create ad arte ma a mio parere, per la prima volta una rilevante e primordiale massa critica di persone (ceto medio impoverito da una crisi economica post globalizzazzione) ha preso coscenza collettiva mediante i nuovi Media.
    A mio parere il superamento delle Fake News ed il ritorno ad una corretta informazione è un passo
    fondamente che le Democrazie piu’ avanzate (4.0) ,
    sono chiamate ad affrontare come in passato
    , per alcune di esse sono stati gli imperatori, i regimi militari, le guerre civili, le grandi battaglia sociali etc…
    E da questo punto di vista vi esorto a continuare nella vs. opera di divulgazione sociale e scentifica.

    ps// chi l’ha detto che il 2,4% della manovra economica è un valore insosteniible per l’Italia; andiamo al 3% 🙂

    • Gian Marco,
      forse con molta fatica riusciamo a fare un po’ di divulgazione scientifica, ma sicuramente non ne facciamo di sociale.
      gg

  17. AleD

    Oh, un altro che è convinto che con la lira si starebbe meglio grazie alla sovranità monetaria.

    Complimento per il pezzo, ora siete diventati anche esperti economici? Non è obbligatorio scrivere di domenica eh.

    • Non mi pare ci sia scritta la fesseria che hai scritto tu. Non è obbligatorio leggere di domenica eh?

    • Massimo Lupicino

      Caro Ale, giusto qualche precisazione:

      1) Fai bene a rivolgerti a me, fai molto male ad usare il plurale: su questo Blog convivono opinioni e sensibilita’ molto diverse. Come avrai capito dalla risposta di Guido, per esempio,su questi temi abbiamo visioni molto differenti. E’ destabilizzante per chi e’ abituato ad avere a che fare con “linee editoriali”, ma penso che sia la cosa piu’ bella di questa comunita’: non occorre pensarla allo stesso modo per scrivere un post. Basta avere la voglia di confrontarsi.

      2) Parlare di sovranita’ monetaria e invocare un ritorno immediato alla lira non e’ proprio la stessa cosa. Fior di economisti e premi nobel (Stieglitz solo per fare un nome) sostengono che l’euro e’ un fallimento colossale e la prima causa del declino dell’industria italiana. Ma uscire dall’euro adesso equivarrebbe a un suicidio. Il timore e’ che lo facciano altri per noi, e che rimaniamo di conseguenza in balia degli eventi. Ma queste sono solo elucubrazioni e supposizioni. La storia alla fine non la facciamo certo noi che scambiamo quattro chiacchiere su un blog.

      3) Non sono “diventato” esperto economico: ho solo studiato economia e finanza a livello post-universitario, e passo buona parte del mio tempo libero a leggere blog e siti di economia e finanza. Quindi e’ un campo che conosco, mi piace, e non disdegno avventurarmici. Il problema, semmai, e’ che come per la nazionale di calcio oggi tutti si sentono esperti di economia perche’ sentono parlare dello “Spread”. Tutti CT, tutti economisti. Col risultato che in giro e’ pieno di calzolai di Rockefeller. Da questo punto di vista, non e’ cambiato niente dal 1929 ad oggi.

      4) Ho scritto di sabato notte, sacrificando preziose ore di sonno. Per qualcuno ne sara’ valsa la pena, per qualcun altro no. Non si puo’ mettere tutti d’accordo.

      5) Buona notte 😉

  18. andrea beretta

    Caro Massimo
    in effetti la correlazione ci sta tutta: il problema è la pervicacia unita anche a una buona dose di rancore con cui viene attaccato non solo chi dissente apertamente da qualche argomento in voga, ma anche chi è sospettato di farlo. Mi spiego meglio: poche settimane fa, dovendo partire per lavoro per un paese extra UE, mi ero informato presso il sito del ministero della sanità a proposito delle vaccinazioni da fare e ho scoperto che nessuna vaccinazione era obbligatoria (non era in una zona malarica nè tropicale, insomma, tutto tranquillo, in apparenza). Ne parlo col mio medico del lavoro che invece mi “consiglia” un trittico di vaccinazioni piuttosto impegnativo. Quando aggiunge anche il tifo, molto timoroso ma per niente polemico mi permetto di fare una domanda: “ma…anche il tifo?” Il medico mi risponde subito con una certa asprezza “lei sarà mica un no-vax, eh?”. Ora…io non ho le conoscenze mediche per permettermi di dire se la campagna vaccini lanciata da un paio d’anni a sta parte dal main stream sia o meno in buona fede, e solo per il nostro bene…ma anche quella mi ricorda molto da vicino, più che altro per la “violenza” con cui viene attaccato chi può solo avere dei dubbi (e stavolta l’ho provato direttamente su di me…che poi dubbi non ne avevo nemmeno, la mia era solo una domanda quasi retorica), quella contro i “negazionisti climatici” o quella contro gli “anti spread”. Per dire che i toni, e soprattutto il martellamento con cui il main stream decide di insistere su qualche argomento apparentemente casuale, rischiano il classico effetto rigetto generando una repulsione istintiva…per cui io che proprio non mi sognavo nemmeno di essere “no-vax” adesso guardo con molto sospetto questa improvvisa corsa al vaccino e mi pongo delle domande…e magari invece, per una volta, lo fanno davvero per il nostro bene. Stessa cosa per gli altri punti che Massimo hai toccato (con la differenza che lì capendoci un po’ di più, son abbastanza convinto, come argomenti giustamenti tu, che “il nostro bene” non sia proprio in cima al pensiero main stream…). Se fossero un po’ più rilassati ed evitassero questo atteggiamento da psicopolizia, per dirla alla Orwell, forse non si troverebbero così a malpartito come in effetti sono.

  19. Fabrizio Giudici

    Il trucco alla fine è sempre lo stesso: partire da considerazioni che qualitativamente non sono insensate (se fa più caldo o più freddo o ci si indebita troppo o ci si indebita troppo poco qualcosa succede), poi tirare fuori un numero feticcio (i 2°C, il rapporto 3%, la soglia dello spread, eccetera) che non ha giustificazioni quantitative e dichiararlo, complici i media, un limite oltre il quale c’è la fine del mondo. E così poi tutti dobbiamo adeguarci a leggi arbitrarie scaturite dal feticcio.

    Tornando all’AGW, il Corriere raggiunge nuove vette:

    https://www.corriere.it/salute/dermatologia/cards/che-modo-cambiamenti-climatici-influiranno-nostra-salute/riscaldamento-globale_principale.shtml

  20. Luca Maggiolini

    Lupicino, chapeau! Davvero, senza piaggeria. Sintesi mirabile.
    Dico solo questo, a commento della parte finale dell’analisi.
    Se la prendono con l’Italia per un semplice motivo: abbiamo centinaia e centinaia di eccellenze industriali, assolutamente sconociute al pubblico ma ben note a crucchi e mangiabaguette. E non solo negli arcinoti campi del cibo o delle produzioni legate alla moda: abbiamo fior di società nella chimica, nella meccanica di precisione, nella lavorazione di particolari materiali.
    Mettere queste realtà in difficoltà finanziaria, grazie anche ad una politica demente e demenziale, e bruciarne il mercato di sbocco dei prodotti, permette di acquisirle ad un tozzo di pane, rubando le conoscenze e il bagaglio di esperienza, quando non semplicemente per sfruttare il marchio.
    Ricordo, en passant, che le criticatissime (a ragione, peraltro….) banche italiane al confronto delle sorelle tedesche e francesi sono molto, ma molto più solide, dei gioiellini: queste ultime infatti, a differenza delle nostre realtà, sono piene zeppe in bilancio di derivati e titoli spazzatura che valgono cifre vicine allo zero: però, oh miracolo, questi asset non vengono sottoposti a quei controlli di valore reale (impairment test e simili) cui vengono costretti gli altri asset in portafoglio. Ecco allora che si specula su interi paesi più deboli, recuperando sulla loro pelle le perdite di quella fuffa finanziaria e, di fatto, facendola pagare ai più poveri.
    Ed è qui che la politica (nostra in primis) fa pena e venire il latte alle ginocchia, da quanto è servile e autolesionista.

    • Franco Caracciolo

      Mi permetto di dissentire sullo spread. Se volessi liquidare oggi 50mila € di BTP acquistati prima delle ultime per me nefaste elezioni ricaverei 45 mila circa. Una settimana prima delle stesse avrei ottenuto 52mila. Non mi sembra un falso problema…..

    • Massimo Lupicino

      Diventa un problema se si comprano strumenti finanziari senza conoscerne fino in fondo il funzionamento. Se li tieni fino a scadenza non perdi nemmeno un euro anzi guadagni esattamente quello che ti è stato “promesso”. Non a caso si chiama “reddito fisso”… 😉

      PS complimenti per il tuo acquisto. Se tanti connazionali acquistassero btp come hai fatto tu, la speculazione sul debito italiano non sarebbe possibile e non avresti nemmeno le perdite in conto capitale di cui parli…

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