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El Niño, a volte ritornano…

Manca meno di un mese a Natale, poteva mancare il bambinello? El Niño è appunto in arrivo. Certo, che arrivi il Natale siamo certi al 100%, mentre a El Niño invece WMO e NOAA assegnano “solo” un 80% di probabilità, ma direi che la differenza tra sacro e profano ci sta tutta.

Scherzi a parte, dopo diversi mesi di condizioni di neutralità per le acque dell’Oceano pacifico equatoriale orientale, sono arrivate diverse settimane in segno positivo, in superficie – dove nel mese di ottobre è stata superata la soglia di +0.5°C che definisce appunto condizioni di El Niño – e, soprattutto, sotto la superficie, dove l’anomalia positiva, pur attenuatasi un po’ proprio nel mese di ottobre, persiste da diversi mesi.

Questo significa che sotto la superficie c’è una discreta quantità di calore disponibile per continuare ad alimentare le anomalie superficiali e quindi lascia presagire che l’oceano possa imporre la sua legge nei prossimi mesi. Ci sono però alcuni caveat, soprattutto sul piano atmosferico, perché in realtà El Niño o le oscillazione dell’indice ENSO più in generale, non sono fenomeni di esclusiva pertinenza della componente liquida, ma coinvolgono pesantemente anche la componente atmosferica, che ha un ruolo determinante sia per innescare le variazioni di segno dell’indice, sia per mantenerle e, eventualmente, annullarle.

Il punto è che ad oggi, oltre a non essere noto perché ci sia questa aciclica ciclicità (chiedo scusa ma è esattamente così che funziona) delle condizioni accoppiate tra oceano e atmosfera che interessano il Pacifico, non è neanche noto se i passaggi di segno abbiano l’incipit sull’acqua, nell’aria o, come a volte accade in un mix di entrambe le cose.

In termini tecnici, le condizioni di El Niño sono una profonda alterazione della normalità della circolazione marina e atmosferica sull’area del Pacifico. Nell’aria si passa da un gradiente superficiale della pressione che alimenta gli alisei, quindi da est verso ovest, ad una condizione che li annulla o, in alcuni casi, li inverte di direzione, coinvolgendo quindi la distribuzione della massa atmosferica (alta e bassa pressione invertite di posizione). Nell’acqua, proprio gli alisei attenuati o invertiti attenuano o invertono il trascinamento verso est delle acque più fredde che dalle coste dell’America Latina viaggiano normalmente verso ovest, permettendo all’acqua più calda che si forma in continuazione attorno al continente marittimo di “scivolare” verso est. Ma lo spostamento del calore sull’acqua ha i suoi effetti in atmosfera, ovviamente, come li ha nella formazione delle nubi e delle precipitazioni, cioè nella gestione del calore da parte della componente atmosferica. Di qui l’incertezza sulle dinamiche di innesco.

Tutto questo per dire che se in effetti l’anomalia della temperatura superficiale del Pacifico equatoriale orientale è positiva _ deve esserlo per almeno 3 mesi continuativi perché si parli di El Niño –  l’atmosfera non mostra invece ancora segni di propensione ad accompagnare questa evoluzione, benché, come detto, sotto la superficie ci sia parecchio calore disponibile che potrebbe però non contribuire spostandosi verso est se non dovesse cambiare la circolazione atmosferica.

Di qui la prudenza delle attuali previsioni dei centri che se ne occupano più di tutti, i quali in modo più o meno concorde prevedono che arrivi El Niño per il prossimo inverno (80% di probabilità) e che persista anche in primavera (60% di probabilità), ma con una intensità debole o moderata, cioè con temperature superficiali della fascia equatoriale dell’oceano che non dovrebbero superare gli 1,5°C di anomalia positiva. In sostanza un evento consistentemente più debole di quello che lo ha preceduto nel 2015, che è stato tra l’altro uno dei più intensi della storia recente.

Questo non significa che non si metteranno in moto gli effetti collaterali sulla circolazione atmosferica, quindi sul clima stagionale e sul tempo giornaliero, di tutte quelle zone che subiscono più da vicino gli effetti di queste variazioni. Tutte cose di cui probabilmente dovremo tornare a discutere nei prossimi mesi.

Per approfondire il tema:

  1. Comunicato Stampa dell’OMM
  2. Ultimo outlook della NOAA
  3. Ultima previsione ECMWF
  4. Ultimo post sull’ENSO blog (di gran lunga il più interessante e ricco di informazioni).

Enjoy

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