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Mangino Global Warming

Si era presentato al G20 di Buenos Aires nei panni di auto-nominato paladino mondiale dell’Ambiente, Emmanuel Macron, in aperta contrapposizione allo spregevole presidente americano, reo quest’ultimo di aver abbandonato l’accordo “salva-clima” di Parigi. Quella che doveva essere una passerella prestigiosa ed autorevole, tuttavia, si è trasformata immediatamente in farsa all’arrivo del Presidente francese all’aeroporto di Buenos Aires, totalmente ignorato dalle autorità argentine e costretto suo malgrado a stringere le mani del personale dello scalo… che beffardamente indossava uno sconveniente giubbotto giallo.

Al ritorno in patria, Macron di giubbotti gialli se n’è ritrovati quasi 200,000 a mettere a ferro e fuoco il centro di Parigi in un livido sabato di fine autunno. I media hanno per lo più liquidato la questione riducendo le ragioni della protesta ad un trascurabile aumento del costo dei carburanti e a improbabili e oscure manipolazioni politiche di stampo populista. Ma è davvero così?

Una rivolta piccolo-borghese

Cominciamo subito col dire che nell’impeto clima-catastrofista che prepara da molte settimane l’ennesima conferenza sul clima di Katowice 2018, Macron ha annunciato urbi et orbi che avrebbe aumentato le tasse su diesel e benzina. Con la giustificazione molto politically-correct che l’ennesimo balzello sarebbe servito a combattere il terribile Global Warming. Quello stesso Global Warming che, curiosamente, solo pochi mesi fa ha regalato a Parigi una nevicata storica.

I francesi, tuttavia, non hanno mostrato particolare partecipazione emotiva per la causa del riscaldamento globale, quanto piuttosto per lo stato dei loro portafogli. Sono milioni i pendolari che usano la macchina per andare al lavoro. Si tratta in gran parte di persone non abbastanza benestanti da potersi permettere di vivere nei quartieri bene di Parigi, nè abbastanza disperate da accettare di trasferirsi con le loro famiglie nei quartieri-ghetto dell’enorme banlieue metropolitana. A questi si aggiungono i lavoratori che col trasporto su gomma sbarcano il lunario. In altre parole, si parla di persone comuni: cittadini di quel ceto medio-basso sempre più tartassato e compresso tra un’élite di ultra-ricchi e una massa informe e crescente di disperati senza presente, né tantomeno futuro.

Non deve quindi sorprendere che percentuali bulgare, superiori all’80%, osteggino la verdissima carbon-tax di Macron. Anche perché di verde, in questo provvedimento, c’è veramente poco.

Scomoda verità

Dei quasi 4 miliardi che la carbon-tax intenderebbe rastrellare ogni anno dalle tasche dei francesi solo 180 milioni andrebbero a finanziare la “transizione energetica” auspicata dai profeti di sventure CO2-indotte. E il resto? Finirebbe tutto nella voragine del deficit di bilancio francese. Avete capito bene, perché proprio quella Francia che si erge a maestra di virtù finanziaria e punta sdegnata l’indice contro le cicale italiane, occupa in realtà il primo posto nella classifica dei paesi più spendaccioni al mondo, staccando di ben 7 posizioni la nostra vituperata italietta. Una delle tante storie che i giornali non amano raccontare.

Ed ecco quindi svelato il trucco: il leader più amato dalle elites finanziarie della vecchia Europa con una mano chiama all’azione contro il Climate Change per “salvare i poveri” dai danni del global warming, e con l’altra sfila una manciata di miliardi dalle tasche di un ceto medio già impoverito, nel nome dell’austerity predicata nell’Unione. È la stortura che rischia di trasformarsi nella vera essenza del Global Warming: quella di specchietto per le allodole con cui drenare denaro dalle tasche di contribuenti già stremati, allo scopo di implementare politiche di impoverimento collettivo. E pazienza, se quegli stessi soldi dei contribuenti vengono sperperati anche per promuovere improbabili e costosissime iniziative salvamondiste transnazionali: l’importante è ammantarle di alte virtù morali e, soprattutto, accreditarsi come “salvatori” presso l’opinione pubblica.

Re Sfiga

Resta il fatto che in questo leader che doveva salvare la Francia, l’Europa e il genere umano tutto dal populismo impossessatosi della presidenza americana, pare esaurirsi l’intera parabola di un certo credo globalista e dei suoi falsi idoli.

Una parabola velocissima, quella di Macron: da presunto Re Mida a vero Re Sfiga a casa propria, assediato da masse di cittadini infuriati e impoveriti ai quali in tutta risposta viene propinato il Vitello d’oro: l’idolo Global Warming adorato nei salotti buoni californiani ed europei. Il tutto mentre fuori dalle finestre di quegli stessi salotti ribolle la rabbia sociale, espressione di problemi veri, di abbagli politici ed economici giganteschi, di utopie salvamondiste sgangherate, e di una incapacità di capire che rimanda inevitabilmente a quel 1789 in cui Maria Antonietta riferendosi al popolo che protestava, sbottò: “se non hanno più pane, che mangino brioche”.

Se non hanno più pane, che mangino Global Warming. Facile immaginare che il finale non sarà troppo diverso.

 

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Published inAttualità

5 Comments

  1. Fabrizio Giudici

    Massimo, pare che il ministro ti abbia preso in parola:

    “Castelli: «La Panda 1.2 costerà di più? Scelgano Panda 1000»”
    (titolo del Corriere della Sera)

    Si potrebbe pure ironizzare sul fatto che la Panda ha appena preso __zero stelle__ all’ultimo test EuroNCAP, ma qui si apre un altro argomento…

    • Massimo Lupicino

      Fabrizio, dalla politica interna mi astengo volentieri per i motivi che conosci. Ma se proprio dovessi informarmi della materia non lo farei certo dal corriere. Leggere/commentare questo corriere è una perdita di tempo totale per me, a meno che non lo si faccia per riderci su o per farsi scoppiare il fegato, cosa che cerco di risparmiarmi per quanto possibile…

      Di ventriloqui di Soros ce ne sono già abbastanza in giro sotto forme più o meno nascoste. Evito quindi di abbeverarmi a quelle acclarate.

  2. donato b.

    In fatto di brioches non è che noi siamo messi meglio dei Francesi, però.
    I nostri non sono né globalisti né radical-chic californiani, ma la brioche ce la consigliano lo stesso. Come potremmo definire il meccanismo di incentivi e disincentivi sulle autovetture di nuova immatricolazione previsto in finanziaria, se non brioche?
    Ciao, Donato.

    • Massimo Lupicino

      Donato le grandi idee sono sempre contagiose! Pare comunque che sia stata ritirata in fretta e furia se Dio vuole. Ho un catorcio diesel che già vale 4 soldi grazie alle nuove normative pro-benzina… 🙂

  3. Fabrizio Giudici

    nella vera essenza del Global Warming: quella di specchietto per le allodole

    Come dissi tempo fa, l’AGW è la scusa globale totale per ogni cosa, una vera manna per i politicanti.

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