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Meglio tardi che mai: La Stagione degli Uragani 2019

Siamo in clamoroso ritardo e, a dire il vero, un po’ lo sono state anche le fonti ufficiali da cui usualmente si apprendono le previsioni per la stagione degli uragani nell’area atlantica. Ritardo perché nominalmente la stagione inizia il 1° giugno e, sebbene dopo lo sbuffo anticipato di una Tempesta Tropicale spentasi sul nascere, non ci siano stati e non ci siano all’orizzonte eventi importanti, l’informazione circola già da un po’. Ed è la seguente:

La NOAA prevede una stagione degli uragani nella norma, ossia con 9-15 eventi nominabili di cui 4-8 uragani e 2-4 eventi di categoria superiore a 3 della scala Saffir Simpson, che va da 1 a 5.

Fonte NOAA

Per gli amanti della nomenclatura qui di seguito la lista dei nomi (in cui non ci sono né Attila né Scipione…) che saranno utilizzati nel corso della stagione.

Fonte NOAA

Per gli amanti della pluralità delle informazioni, sul blog di Judith Curry c’è un’interessante disamina di quanto previsto da altre organizzazioni, compresa quella per cui lei lavora. In sostanza è un pareggio, perché Tropical Storm Risk prevede una stagione sotto media, la Colorado State University la immagina nella media coma la NOAA e Climate Forecast Application Network va per sopra la media. Per finire, non disponibile liberamente, l’ECMWF prevede che sia sopra media. Da notare che la previsione della NOAA è di un 40% di probabilità che sia nella norma, e 30% sia per sopra che sotto la norma. Decisamente salomonica. Interessanti anche le consistenti differenze nella previsione dell’ACE (accumulated cyclone energy), logicamente dipendente anche dal numero degli eventi, ma in un contesto di numeri che comunque negli ultimi anni non sono mai cambiati molto, l’ACE è un indicatore dell’intensità che fornisce informazioni più significative del numero degli eventi.

I predittori, a parte i “segreti” che specialmente gli operatori commerciali fanno fatica a svelare, sono per lo più sempre gli stessi. L’attività dell’ENSO, che è in fase positiva, ossia un El Niño debole ma persistente che in genere inibisce l’attività degli uragani; un generale stato di temperature sopra la media per il bacino atlantico, che invece sarebbe disponibile a fornire l’energia necessaria; un monsone africano piuttosto intenso che renderebbe possibile una più frequente formazione di onde atmosferiche che viaggiano da est verso ovest e possono evolvere in sistemi organizzati passando sull’area con maggiore probabilità di sviluppo di uragani.

Insomma, come sempre staremo a vedere, per adesso segniamoci che dall’inizio nominale della stagione non c’è stata traccia di eventi e questo è però già accaduto pare per il 42% delle ultime 23 stagioni.

 

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Published inAttualitàClimatologiaMeteorologia

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