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Per il week end!

Il Prof. Nicola Scafetta ha condiviso il video di dibattito che ha avuto luogo il 27 giugno scorso all’Università di Napoli tra lui e il Prof Piero Lionello, moderato dal Prof. Guido Trombetti. Il tema naturalmente è quello dei cambiamenti climatici. Il video è qui sotto, buona fine settimana!

 

 

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Published inAttualità

12 Comments

  1. Ho visto proprio oggi (14 luglio) una figura con gli stessi modelli mostrati dal prof. Lionello (con e senza CO2), solo che è una figura degli anni ’70 e lo stesso grafico serviva a “dimostrare” che era in arrivo una nuova età glaciale!
    Accludo la figura e resto senza parole …

    Immagine allegata

  2. robert

    Interessante.
    Ne esiste anche una versione con sottotitoli in italiano?

    • Maurizio Rovati

      Come no, basta attivarli nel player, in basso a destra la prima icona a sinistra.

  3. donato b.

    Ho seguito con attenzione ed interesse il dibattito tra il prof. Lionello ed il prof. Scafetta.
    In primo luogo devo lodare l’iniziativa dell’ateneo napoletano: non capita di frequente che le due linee di pensiero possano confrontarsi “alla pari”.
    In secondo luogo ho apprezzato la moderazione con cui i due relatori hanno espresso le loro tesi. Come ha chiosato il prof. Trombetti, sarebbe auspicabile che simili dibattiti fossero più frequenti.
    .
    Entrando nel merito del dibattito, devo notare, purtroppo, il solito atteggiamento che tende a denigrare gli scettici, confrontandoli con figuri che hanno negato alcune evidenze scientifiche come il danno che il fumo di sigaretta arreca all’organismo umano.
    Altro aspetto degno di nota, riguarda l’attribuzione quasi esclusiva (a meno di frazioni) del riscaldamento moderno alla CO2. Alla fine il prof. Lionello ha cercato di rimediare, ma il tenore di tutto il suo intervento non lascia adito a dubbi, come ha notato anche il prof. Trombetti.
    .
    Un po’ surreale il dibattito sulla sensibilità climatica all’equilibrio: è uno dei corni della discussione, ma ho avuto l’impressione che il prof. Lionello ne abbia sminuito il ruolo.
    Circa il ruolo dei modelli, ho apprezzato la consapevolezza di entrambi i relatori circa la loro inadeguatezza. Non ho apprezzato, invece, la difesa a spada tratta della neutralità della scienza in quanto la reputo un mito.
    .
    E per finire non posso non interrogarmi con il prof. Lionello: tutta questa CO2 che stiamo immettendo nel sistema quali effetti produce? Ecco, se il clima fosse meno avvelenato, la risposta a questa domanda potrebbe essere un ottimo argomento di discussione. Servirebbe, però, una scienza veramente neutra.
    Ciao, Donato.

  4. Gianni

    Il prof. Lionello non puo’ non sapere che i contributing author dei report IPCC sono spesso giovani ricercatori senza esperienza a cui vengono imposti tempi stretti perché centinaia di articoli siano ridotti a poche righe.

    Il continuo ritornello che l’IPCC non farebbe che analizzare lo stato delle conoscenze sul clima è triste. Da un’analisi dei rapporti si puo’ scoprire facilmente quali sono 1) gli articoli esclusi, 2) quelli inlcusi ma citati parzialmente (i limiti degli studi non sono riportati), 3) quelli citati per far loro dire il contrario di quel che dicono. Sull’ultimo punto parlo per esperienza diretta perché è il trattamento che è stato riservato ai miei articoli nello SR1.5.

    Mi dispiace perché il prof. Lionello rischia di fare Alice nel paese delle meraviglie.

    Grazie prof. Scafetta!

  5. Gianni

    Il prof. Lionello non puo’ non sapere che i contributing author dei report IPCC sono spesso giovani ricercatori senza esperienza a cui vengono imposti tempi stretti perché centinaia di articoli siano ridotti a poche righe.

    Il continuo ritornello che l’IPCC non farebbe che analizzare lo stato delle conoscenze sul clima è triste. Da un’analisi dei rapporti si puo’ scoprire facilmente quali sono 1) gli articoli esclusi, 2) quelli inlcusi ma citati parzialmente (i limiti degli studi non sono riportati), 3) quelli citati per far loro dire il contrario di quel che dicono. Sull’ultimo punto parlo per esperienza diretta perché è il trattamento che è stato riservato ai miei articoli nello SR1.5.

    Mi dispiace perché il prof. Lionello rischia di fare Alice nel paese delle meraviglie.

  6. Virgilio Bardini

    La studentessa chiede come si può confrontare il clima di periodi tanto differenti, come fa Scafetta, dato che nel lontano passato l’assetto del nostro pianeta era molto diverso e dunque esso, tal assetto fisico naturale, influiva in modo predominante sulla temperatura. Appunto, domanda che contiene in sé pure la risposta. Se s’evince che il clima dipendeva dall’assetto naturale del pianeta non si capisce perché dopo tante ere improvvisamente ed estemporaneamente esso dovrebbe attribuirsi in modo prevalente all’azione umana, considerando pure che comunque all’epoca di Annibale la disposizione continentale del pianeta era non dissimile dalla presente. Ma possibile che il Sole contenente in sé almeno il 90% dell’intera massa del nostro sistema, comprese le comete, conti meno della sporadica presenza di ciminiere, che di fatto s’osserva sul nostro mondo, e in più si dia per scontato che i processi industriali non producano pure sostanze di scarto con effetto contrario a quello della CO2 ?

  7. francesco

    Dopo aver visto il video ho avuto ancora più la conferma che IPCC non è un ente neutrale come vorrebbe far credere il Prof. Lionello.
    Purtroppo se non sei schierato dalla parte dove tira il vento vieni puntualmente messo da parte ed i modi sono tanti.
    Come sempre il tempo ci dirà quale era la verità.
    La volontà di far credere che i cambiamenti climatici siano dovuti esclusivamente all’uomo permette di indirizzare enormi quantità di denaro verso determinati settori mentre se le variazioni di temperatura fossero dovute a fattori astronomici l’uomo non potrebbe far nulla e quei flussi di denaro e diminuirebbero drasticamente impedendo a tanti di lavorare

  8. Alessandro69

    Bellissimo!!

    Mi spiace per il prof. Lionello, alla base ritengo che sia il Sole, senza ombra di dubbio (e il passato ce lo spiega nero su bianco), il principale attore dei cambiamenti climatici (ciclici direi). Scafetta sottolinea l’importanza anche dell’astrofisica per poter spiegare il clima terrestre, ed io concordo in pieno! Complimenti al prof. Scafetta per essersi molto avvicinato nella sua previsone dal 2009 (se non erro) ad adesso. I cicli solari, le orbite degli erranti, la luna, la galassia, mi sembra così logico e naturale…. Giusto applicare i modelli climatici al passato per verificarne la più o meno corretta attendibilità. Sposo il lavoro di Scafetta senza alcun dubbio. Ora posso andare a nanna sereno e variabile :-). Alessandro.

  9. Nicola Scafetta

    Franco è corretto. Io stesso sono stato sorpreso dal commento di Lionello.

    L’interpretazione climatica proposta dall’IPCC si basa su simulazioni al computer che chiaramente mostrano che i soli forzanti naturali non sarebbero stati in grado di indurre nessun riscaldamento, in media, dal 1870 al 2010 oppure dal 1950 al 2010. Questo è evidente nella figura dell’IPCC che allego:

    https://www.ipcc.ch/report/ar5/wg1/detection-and-attribution-of-climate-change-from-global-to-regional/figfaq10-1-1-2/

    l’IPCC (2018 ) afferma esplicitamente, che “l’attività umane abbiano causato circa 1.0°C di riscaldamento globale sopra i livelli pre-industriali”. Poiché il riscaldamento totale dai livelli pre-indistriali è circa 0.9°C, è evidente che secondo l’IPCC il 100% del riscaldamento osservato è da attribuire all’uomo.

    Lionello ha argomentato sostenendo che l’IPCC affermi ” However, according to the IPCC Fifth Assessment Report, “It is extremely likely that more than half of the observed increase in global average surface temperature from 1951 to 2010 was caused by human activities” ” . Ma questa affermazione è vaga e politica.

    Infatti, è evidente che il modelli usati dall’IPCC di fatto interpretano che il 100% del riscaldamento dal 1950 è antropico: guardate la figura A e C bene. E poi sono questi modelli che vengono usati le òe previsioni catastrofiste.

    Il problema è che una grande maggioranza di meteorologi non crede che l’uomo abbia indotto più del 80% del riscaldamento dal 1960 ad oggi. Si veda pagina 8 del documento “A 2016 National Survey of American Meteorological Society Member Views on Climate Change: Initial Findings”:

    https://gmuchss.az1.qualtrics.com/CP/File.php?F=F_cRR9lW0HjZaiVV3

    Quindi la domanda è: perché una maggioranza dei meteorologi non crede all’interpretazioni che i modelli dell’IPCC danno dei cambiamenti climatici?

    La risposta, correggimi Guido, sembra essere che una maggioranza dei meteorologi si accorge di una variabilità climatica naturale che i modelli non sono in grado di riprodurre.

    Immagine allegata

    • Nicola, è così. Non solo è evidente che i modelli non sono in grado di riprodurre la variabilità naturale, anche di lungo periodo, ma la mascherano attribuendone gli effetti alla sola forzante antropica. E’ il caso del trend positivo che sarebbe comunque stato lecito attendersi in uscita dalla PEG, per esempio.
      gg

  10. Grazie a Nicola Scafetta e a Guido per la disponibilità di questo video e mi associo a chi, tra il pubblico, ha valutato molto positivamente la possibilità di assistere ad un dibattito.
    Volevo valutare l’affermazione del prof.Lionello che contestava a Scafetta l’aver detto che l’IPCC attribuisce all’influenza umana il 100% del cambiamento climatico: di seguito riporto l’articolo A1 del rapporto SR1.5 presentato alla COP di Katowice.
    A1. Si stima che le attività umane abbiano causato circa 1.0°C di riscaldamento globale sopra i livelli pre-industriali con un intervallo probabile tra 0.8 e 1.2 °C. Il riscaldamento globale raggiungerà probabilmente il valore di 1.5°C tra il 2030 e il 2052 se continuerà a crescere al tasso corrente. (con alta confidenza).
    Con tutta evidenza, dato che il riscaldamento medio globale rispetto all’età preindustriale è di 0.8 °C, l’A1 significa che l’uomo ha causato il 100% del riscaldamento globale, secondo l’IPCC. Franco

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