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Ma Dio è razzista?

Qualche settimana fa mi è stato segnalato un articolo pubblicato su Avvenire nel quale si dava ampio risalto all’ultimo grido di allarme lanciato dall’ONU in fatto di clima-catastrofismo: ovvero la cosiddetta Apartheid Climatica. Concetto che si può provare a riassumere così: l’uomo cattivo cambia il clima in peggio, ma mentre il ricco si può servire della tecnologia e del progresso scientifico per limitare l’impatto del Climate Change, il povero no. Questo acuisce il divario tra ricchi e poveri, e quindi rappresenta una forma di segregazione su base climatica…

A dir poco zoppicante come concetto, ma che in compenso ha il grande pregio di andare a braccetto con quel “migrazionismo climatico” che ormai da tempo furoreggia al Palazzo di Vetro. Siamo allo “zoppo che porta lo sciancato” , insomma.

Ma tant’è, se il termine apartheid associato alla parola clima fa un certo effetto, va pur detto che lo sceneggiatore manca di originalità: ormai assuefatti ad almeno un decennio di “negazionismo climatico” chi può stracciarsi le vesti per una accusa di “apartheid”? Semmai, si nota un evidente progresso: se fino a ieri lo scettico climatico era assimilato ad un nazista impenitente, oggi è “solo” un razzista. Si spalancano le porte di un onesto purgatorio, pare di capire. L’importante è redimersi in tempo comprando una Tesla.

Ma a proposito di purgatorio, se le iperboli dei salvamondo trovano ospitalità indifferenziata su tutti i media del mainstream, viene da chiedersi come mai anche dalle parti di Avvenire nessuno si faccia scrupoli nell’abbracciare con entusiasmo la nuova narrativa clima-segregazionista. Evidentemente ignari del fatto che la cosiddetta Apartheid Climatica esiste da che mondo è mondo. Ovvero da quando il buon Dio ha pensato bene di crearlo, questo mondo, come forse ancora qualcuno si ostina ad insegnare al catechismo.

Il nostro Pianeta, per quanto sia stato capace di ospitare il genere umano, resta infatti in gran parte fortemente ostile alla presenza del bipede rovinamondo. Questo concetto, che pure potrebbe suonare odiosamente razzista dalle parti dell’ONU, è reso molto bene dalla carta in Fig.1, dove sono rappresentate in colore le zone della Terra a clima “temperato”. Pochine, vero? E il resto? Tutto un susseguirsi di deserti sterili e infuocati, di lande ghiacciate e disabitate, di steppe aride con escursioni termiche stagionali fino a 100 gradi centigradi, di foreste impenetrabili. E poi il mare.

Dove non ci pensa il clima, ci pensano le malattie a rendere complicata la vita dell’essere umano: endemiche e mortali come le febbri malariche, la dengue, ebola. Malattie che in gran parte dominano grazie ad un clima favorevole ai loro vettori, ovvero sfavorevole all’uomo.

Come spiega Jared Diamond nel suo celebre Armi, Acciaio e Malattie, la specie umana si è evoluta in modo decisivo grazie all’abbandono del nomadismo in favore di una condizione stanziale. Per questo serviva un clima favorevole che consentisse la pratica dell’agricoltura, insieme alla presenza di specie animali addomesticabili. Queste condizioni si sono create in ristrettissimi fazzoletti di terra come la mezzaluna fertile, la valle del Nilo, o il bacino del Mediterraneo. Ché l’apartheid climatica non faceva sconti, diecimila anni fa come oggi.

Che la religione globalista possa guardare con fastidio all’esistenza di climi così differenti sul nostro Pianeta è del tutto comprensibile, giacché la Missione è uniformare, diluire e omologare tutto l’esistente. Che si provi ad imputare all’essere umano la responsabilità per il fatto che il clima su gran parte del Pianeta fa schifo, è una logica conseguenza di quel fastidio, e della necessità di trovare pretesti per giustificare migrazioni bibliche e salvifici melting pot.

Meno comprensibile per chi scrive, invece, è che l’apartheid climatica goda di considerazione in ambienti cattolici. Perché ammesso che a creare questo Pianeta sia stato il Padreterno, l’accusa andrebbe automaticamente rivolta al Creatore stesso. Delle due una: o era distratto quando ha creato il Mondo, oppure è razzista. Perché se non godiamo tutti di un clima piacevolmente temperato la colpa è di chi quel clima ce l’ha regalato, costringendoci a “migrazioni climatiche” per sfuggire all’apartheid.

Ma a voler guardare il bicchiere mezzo pieno, si potrebbe osservare che è proprio grazie agli straordinari progressi fatti dal bipede malefico nella scienza e nella tecnologia, che oggi questo Pianeta può ospitare e sfamare quasi 10 miliardi di persone. Quella stessa scienza che la retorica terzomondista intende invece processare con l’accusa di salvare i ricchi dalla clima-catastrofe a danno dei poveri.

A chi scrive, piace invece pensare che il Creatore non sia razzista, ma che al contrario abbia regalato alla specie umana una bellissima sfida: rendere questo Pianeta abitabile, e consentire a quante più persone possibile di vivere la straordinaria avventura che è la vita. Questa sfida, dati alla mano, è stata in buona parte vinta.

La sfida più difficile, adesso, resta quella di riuscire a viverci insieme, su questo Pianeta. In tutte le nostre diversità che ci rendono belli e interessanti, proprio come i mille microclimi di un fazzoletto climaticamente benedetto come la nostra Italia. La sfida più difficile, è credere di potercela fare.

La sfida più bella, è credere.

 

 

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Published inAttualità

17 Comments

  1. franco

    HO LETTO TUTTI I COMMENTI , E OGNUNO HA LA PROPRIA RAGIONE
    RESTA INNEGABILE CHE :
    ” LA SFIDA PIU’ BELLA E’ CREDERE” e aggiungerei “E AGIRE”!!
    GRAZIE

  2. andrea

    PAOLO DA GENOVA la testa delle persone è sempre la stessa, credono al malocchio si affidano a santi…le religioni sono il male di questo mondo…vendono morte in cambio della salvezza…qualunque religione anche quelle moderne come quella di cui si parla spesso qui..dall’ambientalismo alla religione del selfie

  3. Paolo da Genova

    Negli ultimi tempi il mondo e il clima non sono peggiorati, bensì è la testa delle persone a essere cambiata. Un saggio mi disse anni fa: “la vita è una tempesta e prenderlo nel xxxx è un lampo”. Questo basilare concetto una volta era chiaro a tutti, ora si sta dimenticando, da questo derivano gran parte dei problemi di oggi.

  4. rocco

    L’ambientalismo, che si fa portavoce e propositore di paure e pericoli è una religione!
    Abbiamo una idea distorta di ciò che è religioso, relegando il significato alla sola credenza in un dio.
    Anche la scienza ha il suo carattere religioso quando la si chiama in causa per rafforzare delle opinioni, come se fosse la divinità della Verità.
    ” Il termine ambientalismo è divenuto comune negli anni ’60, in concomitanza con il diffondersi dei timori per un olocausto nucleare…Prima di allora chi si preoccupava della natura si chiamava naturalista o conservazionista…
    E’ opportuno osservare che la parola ambientalismo, termina in -ismo, come comunismo, socialismo, capitalismo…: tutte parole che indicano un sistema di credenze basate sull’adesione ad una tavola di principi primi. Alcuni diventano “veri credenti” in seno all’uno o all’altro di questi -ismi”
    ( da L’ambientalista ragionevole, Patrick Moore, p.43 2011 Dalai Editore).
    Uno dei principi della religione ambientalista è:
    il petrolio è il demonio e la CO2 il suo profeta.
    Gli adepti hanno i loro simboli: la pala eolica che indica la purezza dello spirito libero dal gas climalterante; il cibo biologico come purificazione eucaristica; le buone azioni per l’ambiente come buttare il sacchetto ad orario, in una sorta di pellegrinaggio alla differenziata.
    In questa religione, la natura è perfetta, non soggetta a cambiamenti, eternamente uguale a se stessa se non fosse per una creatura aliena chiamata homo sapiens, che sebbene discenda da una scimmia ha subito un salto evolutivo che lo hanno portato ad essere un essere artificiale fuori dalla natura: l’uomo non è natura! questo il primo principio dell’ambientalismo.
    Il senso di colpa è il motore emotivo dell’attivista e tramite la paura ed il panico la religione si insinua nella società erigendosi ad unica risposta contro la decadenza della società industriale.
    E’ tipico delle religioni prevedere la fine del mondo e varie volte il mondo è sopravvissuto a queste previsioni.

  5. enrico-giulia

    Ordine del Creatore all’uomo: riempite la terra e soggiogatela. Adesso che l’obiettivo è quasi raggiunto invece dei complimenti (bravo servo fedele direbbe il Vangelo) arrivano i rimproveri. Delle due una, o l’uomo è stato gabbato oppure ad essere scontento è qualcun altro e poiché questo non è il Creatore non può che essere quell’altro, quello che va sempre contro di Lui (per questo è chiamato l’avversario).

  6. roberto

    Saranno “climaticamente non temperati” ma i bacini del Nilo e del Tigri-Eufrate sono stati la culla della civiltà con lo sviluppo dell’agricoltura. Mi sembra troppo “geografica” la mappa.

    • Il punto è proprio questo Roberto. Quelle zone non lo sono oggi temperate, ma lo erano quando sono state la culla della civiltà. Questo perché il clima cambia. Strano vero?
      gg

    • VEI-6 Vesuvius

      Da notare che nei tempi in cui si formarono queste civiltà, faceva molto più caldo di oggi.

  7. Guido

    Da credente, e prima ancora, quando ero ateo, da ateo, mi sono sempre chiesto se la diversità fosse un valore.
    Si può non credere in un dio (o più dèi) ma molti atei si limitano a sostituire dio con la Natura, spesso apertamente personificata, e quindi è solo (spesso, non sempre) una questione di nomi.
    A questo punto mi domando se a questo Dio/Natura piaccia la diversità, ovvero perché esista.
    L’ha creata qualcuno? Dio o Natura che fosse.
    E se l’ha creata perché ?
    Perché, se poteva crearci tutti uguali, ci ha creato più alti o più bassi, più belli o più brutti, più malati o più sani, perché ha dato alla nostra pelle colori diversi, perché impronte digitali tutte diverse, perché DNA diversi e personali al punto che dopo mesi qualcuno potrebbe dire che io, Guido Botteri, sono stato in una certa stanza di un certo albergo… dopo mesi, o anche anni.
    Perché creare un documento così preciso e identificativo come il DNA se siamo tutti uguali ?
    Ma siamo davvero tutti uguali, chi alto e chi basso, ecc ?
    Non so, mi sbaglierò, ma a me dà l’idea che a questo Dio/Natura questa uguaglianza non gli debba poi piacere tanto.
    E devo dire che sono d’accordo con lui.
    Sai che noia osservare un universo tutto uguale, scorrere per miliardi di anni, senza varietà, senza differenze, tutto uguale…
    Anche noi umani ci stanchiamo di mangiare la stessa cosa ogni giorno, e non guardiamo lo stesso film per sempre.. ogni giorno, sempre lo stesso film, eh sì che la prima volta c’è piaciuto, e l’avremmo guardato un sacco di volte, sì, d’accordo, ma alla trecentesima volta l’entusiasmo si smorza… un pochino
    😀

    • Massimo Lupicino

      Caro Guido, la religione del “siamo tutti uguali” ovviamente esiste, e si chiama comunismo. I suoi sacerdoti sono i maiali di Orwell. E per certi versi non è mai passata di moda. Semmai si è adeguata al gusto dei tempi. E alle esigenze dei sopra citati suini.

      Per il resto vale quanto condiviso con Fabrizio e Andrea, ovvero che è giusto fermarsi perché questi non sono argomenti centrali per il Blog, e sono inevitabilmente divisivi. Ma colgo l’occasione per ringraziare te e gli altri blogger per la vostra voglia di condividere pensieri, sentimenti ed esperienze molto personali. È il segno, se ce ne fosse bisogno di dimostrarlo, che qui ci si sente a casa.

  8. Plaudo all’autore per lo spessore dell’articolo dato che in questi tempi di ubriacatura in salsa globalista di origine sconosciuta..o forse no…..che ha permeato tutti i campi e purtroppo anche quello climatico. è difficile leggere chi ha parole sensate. Pensano di risolvere il problema incentivando le migrazioni creandone così altri, miopia, interesse?

    • Alessandro

      Interesse, di certo non per il benessere umano!

  9. Fabrizio Giudici

    Il Carbon Clock me l’ero perso. Ma avrei dovuto arrivarci: dopotutto durante la Guerra Fredda c’erano i pochi minuti a mezzanotte, poi il picco del petrolio, le profezie dei neomalthusiani, eccetera.

    Tornando ai cattolici di sana dottrina, essi sanno che “Voi non sapete né il giorno né l’ora”. Bollati dalla modernità per le loro certezze (che certo in certi campi hanno), ora dobbiamo subirci le certezze sulla fine del mondo da parte di quelli che non avevano certezze…

    E qui rimango solo sul piano socio-culturale, per non andare off topic.

  10. Massimo Lupicino

    Fabrizio, Andrea, grazie per i contributi che effettivamente sono off topic per cui direi che possiamo fermarci qua. La crisi del cattolicesimo è evidente sotto molti aspetti ma non è questa la sede per discuterne.

    Quello che più mi interessa è far notare che il clima della Terra è duro e difficile quasi ovunque tranne rare oasi dove infatti la civiltà umana ha potuto fiorire. La narrativa di un clima che è cattivo per colpa dell’uomo, che discrimina poveri e ricchi per colpa della scienza cattiva, è totalmente inaccettabile e demenziale.

    La gente non diventa povera a causa del global warming, semplicemente nasce già povera e vive in ristrettezze per il semplice fatto che il nostro pianeta è per la maggior parte inospitale.

    Rendere ospitale quello che ancora non lo è, questa è la vera sfida che la ricerca scientifica combatte da sempre, e con tanti successi già alle spalle. L’alternativa è pretendere di spostare 5 miliardi di persone laddove ne vivono circa 2.5, con l’unico effetto di rendere un inferno anche i pochi posti dove si sta(va) bene.

    Questo è il vero dilemma : aiutare chi vive in ambienti più ostili o traghettarli altrove. E qui le posizioni dei vari attori sono assolutamente chiare.E la narrativa dominante sul Global Warming in questo caso svolge solo la funzione di rendere socialmente e moralmente sostenibile la seconda soluzione.

  11. robertok06

    Salve:
    A proposito di fine del mondo, gretini, dio, tempo rimasto, etc… mi permetto di suggerire di leggere questo…

    https://www.nature.com/articles/s41558-019-0543-4.epdf?shared_access_token=IemqaDXjp59Xe4vx9SYpMtRgN0jAjWel9jnR3ZoTv0PHAItqILlRm_HHBm_TdKN2W4fclucYeFPP7FPSpe4YZCMx6e3jOvyKFNEN4tDVEsxhypkjCeaXw5HrYv5x1N4z6OOPAlKiCRowdURrPb_LMA%3D%3D

    … che linka questi due “simpatici” orologi-conto-alla-rovescia (in stile guerra fredda):

    https://www.mcc-berlin.net/en/research/CO2-budget.html

    https://www.concordia.ca/news/climateclock.html

    Si assumera’, l’IPCC, la responsabilita’ di correggere certe affermazioni ridicole, 12 anni restanti?
    Io sono certo che non lo faranno…

    Immagine allegata

  12. Andrea Beretta

    Caro Massimo, si rischia di andare off topic come dice Fabrizio, ma l’enciclica Laudato Sii di pochissimi anni fa riassume in nuce quanto denunci adesso. L’avrebbe potuta scrivere Greta e invece l’ha scritta un signore di 80 anni che dovrebbe avere alle spalle anni di studi (anche teologici) che almeno gli dovrebbero avere insegnato a sviluppare un pensiero libero, e non a ripetere a pappagallo le teorie di altri. Si fa fatica, lo so, occorre informarsi, magari avere anche l’umiltà di andare a cercarsi le informazioni da più fonti. Ma chi ha la sua responsabilità, non può permettersi di fermarsi a Greta o all’Onu (soprattutto se capo di uno Stato che dell’Onu nemmeno fa parte). Non ci si stupisca se poi quel signore do 80 anni stia perdendo credibilità e autorità proprio tra i suoi: i cattolici, appunto.
    Siamo off topic, lo so…

  13. Fabrizio Giudici

    Meno comprensibile per chi scrive, invece, è che l’apartheid climatica goda di considerazione in ambienti cattolici.

    La soluzione al problema è che certi ambienti cattolici non lo sono più da tempo, e la questione climatica è grave, ma non certo la più grave – non vado oltre perché sarebbe off topic qui. Anche la Cattolica è stata invasa da infiltrati globalisti. E non avete ancora visto niente.

    Gli ambienti cattolici sani si ricordano la sana dottrina, secondo cui Dio creò il mondo come un giardino, e poi tutti i guai arrivarono dal peccato originale, che trasformò la natura in un’entità ostile, contro cui si sopravvive con il sudore della fronte.

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