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Il Giorno Più Caldo – L’Ondata di Caldo Europea del 23 – 25 Luglio 2019

La seconda ondata di caldo del 2019 per l’Europa Cento Occidentale è stata di durata assai limitata (in tutto 3 giorni, dal 23 al 25 luglio contro i 7 giorni – dal 24 al 30 del mese – di quella di giugno) ma di intensità rilevantissima. L’evento ha raggiunto il proprio apice nella giornata del 25 luglio con temperature che hanno superato la soglia di 40°C in varie stazioni di Francia, Belgio, Olanda e Germania mentre i 38°C si sono superati in Inghilterra. In questo scritto ci si propone di offrire alcuni dati utili ad analizzare il fenomeno.

Le strutture sinottiche responsabili dell’ondata di caldo

A livello sinottico l’ondata di caldo appare frutto di una struttura di blocco (blocco omega) con promontorio anticiclonico da sud (indicato con A in figura 1) responsabile dell’avvezione di masse d’aria subtropicale continentale torrida dall’entroterra sahariano, avvezione che si è intensificata con l’approssimarsi di una saccatura atlantica da ovest (B in figura 1). A ciò si sono aggiunti gli effetti di compressione dovuti alla massa d’aria in discesa all’interno dell’anticiclone e gli effetti degli elevati livelli di soleggiamento tipici delle aree anticicloniche.

Figura 1 – Topografia media del livello barico di 500 hPa per il 24 luglio 2019 (fonte: NOAA – https://www.esrl.noaa.gov/psd/data/histdata/).

Gli effetti al suolo

Per delimitare spazialmente il fenomeno è stata prodotta la carta delle temperature massime per il 25 luglio (figura 2), ottenuta utilizzando i dati aeroportuali METAR. Le zone in arancio e rosso sono quelle più direttamente colpite dall’ondata di caldo (massime di oltre 35 e 40°C). Si noti che i Paesi europei più direttamente coinvolti sono stati Spagna. Francia, Paesi Bassi e Germania mentre l’Italia appare coinvolta in modo più marginale.

Figura 2 Carta delle temperature massime del 25 luglio 2019 nell’areale euro-mediterraneo (elaborazioni dell’autore su dati aeroportuali Metar). Si noti che l’area più interessata dall’ondata di caldo comprende Spagna, Francia, Inghilterra, Germania e Paesi Bassi.

La figura 3 evidenzia in rosso le zone nelle quali le temperature minime del 25 luglio hanno superato i 25°C, soglia importante in termini sanitari perché ipotizzando un’isola di calore urbano di 3-4°C indica temperature minime in ambito urbano superiori ai 28°C, da cui conseguono per locali non condizionati né coibentati effetti di stress dovuti al fatto che le temperature interne non scendono mai al di sotto dei 30°C.

Figura 3 Carta delle temperature minime del 25 luglio 2019 nell’areale euro-mediterraneo (elaborazioni dell’autore su dati aeroportuali Metar).

Nelle tabelle 1a  e 1b si riassumono le temperature estreme raggiunte in Francia mentre in Gran Bretagna con i 38.1°C raggiunti a Cambridge si è sfiorato il record assoluto di 38.5°C raggiunto a Faversham nell’agosto 2003 (https://www.metoffice.gov.uk/about-us/press-office/news/weather-and-climate/2019/record-breaking-heat), in Belgio si sono raggiunti i 41.8°C a Begijnendijk  e i 41.6°C a Houyet, in Olanda il KNMI ha segnalato un valore record di 40.7°C a Gilze-Rijen nel Brabante Settentrionale segnalando anche che per la prima volta vengono superati i 40°C nel Paese (https://www.knmi.nl/over-het-knmi/nieuws/temperatuur-door-historische-grens-van-40-c) e infine in Germania il Deutscher Wetterdienst ha registrato il valore di 41.5°C a Lingen, nel Nordovest del Paese.

Tabella 1a – Temperature massime da record registrate in alcune città della Francia fra 23 e 25 luglio 2019 e confronto con i massimi assoluti precedenti (valori aggiornati alle 17:00 del 25 luglio 2019 – fonte Meteofrance – http://www.meteofrance.fr/actualites/74529640-canicule-il-n-avait-jamais-fait-aussi-chaud-a-paris-lille-dunkerque-rennes).
Tabella 1b – Temperature minime da record registrate in alcune città della Francia il 24 o 25 luglio 2019 e confronto con i massimi assoluti precedenti (elenco non esaustivo – fonte Meteofrance – http://www.meteofrance.fr/actualites/74529640-canicule-il-n-avait-jamais-fait-aussi-chaud-a-paris-lille-dunkerque-rennes).

Evoluzione temporale del fenomeno

La figura 4 è relativa alle temperature minime e massime giornaliere di giugno e luglio per l’aeroporto di Orly. Si noti che i 35°C di temperatura sono stati superati a partire dal 23 luglio e che il culmine dell’ondata di caldo si è raggiunto il 25. A seguire si è assistito a un vero e proprio crollo delle temperature che già il 27 sono ritornate nella norma.

La figura 5 infine presenta le carte previste dal modello GFS della NOAA nella RUN delle ore 12 UTC del 25 luglio 2019. Si noti che l’ondata di caldo ha raggiunto il proprio apice fra le 12 e le 18 UTC del 25 luglio per poi regredire rapidamente per effetto della saccatura atlantica che ha iniziato ad interessare l’area apportando copertura nuvolosa e piogge.

Figura 4 – Temperature minime e massime giornaliere per l’aeroporto parigino di Orly (dati dal 1 giugno al 27 luglio (la massima del 27 è una prevista). [Fonte: http://rp5.co.uk/Weather_archive_in_Paris,_Orly_(airport),_METAR].
Figura 5 – Carte previste di temperatura e pressione al suolo per le ore 12 e 18 UTC del 25 luglio e per le 00 e le 06 UTC del 26 luglio prodotte dal modello GFS della NOAA nella RUN delle ore 12 UTC del 25 luglio 2019 [fonte: Università del Wyoming – http://weather.uwyo.edu/models/fcst/gfs003.shtml].
Considerazioni finali

L’ondata di caldo del 23-25 luglio 2019 si è qualificata come un evento estremo di durata molto breve ma con caratteri di eccezionalità per l’estensione spaziale e le temperature molto elevate raggiunte. Circa la responsabilità antropica in tali fenomeni segnalo questa riflessione di due climatologi dell’università di Leeds (https://theconversation.com/explainer-the-omega-shaped-jet-stream-responsible-for-europes-heatwave-44268) che analizzano l’ondata di caldo del giugno 2019 chiamando in causa anche la corrente a getto e concludendo che “The key components of a heatwave are the flow patterns on a continental-scale, and whether the frequency of these patterns will be significantly changed in an altered climate is still uncertain. As such, it is an important and interesting topic of debate among scientists.

Per altri tuttavia la sentenza di colpevolezza per Homo sapiens è già stata emessa come traspare da questi due commenti apparsi su Nature a firma di Quirin Squiermeier:

L’ultimo dei due commenti chiama curiosamente in causa i meteorologi previsori che secondo gli auspici del commentatore dovrebbero a breve sostituirsi ai climatologi, pronunciando in tempo reale il giudizio di condanna per la specie umana. Amen.

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Published inAttualità

5 Comments

  1. Alessandro Muzii

    Dai miei ricordi di antiche lezioni di meteorologia (dove guardavo le equazioni alla lavagna come la mucca che guarda il treno), riaffiora con chiarezza che l’aria non si riscalda direttamente mentre viene attraversata dalla radiazione solare ma, bensì, per irraggiamento della superficie che, riscaldandosi, trasmette il calore agli strati più bassi dell’atmosfera che poi si raffredda con un gradiente verticale di circa 6,5°C. ogni mille metri…
    Quindi l’aria si scalda dal basso e, a questo punto, è difficile capire se si riscaldi di più (o di meno) per effetto dei gas serra che fanno da tappo o per l’aumentata intensità della radiazione solare. E qui i gretini ci sguazzano.
    Mi chiedo allora se nel 2019, con Parmitano che è salito sulla ISS con la Soyuz a misurare i deserti, si sia in grado di misurare direttamente l’intensità dei raggi solari al di fuori dell’atmosfera per capire finalmente se la colpa di questo caldo è del coperchio o del fornello!

  2. rocco

    Si dice che questi blocchi siano conseguenza della corrente a getto diventata “ondulata” ( questo articolo è del 2017, ma sembra attuale https://blog.aviation.metoffice.gov.uk/2017/03/03/jet-streams-a-river-in-the-sky/ ).
    Ma, attenzione attenzione, c’è un caldo buono ed un caldo cattivo… non tutti i caldi sono cambiamenti climatici da riscaldamento globale. Lo dice Repubblica https://www.repubblica.it/cronaca/2019/07/29/news/meteo-232285319/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P8-S1.8-T1

  3. Luigi Mariani

    Caro Donato,
    sono d’accordo con te sul fatto che lo studio delle serie storiche dei pattern circolatori di blocco alla base di questo tipo di eventi (frequenza e persistenza) sia un elemento chiave della questione. Su questo conto di poter scrivere a breve qualcosa su una rivista scientifica in qanto sto ultimando in queste settimane un lavoro di pattern recognition soggettiva sul periodo 1961-2018 riferito all’area italiana e all’altezza di 850 hPa.
    Ciao.
    Luigi

    • donato b.

      In bocca al lupo!
      Ciao, Donato.
      .
      p.s.: tienici informati.

  4. donato b.

    “… whether the frequency of these patterns will be significantly changed in an altered climate is still uncertain.”
    .
    La frase che ho voluto mettere in evidenza, rappresenta, a mio giudizio, l’unico modo razionale di inquadrare ciò che sta succedendo in un contesto climatico.
    Un fenomeno come quello di luglio (ed anche quello di giugno, come chiaramente spiegato all’epoca da L. Mariani), rappresentano effetti degli schemi circolatori a livello continentale e, quindi, sono fenomeni meteorologici e non climatici. Punto.
    Il resto sono ipotesi in attesa di verifica che lasciano, pertanto, il tempo che trovano.
    Ciao, Donato .

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