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Fit a tratti delle temperature globali

Nel 2010 è apparsa qui, su Wattsupwiththat, la figura 1 seguente, che aveva lo scopo di mostrare che l’aumento della temperatura globale era in realtà un susseguirsi di aumenti e di diminuzioni o di stasi con quasi nessuna correlazione con la CO2.

Fig.1: Diagramma che mostra come la temperatura media globale sia stata un insieme di alti e bassi, ben poco correlati al livello di CO2.

Ho voluto verificare l’esistenza di questi “alti e bassi” nelle tre serie annuali di temperatura globale (terra+oceano) di figura 2:

  • GISS (NASA, USA) dal 1880 al 2018
  • HadCRUT4 (HC4, Hadley Climate Research Unit, UK) dal 1850 al 2018
  • NOAA (NOAA,NCDC, USA) dal 1880 al 2018

Tra le serie, GISS e NOAA appaiono notevolmente simili, mentre HC4 si discosta in diversi punti dalle altre due. Tra il 1915 e il 1935 GISS e HC4 sono quasi sovrapponibili e NOAA si allontana.

Fig.2:Grafico delle tre serie utilizate. Si notino le diversità e le somiglianze tra i valori delle temperature, anche tenendo conto che i dati NOAA sono anomalie rispetto al periodo 1901-2000 mentre le altre sono calcolate rispetto al periodo 1961-1990.

Ho quindi calcolato i fit lineari di 6 (7 per HC4) tratti di lunghezza variabile delle tre serie. I risultati sono nella figura 3, riassuntiva dei fit e dei parametri. I valori numerici sono in Tabella 2.

Fig.3: Fit lineari, su tratti di dimensione variabile, per le tre serie annuali GISS, HC4 e NOAA fino al 2018. Nel sito di supporto sono disponibili anche i singoli grafici con i rispettivi spettri.

Nella parte finale delle serie ho calcolato due fit distinti per i periodi 2001-2018 e 2001-2013 con lo scopo di visualizzare l’influenza di El Niño 2015-16 sulle temperature globali. Il fit tra il 2001 e il 2018 appare come una normale continuazione del fit del periodo precedente, mentre tra il 2001 e il 2013 viene evidenziata, in verde, la “pausa”, interrotta dall’instaurarsi del forte El Niño di quattro anni fa. El Niño, anche se in forma debole, prosegue tuttora.

La lunghezza dei tratti di figura 3 è stata definita visualmente, osservando le caratteristiche dei grafici. Questa pratica fa nascere il sospetto di una scelta opportuna dei punti di inizio e fine di ogni sezione (cherry picking, o scelta delle ciliege migliori, ad una ad una) perchè il risultato finale rispecchi le conclusioni di chi fa la scelta. E a nulla servono, in queste pratiche, affermazioni -anche accorate- di buona fede.

In questa ottica, ho fatto anche la scelta neutrale di iniziare dal più lungo dei dataset (HC4, dal 1850) e scegliere tratti di lunghezza fissa 31 anni (1850-1880; 1880-1910; ecc.) per tutti i dataset, esclusi ovviamente i tratti 2000-2018 (a causa della fine dei dati) e 2000-2013 (per eliminare l’influenza di El Niño 2015-2016). Il risultato della serie di fit sui tratti di lunghezza fissa è mostrato in figura 4.

Fig.4: Fit lineare per le tre serie su periodi fissi di 31 anni, a partire dal 1850, primo valore dei dati HC4.

I valori della pendenza dei singoli fit, sia a lunghezza fissa che variabile, oltre che nelle figure precedenti si possono vedere nelle tabelle 1 e 2 rispettivamente.

Con riferimento alla figura 4 è possibile confrontare la pendenza dei tratti in salita e in discesa per ognuna delle tre serie, ad esempio tramite i dati raccolti in tabella 3

La tabella 3 è organizzata in questo modo:

  • Per ogni serie, viene calcolato il rapporto percentuale delle pendenze positive tra il primo tratto (1910-1940) e il secondo tratto (1970-2000) [cioè il valore assoluto di (0.12-0.16)/0.16=4/16, colonna “?”] e viene specificato quale dei due tratti ha la pendenza maggiore (colonna “#”, 2o+ = il secondo tratto ha pendenza maggiore)
  • La stessa operazione per le pendenze negative (1880-1910 e 1940-1970).
  • Lo stesso confronto viene fatto tra il tratto 1940-1970 e quello 2001-2013 per vedere come “la pausa” si comporta nelle tre serie.

Si vede chiaramente che, per tutti i dati globali, il secondo tratto delle serie in salita ha pendenza maggiore rispetto al primo tratto, il che significa che il ritmo di crescita delle temperature aumenta nel tempomentre, nel caso dei tratti in discesa si verifica sempre che il primo tratto ha pendenza maggiore rispetto al secondo tratto. Questo significa che i raffreddamenti globali avvengono ad un ritmo sempre inferiore man mano che il tempo passa.

Vuole dire che la teoria dell’AGW è vera e che il riscaldamento avviene a ritmi sempre più elevati, come previsto dai modelli?
No, per una serie di motivi:

  1. L’estensione temporale delle serie (la loro lunghezza) è molto limitata e non si può estendere in avanti (estrapolare) un modello che già non ricostruisce i dati osservati (per non parlare di quelli storici e preistorici). Il modello ricostruisce dopo essere stato sintonizzato (tuned) sui dati di interesse, ma se gli stessi parametri (lo stesso tuning) vengono usati per ricostruire il clima di un passato più remoto, il modello fallisce.
  2. I modelli non tengono conto (o tengono conto poco e male) dell’influenza solare (non necessariamente della sola TSI).
  3. I modelli non ammettono (se non in maniera molto blanda) le retroazioni (feedback) negative, ma la storia della Terra, di 4.5 miliardi di anni, dimostra che queste retroazioni negative esistono, sono forti e stabilizzano il sistema dopo fluttuazioni climatiche anche molto più potenti di quelle che si vorrebbero presenti oggi (tutte da dimostrare).
  4. Le salite e le discese che sono state descritte qui (e presenti in altre innumerevoli situazioni) sono quasi scorrelate dal livello di CO2, per cui la teoria AGW, che si basa sull’influenza della CO2 sul riscaldamento (catastrofico, visti i soli feedback positivi) globale, non funziona (è sbagliata).
Tutti i grafici e i dati, iniziali e derivati, relativi a questo post si trovano nel sito di supporto qui
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Published inAttualitàClimatologia

8 Comments

  1. rocco

    oltre agli articoli citati, vi è anche un libro del grande astronomo Fred Hoyle: Ice, the Ultimate Human Catastrophe, 1981 – “Citing evidence drawn from geology, astronomy, biology, and meteorology, the noted scientist argues that the conditions for inducing an ice age may develop within a decade’s time and outlines necessary precautions to avert this catastrophe”
    Tutte queste drammaturgie (dal freddo al caldo e viceversa) hanno avuto un unico effetto: la meteoropatia post traumatica da stress mediatico

  2. Andrea

    Grazie al professor zavatti e a Rocco per le risposte !

  3. rocco

    tento una risposta ad Andrea.
    Il sistema dinamico complesso denominato clima, è appunto così complesso che è difficile per chiunque poter dare delle risposte su quanto accaduto figuriamoci fare delle previsioni.
    Da come la vedo io, in primis vi è un bias relativo ai dati: numero di stazioni, loro distribuzione ed ubicazione; per cui sarei incline a considerare solo i dati satellitari disponibili dal 1979 che almeno considerano uniformemente tutto il globo (se non sbaglio dovrebbero essere questi http://lasp.colorado.edu/home/wp-content/uploads/2011/01/CRU-Global-Surface-Temperature.jpg )
    Una ricostruzione dell’irradianza solare ( http://lasp.colorado.edu/lisird/data/historical_tsi/ ) sembra dire che non vi è nessun effetto sul raffreddamento 1940-1970, anzi sembra che la temperatura sarebbe dovuta aumentare.
    L’indice AMO ( questo grafico ho trovato! https://images.centrometeoitaliano.it/wp-content/uploads/2015/10/20/Indice-AMO-cosa-aspettarci-per-il-prossimo-inverno.jpg ) sembra a cavallo del periodo 1940-70, con un indice positivo all’inizio e negativo alla fine.
    Ma, come dicevo, è un sistema dinamico complesso, a moltissime variabili, per cui indicare come una o due cause predominanti mi sembra un azzardo da AGW.
    Certo che, a livello fisico, il Sole incida, così come gli oceani, le nubi, i gas atmosferici, ma tentare correlazioni non ritengo sia il metodo corretto per capire il fenomeno: la correlazione non è la stessa cosa della relazione causa-effetto (volendo potremmo correlare l’andamento dei prezzi del grano al numero di macchie solari).
    L’unico calcolatore che può prevedere cosa accadrà è il sistema stesso, per cui, se vogliamo sapere come si comporterà il sistema tra un anno, non dobbiamo far altro che aspettare un anno ed attendere il responso del “calcolo” elaborato dal sistema stesso.
    Se il modello AGW (ad esempio) fosse in grado di prevedere correttamente, dovrebbero dirci come sarà il sistema tra un anno e non tra 80, ma purtroppo la futurologia è una pseudoscienza molto in voga in questo periodo anche tra gli scienziati e non solo tra gli sciamani e i veggenti.

  4. rocco

    per questo fit che nei primi anni 70 del secolo scorso i climatologi lanciavano l’allarme climatico per un global cooling?
    https://it.scribd.com/doc/225798861/Newsweek-s-Global-Cooling-Article-From-April-28-1975
    https://www.nytimes.com/1926/02/14/archives/bogy-of-a-new-ice-age-berlin-astronomer-discusses-its-possibilities.html
    http://content.time.com/time/magazine/article/0,9171,944914,00.html
    eccetera
    Bah, mi sa che della climatologia c’è da fidarsi allo stesso modo di cui ci si fida dei tarocchi.
    In attesa del prossimo fit negativo, godiamoci questa calda estate.

    • L’articolo del NYT che hai linkato (febbraio 1926) comincia con “THERE can be no doubt that the weather of our planets has been abnormal of recent years.”. Qualcuno è in grado, senza leggere la data, di dire a quale periodo si riferisce? Forse agli anni ’70 o forse ad oggi?
      La cosa sarebbe ridicola, se non fosse tragica per i costi assurdi che dobbiamo sostenere per assecondare la favola climatica.
      Mostra anche la mancanza di argomenti che sostengano la favola (età glaciale o prossimo inferno di fuoco nel quale tutti gireremo sullo spiedo, non importa). In quasi 100 anni non sono cambiati di una virgola, forse sono un po’ peggiorati,

      se ora il “grande modello climatico universale e perfetto” ha bisogno di una sedicenne elevata al rango di profeta per sperare di convincere qualcuno.

      E se i rapporti IPCC si susseguono a ritmo sempre più incalzante e sempre più fumoso.

      E, ancora, se “climatologi del CNR” continuano a ripetere in televisione esattamente il contrario di quanto si può dedurre dai dati.

      Nell’articolo di Newsweek (del 28 aprile 1975) va letto il paragrafo Trend: è di una (involontaria) comicità da grande artista. Mi ripeto: esattamente il contrario di quanto accaduto!
      Grazie per i link. Franco

    • andrea beretta

      Gentile Prof Zavatti…io una risposta l’avrei…il clima è per definizione anomalo, come dice il NYT, e una volta tanto sono d’accordo con loro.
      Ovviamente, la mia è una battuta, però come dici giustamente, con questa mia battuta non risparmiamo i costi assurdi che le schizofrenie dei nostri governanti ci stanno addossando

  5. andrea

    buongiorno professor zavatti, molto bello il documento da lei pubblicato !

    vorrei porle delle domande :

    quando dice che i raffreddamenti avvengono ad un ritmo sempre inferiore man mano che il tempo passa, cosa intende dire ?

    nel senso che in un interstadio come quello attuale le oscillazioni verso il riscaldamento saranno sempre più calde mentre le oscillazioni verso il raffreddamento saranno sempre meno fredde ?

    secondo lei, i cicli AMO sono di natura interna ovvero oceanica oppure dettati dal forcing solare ?

    non volendo dare a lei il ruolo di veggente, si può ipotizzare che un futuro raffreddamento momentaneo di qualche decina di anni la temperatura non raggiungerà a livello medio globale di temperatura gli anni 60/70 ?

    grazie

    • Caro Andrea, per ritmo intendo la pendenza sia delle salite che delle discese. Quello che si può notare è che i tratti in salita hanno pendenze sempre maggiori man mano che passa il tempo, mentre quelli in discesa hanno pendenze sempre minori. Mi limito a prendere nota di quanto dicono i dati: non ho religioni a cui credere ciecamente e non ho niente da difendere.

      Secondo me i cicli AMO sono di natura interna al sistema Terra, non saprei se modulati da qualcosa di esterno (astronomico), ma non ho nessuna certezza
      (e credo che non l’abbia nessuno)

      Come hai detto bene, ho momentaneamente perso il mio cappello a cono (con le stelline) da mago e prevedere, specie il futuro, è difficile. Posso dire che
      qualche anno fa, nel 2013, su CM http://www.climatemonitor.it/?p=34096 ho scritto un post in cui si vede che più o meno nel 2030 potrebbe esserci un minimo della temperatura globale. Se è vero, lo vedremo (è più probabile che lo vedrete voi, anche se spero di vedere almeno l’inizio del raffreddamento). Franco

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