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Cambiamenti Climatici, un punto di accordo

Di questi tempi la narrativa comune che ci racconta dei cambiamenti climatici porta la nostra attenzione su eventi catastrofici tipo l’uragano Dorian, come esempio di eventi estremi in aumento a causa dei cambiamenti climatici, o di Greta che attraversa l’Atlantico in barca a vela per convincere i Grandi del Pianeta a seguire cio’ che, a suo dire, dice la Scienza su questo tema.

Sugli uragani la NOAA, associazione governativa americana per lo studio degli oceani e dell’atmosfera di indubbia caratura scientifica, sottolinea che “in sintesi, né il nostro modello di proiezioni per il 21° secolo, né le nostre analisi dei trend nell’attività degli uragani atlantici e delle tempeste tropicali sostengono la nozione che il riscaldamento indotto dai gas serra porti a forti aumenti nel numero complessivo delle tempeste tropicali o degli uragani nell’Atlantico”.

Questo scritto è volto a far luce sulla posizione poco evidenziata che l’IPCC ha nei confronti delle previsioni di aumento della T globale e quindi, per dirla come Greta, su cosa dice la Scienza su questo tema.

L’effetto serra dell’anidride carbonica è considerato noto e c’è un consenso generalizzato sul fatto che il nostro pianeta si scalderebbe di circa 1 °C ad un raddoppio della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera “a parità di tutto il resto”, cioè senza i feedback positivi e negativi del complesso sistema climatico terrestre. In particolare tra i feedback più importanti ci sono quelli originati dalla presenza di acqua in atmosfera nelle sue diverse forme, sia come gas che sotto forma di nuvole che l’IPCC stesso in AR5 ci ricorda rappresentare ancora una grossa incognita:

The water vapour/lapse rate, albedo and cloud feedbacks are the principal determinants of equilibrium climate sensitivity (ECS)… Cloud feedbacks continue to be the largest uncertainty.

La discussione scientifica non verte quindi sull’effetto serra dell’anidride carbonica ma sull’enorme incertezza dei feedback del sistema climatico terrestre.

ECS, equilibrium climate sensitivity, è definita come la variazione all’equilibrio della temperatura media globale a causa del raddoppio dell’anidride carbonica in atmosfera, e riassume in se quanto la Scienza può dire sulla relazione tra CO2 ed aumento della T globale del nostro Pianeta. L’IPCC indica una probabilità maggiore del 66% che la ECS sia compresa tra 1,5°C e 4,5°C e sottolinea in maniera molto marcata che non viene indicato un valore più probabile all’interno di tale intervallo. Per non dare adito a fraintendimenti o errate traduzioni, riporto di seguito il pezzo tratto dal Technical Summary di AR5:

In contrast to AR4, no best estimate for ECS is given because of a lack of agreement on the best estimate across lines of evidence and studies and an improved understanding of the uncertainties in estimates based on the observed warming. Climate models with ECS values in the upper part of the likely range show very good agreement with observed climatology, whereas estimates derived from observed climate change tend to best fit the observed surface and ocean warming for ECS values in the lower part of the likely range.

Trovo il messaggio molto chiaro e per certi versi dirompente: nell’intervallo di confidenza ogni valore di ECS è ugualmente probabile ed i modelli climatici, assumendo valori alti della ECS, prevedono temperature più alte di quelle osservate.

La figura seguente, tratta da “Limits to global and Australian temperature change this century based on expert judgment of climate sensitivity” , aiuta a capire l’impatto sulle previsioni di crescita della T globale che questa incertezza sulla ECS comporta.

Nella parte (a) della figura sono riportate le previsioni di crescita di T per due scenari di emissioni (molto ridotte per RCP2.6 e senza riduzioni per RPC8.5) come previste dai modelli che utilizzano solo un limitato intervallo di possibili valori di ECS. Nella parte (b) vengono invece mostrati gli intervalli di crescita di T per tutti gli equiprobabili valori di ECS. In particolare muovendosi da sinistra a destra della figura (b), gli intervalli mostrati sono: per RCP2.6 previsione dei modelli con limitata ECS, ECS=1.5°C, ECS=4.5°C, ECS=6°C (probabilità inferiore al 5%); per RCP8.5 previsione dei modelli con limitata ECS, ECS=1.5°C, ECS=4.5°C, ECS=6°C (probabilità inferiore al 5%).

Vediamo quindi che i valori alti dello scenario ad emissioni ridotte sono più alti dei valori bassi dello scenario senza riduzioni e questi, sulla base di quanto scritto nell’ultimo rapporto dell’IPCC, hanno esattamente la stessa probabilità di essere corretti.

E’ quindi un messaggio che riporta su un piano più scientifico la discussione sui cambiamenti climatici ed indebolisce le previsioni dei modelli: non sto certo sminuendo la gravità del riscaldamento globale ma ciò che mi sembra importante sottolineare è la cautela con cui l’IPCC propone certe stime, il che costituisce a mio avviso un elemento da non sottovalutare nel dibattito scientifico sul cambiamento climatico.

Va quindi sottolineato il fatto che prendendo per ECS un qualunque valore nell’intervallo di riferimento, non si commette alcun errore in quanto tutti sono accettabili dal punto di vista scientifico: la differenza sta nel fatto che considerando valori prossimi ad 1,5°C, cadono in pratica tutti i proclami catastrofisti riguardo al cambiamento climatico, mentre se si assume ECS prossima a 4,5°C, risultano insufficienti le misure previste dagli accordi internazionali come quello di Parigi.

Eppure su questa incertezza si fondano le policy mondiali.

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Published inAttualitàClimatologia

17 Comments

  1. A. de Orleans.B.

    @ robertok06
    Grazie per la spiegazione, adesso riesco a capire la frase.

  2. robertok06

    @gestori sito

    Una domanda: sono gia’ due volte che scrivo e cerco di pubblicare sul sito una risposta alla domanda di A. deOrleans.B. … per quale motivo non viene pubblicata?

    Grazie.

    • Solo ritardo di moderazione.
      gg

  3. robertok06

    @A. deOrleans.B.

    “Più precisamente, non riesco a capire la differenza tra “observed climatology” e “observed climate change”…

    Qualcuno potrebbe illuminarmi? Ringrazio fin d’ora!”

    Observed climatology sono le “reanalysis”, cioe’ un mix di osservazioni e simulazioni;

    Observed climate change sono le osservazioni nel loro complesso (eventi, non dati di singoli strumenti di misura… almeno questo e’ quello che ho capito io).

    La frase da te “non capita” (non per un problema tuo di IQ, ma perche’ e’ materia “scientifica” borderline… statistica creativa, piuttosto) vuol dire che i modelli “state-of-the-art” sono ancora farlocchi, come i precedenti.

    “Climate models with ECS values in the upper part of the likely range show very good agreement with observed climatology, whereas estimates derived from observed climate change tend to best fit the observed surface and ocean warming for ECS values in the lower part of the likely range.”

    I modelli con ECS alta (grande effetto radiativo della CO2) vanno daccordo con la “climatologia” (re-analisi che utilizzano… modelli per fare l’in-filling di dati nelle zone del pianeta senza o con poche misure storiche… esempio ampie zone del Pacifico e dell’Atlantico)… mentre le stime derivate dalle osservazioni complessive (“climate change”) indicano una ECS piu’ bassa (effetto radiativo da CO2 minore).

    Quel che e’ tragico, per i modellisti, e’ che i primi run dei modelli CMIP6, l’ultimo grido, indicano una ECS ancora piu’ alta!… vedasi le presentazioni a questo workshop CMIP6 a Barcellona, recentissimo:
    https://cmip6workshop19.sciencesconf.org/resource/page/id/15

    Situazione penosa, a dir poco… 🙁

  4. robertok06

    @Luigi Mariani

    “A mio avviso dunque per portare oltre la tua riflessione si portebbe forse riflettere su quelli che sono i risultati ottenuti con la tecnica EPS in abito meteorologico previsionale ”

    Salve Luigi:
    non credo, ed ad ogni modo penso sia impossibile saperlo.
    Nei molti articoli dove mostrano la probabiity density function che hanno utilizzato dicono solo sulla base di quanti run dei vari modelli, l’ensemble come lo chiamano, hanno ottenuto il risultato, ma non dicono mai come hanno inizializzato i vari run.

    E’ per quello, essendoci centinaia e centinaia di variabili che l’utilizzatore puo’ settare piu’ o meno arbitrariamente (entro certi limiti, ovviamente) e’ impossibile saperlo.
    In almeno un caso ho letto che la PDF era stata ottenuta solo considerando quei run dei vari modelli che davano risultati compatibili con le misure (!!!) cioe’… come dire “tengo i risultati che mi fanno comodo e tralascio quelli che non lo fanno”… cosi’ facendo pssono dire che i risultati sono “robusti”…
    Scienza ai massimi livelli… 🙁

  5. angelo

    probabilmente comprero quel libro, anche se non amo consigli perentori, la fisica e la chimica non devo intraprenderle come studi, in quanto essendo curioso continuo a rinfrescarle sui testi dei miei studi della vecchia maturita.
    la rete non ho bisogno di spegnerla perche non ne sono dipendente, faccio ormai il contadino da diversi anni dopo aver abbandonato il business ormai divenuto sterile in italia,
    e avendo provveduto a procurare una buona testa ai miei figli
    (ingegnerie meccanica e medica) oltre che una sufficiente dote,
    non ne vedevo la necessita di continuarlo se non quella di mantenere burocrati e rentiers.
    non amo prendere per buone teorie confezionate se non sono in grado in qualche modo di verificarle, tantomeno sono inclinato a lasciarmi suggestionare da congetture e ipotesi
    “complottiste” (il termine e d’obbligo visto che individua in maniera univoca senza distinguere il dissenso verso il m.s.m.)

    tuttavia resto della convinzione che le indicazioni piu importanti circa la realta che ci circonda, siano ineludibilmente i nostri sensi.
    essendo diversi anni
    (2012) che ho come una luce d’allarme sempre accesa,
    devo necessariamente prestare attenzione a questo mio stato di allerta , quanto ai miei “vaneggiamenti”
    questi non sono che il frutto di una costante osservazione di quello che succede sopra i nostri cieli, una puntigliosa indagine con una quantita di riscontri annotati nel tempo come si fa per un diario, che tracciano una realta piuttosto “ambigua”
    per utilizzare un termine gentile.
    naturalmente non mi riferisco alla semplice perdita del pur prezioso beneficio di poter godere con gli occhi e con l’anima dell intenso colore blu del cielo o dei meravigliosi congesti che torregiano in cielo, o della luce del sole che puntualmente viene coperta dalla mattina ad est
    fino alla sera a occidente,
    ma parlo di riscontri e dati empirici molto piu pratici e inquietanti.
    comunque perdonate l’intrusione e la eventuale contaminazione delle vostre conversazioni,
    oggi grazie a Dio piove, e piove come pioveva una volta a novembre, costantemente da un giorno, e indisturbato,
    e per questo che ringrazio Dio ogni volta che ci ricorda che siamo parte del creato, e non al di sopra di esso, nonostante tutte le nostre intemperanze, e le imperdonabili presunzioni
    di poter essere cosi influenti su di esso.
    buon week end anche a lei

  6. A. de Orleans.B.

    Stasera il mio QI dev’essere pari alla temperatura della mia stanza, perché, a differenza dell’autore del post, non trovo affatto chiara, pur avendola riletta più volte, questa affermazione:

    “Climate models with ECS values in the upper part of the likely range show very good agreement with observed climatology, whereas estimates derived from observed climate change tend to best fit the observed surface and ocean warming for ECS values in the lower part of the likely range.”

    Più precisamente, non riesco a capire la differenza tra “observed climatology” e “observed climate change”…

    Qualcuno potrebbe illuminarmi? Ringrazio fin d’ora!

  7. angelo

    lo dico per chi ancora vuole esercitare la propria sovranita’ dei sensi, e vedere la realta senza il filtro della informazione.
    è attesa una perturbazione per domani 22 e lunedi 23
    (spaghi gfs a 384 ore con la 6/12/18 tutte allineate nel vederla confermata)
    sono nel reatino questa mattina in 3 ore hanno coperto l’intera volta celeste con passaggi a griglia, praticamente un delirio, ci sono contemporaneamente
    voli a quote piu alte con rilasci sottili (in griglia)e voli stimabili a quote molto piu basse con rilasci vistosi NO/SE. SE/NO
    un esempio che mette in evidenza una pratica consolidata, per diminuire e depotenziare le precipitazioni, aumentando temporalmente i periodi di siccita, quindi riducendo anche la frequenza delle precipitazioni. (ma aumentando al lungo i rischi dei riequilibri termici)
    la regolarita con cui fanno queste operazioni a ridosso
    di perturbazioni e corpi nuvolosi e impressionante,
    di piu è matematica.

    il rumore della scienza e della informazione è oggi cosi assordante che ormai copre anche la percezione del pericolo nelle persone lasciandole nella illusione della normalita e di una certa sicurezza

    se vi sembra poi una impertinenza cosi insopportabile
    potere e dovere sopratutto dare retta ai propri occhi per vedere la realta allora potete pure, come si di ce in gergo
    intraforum, bannare questa mia osservazione

    • Angelo,
      su CM si banna chi viola regole della buona educazione, non chi dice stupidaggini, delle quali si assume tutta la responsabilità nei confronti di chi legge.
      Ti darò un consiglio, comprati un libro serio di fisica dell’atmosfera, l’Holton per esempio, e studia, possibilmente spegnendo la rete per un po’. Come per incanto il mondo (della meteorologia) ti apparirà diverso.
      Buon week end.

  8. donato b.

    Articolo di una chiarezza esemplare.
    L’argomento trattato da G. Alimonti è centrale nel dibattito climatico, in quanto è dalla sensibilità climatica che dipende tutto. E sulla sensibilità climatica transitoria ed all’equilibrio si gioca il destino finale di tutto ciò di cui discutiamo.
    Il problema principale della sensibilità climatica è che l’intervallo di confidenza entro il quale è compreso il suo valore, è enorme: tralasciando gli estremi che appaiono inverosimili, si può dire che ogni valore compreso tra 1 e 6 (relativamente alla sensibilità climatica all’equilibrio) è equiprobabile. Possiamo accettare con la stessa sicurezza tutti i valori dell’intervallo e nessuno potrà dire che abbiamo sbagliato!
    .
    La cosa ancora più inquietante è che l’intervallo di confidenza cui abbiamo fatto riferimento è una media di tutta una serie di studi che coprono diversi decenni. Se andiamo ad analizzare i singoli studi, ci accorgiamo che la confusione è ancora più evidente. Premesso che ognuno di questi studi ha pari dignità, si passa da studi che attribuiscono alla ECS valore poco diverso da 0°C (zero) a studi che attribuiscono alla ECS valore 10°C (anche se come limite superiore dell’intervallo di confidenza). Chi voglia rendersi conto della molteplicità degli studi e della variabilità della ECS, può far ricorso ad uno splendido grafico allegato al post segnalato da Diego in un precedente commento.
    .
    Per quel che riguarda i valori che il prossimo rapporto IPCC attribuirà alla sensibilità climatica all’equilibrio, per ora nulla possiamo dire perché oltre agli output modellistici, si dovrà tener conto anche dei valori derivanti da studi paleoclimatici e di altro tipo. E, stando a quel che risulta anche dal grafico che ho appena citato, si può vedere chiaramente che molti studi recenti hanno fornito valori della sensibilità climatica all’equilibrio molto bassi.
    Che dire? Chi vivrà vedrà, ovviamente! Una cosa è certa, però, la parola definitiva sul valore della sensibilità climatica all’equilibrio e su quella transitoria è ancora lontana da scrivere.
    Nel frattempo legiferiamo (o tentiamo di legiferare, visti gli ultimi sviluppi delle vicende politiche francesi ed italiane in materia di clima) come se conoscessimo il valore della sensibilità climatica a livello di diversi decimali. Mah!
    Ciao, Donato.

  9. angelo

    le policy mondiali sono il coagulo degli interessi piu grossi del pianeta che non sono certo in mano alle P.M.I. ma sono
    espressione delle esigenze e necessità del big business, inteso, non come semplici grandi aziende, ma esattamente
    nella accezzione di shumpeter, riferita ai monopoli, apparentemente naturali, ma di fatto creati dagli stati “mercantili” moderni e le sue amministrazioni attraverso innumerevoli e intricate “revolving doors”
    che dal dopoguerra si sono consolidati verticalizzando
    il mercato in pochi big business appunto, blindati da normative
    volte a neutralizzare la concorrenza, e di fatto cristallizzando un potere immenso in grado di creare sovrastrutture burocratiche potentissime come la UE
    la BCE la NATO la UN la OMS, e naturalmente i sistemi monetari disposti a controllo in quadrilatero (FED BCE BOI BOJ), potere che viene esercitato in maniera defilata ma efficace da attraverso questi organismi sovranazionali, che dettano e impongono le politiche alle varie sovranità ormai esautorate, in chiave economica
    e tutte rigorosamente ” green” “bio” “friendly” “free”
    dunque , per ricapitolare:
    nessuna incertezza da parte delle policy mondiali, ma una precisa e univoca direzione (libera e’ l’interpretazione) mascherata e condita da qualche dissonanza nel ristretto gabinetto di comando.
    va con se che tutte le attenzioni agli interessi del popolo e la salute del pianeta cosi come celi raccontano sono semplicemente “wishful thinking”

    gli interessi in campo sono diametralmente opposti
    e il popolo con il suo pianeta vengono al 2 posto..

    • donato b.

      Il clima dell’America Centrale è molto complesso ed è difficile decifrarlo. Me ne sono occupato qualche anno fa, negli studi preparatori alla scrittura di un post, poi pubblicato su CM. Una cosa che sembra certa è l’estrema variabilità climatica dell’area per effetto dell’influenza del NINO.
      Tutto ciò premesso possiamo affermare che, ad oggi, non sembra che esistano grosse variazioni nelle precipitazioni nell’area conosciuta come “corridoio secco” centro-americano. Ciò è quanto emerge da una conferenza risalente a circa tre anni fa:
      https://www.revistayuam.com/volumen-2/numero-3/notas-de-divulgacion-cientifica/the-central-american-dry-corridor-a-consensus-statement-and-its-background/
      (ciò si deduce da quanto scritto nell’incipit del terzo paragrafo del capitolo “Guanacaste as a Microcosm”)
      .
      Una pubblicazione piuttosto recente (2017) ha studiato l’andamento climatico nella regione centro americana relativamente al periodo 1970-1999 e non ha individuato alcuna anomalia degna di rilievo nelle precipitazioni. L’applicazione di un modello matematico ha consentito di “appurare” che tra il gli anni ’30 e ’50 del secolo in corso avremo un aumento della siccità, ma si tratta di previsioni e, quindi, non di dati.
      https://link.springer.com/article/10.1007/s10584-016-1786-y
      .
      Personalmente non ho il tempo per approfondire l’argomento, ma nelle referenze dei due lavori citati è reperibile una grande quantità di studi sull’argomento. Per quel poco che ho letto, mi è sembrato di capire che i dati dicono cose diverse da quello che è scritto negli articoli simili a quello che hai citato. La cosa non mi meraviglia, ma potrei anche essermi sbagliato.
      Qualora tu avessi opportunità di approfondire la questione, sarei felice di conoscere le conclusioni.
      Ciao, Donato.

    • Alessandro

      Grazie Donato della risposta. Ho cercato di approfondire facendo reanalisi con i dati NOAA relativi alla “precipitation rate” dell’America centrale. Il plot è stato fatto per il periodo 1 gennaio- 31 luglio e ha confermato come negli ultimi 5 anni le precipitazioni siano state sotto la media, mentre dal 1948 al 2014 non compare una serie consecutiva simile.. e nemmeno un periodo così lungo con precipitazioni sopra norma..

  10. FRANCO CARACCIOLO

    OTTIMO ARTICOLO, MA DECISAMENTE FUORI PORTATA PER LE MOLTITUDINI PLAUDENTI DEI “GRETINI”…

    • Luigi Mariani

      Caro Gianluca,
      analisi interessante e che mi porta a due diverse considerazioni, la prima di natura politica e la seconda di natura scientifica..
      Sul piano politico penso che di fronte a un’incertezza così ampia e un mondo della ricerca che a seguito di investimenti giganti non sembra aver fatto passi avanti sostanziali rispetto alle conclusioni del Charney report del 1979 (che stimò fra 1.5 e 4.5°C la Sensitivity all’equilibrio – https://en.wikipedia.org/wiki/Climate_sensitivity) la politica adotterà inevitabilmente una logica ispirata al principio di precauzione, che utilizzando la logica ispirata dal pensiero ambientalistico oggi dominante sarà inevitabilmente declinato come “principio di interdizione”.
      Sul piano scientifico osservo che i range tanto ampi da te evidenziati sono frutto di “previsioni” eseguite con molti modelli GCM che generano un ensemble che si traduce in un “fascio” di traiettorie future. Al riguardo osservo che la tecnica EPS (Ensemble Prediction System) è da molti in uso anche in meteorologia previsionale ove il fascio di soluzioni viene invece ottenuto facendo girare n volte uno stesso modello nel quale sono stati introdotti dei piccoli errori iniziali che nel tempo via via si espandono.
      A mio avviso dunque per portare oltre la tua riflessione si portebbe forse riflettere su quelli che sono i risultati ottenuti con la tecnica EPS in abito meteorologico previsionale (es: https://www.spc.noaa.gov/publications/bright/best-member.pdf).
      Più in là al momento non so andare….

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