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Intervista a Luigi Mariani

Molti nostri lettori avranno già avuto modo di leggere l’intervista che l’amico Luigi mariani ha rilasciato alla testata Meteoweb perché l’ho rilanciata su Twitter appena è stata pubblicata. So però che a molti altri potrebbe essere sfuggita, per cui con il loro permesso la riporto integralmente qui di seguito. Buona lettura e buona giornata.

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Il meteo-climatologo Luigi Mariani a MeteoWeb: “Non c’è alcuna crisi climatica, vari effetti positivi dal riscaldamento globale”

Il clima è il “sistema più complesso presente sul nostro pianeta e rispetto al quale il nostro attuale livello di ignoranza è rilevante”, sostiene Luigi Mariani. L’intervista

Luigi Mariani, agrometeorologo e meteoclimatologo che insegna all’Università di Milano, in un’intervista ai microfoni di MeteoWeb ha parlato di clima e riscaldamento globale in un momento in cui l’allarmismo sul tema ha raggiunto livelli molto alti. Il Prof. Mariani ha fornito un quadro molto chiaro, partendo dalle conoscenze attuali della climatologia fino al riscaldamento in atto e ai suoi effetti sulla Terra, che non sono solo negativi.

Mariani non crede all’idea di una “crisi climatica” e propone alcuni dati sul riscaldamento degli ultimi 150 anni: “Premesso che parlare di “crisi climatica” è a mio avviso puramente demagogico, le temperature globali secondo i dati Hadcrut4 sono aumentate di 0.85°C dal ventennio 1851-1870 al ventennio 1999-2018 e ritengo questo dato come attendibile. Occorre inoltre dire che le terre si scaldano più degli oceani e che le alte latitudini dell’emisfero nord sono quelle in più attivo riscaldamento. Ricordo anche che la fase di riscaldamento attuale segue una fase di oltre 5000 anni di trend al raffreddamento interrotta solo da alcuni periodi in controtendenza (optimum miceneo, romano e medioevale). A ciò si aggiunga che la fase che precede la fase di riscaldamento attuale, nota come Piccola era glaciale, è da ritenere nel suo complesso la fase più fredda e di più sensibile avanzata glaciale dalla fine dell’ultima glaciazione”.

Spesso l’IPCC produce rapporti dai toni molto allarmistici sul tema dei cambiamenti climatici ma qual è l’affidabilità di tali rapporti, spesso messi in discussione? “L’allarmismo si basa su modelli che hanno mostrato di sovrastimare in modo sensibile gli incrementi di temperatura degli ultimi 30 anni. Un ente internazionale come l’IPCC che è legato all’Organizzazione Meteorologica Mondiale e all’UNEP dovrebbe a mio avviso usare toni più realistici, afferma Mariani.

Le emissioni di CO₂ sono spesso considerate le principali responsabili del riscaldamento globale, ma quanto pesano in realtà sul clima della Terra? Quanto sono utili le misure che i governi intendono adottare per arrivare a zero emissioni nette? Mariani ha risposto così: “La CO₂ è un gas serra e come tale agisce dando luogo a un forcing che passando dai livelli di CO₂ pre-industriali (280 ppm nel 1850) a quelli che si dovrebbero raggiungere nella seconda metà del XXI secolo (560 ppm) è stimabile in 3.8 W m-2, che applicando la legge di Stefan Boltzmann danno grossomodo con un aumento delle temperature globali di 1°C. Il punto chiave è costituito dai feedback (vapore acqueo, nubi, ecc.) che potrebbero amplificare (o perché no, ridurre) l’effetto di CO₂. A mio avviso grossomodo il 50% degli 0,85°C che ho indicato prima è dovuto alla crescita dei livelli di CO₂”.

Premesso che l’effetto serra, inteso come fenomeno naturale, è essenziale per la presenza e lo sviluppo della vita sulla Terra, possiamo guardare oltre? “Certo, occorre infatti dire che la CO₂ non è solo un gas serra ma è altresì il gas della vita in quanto tramite la fotosintesi dei vegetali foto-autotrofi genera la sostanza organica da cui attingono tutte le catene alimentari del pianeta. In tal senso un lavoro di Campbell e altri apparso nel 2017 su Nature evidenzia che nel XX secolo la produttività degli ecosistemi (ivi inclusi gli agro-ecosistemi in cui si pratica l’agricoltura) è cresciuta del 30% circa. In sostanza se togliessimo dall’atmosfera l’eccesso di CO₂ accumulatosi dal periodo pre-industriale avremmo un calo delle rese delle colture del 30% che non sarebbe certo positivo in termini di sicurezza alimentare globale. Proprio il ruolo dell’agricoltura come gestore del ciclo del carbonio dovrebbe produrre un interesse più ampio verso tale settore che oggi viene visto solo come emettitore trascurando il suo potente ruolo di assorbitore di CO₂. Solo per fare un esempio, la resa media mondiale del mais è di 6 t per ettaro di granella che equivalgono a un assorbimento lordo di 8.8 tonnellate per ettaro di CO₂ che detratte le perdite legate a carburanti, concimi, fitofarmaci, ecc. (in complesso 1,6 tonnellate per ettaro) danno un assorbimento netto di 7,7 tonnellate, il che rapportato ai 197 milioni di ettari oggi coltivati a livello mondiale significa un  assorbimento netto annuo di  1,42 miliardi di tonnellate di CO₂. Al riguardo vale altresì la pena di riflettere sul fatto che le produzioni di punta del mais sono di 18 tonnellate per ettaro, per cui ben si comprende cosa potrebbe dare in termini di assorbimento di CO₂ un processo di massiccia innovazione tecnologica in agricoltura (genetica, OGM inclusi, tecniche colturali innovative) in grado di aumentare sensibilmente le rese globali”.

Per quanto riguarda i fenomeni meteo estremi, stanno davvero aumentando a causa del riscaldamento del clima? Mariani ha spiegato: “Il riscaldamento globale come dice la parola stessa ha effetti sulle temperature globali e sulle ondate di caldo alle medie latitudini.  Circa le piogge estreme c’è un lavoro scientifico di Westra e altri del 2013 che analizzando i dati di oltre diecimila di stazioni per il XX secolo mostra che a livello mondiale il 90% delle stazioni ha intensità massime annue stazionarie mentre l’8% aumenta di intensità e il 2% diminuisce. Per l’Italia un recentissimo lavoro scientifico di Libertini e altri riferito a circa 5000 pluviometri per il periodo dal 1915 al 2015 analizza l’intensità delle piogge a 1, 3, 6, 12 e 24 ore deducendo che a seconda degli intervalli considerati l’86-91% delle stazioni non presenta alcun trend, il 4-7% mostra un trend crescente e il 5-7% un trend decrescente. A fronte di tali dati mi domando dove stiano di casa le bombe d’acqua con cui i media terrorizzano da anni la popolazione?”.

Ma a che punto è la climatologia nella sua comprensione del clima e quanto rimane ancora inaccessibile con le conoscenze attuali? “Occupandomi di climatologia applicata all’agricoltura sono pienamente conscio del fatto che il sistema climatico è un sistema dissipativo e caotico che non è in equilibrio e la cui complessa variabilità naturale deriva dall’interazione di feedback positivi e negativi, instabilità e meccanismi di saturazione. A ciò devo aggiungere che i processi in atto abbracciano una vastissima gamma di scale spaziali e temporali e includono molte specie chimiche e tutte le fasi fisiche. La fenomenologia eterogenea del sistema include fenomeni ben lungi dall’essere pienamente compresi e dunque modellati in modo soddisfacente come la microfisica delle nuvole, le interazioni nubi-radiazione, gli strati limite atmosferici e oceanici e i processi turbolenti. Come spesso accade, la complessità della fisica si intreccia con il carattere caotico della dinamica. In sintesi siamo di fronte al sistema più complesso presente sul nostro pianeta e rispetto al quale il nostro attuale livello di ignoranza è rilevante. Per questo è oggi essenziale mantenere una dialettica scientifica su temi quali i seguenti:

a. il global greening, fenomeno macroscopico e che evidenzia la potenza delle concimazione carbonica nello stimolare la produttività degli ecosistemi naturali e agricoli
b. il segnale solare con picchi (Schwabe a ~  11 anni, ciclo magnetico a ~ 22, Gleissberg  a ~83, DeVries /Suess a ~200, Eddy a ~ 976, Bray-Hallstatt a ~ 2310, Milancovich a ~ 20mila, 40mila,  100mila, 400mila anni) che emergono dall’analisi spettrale di una caterva di serie strumentali e di proxy data.
c. il fatto che i GCM (General Circulation Model, ndr) sovrastimino in modo sensibile i trend delle temperature globali, il che dovrebbe portare a un uso molto prudente dei loro dati per disegnare scenari a 50-100 anni
d. il fatto che la mortalità da freddo in molte aree del mondo (Italia inclusa) sia ancor oggi sensibilmente superiore a quella da caldo.
e. il fatto che nel periodo pre-industriale dell’Olocene la CO₂ aumenti gradualmente mentre la temperatura presenta un trend alla diminuzione, il che rende tale periodo difficilmente modellabile.
f. il fatto che con il Global Warming le aree polari si scaldano più delle medie latitudini con conseguente diminuzione del gradiente termico latitudinale, il che porterebbe a ipotizzare una diminuzione di intensità degli eventi estremi. Per la verità su quest’ultimo tema alcuni hanno di recente avanzato l’ipotesi secondo cui in presenza di minore gradiente le grandi correnti occidentali si ondulerebbero di più con maggior frequenza di grandi strutture di blocco foriere di eventi estremi (grandi siccità, inondazioni, ondate di caldo e di freddo, ecc.). Della maggior frequenza delle grandi strutture di blocco si fatica tuttavia a trovar traccia nelle serie storiche”, ha spiegato Mariani.

Quali aree del pianeta stanno avvertendo di più gli effetti del riscaldamento e con quali conseguenze? “Il riscaldamento globale è soprattutto avvertito alle latitudini medio-alte dell’emisfero nord. Certo, vi sono effetti negativi dovuti in particolare all’incremento delle ondate di caldo o alla fusione delle coltri glaciali ma vi sono vari effetti positivi che oggi vengono del tutto ignorati dai media e che non si giustificherebbero con un “clima impazzito”. Fra questi rammento in particolare il sensibile trend all’aumento delle rese delle grandi colture che oggi nutrono il mondo e la sensibilissima riduzione della mortalità per calamità naturali. Ai fenomeni positivi aggiungo l’aumento della qualità dei grandi vini europei evidente ad esempio per i bianchi e i rossi della Borgogna e per il vino Nobile di Montepulciano. Questo porta a concludere che quantomeno potremo assistere alla “catastrofe climatica prossima ventura” bevendoci del buon vino”, ha concluso Mariani.

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Published inAttualità

8 Comments

  1. riccardo

    scusate,
    quando si dice “…….. Per l’Italia un recentissimo lavoro scientifico di Libertini e altri ….. ”
    dove si può trovare (se si può trovare) questo lavoro?

    mi piacerebbe saperne di più.

    grazie

  2. Alessandro2

    Consiglio a tutti questa breve esposizione del “manifesto dei 500”, che riassume bene le problematiche sul tappeto:

  3. Virgilio Bardini

    Proprio ora, sul litorale laziale, dove abito sta facendo una bella pioggia purificatrice, non bombarola, che inoltre mi sta lavando gratuitamente l’automobile, la temperatura atmosferica generale è diminuita non tanto ma certamente quel che ci si può aspettare a metà ottobre da queste parti, gradevolmente. Mesi scorsi ha fatto abbastanza caldo e duraturo ma nulla di straordinario ricordando i miei anni giovanili e quel che, a quei tempi, i miei nonni (ora in Paradiso) mi raccontavano delle loro estati inizio ‘900. Dove sta tutta ‘sta tragedia che sento continuamente evocare dai mass-media? Di certo so solo che l’Umanità ha già ben superato i sette miliardi di individui che hanno bisogno di industrie d’ogni tipo, di mezzi di trasporto, di allevamenti, di colture estese, per sperare di vivere sufficientemente vestiti, curati e nutriti. Questo lo prevedo con certezza. La fine del mondo per colpa della CO2 chissà! In fin dei conti ci potrebbero stare scioperi e contestazioni e drammatici discorsi all’ONU per far fronte alla minaccia di caduta-asteroidi: che sta facendo la Politica per prevenirlo? Manco son da escludere possibili invasioni aliene: che difese stanno approntando le Nazioni Unite al riguardo? Tralasciamo il rischio di future-prossime pandemie planetarie? Propongo scioperi e manifestazioni per ogni probabile catastrofe verificabile. Sempre meglio star prudenti!

  4. robertok06

    @ Guido guidi, @ Luigi Mariani

    Leggo nel testo:

    “le temperature globali secondo i dati Hadcrut4 sono aumentate di 0.85°C dal ventennio 1851-1870 al ventennio 1999-2018 e ritengo questo dato come attendibile. ”

    … mentre proprio ieri, ero a pranzo a casa, durante una rubrica di libri “Quante Storie” (RAI 3, dopo il TG delle 12) hanno presentato il nuovo libro del climatologo/scienziato wannabe (con laurea in scienze politiche) Gerardo Greco, ex inviato RAI in giro per il mondo. Ovviamente trasformatosi in abile salvapianeta.

    Durante la trasmissione, un paio di interviste con celebre climatologo italiano Filippo Giorgi, dal centro di fisica teorica di Miramare (Trieste), dove lavora.
    Giorgi, presentato dal conduttore della trasmissione Giorgio Zanchini (fervente pro-CAGW) come “vincitore del premio Nobel per la pace nel 2007” (sic!… dobbiamo sentire ancora questa balla?????) ha detto che l’aumento di temperatura dal periodo pre-industriale e’ stato di 1,2 gradi C, il 50% in piu’ di quanto riportato da Mariani.

    Una volta per tutte: qual’e’ il valore vero… da pre-industriale a oggi?

    Ringrazio per la risposta.

    Puntata di “Quante Storie” qui:

    https://www.raiplay.it/programmi/quantestorie/stagione2019-2020/puntate

    • Roberto, dipende ovviamente da dove fissi il periodo preindustriale. Qui
      http://www.climatemonitor.it/?p=50571
      con Luigi abbiamo usato le temperature europee (grafico sulla barra destra di CM, solo terra) e l’aumento è di poco più di 1.4 gradi. Se usi HadCRUT terra + oceano è di circa
      1.2-1.3 gradi, con la base presa sempre nel 1850.
      Dal grafico accluso, NOAA terra+oceano e più breve di HadCRUT4, se parti dal 1910 ed escludi El Nino 2015 che ha molto poco a che fare con la “CO2 assassina” (tuo marchio registrato) trovi qualcosa di simile a 1 grado di aumento.
      Purtroppo data del 1850 corrisponde alla fine formale della LIA (piccola era glaciale) e ad uno dei punti freddi da cui parte il recupero della temperatura.

      Dimenticavo: nei valori in alto c’è di mezzo anche El Nino 2015-2016 che apparentemente non è ancora morto, oppure è morto e si sono formati almeno un altro paio di piccoli El Nino. E’ di questi giorni il ritorno dell’indice verso la zona El Nino, dopo che per alcune settimane era rimasto ben dentro la zona di neutralità, anche se con vaghe speranze di avere La Nina. Franco

      Immagine allegata

    • Mi scuso: ovviamente 1.4 gradi di aumento è un refuso: i gradi sono circa 2. Tutto quel post era basato sul fatto che in Europa abbiamo già superato gli 1.5 gradi del penultimo rapporto IPCC e siamo ancora vivi … Franco

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