Salta al contenuto

Un’altra carta viene giù dal castello

In questi ultimi giorni c’è un po’ di fermento in quel settore della scienza climatica che studia i gas serra e attribuisce loro il contributo radiativo. E’ infatti del 30 ottobre scorso la pubblicazione di un articolo di Shindell et al.  nel quale si afferma che il metano avrebbe un ruolo ben maggiore di quello ipotizzato finora nel riscaldare (eventualmente) il sistema climatico. Attraverso i modelli (sempre questi al centro), gli autori avrebbero scoperto che, quando sono considerate anche le complesse reazioni chimiche in atmosfera con aerosol ed ozono troposferico, il metano darebbe un contributo molto superiore al forcing radiativo. Ciò porta a pensare che forse si potrebbero attuare in maniera più facile ed efficiente delle politiche di riduzione del metano, piuttosto che della CO2.

Ancora più recente è il nuovo lavoro da parte di alcuni ricercatori dell’università di Bristol che fa piazza pulita, se ancora ce ne fosse bisogno, di tutte quelle proiezioni catastrofiste che vedevano la concentrazione di CO2 sfondare la stratosfera nei prossimi decenni.

I modelli, e che cosa ci si poteva aspettare altrimenti, prefiguravano la saturazione del sistema d’immagazzinamento del biossido di carbonio da parte dell’oceano e del biota . In questo modo, da emissioni in continua crescita sarebbe scaturito un aumento delle concentrazioni di CO2 mai visto in precedenza (una musichetta da film dell’orrore sarebbe adatta a rendere l’atmosfera ancora più…surriscaldata). Il dott. Knorr, però, usando solo e semplicemente dati osservati e nessun modello, ha smentito  tale ipotesi terrificante. I dati, infatti, ci dicono che la parte di carbonio sequestrato dal sistema aumenta di pari passo con l’aumento delle emissioni, così che il rapporto tra emissione e sequestro rimane, a meno degli errori di misura, sempre uguale. Insomma, l’oceano ha una capacità enorme di sequestrare per secoli la CO2 emessa. Questa continuerà ad aumentare anche in atmosfera, ma a velocità infinitamente inferiori a quanto affermato dai soliti noti. Ho l’impressione che il terreno cominci a scottare sotto i piedi dei convenuti, prossimi venturi, a Copenhagen.

Per chiudere, vi ricordo che la concentrazione di CO2 non è ciò che importa ai fini di un eventuale riscaldamento, quello che importa è la capacità di trattenere radiazione, capacità che non è lineare  con la concentrazione. Inoltre, prima di Knorr, qualcuno  aveva già detto da tempo che quanto simulato dai modelli contraddiceva le leggi naturali.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inIn breve

9 Comments

  1. Sig Monti,
    il tema di questo post è, credo di saperlo – visto che l’ho scritto, la misura di una certa variabile, cioè il rapporto tra emissione e sequestro di CO2, costante nell’ultimo secolo e quello che i modellisti hanno voluto che risultasse nei loro modelli e cioè che questo rapporto crescesse.

    Se lei non riesce a vedere un aumento di tale rapporto nei grafici a sua disposizione, deve fare solo un ingrandimento della parte recente di sovrapposizione tra misurato e simulato. I grafici più comuni a nostra disposizione sono fatti per mettere in rilievo l’innalzamento fino alla punta dell’Empire State Building sia della CO2 sia della T2m da qui al 210.000.000 dopo Cristo, ops, fino al 2.100.
    Quello che i modellisti hanno scritto in righe di codice è che il sistema va in saturazione. La cosa diventa evidente più avanti, quando gli stessi saranno belli e sepolti, ma la cosa sta già lì, nero su bianco.
    Lei, poi, è liberissimo di credere che tra 10 anni, 10 mesi, 10 giorni o tra 10 minuti il sistema cambierà le leggi naturali che regolano gli scambi tra oceano e atmosfera e si saturi.
    Nel frattempo la realtà è un’altra, guarda caso quella vera.

    Riguardo alla mia polemica personale con i modellisti del clima, lei ha perfettamente ragione!
    Chiunque spaccia per scientifico il risultato di dieci alla enne ipotesi, alcune contro natura, mi manda in bestia, a me!

  2. Probabilmente, ma sottolineo probabilmente e lo deduco da qui:

    Molti sostengono che in un mondo più caldo il sistema (in futuro)riuscirà a trattenere meno CO2

    Monti ha tralasciato l’aspetto fondamentale: questo studio si occupa effettivamente di rivedere le stime della capacità di assorbimento di CO2.

  3. Sig Monti,
    forse le sfugge di quale sistema stiamo parlando. Mi scusi l’ironia, ma vorrei che il messaggio fosse il più chiaro possibile: qui non si sta parlando della sua vasca da bagno ma dell’oceano.
    Durante il XX secolo, con un aumento (presunto) di una frazione di grado della temperatura di questo pianeta, il sistema non si è voluto adeguare all’inverosimile che è stato previsto da alcuni tipi di modellisti e, qualunque sia la quantità di carbonio emesso, il 55% di questo sparisce, assorbito dal sistema stesso, cent’anni fa, 50 e pure adesso.
    La realtà è semplice, chiara e tale è il senso del post: i modellisti, ancora una volta, prendono le lucciole per lanterne.

    Per quanto riguarda ciò che, a suo dire, Gavin Schimdt precisa nel suo post:
    “CH4 is at more than twice its pre-industrial concentration and so still presents a tempting target for emission reductions which, because of our new work and the relatively short lifetime in the atmosphere, will likely be a little more effective at reducing future forcings than previously thought.”,

    ciò è esattamente quello che ho detto su io, ma in italiano.

    • Precisazione: è vero che Gavin Schimdt pensa che ridurre il metano possa essere più efficace alla luce di queste nuove conoscenze. Il “piuttosto che la CO2” è farina del mio sacco. Ovvio, ma è meglio essere precisi.

      Desidero ancora sottolineare a Monti che l’aumento del contribuito in forcing della CO2 non è lineare con la concentrazione. Essendo un andamento logaritmico, parlare di concentrazione è forse più un modo per gettare fumo agli sprovveduti.

      Nel frattempo sono arrivate risposte sia da Claudio Gravina che da GG.

    • giordano monti

      Mezzasalma, continuo a capire poco il senso del dibattito: a parte il chiarimento sulla differenza tra oceano e vasca da bagno ed il fumo per gli sprovveduti,(grazie!) mi sembra che il resto della replica sia OT.
      Siamo nel 2009 non mi risulta che i modelli abbiano previsto, come scrive Lei, l’inverosimile per il 2009. E comunque la sua è una polemica personale con i modellisti, non so cosa le hanno fatto, in cui io non c’entro nulla.
      Quanto alle capacità della vasca da bagno, pardon, dei sistemi terrestri e oceanici, di trattenere anidride carbonica, anche qui, mi sembra che la preocupazione degli scienziati derivi dalle stime sul futuro, e non tanto su quello che avviene oggi. Voglio dire che non è una novità che circa metà della co2 al presente sia trattenuta da oceani-suoli-foreste; la domanda è: che accadrà in uno scenario di temperature globali verosimilmente più elevate? Saluti e chiudo.

  4. giordano monti

    Рriguardo il lavoro di Shindell, segnalo che ̬ appena apparso un interessante commento (chiarificatore) su
    http://www.realclimate.org

    – riguardo la CO2, onestamente, non ho capito molto il senso del post. Dai tempi di Keeling osserviamo crescere le concentrazioni di questo gas in atmosfera. Molti sostengono che in un mondo più caldo il sistema (in futuro)riuscirà a trattenere meno CO2; potremmo anche essere fortunati, una volta tanto, e le cose potrebbero non andar così, per carità, le interazioni oceano-atmosfera-biosfera sono talmente complesse, ma la concentrazione del gas cresce lo stesso.

    • Giordano,
      l’intervento chiarisce l’intento della ricerca, tuttavia non mi sembra ci si stia ponendo al riguardo l’interrogativo fondamentale: perchè il Metano è sotto lo stime di crescita? E perchè ha smesso di aumentare anche se non è stata presa alcuna misura di mitigazione? Tutto questo non fa sorgere il dubbio che ci sia qualche meccanismo che ancora è lungi dall’essere chiarito?
      Quanto alla CO2, devo confessare di essere rimasto sorpreso anche io del contenuto del lavoro di Knorr e soci. Il problema è che forse la capacità di “gestione” della CO2 da parte del sistema appartiene ai “si dice”, dei quali tutti siamo stati sin qui piuttosto sicuri. Questo lavoro sembra dimostrare (e non simulare, il che non è banale) che le cose stanno diversamente, proiettando l’ombra del dubbio sulle proiezioni delle dinamiche del ciclo del carbonio. Tempo fa anche Spencer aveva affrontato questo argomento, con un lavoro sulla ratio del C12-C13; c’è poi anche un lavoro italiano, non pubblicato e non in rete, che quindi non è corretto citare se non a mero titolo di esempio, che riduce in modo abbastanza significativo il tempo di permamenza della CO2 antropica in atmosfera e ne abbatte la quantità che rimane a disposizione, ipotizzando una capacità di gestione di questo gas superiore a quanto sin qui ritenuto possibile. Che poi la concentrazione continui ad aumentare è nei fatti, però il discorso del rapporto tra origini naturali e antropiche credo abbia il suo peso nella discussione.
      gg

Rispondi a giordano monti Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »