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Anche le Ostriche nel loro piccolo fanno le puzzette

Non pare che tra gli effetti del Coronavirus ci sia la perdita del senno, per cui non credo di averlo (il virus), almeno sin qui. E neanche ho perso il senno, benché il titolo di questo post possa far pensare il contrario.

La verità, come quasi sempre accade, è pura e semplice: anche le ostriche fanno le puzzette. E non le fanno da sole, ma in compagnia di cozze, vongole, lupini… insomma, di tutte quelle che si chiamano bivalve. Ergo, dato che trattasi di emissioni soprattutto di metano, anche le bivalve hanno il loro dannato, dannatissimo ruolo nel sistema gas serra centrico che ci siamo invent… ehm, che ci hanno spiegato esistere.

Si dirà che i “muscoli”, come li chiamano i pugliesi che per averne uno tra i denti sono capaci di uccidere ma che anche tutti gli altri apprezzano eccome, sono sempre esistiti, quindi tante puzzette facevano prima, tante ne fanno ora e ne faranno domani. E invece no, perché, taaaaac, ecco lo studio apposito, che alza la bandierina (rigorosamente con una mano perché l’altra va a turare il naso… ah no, non toccatevi il viso, mi raccomando) e ci avverte che in un domani in cui dovessero crescere a dismisura gli allevamenti intensivi di bivalve per usi alimentari, potremmo dover fare i conti anche con le loro puzze in termini di climate change.

La vicenda è qui, in chiave soft su Euractiv e in chiave paper vero e proprio su Scientific Reports.

Ora, devo ricordare a me stesso e ripetere a tutti, che nutro da sempre un’ammirazione totale per quanti sviluppano un livello di passione e interesse per la scienza così profondo da riuscire a concentrarsi su aspetti che sembrerebbero insignificanti (ma che non lo sono mai) come ad esempio le abitudini digestive e a ben vedere anche sociali delle bivalve. Ma trovo anche che dover piegare questa passione e questo interesse al clima che cambia, un po’ come le pecore ristrette delle isole scozzesi di qualche anno fa per esempio, sia davvero mortificante.

Ma, tant’è, in tempi diversi da quelli del confino casalingo cui tutti siamo doverosamente obbligati forse non avrei segnalato la faccenda, oggi magari troverete comunque il tempo di leggerla.

Enjoy & Stay Healty.

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Published inAmbienteAttualitàClimatologia

5 Comments

  1. Mi associo totalmente al commento di Luca Rocca.
    Da (ormai ex) raccoglitore di vongole in quel di Comacchio con tanto di rastrello semi-professionale e loro estimatore gastronomico (specie quando siamo noi a spurgarle), le vongole possono far quello che vogliono. Ma a certe cassandre non va mai nulla di traverso? Per esempio qualche cozza andata a male, per restare in tema bivalve. Franco

  2. rocco

    e non parliamo della notizia odierna di uno studio che mette in relazione l’inquinamento con la diffusione dell’epidemia di covid19, diffuso oggi sulle principali testate giornalistiche ( esempio https://www.adnkronos.com/salute/sanita/2020/03/17/coronavirus-smog-polveri-sottili-autostrade-per-covid_pdQM3MBwDhNdjYvOzRJmON.html )
    Non si considera il fatto che si è diffuso al Nord grazie a pazienti che non avevano sintomi (come ci racconta il gazzettino https://www.ilgazzettino.it/nordest/treviso/coronavirus_contagio_casi_ultime_notizie_28_febbraio-5080314.html ) e come dimostra lo studio Substantial undocumented infection facilitates the rapid dissemination of novel coronavirus (SARS-CoV2) ( Ruiyun Li et all, https://science.sciencemag.org/content/early/2020/03/13/science.abb3221.full ) e che in inverno è facile riunirsi in luoghi chiusi come bar, pub, associazioni e via dicendo.
    No, l’inquinamento non deve mai mancare in qualsiasi narrazione contemporanea; anche se il nonno anziano ha un episodio diarroico o è colpa dei cambiamenti climatici o dell’inquinamento, anche se vive sulla Sila.
    Tutto frutto delle correlazioni, ossia il mettere insieme quello che ci piace affinche soddisfi il pregiudizio di partenza.
    E la relazione causa-effetto?
    Roba da scienza ottocentesca.

  3. rocco

    il fitoplancton è qualcosa di eccezionale per la riduzione della CO2 atmosferica, che come ben sappiamo (noi scettici???, ma non gli ambientalisti ed i credenti nell’AGW) è una molecola della vita e non un inquinante.
    Qualche mesetto fa le pagine dei giornali riportavano la notizia delle alghe rosse che proliferavano (guarda caso per il solito riscaldamento globale) e, cambiando l’albedo del ghiaccio, favorivano lo scioglimento dello stesso; un processo di fisica.
    Ma non guardavano al processo biologico: si trattava di alghe fotosintetiche, ossia che assorbono CO2 per trasformarla in ossigeno molecolare e carboidrati, utili per la vita di specie superiori come uomini ed animali.
    L’ articolo citato dai mass media era questo: The biogeography of red snow microbiomes and their role in melting arctic glaciers ( Stefanie Lutz et all – https://www.nature.com/articles/ncomms11968 ) , il quale specifica che “coloured snow algal blooms have been known since Aristotle, and that they dominate primary production on snow and ice fields”. Cioè non è un fenomeno nuovo dovuto ai distopici cambiamenti climatici antropici!!! Ma naturalissimo!!!
    La distorsione dei media è impressionante pur di inculcare un’ansia ed un panico inutile e solo per far accettare una ideologia, meglio ancora una religione.
    Non mi meraviglierei se come proposta per ridurre lo scioglimento dei ghiacci, qualche fanatico gruppo ultrareligioso, non proponesse al prossimo circo equestre che si terra a Glasgow, l’uccisione delle alghe rosse magari tramite irrorazione di cloro che non varia l’albedo del ghiaccio.
    Ormai pare assodato che l’AGW e tutto il circo mediatico che gira intorno non ha come arma per l’accettazione scientifica i dati ed i fatti, ma solo ed esclusivamente la psicologia e la travisazione dei fatti (potremmo dire fake news?) e non ha come obbiettivo la difesa dell’ambiente, ma solo ed esclusivamente il favorire un determinato settore economico sostenuto da una determinata parte politica.
    Nulla di scientifico, insomma, ma solo tanta, tanta propaganda.
    Un altro fattore che influisce sul clima?
    I virus. Ebbene si.
    Così come il coronavirus sta facendo felice le frange più estremiste della religione ambientalista, provocando una riduzione di inquinanti, allo stesso modo i virus marini possono uccidere le alghe ed i batteri fotosintetici impedendo l’assorbimento di CO2 atmosferica.
    Viruses Inhibit CO2 Fixation in the Most Abundant Phototrophs on Earth ( Richard J. Puxty et all – https://www.cell.com/current-biology/fulltext/S0960-9822(16)30359-1 )
    rassegniamoci, la religione ambientalista dispone di armi di distruzione di mass… media.

  4. Luca Rocca

    Molluschi, coralli , tutto il nanoplacton calcareo tipo stromatoliti sono i principali artefici della fissazione biologica della CO2 sotto forma di carbonati di calcio. Parliamo degli artefici di depositi come la grande barriera corallina australiana, le Dolomiti, le Alpi Apuane e le scogliere di Dover. Per me possono fare tutte le puzzette che vogliono

    • Mario

      🙂 🙂 🙂

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