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I 38,1°C registrati a Verkhoviansk il 20 Giugno 2020 – Alcune riflessioni sulle cause del fenomeno e sulla sua rilevanza globale

Premessa

Per motivi professionali mi trovo spesso a contatto con i dati di centinaia di stazioni meteorologiche, il che mi porta a diffidare di dati che a prima vista possono apparire come degli outlyers.

Lo stesso tipo di sospetto è insorto quando ho appreso dai mezzi di comunicazione il dato di temperatura massima giornaliera di 38,1°C registrati dalla stazione russa di Verkohyansk il 20 giugno 2020.

Per inciso Verkohyansk  non è un stazione qualunque, in quanto nei testi classici di climatologia (cito a memoria, non avendolo qui con me, il testo di Climatologia di Mario Pinna edito da UTET nel 1972) è indicata come una delle stazioni che a livello mondiale ha il più elevato livello di continentalità, concetto che può essere convenientemente espresso come differenza di temperatura media fra il mese invernale più freddo e il mese estivo più caldo.

Osservo anche che oltre il circolo polare artico in questi giorni di solstizio estivo vengono raggiunti livelli di radiazione solare elevatissimi, dunque in assenza di copertura nevosa e con ridotti flussi  calore latente il bilancio energetico di superficie è spinto a dare temperature massime elevate. Sull’area è inoltre presente da diverso tempo un’anomalia termica positiva piuttosto intensa, frutto dell’assetto assunto dalla circolazione atmosferica.

Alcune verifiche

La prima cosa che mi è venuto in mente di fare è quella di verificare se nel dataset internazionale GSOD della Noaa vi fossero dati per Verkohyansk o per altre stazioni vicine. Mi sono così accorto che la stazione Verkohyansk (codice sinottico 24152, altezza 683 m slm, 68.850° di latitudine Nord e 127° di longitudine Est) non ha mai inviato dati nel 2020, il che non significa necessariamente che la stazione non stia funzionando ma potrebbe benissimo essere effetto del fatto che il servizio meteorologico russo invia i dati di tale stazione con ritardo e dunque che gli stessi non entrano nel circuito globale di scambio dei dati meteorologici noto come GTS (Global Telecommunication system).

Su GSOD ho reperito invece i dati di Dzardzan (codice sinottico 241430, altezza 39 m slm, 68.733° di latitudine Nord e 124° di longitudine Est), stazione che sta grossomodo 300 km più a ovest di Verkohyansk, che riporto qui di seguito per il solo mese di giugno:

data TX TN
20200601 9.9 4.0
20200602 12.7 5.9
20200603 14.5 6.2
20200604 16.6 6.4
20200605 21.0 6.4
20200606 21.6 7.9
20200607 25.5 9.4
20200608 24.3 4.2
20200609 8.9 1.2
20200610 10.3 1.2
20200611 17.8 4.5
20200612 12.9 8.6
20200613 16.5 8.6
20200614 18.0 8.0
20200615 17.3 7.5
20200616 18.8 10.1
20200617 18.0 10.1
20200618 19.2 11.9
20200619 26.8 12.1
20200620 31.7 16.9
20200621 30.1 17.2
20200622 25.4 17.4

Come vedete a Dzardzan il 20 giugno c’è stata una massima di 31,7°C, ben 6,4°C in meno rispetto al dato registrato a Verkohyansk.

Va detto inoltre che dall’immagine di Google earth (figura 1) si osserva che Verkohyansk è in una conca coincidente con il bacino del fiume Jana che sfocia nel Mar glaciale artico. Tale conca è  compresa fra i monti di Verkohyansk, la cui cima più alta raggiunge i 2389 m slm, i monti di Cerskij (cime più  alta il monte Pobeda – 3147 m slm) e i monti Suntar-Hajata, la cui cima più alta raggiunge i 2959 m slm.

Il primo dubbio che mi viene è che possa esserci di mezzo il foehn ma tale ipotesi è smentita  dall’analisi della carte sinottica a 850 hPa  del 20 giugno (figura 2) la quale mostra che non può esservi stato un foehn classico. Su Verkohyansk è presente un promontorio anticiclonico connesso ad un vasto promontorio subtropicale di blocco con avvezione di masse d’aria calda da sudest ed effetti di compressione che si manifestano in quanto la massa d’aria nell’anticiclone è animata da un moto discendente dalla cima della troposfera fino agli strati prossimi al suolo. La caratteristica adiabatica di questa compressione o subsidenza favorisce l’aumento della temperatura negli strati prossimi alla superficie.

Le similitudini con il caso del 25 luglio 1988
Consultando la lunghissima serie storica 1895-2013 delle temperature giornaliere di Verkoyansk presente nel sito ECAD e ho reperito i seguenti dati per il periodo che va dal 24 al 27 luglio 1988:

19880724    36,3    0
19880725    37,3    0
19880726    37,2    0
19880727    36,2    0

Sono allora andato a controllare i dati GSOD del 1988 per Dzardzan ed ho trovato che dal 24 al 27 luglio  1988 sono state registrate le seguenti massime :

19880724    mancante
19880725    31.7
19880726    22.1
19880727    28.8

Anche il 25 luglio 1988 Dzarzan ha dunque dato 31,7°C di massima (-5.6°C rispetto a Verkohyansk), evidenziando dunque una fenomenologia del tutto analoga a quella osservata nel 2020.

Si noti anche dalla figura 2 che la configurazione sinottica del 25 luglio 1988 è simile a quella del 20 giugno 2020: anche in quel caso infatti è presente un vasto promontorio subtropicale di blocco con potente avvezione di masse d’aria calda da sud che però provengono dalle zone desertiche centro asiatiche a est del Caspio e non dall’area del Pacifico.

Conclusioni

Dal confronto con i dati di Dzarzan mi pare di poter dedurre che le alte temperature di Verkoyansk siano un fenomeno a mesoscala frutto dell’interazione della circolazione con il potente e complesso sistema orografico che circonda tale località e che dunque non abbiano rilevanza a livello globale.

Colpisce inoltre la rilevantissima differenza di temperatura rispetto alla stazione di Dzarzan, evidenziata nel caso dell’evento estremo del 20 giugno ed evidente anche nell’altro evento estremo del 1988. Su questo sarebbe più che mai interessante acquisire il parere di un meteorologo esperto di quell’area.

Concludo precisando che non ho elementi per dubitare del dato rilevato a Verkoyansk ma che sarebbe interessante poter verificare lo stato del sito e della sensoristica utilizzata per le misure.

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Published inAttualitàClimatologiaMeteorologia

13 Comments

  1. andrea

    ESATTO ROCCO, FA RIDERE QUANDO PARLANO DI ANOMALIE RIGUARDO ALLE MEDIE…COME SE LE MEDIE FOSSERO UNA LEGGE DETTATA IN NATURA..MA LE MEDIE LE FANNO GLI UOMINI E NON LA NATURA..E A RUOTA ANOMALIE O NORMALITA’ SONO SOLO FRUTTO DI GUSTI PERSONALI O COLLETTIVI E DI PAURE

  2. rocco

    la questione non è tanto stabilire se ci sia o no un record di temperatura, ma il non riuscire a comprendere che viviamo su un pianeta che non è statico, dove le montagne diventano pianure, i ghiacciai diventano laghi, i mari si innalzano o si abbassano, i continenti cambiamo forma e dimensioni… il clima varia.
    Purtroppo vi è chi pensa (in modo religioso) che viviamo su un pianeta dalle caratteristiche stabili ed immutabili ed ogni volta si allarma quando una qualsiasi caratteristica è “fuori media”, non riuscendo a comprendere che una media è composta da valori che sono diversi dalla media risultante.
    Il problema non è, quindi, scientifico, ma puramente cognitivo, ossia psicologico.
    Se ci trovassimo in un tempo in cui vi fosse un raffreddamento globale, allo stesso modo la narrazione sarebbe catastrofista, ma raccontando i disastri del ghiaccio che avanza ed impedisce la navigazione, la coltivazione di cereali, l’emigrazione forzata e via dicendo.
    Gli abitanti siberiani in cui vi sono state queste temperature sse le godranno e potranno farsi un bagno o prendere la tintarella dopo una gelida invernata.

    • Luigi Mariani

      Rocco, sono d’accordo con quanto lei scrive e non avrei nulla da aggiungere salvo ricordare che il buon Svante Arrhenius, padre nobile della teoria AGW, riteneva che l’aumento di CO2 con la conseguente accentuazione dell’effetto serra avrebbe portato grandi vantaggi alle gelide lande in cui viveva (la penisola scandinava, ove oggi, stando a quanto leggo dai giornali, si coltivano ananas e banani…).
      Luigi Mariani

  3. Luca Maggiolini

    Purtroppo non ho più il link di riferimento. Ricordo benissimo che una spedizione di finlandesi a gennaio in quel di Oymyakon: sul sito c’era una piantina del paesello, in cui emergevano differenze di 3 gradi da un punto all’altro, cose tipo meno (ovvio….) 56,8 gradi qui e meno 54,5 gradi a 250 metri di distanza.
    Questo per sottolineare come, persino in un paesino sperduto nel nulla e senza niente, ci siano differenze simili a distanza di poche decine di metri: e noi qui a disquisire di 0,2 gradi in più o in meno.

    • Luigi Mariani

      Luca,
      grazie per l’interessante segnalazione. Quanto di cui parla si indica in gergo come variabilità a microscala (in questo momento a casa mia fuori dalla finestra del mio studio al 4° piano con esposizione nordovest ci sono 32,2°C mentre fuori dal balcone al 3° piano con esposizione sudest ci sono 30,5°C). Per evitare di incorrere in tale variabilità è necessario che i siti di misura delegati a monitorare le temperature globali di superficie siano collocati secondo le normative del WMO per le reti sinottiche, cui accennavo in un precedente commento.
      Luigi Mariani

  4. Sabina Collotto

    I vasti incendi presenti nella zona possono aver influito a questo rialzo della temperatura?

    Immagine allegata

    • Luigi Mariani

      Sabina, domanda tutt’altro che banale e passibile solo di una risposta spannometrica poiché una risposta quantitativa richiederebbe l’impiego di modelli micro meteorologici di analisi da alimentare con parecchi dati di cui non disponiamo.
      Io penso che nei comuni incendi boschivi un certo effetto di trasporto orizzontale del calore (avvezione) non sia da escludere ma che lo si registri solo in stazioni vicinissime all’incendio (decine o centinaia di metri dallo stesso), in quanto nelle zone interessate dal fuoco prevalgono i moti convettivi che disperdono il calore sulla verticale.
      Aggiungo poi che nei grandi incendi (tipo l’incendio di Roma all’epoca di Nerone o l’incendio di Dresda durante la seconda guerra mondiale) si registrano anche “tempeste di fuoco” (fire storms), con fenomeni convettivi innescati dall’aria calda che sale e richiama aria dall’intorno.

  5. Luigi Mariani

    Le normative internazionali per la scelta del sito delle stazioni meteorologiche sinottiche sono stabilite dll’Organizzazione Meteorologica Mondiale (Quanderno WMO n. 8 . Guide to meteorological instruments and methods of observation) e prevedono una serie di regole volte a far si che quel che si misura non sia semplicemente una misura micrometeorologica frutto delle caratteristiche del sito ma abbia una rappresentatività più ampia.
    Questo comporta tutta una serie di regole relative al terreno su cui la stazione è installata (NO a cemento, asfalto, ghiaia..), la lontananza da ostacoli che possano ombreggiare o interferire con il vento, il colore e le altre caratteristiche degli strumenti, dei supporti e degli schermi anti-radiazione, ecc.
    Dalla foto (che avevo trovato anch’io in rete) si vede in primo piano una massiccia struttura di supporto di colore nero (e secondo le normative dovrebbe essere bianca) che regge fra l’altro una cupolina termometrica apparentemente in buono stato. Più lontano sulla destra si vede una capannina meteorologica all’apparenza assai male in arnese.
    Ora non sappiamo se il sensore di temperatura sia nella capannina o nella cupolina. A ciò si aggiunga che andrebbe verificato lo stato del suolo una volta che è stato abbandonato dalle neve. Le normative internazionali prevedono tappeto erboso (che però ci mette grossomodo 1 mese dopo la scomparsa della neve per rimettersi in vegetazione e dunque scambiare energia in forma di calore latente.. e lì non si capisce se vi sia o meno un tappeto erboso…
    In sostanza non basta una foto e per di più presa in pieno inverno (di non si sa quale anno) e con copertura nevosa per dare un giudizio sulla rappresentatività di una misura effettuata il 20 giugno del 2020.
    Resta inteso che quando viene segnalato un record di quel tipo sarebbe necessario che un tecnico del servizio meteorologico nazionale facesse un’ispezione prima di considerare valida la misura ma queste son cose d’altri temi, perchè oggi tutto deve viaggiare in real time…..

  6. roberto irsuti

    Secondo quanto annunciato dai telegiornali (quindi meglio verificare) “è la temperatura più elevata registrata nel sito dal 1915”.
    Se il dato fosse attendibile: per quale ragione faceva così caldo nel 1915 ? Colpa della CO2 ?

    • Luigi Mariani

      A quanto leggo da WUWT (https://wattsupwiththat.com/2020/06/23/climate-change-temperature-hits-100-degrees-above-arctic-circle-just-like-100-years-ago/) il record del 1915 non è di Verkohyansk ma di Fort Yukon, che con Verkohyansk non ha nulla a che vedere aldilà al fatto di essere anch’essa località oltre il circolo polare artico….
      In ogni caso qui di seguito riporto i valori più elevati registrati da Verkohyansk nel periodo che va dal 1895 al 2006 (serie Ecad 113873 – RUSSIAN FEDERATION, VERXOYANSK – STAID: 3204).
      19880725 37.3
      19880726 37.2
      19880724 36.3
      19880727 36.2
      19730719 35.8
      20010727 35.4
      20010728 35.3
      20010725 34.8
      19370725 34.6
      19670720 34.6

  7. Luca Maggiolini

    Verchojansk ha anche temperature invernali estremamente rigide, in quanto la sua locazione in una conca favorisce l’effetto di raffreddamento nei bassi strati in assoluta mancanza di movimento delle masse d’aria (un po’ come accade a Oymyakon e Tomtor)

    • Alessandro

      La foto della strumentazione.

      Immagine allegata

    • Alessandro

      Sarebbe anche utile capire il motivo per cui un’anomalia negativa euroasatica passi in secondo piano(tempo meteorologico e minimizzazione dello stesso ) e invece puntualmente l’anomalia positiva registra un record (si parla di clima):

      Immagine allegata

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