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Conto alla rovescia

Questo è un istant post, sarà breve e avrà vita breve. Ma voglio fare una prova.

Dopo la notizia uscita appena ieri che quest’anno il Buco dell’Ozono sulla Stratosfera Polare è particolarmente ampio e profondo, voglio vedere quanto ci metteranno i soliti noti ad attribuire questa dinamica al riscaldamento globale o, per essere più attuali, ai cambiamenti climatici.

Già perché l’anno scorso una dinamica opposta – che avrebbe dovuto essere accolta festeggiando – è stata invece commentata come una semi-buona notizia, proprio perché, naturalmente sbagliando, facendo confusione e dimostrando scarsa conoscenza delle cose e voglia di imparare, è stata attrbuita proprio al clima che cambia.

Per cui ripeto, quanto ci vorrà perché accada la stessa cosa per il contrario?

Sto iniziando a contare ma, nel frattempo, invito chiuque dovesse imbattersi nel solito dotto spiegone a segnalarlo nei commenti. Mentre aspettiamo, possiamo rilleggere quanto avvenuto l’anno scorso (Ozono e AGW, persa l’ennesima occasione di tacere – CM 01/11/2019).

L’inverno australe era stato teatro di un raro riscaldamento stratosferico, da cui è derivata una minore efficienza della reazione chimica che porta al depauperamento dello strato di ozono. Come spesso accade. Come speso accade, nell’anno successivo ad un inverno con vortice polare stratosferico debole e meno freddo, ci sono condizioni opposte, ossia un vortice molto forte e molto freddo, cosa quest’ultima che favorisce la reazione di cui sopra.

L’ampiezza e la profondità del buoco dell’ozono di quest’anno è quindi dovuta a questa dinamica, vedremo cosa si inventeranno questa volta.

Qui trovate le informazioni in tempo realedella NASA.

Qui il servizio di monitoraggio di ECMWF e Copernicus.

Qui invece il comunicato stampa deell’organizzaizone meteorologic aMOndiale sulla situazione di quest’anno.

NB: l’immagine in copertina è del 2018.

Enjoy.

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Published inAttualità

4 Comments

  1. Luca Maggiolini

    Certo che prima dei satelliti era ben difficile “vedere” il buco dell’ozono….. da qui a dire che non era MAI esistito prima, ce ne passa.
    Nel frattempo, i CFC che ora sarebbero prodotti da tutti al solo costo industriale di produzione (senza brevetto da pagare, insomma) sono illegali.
    Nel frattempo, l’impianto di climatizzazione della mia precedente casa, con il freon dentro, non è mai stato ricaricato in 30 anni di utilizzo e va ancora, mentre un altro molto più giovane è già al terzo giro di ripristino-gas….. (e no, non ci sono perdite…).

    Nel frattempo, bombardamento senza sosta sui media delle meravigliose auto ibride (il non -senso totale, a mio parere) ed elettriche, comprate solo perchè ci sono incentivi indecenti (pagati da noi tutti, ovviamente) e usufruiti da chi non ne avrebbe certo necessità (leggi ricconi dei centro città, benestanti e società opulente).

    E per chiudere: oggi ho esaminato un bilancio di una società che produce energia da FV.
    Fatturato dalla vendita di energia sul mercato: 666 mila € (manco a farlo apposta, giuro!).
    Ricavi, da incentivi e contributi 2,25 mln € esenti IVA, che viene recuperata….).
    Utile finale 63 mila € (perchè bisogna pagare i finanziamenti accesi per l’impianto pari a qualche milioncino)
    Morale: di per sè, la produzione di energia è antieconomica ad un livello mai raggiunto, neppure da un Kolchoz sovietico durante il delirio dei piani quinquennali di staliniana memoria.

    Avanti col circo.

    • Luca Rocca

      Credo di essere stato l’uno a cui è stato sbattuto il telefono in faccia dal call center di un noto fornitore di energia elettrica quando gli ho detto che avrei cambiato contratto solo se mi avessero fornito energia prodotta da centrali nucleari ed esente da qualsiasi fonte eolica e solare.

  2. Giorgio

    Ulteriore dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, che il Protocollo di Montreal è una boiata.

  3. rocco

    “se tutti noi comprassimo auto elettriche e praticassimo politiche sostenibili non ci sarebbe nessun riscaldamento globale che provoca il buco nell’ozono.”
    Sarà questa la conclusione dei più autorevoli articoli scientifici e giornalistici che usciranno sull’argomento

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