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Paperoni, parassiti, ceto medio e Global Warming

Le recenti elezioni americane e l’accelerazione generale impressa dal Covid al corso degli eventi hanno fornito degli elementi di riflessione che forse vale la pena condividere, nonostante l’argomento sia piuttosto… border line.

Un linciaggio senza precedenti

Chi ha seguito la campagna elettorale su media indipendenti stranieri avrà trovato interessanti spunti di riflessione sulla militanza compatta dei media tradizionali e dei social media a favore del candidato risultato vittorioso. Orgogliosamente l’americana CNBC ha rivendicato i nuovi record di copertura mediatica negativa stabiliti dal presidente americano: tanto per dare qualche numero, in campagna elettorale CNN ed NBC ne hanno parlato male per il 93% del tempo. L’Europa, se possibile, ha fatto ancora peggio (o meglio, secondo i punti di vista) con l’informazione pubblica tedesca che ha denigrato il presidente americano per il 98% del tempo.

Questa copertura mediatica che con ogni probabilità è stata più negativa di quella tutt’ora riservata ai più sanguinari dittatori nella storia dell’ultimo secolo, si è completata con una censura pressoché totale sui social media che, nella foga di cancellare dalla rete ogni traccia di uno scandalo che avrebbe distrutto la reputazione di qualsiasi sfidante, non hanno esitato a bannare per quasi due settimane il sito del New York Post (primo giornale conservatore americano per diffusione) e persino quello del Partito Repubblicano al Congresso USA.

Ben lungi dal voler fare un qualsiasi endorsement del presidente uscente, che rimane evidentemente figura controversa, resta il fatto che l’impegno censorio dei media ha suscitato anche l’indignazione di voci libere (incluso un premio Pulitzer) che si sono chieste se abbia ancora senso parlare dell’esistenza di una deontologia professionale, se non addirittura dell’esistenza di una professione giornalistica in quanto tale. E se la “grande stampa” occidentale non abbia piuttosto assunto caratteri tipici di un sistema totalitario che niente ha a che vedere con la tradizione e la storia della cultura occidentale, ma che al contrario pare ispirarsi al nuovo golden standard proposto dalla Repubblica Popolare Cinese.

Una chiave di lettura molto interessante di questo fenomeno viene offerta da alcune importanti personalità del mondo accademico, italiano e straniero.

Uno scontro feroce

Carlo Pelanda, in un brillante editoriale pubblicato sulla Verità, sottolinea come sia in atto uno scontro feroce a livello mondiale tra due modi di accesso alla ricchezza. Con il primo dei due, quello rappresentato dal ceto medio produttivo, letteralmente assediato dalla strana alleanza tra le élites finanziarie e high-tech e una sorta di internazionale dell’assistenzialismo, ovvero quella corrente di pensiero che predica l’accesso alla ricchezza “per diritto”.

Uno scontro che vede coalizzati miliardari speculatori e giganti del web al fianco di quella che Luca Ricolfi ha definito la “società parassita di massa”: quella cioè costituita da persone che riescono a sbarcare il lunario solo grazie ad un sistema di sussidi statali. Parassiti per necessità e paperoni per diritto acquisito, uniti contro la classe media: spina dorsale dello sviluppo economico e sociale nelle economie occidentali dal dopoguerra.

La strana alleanza, è ovviamente una alleanza di interessi. I miliardari che governano la finanza, possiedono la totalità dei media e dominano l’high-tech, non amano la concorrenza. Anzi, la detestano, e non si fanno scrupolo di dirlo ad alta voce, come Warren Buffet che è arrivato a sostenere candidamente che “la competizione è un pericolo per la (grande) ricchezza”: potendo scegliere, molto meglio il monopolio. I miliardari del resto possono scegliere, e infatti hanno scelto di mettere una piattaforma politica a disposizione dei volontari di tutto il mondo. Per puro tornaconto personale.

Un partito in franchising

Una piattaforma globale, un partito-franchising che sia spendibile praticamente ovunque, e che per questo motivo deve essere totalmente ideologico: non deve risolvere i problemi di nessun cittadino in nessuna parte del mondo, perché una piattaforma globale non può essere adattata alle specificità di ogni Stato, di ogni provincia, di ogni comune.

Ma farà fare bella figura ai suoi finanziatori più o meno palesi,  perché quella piattaforma sarà bellissima, fighissima: innanzitutto sarà “green”, poi sarà “inclusiva”, predicherà la “resilienza” e discetterà di “diritti” con fine eloquenza politically correct. Sarà “gggiovane”, combatterà i “crimini d’odio” e salverà il mondo dal Global Warming. E sarà osannata, lisciata e proposta come l’unica socialmente accettabile proprio dai media di proprietà della stessa élite che quella piattaforma l’ha pensata, creata, e messa a disposizione.

…E uno scambio di favori

I monopolisti, come spiega bene Pelanda, offriranno sostegno incondizionato ai volenterosi che adotteranno quella piattaforma cool e salvamondista: sostegno economico innanzitutto (la campagna presidenziale americana ha mostrato una sproporzione evidente tra i mezzi finanziari messi a disposizione dei due contendenti). E offriranno soprattutto il sostegno di una propaganda politica esclusiva, tambureggiata H24 su tutti i media di proprietà del monopolio.

In cambio, il partito salvamondista regalerà ai giganti della finanza e soprattutto dell’high-tech, la protezione del loro monopolio. Per legge. E racimolerà da quello stesso monopolio spiccioli di elemosina fiscale utili a sostenere la società parassita di massa che di quel partito costituirà la base elettorale principale. Parassita per necessità, più che per scelta: perché di lavoro “vero” i monopolisti non intendono crearne affatto, nei paesi occidentali. Anzi, si propongono solo di distruggerne altro, grazie a provvedimenti economicamente suicidi come il tanto decantato “Green New Deal”: perno imprescindibile della politica economica della piattaforma in questione. Oppure servendosi di eufemismi come la tanto decantata “digitalizzazione” che mascherano solo l’intento di incrementare ulteriormente i profitti azzerando i posti di lavoro ancora occupati dagli esseri umani.

Il ceto medio va all’inferno

La classe produttiva occidentale in questo contesto finisce direttamente all’inferno, privata di lavori nel settore manifatturiero (delocalizzati in Asia), piegata da un diluvio di tasse e regolamentazioni “green” e dai costi insostenibili di fonti energetiche vendute come innovative e rinnovabili ma che in realtà condividono la tecnologia con i mulini a vento. Messa fuori gioco dalla concorrenza sleale di mega-corporations che operano in sostanziale regime di elusione fiscale. Immagine resa plasticamente dal negoziante oppresso da un carico fiscale del 65% che abbassa la serranda durante il lockdown per non rialzarla mai più, proprio nello stesso momento in cui Amazon raddoppia il suo valore in borsa (versando all’Erario l’equivalente di una elemosina).

A chi orgogliosamente rivendica nella piattaforma-franchising una versione 2.0 dell’ideale socialista, risponde l’accademico e scrittore americano Rectenwald che vede piuttosto in questo sistema una versione aggiornata di quel socialismo corporativo nato nell’800 in cui il monopolio non è detenuto dallo Stato (come invece prevede il socialismo “classico”), quanto piuttosto dalle grandi compagnie: le mega-corporations di oggi. Una forma di socialismo imposta dall’alto ad una massa di impoveriti e di nuovi schiavi che ha come obbiettivo primario la difesa degli interessi del monopolio stesso. Un ritorno in grande stile dei maiali di Orwell, forse mai veramente scomparsi dalla scena.

Magra consolazione

Non sono concetti sorprendenti per chi frequenta questo Blog, che già più di tre anni fa, seppure in modo più embrionale e decisamente meno accademico, di queste cose predicava nel deserto più desolato. Ed è anzi motivo di orgoglio che certe intuizioni si siano rivelate fondate, abbiano fatto breccia e siano state sviluppate, circostanziate e inquadrate storicamente, politicamente e socialmente anche da studiosi e pensatori di area progressista e liberale come alcuni di quelli citati in questo pezzo. Lontani anni luce da quelle istanze politiche tanto avversate dai giornaloni di oggi.

Ma “averci visto giusto” è ben magra consolazione al cospetto della sensazione che il Global Warming – tema scientificamente serio in quanto riferito alle dinamiche planetarie – sia diventato solo uno mero strumento di propaganda tra i tanti a disposizione dei nuovi maiali di Orwell. Uno strumento tra i tanti da usare per l’arricchimento di pochissimi a danno di tutti gli altri. In una lotta di potere brutale, in cui non si faranno prigionieri. E in cui ad uscirne sconfitto sarà con ogni probabilità quel modello economico e sociale che ci ha regalato 60 anni di prosperità, di benessere, e di libertà.

Altro che “salvare il Mondo”.

 

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Published inAttualità

26 Comments

  1. Davide

    Ottimo articolo.
    Più il tempo passa, più mi rendo conto come il problema sia la propaganda sfacciata.
    La gente non ragiona, è ipnotizzata.
    E’ sorprendente, agghiacciante.
    A Trump rimprovero una cosa: non aver fatto abbastanza sul tema AGW.
    Non basta un piccolo stop, magari senza neanche il coraggio di dire apertamente ciò che si pensa.
    Occorreva ribaltare tutto il sistema “scientifico” Usa, per rimettere tutto seriamente in discussione.

  2. Luigi Mariani

    Caro Massimo,
    grazie anzitutto per la tua ipotesi interpretativa che si ispira ai “maiali di Orwell” e che trovo ragionevole alla luce del mio attuale livello di ignoranza della realtà sempre più complessa che ci circonda. Premetto anche che Donald Trump è per molti versi gli antipodi rispetto al mio modo di concepire i comportamenti di un uomo politico ma che al contempo gli riconosco di aver fatto meno disastri in Medio Oriente e Nord Agrica rispetto al suo predecessore e di aver saputo assure posizioni scomode sui temi dell’aborto e del clima.

    Del tuo scritto mi ha colpito in particolare il brano “E se la “grande stampa” occidentale non abbia piuttosto assunto caratteri tipici di un sistema totalitario che niente ha a che vedere con la tradizione e la storia della cultura occidentale, ma che al contrario pare ispirarsi al nuovo golden standard proposto dalla Repubblica Popolare Cinese.”
    Sono convinto anch’io che il modo fortemente squilibrato con cui i media – ed io posso citare l’esempio
    di testate radiofoniche nostrane (i GR Rai e radio 24) – hanno seguito la campagna elettorale USA possa essere visto come la cartina di tornasole del cattivo stato delle nostra liberà di espressione. In tal senso credo che stiamo assistendo all’affermarsi di una dittatura morbida in cui ognuno diventa censore di se stesso in base ai canoni del politicamente corretto, il che ovviamente non ha nulla a che vedere con il fatto che ognuno sia tenuto a rispondere anche penalmente di quel che dice e scrive.
    Sul fonte del clima osserviamo questi sintomi da anni con riferimento al tema degli eventi estremi, come tu hai correttamente espresso in una delle tue repliche: le serie storiche ci dicono gli incendi diminuiscono,
    i disastri naturali sono in calo, che le “bombe d’acqua” sono un’invenzione, che il numero annuo di tornado diminuisce e che le rese delle grandi colture che nutrono il mondo aumentano del 3-4% l’anno? Basta continuare a comunicare l’esatto contrario e la gente che non ha strumenti critici si convince, e se anche gli strumenti critici li ha, si convince che non è nei suoi interessi affermare che “il re è nudo”.
    Come elemento di consolazione osservo che l’articolo di The week da te citato ci riporta a un modo di fare giornalismo che tutela le posizioni espresse dai diversi soggetti, comunicando sia le ragioni del premio Pulitzer Greenwald che ha deciso di dimettersi dal sito che aveva co-fondato sia quelle dei gestori del sito da cui si è dimesso.

    • Massimo Lupicino

      Grazie Luigi, concordo in pieno sul fatto che il “politically correct” abbia solo offerto una bellissima occasione per censurare e auto-censurarsi, ed e’ evidentissimo che il cappio viene stretto ogni giorno di piu’, nell’indifferenza generale. Ci sarebbero tante altre cose da dire, ma col rischio di uscire ulteriormente fuori tema… 🙂

  3. Andrea

    ottima analisi; il problema è che una (buona) parte della classe media, che viene danneggiata pesantemente dalla “dottrina” del green new deal in termini di tassazioni inutili per l’arricchimento di una piccola parte è in accordo con la lotta ai cambiamenti climatici. Però non sa per esempio che finanzia con di tasca propria una serie di obblighi; esempio le addizionali sulla bolletta per usare inutilmente l’energia da fonti rinnovabili, gli incentivi alle vetture elettriche con ecotassa ed aumento dei listini delle auto termiche ecc. ecc.
    Quando la gente comincerà a ragionare con la propria testa?

    • Massimo Lupicino

      Caro Andrea sono temi complessi, questi. E la maggioranza della gente non ha il tempo e la capacita’ di andare a cercarsi informazioni in modo autonomo e attingere a fonti di qualita’ non-mainstream (in gran parte straniere). Quindi il mondo tende a dividersi tra due categorie principali: chi si abbevera al mainstream e ritiene per questo di essere informatissimo e soprattutto di essere dalla parte giusta (consolatorio e positivo per la propria autostima generalmente molto bassa e bisognosa di conferme), e chi finisce per sospettare di tutto e di tutti e non crede piu’ a niente di quello che si racconta. Ai padroni del vapore non resta che “lavorare” per gonfiare numericamente la prima categoria e renderla numericamente prevalente sulla seconda.

    • AleD

      la classe media è quella che ha installato kw di fv sopra le sue teste e incassa i dindi. Di cosa si dovrebbe lamentare di preciso?

  4. rocco

    la religione non è il solo credere all’esistenza di esseri superiori creatori del mondo, ma è sopratutto un sistema di organizzazione sociale.
    le vecchie religioni tradizionali (come il cristianesimo) sono religioni agricole: “padre nostro che sei nei cieli dacci oggi il pane quotidiano…” è un chiaro riferimento al sole che con i suoi raggi fa maturare il grano da cui il pane, nutrimento principale per miliardi di persone.
    Poi è venuta la sociatà industriale e con essa si sono costruite nuove religioni: il libero mercato ed il comunismo in primis; guarda caso tutte e due sostanzialmente atee in quanto le nuove divinità era la produzione, l’industria, il mercato, il progresso.
    ora vi è in atto una nuova organizzazione sociale basata sul digitale ed i dati raccolti via internet, per cui si sta costruendo una nuova religione.
    Le precedenti richiedevano di “crescere e moltiplicarsi” perchè vi era bisogno di individui nell’agricoltura e poi nell’industria.
    La new economy, con i robot e gli algoritmi, può fare a meno della crescita della popolazione, non vi è più bisogno di personale in agricoltura (ma già dalla rivoluzione verde), nè tantomeno di operai nelle industrie, ma non ha bisogno nemmeno del ceto medio e di tanti lavori intellettuali (tra cui il giornalista, il bancario, l’insegnante ecc) e la nuova religione non può che essere l’ambientalismo.
    le frange più estreme di questa nuova religione prevedono di fare meno figli, prevedono di affidarsi completamente ad internet, prevedono addirittura la decrescita felice, la chiusura delle fabbriche e una agricoltura basata su droni e sensori.
    L’economia digitale è ovvio che distruggerà la classe media: avrà solo bisogno di pochi eletti facenti parte di una elite che si può permettere tutto e di una massa di “portatori d’acqua” che serviranno a sostentare questa elite e saranno sostenuti con sovvenzioni e redditi di cittadinanza solo per garantire il riempimento dello stomaco a patto di tagliare l’erba nei giardini pubblici dov’è l’elite pascola cani accuditi meglio delle persone.

  5. AleD


    fonti energetiche vendute come innovative e rinnovabili ma che in realtà condividono la tecnologia con i mulini a vento

    E questo cos’è? Un esempio di giornalismo corretto o siccome altri scrivono fregnacce allora pure noi non ce le dobbiamo far mancare?
    Non so, comunque tutto il pezzo mi pare un minestrone con dentro di tutto, ma pure troppo. Indigesto insomma. Buono per lagnarsi e basta insomma, alla pari di quelli che predicano l’assistenzialismo.

    • Perché, non è la stessa tecnologia? Chissà perché è stata messa da parte per tutto questo tempo…
      Lagnarsi? E di che? Va tutto così alla grande 😉

    • Massimo Lupicino

      Insomma abbiamo capito che non ci hai capito niente. Ma non è mica un problema. Com’è che si dice? Ah si, andrà tutto bene. Basta crederci. Come a tutto il resto.

    • AleD

      E beh, come si fa a discutere con chi ha la verità in tasca?
      La ruota è tonda da molto più tempo dei mulini a vento.
      Per pareggiare al minestrone del pezzo, se volete aggiornare circa la vittoria rubata a trump…

  6. Caro Massimo,
    complimenti per un altro articolo su cui bisogna meditare.
    Il peana mondiale sulla “non ancora conclusa” vittoria di Biden è stato una specie di prova-provata che stai scrivendo di cose reali e non di complotti.
    A me, fin da subito dopo la vittoria di Trump nel 2016, è apparso chiaro che i democratici americani (e con loro quelli di tutto il mondo) avevano preso un colpo tremendo per l’interruzione dell’agenda climatista (leggi accordo di Parigi e obblighi connessi). Dopo un periodo non troppo breve in cui sono rimasti “suonati” come un pugile, hanno deciso una reazione molto, molto forte e l’hanno applicata incessantemente (per me l’esempio umano di questa reazione è stato l’atteggiamento di Nancy Pelosi…) e con foga crescente.
    Probabilmente ci saranno stati altri motivi, ma continuo a pensare che quello vero sia stato proprio il clima: i vari annunci di Biden sull’Obamacare, sul finire dell’odio in USA, sulle relazioni internazionale da normalizzare (chissà in che senso …) hanno in qualche modo coperto quello, dato con nonchalance, sull’impegno climatico e il rientro nell’accordo di Parigi e … nell’uso di Greta.
    Direi che non c’è molto da attendere fiduciosi.
    Ciao
    Franco

    • Massimo Lupicino

      Caro Franco

      concordo con te che avevano perso 4 anni sulla schedula. Non potevano perderne altri 4. Non a caso hanno messo subito in cima alla loro agenda proprio il tema che agli americani interessava meno (il global warming, mentre il piu’ votato in tutti i sondaggi era il tema del lavoro). Ed e’ giusto cosi’, perche’ se vuoi disarticolare completamente il sistema manifatturiero occidentale, il “green new deal” diventa imprescindibile. E’ l’unico a garantire la distruzione completa della classe media per come la conosciamo: e’ una livella che portera’ tutti ad essere ugualmente poveri, nullatenenti, ma FELICI. Felici di non possedere nulla, come si riprometteva il World Economic Forum gia’ nel 2016. Non a caso il 2016. Hanno perso 4 anni, ma contano di mantenere le promesse: nel 2030, per dirla alla Fantozzi, ci avranno “fottuti” comunque. Come questo video del WEF mostra chiaramente: https://youtu.be/omAk1gMyw7E

  7. Luca Maggiolini

    Analisi lucidissima e tremendamente vera.

  8. Alessandro Fogli

    Buongiorno,
    secondo Voi Trump è sempre stato contro l’AGW perchè ha studiato e conosce i cicli glaciali/interglaciali, i cicli solari, i cicli di Milankovic, l’effetto albedo, l’influenza delle eruzioni vulcaniche esplosive in altre parole perchè ha una vasta cultura scientifica che abbraccia la fisica dell’atmosfera, la geologia, la climatologia ecc?
    Grazie a prescindere

    • Massimo Lupicino

      No. È contro perché al centro della sua agenda c’è la difesa dei posti di lavoro in ambito manifatturiero. E questa non è solo la posizione di Trump bensì di tutto il GOP americano. Si tratta di applicare il principio di precauzione, ovvero pensarci bene prima di distruggere trilioni di ricchezza e mandare a gambe all’aria un sistema economico se non si hanno certezze commisurate all’entità del danno economico in questione.

      È legittimo assumere che queste certezze non ci siano perché sebbene l’aumento delle temperature sia un fatto consolidato, la stessa cosa non si può dire in merito alle conseguenze di tale aumento di temperatura. I dati mostrano l’assenza di trend che dimostrino un aumento dei “fenomeno estremi” (vedi ultimo post sui tornado e post precedenti su tifone/uragani e altro).

      Il principio di precauzione suggerirebbe di non mettere il destino lavorativo e sociale di milioni di persone a rischio sulla base di output modellistici non supportati dall’evidenza reale. Questa è la posizione del GOP americano.

      E esattamente la stessa situazione proposta dal covid. Che facciamo? 2 anni di lockdown perché qualcuno a oxford aveva sfornato un modello con milioni di morti in UK? O si prova ad andare avanti dando un colpp al cerchio e uno alla botte, visto che l’evidenza mostra una mortalità preoccupante ma non da armageddon?

      I partiti propongono, la gente vota. Se gli americani avranno preferito il “Greta first” all'”America First”, bene. Allora Greta First sia. Alla fine della fiera si chiama democrazia.

    • AleD

      Nulla da dire sul covid e le prove che trump aveva promesso di tirar fuori per dimostrare che è stato un errore di laboratorio? Bah. Il rumore mediatico di trump e dei suoi scagnozzi non ha nulla a che vedere con il principio di precauzione. E’ EVIDENTE. Semplicemente deve/vuole difendere suoi interessi economici e del parentato. Nulla di calcolato, misurato, saggio, pesato. NULLA.

    • Massimo Lupicino

      Il lockdown sta facendo gran danno.

    • AleD

      Certo, in tutto il mondo. Nel mentre l’ex presidente trump si faceva curare a colpi di centinaia di migliaia di euro nel mentre minizzava sugli altri e esaltava la sua persona diventata immune. Ma dai sul serio, ma siete partiti per la tangente? Ma come si fa a citare un personaggio del genere come esempio di misura per un approccio ragionato e calcolato sui rischi/benefici di scelte politiche ed economiche. Siete caduti parecchio in basso. IMHO.

    • Massimo Lupicino

      Vai su worldometers, leggi il numero di morti di covid negli USA per milione di abitanti e scoprirai, orrore, che sono inferiori a quelli di diversi paesi europei. Si tratta solo di essere capace di leggere 4 numeri e informarsi senza passare per il filtro dei giornali-spazzatura al servizio della citata “piattaforma”.

      Questo pezzo non parla di politica spiccia, l’unico a farlo sei tu coi tuoi post sgangherati. Qui si parla di informazione, monopoli e dinamiche sociali di portata epocale. Evitiamo di buttarla in caciara.

    • AleD

      I numeri per norvegia e svizzera invece?


      Qui si parla di informazione, monopoli e dinamiche sociali di portata epocale

      Ma infatti, se per l’evoluzione del clima non si possono tratteggiare scenari credibili, contemporaneamente qui si è passati a fare analisi mondiali sull’evoluzione della società, e su chi abbia chiaramente ragione e chi chiaramente torto.
      Ottimo, complimenti per la coerenza, e soprattutto per le capacità fuori dal comune.

    • Massimo Lupicino

      Fatti un blog tuo e così potrai decidere di cosa scrivere. Vista l’originalità delle tue opinioni e la tua capacità di sostenerle, sarà sicuramente un successone.

    • Alessandro

      Purtroppo AleD fa parte di quelli che ancora non hanno capito e il suo blog sarà un successone.
      Dietro le decisioni di ogni Presidente degli USA c’è un team politico esperto, bisogna però vedere se sia esperto pro grandi finanzieri o pro crescita del mondo occidentale che abbiamo conosciuto dopo la seconda guerra mondiale.
      Crescita intesa anche come sistema che ha inquinato sempre meno rispetto agli stati emergenti (Cina) che inquinano di più, ma Greta e il movimento Green New Deal non la specificheranno mai questa differenza.
      Chiaramente il dato di emissioni GHG va letto lungo una scala temporale senza prendere un valore assoluto e quindi verificando le diminuzioni occorse in ogni singolo stato. Solitamente si fa cherry picking riportando il dato di emissioni GHG globali per nascondere il pazzesco inquinamento apportato con vecchie tecnologie da parte delle nazioni povere.

  9. Giorgio

    Triste realtà, sotto gli occhi di chiunque la voglia vedere.
    E non è complottismo, non c’è nessun complotto: semplicemente la democrazia e le democrazie a livello globale sono sempre più deboli, e c’è chi ha mezzi e voglia (tanta) di riempire il vuoto di potere.

    In tutto questo, il Covid, tristemente, è un’occasione d’oro per questi squali

  10. Andrea Beretta

    Caro Massimo
    Anche tu ti sei fatto prendere la mano dal politically correct: monopolio = dittatura…
    Scherzi a parte, complimenti per il pezzo, a me ha colpito che col cadavere (metaforico…si spera) del (non del tutto) sconfitto ancora caldo, il neo presidente (non del tutto) eletto ha subito dichiarato l’intenzione di rientrare negli accordi climatici di Parigi. Come fosse quella la mossa decisiva, la più importante, per dare il gancio del KO finale a quella classe media che proprio non ne vuole sapere di tirare le cuoia. Ahimé hai centrato il punto perfettamente: negli ultimi 30 anni siamo tornati a quella lotta di classe di Marxiana memoria, ma “l’infame à ecraser” per dirla alla Voltaire, è la classe media

    • Massimo Lupicino

      Caro Andrea,

      La cosa che lascia piu’ perplessi in questo momento e’ che una parte di quella classe media, il ceto “impiegatizio”, non si e’ ancora resa conto di essere nel mirino al pari del ceto produttivo. In quanto facenti parte della casta degli “assistenzializzati”, ritengono di poterla sfangare senza troppi danni. Ma a mandare all’aria il socialismo reale negli ultimi 100 anni e’ stato un concetto apparentemente banale ma tutt’ora spesso dimenticato: i soldi non crescono sugli alberi, e qualsiasi politica distributiva puo’ sussistere solo in presenza di un apparato produttivo forte, legato alle dinamiche domanda-offerta. Quando il ceto medio produttivo sara’ annientato, non ci saranno piu’ risorse da distribuire, e il ceto medio impiegatizio sprofondera’ nella stessa condizione di miseria in cui gia’ sguazzera’ da tempo quello produttivo.

      Anche qui il Covid sta offrendo un anticipo dello scenario futuro. La maggior parte dei lavoratori dipendenti (stando ai sondaggi) non e’ preoccupata all’idea di un nuovo lockdown (e’ un problema delle partite iva). Si sentono giustamente al sicuro, tranquilli alla luce del fatto che lo stipendio dello Stato arriva comunque. Non e’ cosi’. Anche quegli stipendi saranno aggrediti, quando l’Erario non riuscira’ piu’ a raccogliere nulla dalle partite IVA. Tutto questo in futuro sara’ amplificato all’ennesima potenza. In pochi si stanno rendendo conto di cosa si sta davvero preparando.

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