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La raucedine della sirenetta

La sirenetta di Copenhagen simbolo della città è arrabbiata! La sua città ospiterà i negoziati internazionali sul clima, però migliaia di rappresentanti di aziende multinazionali non vogliono affrontare il problema dei cambiamenti climatici, ma proporre soluzioni alternative molto negative.
Questo secondo un’alleanza di cinque associazioni ambientaliste Attac Danimarca, Corporate Europe Observatory, Focus on the Global South, Friends of the Earth International e Spinwatch che hanno deciso di creare un premio diffamante destinato alle aziende che stanno sabotando, a loro dire , il vertice di Copenhagen.

L’Angry Mermaid Award1, cioè il premio della sirenetta arrabbiata, andrà all’azienda o alla lobby che si è più impegnata a sabotare l’azione positiva contro i cambiamenti climatici, magari guadagnandoci anche.
Questa è la lista da votare:

  • American Coalition for Clean Coal Electricity (ACCCE) e American Petroleum Institute (API), colpevoli di ostacolare la legislazione climatica americana (climate bill);
  • European Chemical Industry Council (CEFIC) Tra cui Arkema, BASF, Bayer, Dow, DuPont, ExxonMobil Chemical, Shell Chemicals e la Solvay; l’industria chimica è una delle principali fonti di gas a effetto serra (GHG), bruciando il 12% di tutta l’energia nella UE. Questa associazione ha costruito una vigorosa campagna per sfuggire alle misure dell’UE per ridurre l’anidride carbonica;
  • International Air Transport Association (IATA), accusata di indebolire la legislazione sul clima e di fare promesse ingannevoli e senza senso sulla riduzione delle emissioni, come le dichiarazioni, contestate, di aver migliorato del 70% l’efficienza dei motori; io penso invece che sia innegabile l’aumento dell’efficienza nei motori;
  • International Emissions Trading Association, criticano tutto il sistema dei crediti di carbonio, e della compravendita delle quote (CDM) che accusano di creare solo speculazione, senza nulla risolvere. Dubbi già espressi su climatemonitor2
  • Monsanto and the Round Table on Responsible Soy (RTRS), l’accusa alla Monsanto è incredibile, sarebbe tra le sabotatrici delle politiche climatiche perché propone la soia RR coltivata con la tecnica delle minime lavorazioni, come metodo per ridurre le emissioni, perché l’aratura comporta più emissioni e perche la soia potrebbe essere usata come coltura bioenergetica (combustione diretta o biodiesel). 

A parte che moltissime colture agricole si prestano alle minime lavorazioni, la critica alla Monsanto riguarda la soia RR, che è un OGM e, secondo la sirenetta arrabbiata, comporta un uso maggiore di disinfestanti. Ebbene è esattamente il contrario, questa soia è resistente ad un erbicida, a parità di produzione necessita meno trattamenti erbicidi perché risultano più efficaci, ecco perché è la più diffusa nel mondo. La soia RR quindi non è tossica, non contiene un veleno ma una resistenza (la cellula non assorbe un erbicida) è la soia più utilizzata in UE in quanto è ammessa, ma paradossalmente non la si può coltivare. L’accusa alla Monsanto di “tramare per sabotare l’azione di salvataggio del clima” la trovo ridicola, pur ritenendo le colture bioenergetiche negative perché creano un vero problema, cioè la competizione alimentare, e non risolvono nulla, perché la mitigazione con la riduzione delle emissioni è ancora tutta da dimostrare.

Ma l’elenco ha un altro alinea.

  • Royal Dutch Shell e Sasol carbon, l’accusa a queste lobbies è quella di fare pressioni per continuare ad utilizzare per l’autotrazione il sistema a combustione; propongono infatti il combustibile liquido ottenuto dal carbone o dalle sabbie bituminose, abbinato al sequestro della CO2 (CCS) per abbattere le emissioni di CO2 e di inquinanti durante la raffinazione. Il CCS cioè la cattura e liquefazione della CO2 e successiva iniezione in giacimenti esausti di gas, è proposto da queste due aziende, non tanto nelle centrali termoelettriche, uso che non potrebbe essere criticato, ma nella raffinazione. La motivazione dell’accusa è incomprensibile visto che con il sequestro CCS anche se solo per la quota dovuta alla raffinazione, si attua comunque una riduzione delle emissioni anche se parziale. 

Dopo aver letto le motivazioni per denigrare queste aziende, ci sono delle riflessioni da fare. Mancano totalmente i veri attori del presunto sabotaggio al negoziato di Copenhagen e cioè, Cina, India, Brasile, e Indonesia che non ne vogliono sapere di ridurre le emissioni nemmeno nelle prossime decadi. Manca l’America, forse perché Obama ha fatto tante promesse, ma, di fatto, la legge sul clima è ferma anche se i democratici hanno la maggioranza in senato. Mancano tutti i paesi del’Opec: Arabia, Venezuela, Iran ecc, e mancano altre grandi compagnie petrolifere, come le russe Gazprom, Yukos, e la Indian Oil Company nel cui consiglio di amministrazione sedeva l’attuale presidente dell’IPCC: R. Pachauri.

Penso che non ci sia nulla di più rappresentantivo che il presidente dell’IPCC. Fino a poco tempo fa il vicepresidente dell’IPCC era il russo Yuri Izrael imposto da Putin, il quale affermava che il protocollo di Kyoto non aveva fondamenti scientifici. Non c’è poi nessun accenno all’ostruzione delle grandi religioni, ai metodi di contraccezione per controllare la crescita demografica che significa, aumento dei consumi e quindi delle emissioni.

Mi ha colpito anche che queste aziende e associazioni abbiano rappresentanti nell’IPCC e nei negoziati sul clima, cito: “i rappresentanti di queste lobbies siedono con i ministri e con i negoziatori, allo stesso tavolo dei negoziati sul clima e anche a quello dei pranzi bevendo insieme ottimi vini”. Non mi risulta invece che ci siano rappresentanti per la filiera zootecnica anche se pesantemente coinvolta da accuse discutibili nel vortice del riscaldamento globale3. Questa filiera pur essendo molto importante, il 28% del Pil dipende dalla filiera agroindustriale di cui la zootecnica è buona parte, non ha forza politica e nemmeno sindacale, e non partecipa ai negoziati sul clima, anche perché è divisa tra il ministero dell’agricoltura e quello dell’industria. Il latte finchè è in stalla è un prodotto agricolo, quando entra in caseificio diventa prodotto industriale, ma sempre latte è!

Dopo tutte le dimenticanze descritte, penso quindi che la sirenetta sia molto sbadata, o il suo ambientalismo sia in realtà anticapitalismo. Cito il sito del premio “Nel frattempo, a casa della sirena l’oceano si sta riscaldando e il livello del mare è in aumento. Le barriere coralline stanno morendo a causa degli aumenti dell’acidità dell’oceano. Migliaia di persone in alcune delle zone più povere del mondo rischiano di perdere le loro case sulle coste e ci saranno alluvioni e tempeste estreme sempre più frequenti”. Più che il canto della sirenetta mi sembra il solito belato catastrofista, magari la sirenetta, si è raffreddata un pò e le è venuta la raucedine.

Malgrado l’evidenza sul fatto che i sistemi economici non vogliano ridurre le emissioni, perchè limita lo sviluppo, queste associazioni ambientaliste non hanno il dubbio che la mitigazione sia la strada sbagliata. Invece è stato dimostrato4 che l’adattamento locale costa molto meno, ed è di sicura efficacia, rispetto alla mitigazione con la riduzione delle emissioni, la cui efficacia si basa sulla non conoscenza e su forchette di incertezze enormi.

Questo mi ricorda una storiella: Una cicogna vola con il lenzuolo nel becco, ma al posto di un neonato, nel lenzuolo c’è un vecchietto, che urla arrabbiato: “Ammettilooooooooo hai sbagliato strada!”

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  1. http://www.angrymermaid.org/angry-mermaid-story []
  2. http://www.climatemonitor.it/?p=5377 []
  3. http://www.climatemonitor.it/?p=4830, http://www.climatemonitor.it/?p=4854 []
  4. Nigel Lawson “Nessuna emergenza clima” 2008 ed Brioschi []
Published inAttualitàVoce dei lettori

3 Comments

  1. Claudio Costa

    @ Fabio 81
    ti ringrazio per gli apprezzamenti.
    penso che le ditte che ho citato si stiano difendendo con i fatti, cioè con proposte reali di abbassamento delle emissioni.

    @ duepassi

    Ciao Duepassi ci si rincontra qua: sei il benvenuto.

  2. Duepassi

    Povera Sirenetta, che non può difendersi dalle parole che le mettono in bocca, non può arrabbiarsi, questo si, con chi pretende di parlare in suo nome, per poi dire cose di cui risponderà di fronte al tribunale della Storia, perché il tempo (nei due sensi) sarà gentiluomo, e dimostrerà chi dica panzane…davvero.
    Vorrei anche sottolineare nell’articolo questo piccolo particolare, che mi sembra significativo:
    “la Indian Oil Company nel cui consiglio di amministrazione sedeva l’attuale presidente dell’IPCC: R. Pachauri.”
    Povero Occidente, in che mani siamo !
    Secondo me.

  3. fabio81

    Complimenti per l’articolo Sig.Costa; io lo tradurrei e lo invierei al CDA delle aziende sabotatrici.Giusto per fargli capire che non sono soli.

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