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Ormai è indiscutibile: nella climatologia di oggi i dati non servono più a nulla

Non vi sono più dubbi sul fatto che la climatologia negli anni Duemila abbia conosciuto una trasformazione di grande rilevanza: da un ormai inutile positivismo è passata ad un efficacissimo dogmatismo. L’idea della “crisi climatica” (con tutto il debito corollario di eventi estremi nettamente cresciuti per entità e frequenza) va accettata acriticamente, a meno di non voler essere inseriti nel novero di quei trinariciuti negazionisti che, ostinandosi ad osservare i numeri, continuano a far presente l’inconsistenza di tante affermazioni.

Forse qualche lettore si porrà una domanda del tipo: «Ma allora ricostruire delle serie storiche di dati, fare su di esse un’analisi statistica e disegnare dei grafici sono operazioni ormai inutili?». Direi che possano essere cose sulle quali ancora qualcuno si diverte a lavorare, ma i cui risultati non influiscono affatto sul dibattito del cambiamento climatico, proprio perché dominato da un sano dogmatismo che rende tutto più rapido e immediato. In questa nota ne darò un esempio chiarissimo, derivante da un rapporto dell’ISPRA del 2014 intitolato “Focus su LE CITTÀ E LA SFIDA DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI” (il rapporto – come gli altri documenti citati successivamente – sono tutti liberamente scaricabili dal web).

A pagina 135 vi troviamo il contributo “Clima, Salute e Benessere in città”, redatto da F. De Maio, L. Sinisi e J. Tuscano, tutte appartenenti all’ISPRA. Quanto riportato nel testo non lascia certo tranquilli, visto che prima si dice:

Le precipitazioni stanno progressivamente acquistando un carattere sempre più intenso (così dette “bombe d’acqua”) con una contemporanea diminuzione della piovosità media durante l’anno e questa tendenza presumibilmente continuerà nelle prossime decadi.

per poi aggiungere nelle conclusioni:

i cambiamenti climatici e l’aumento di frequenza degli eventi estremi osservati ed i futuri scenari condivisi hanno posto in discussione le costanti meteo-climatiche su cui si sono organizzati, stabilizzati e evoluti sia gli insediamenti urbani che i sistemi di prevenzione sanitaria, ambientale e territoriale, le tecnologie applicate alla sicurezza delle infrastrutture, l’edilizia residenziale e la pianificazione di attività socio-produttive strategiche come turismo e agricoltura.

Tutte affermazioni che, come si conviene in ogni serio contesto scientifico, non sono certo campate per aria, ma appoggiate su solidi riscontri di altri studi. In questo caso è citato nel testo un ulteriore documento ISPRA, sempre del 2014: “(Desiato F. et al.) Gli Indicatori del clima in Italia nel 2013. ISPRA Rapporto 50/2014”. In esso è tracciato anche l’andamento del clima nel periodo 1961-2013, utilizzando le circa 900 stazioni ricadenti nell’archivio SCIA; come indicatori per valutare l’andamento dell’intensità delle precipitazioni e dei relativi eventi estremi, sono stati considerati: a) l’intensità giornaliera media, b) la precipitazione giornaliera massima (nell’anno e nelle singole stagioni), c) l’R95p, cioè la frazione di afflussi data dai giorni con pioggia non inferiore al 95° percentile. Cosa è scaturito dall’analisi? Che in Italia non è cambiato nulla; un esame dei grafici delle serie lo dimostra e infatti a pagina 55 gli Autori sintetizzano così:

Complessivamente, dall’analisi delle serie temporali di questi indici non emergono segnali netti di variazioni significative della frequenza e della intensità delle precipitazioni nell’ultimo mezzo secolo.

In sostanza, onde rispettare i dogmi granitici della crisi climatica, si potrebbe dire che siamo in presenza di cambiamenti climatici drammatici, anche se inesistenti.

A pagina 171 si trova poi il contributo “Eventi estremi di precipitazione e criticità geologico-idrauliche nell’area urbana della Capitale”, redatto da M. Amanti, D. Berti, M. Lucarini, A. Troccoli, pure stavolta tutti appartenenti all’ISPRA. Correttamente gli Autori si inchinano subito ai dogmi del disastro incombente, scrivendo nell’introduzione:

Negli ultimi anni, il numero e la frequenza di eventi climatici estremi in grado di causare effetti catastrofici sembrano in costante aumento, cosicché termini quali “bomba d’acqua”, “flash flood”, “alluvione”, “stato di calamità”, “siccità”, “onda di calore africano” sono ormai divenuti d’uso comune. Tali manifestazioni rappresentano uno degli aspetti più eclatanti delle variazioni che il clima sta subendo a scala globale e tendono a provocare conseguenze significative in ambiente urbano, dove le naturali dinamiche ambientali e territoriali si sovrappongono alle modifiche introdotte dall’attività antropica, a volte con esiti disastrosi particolarmente evidenti.

Come per l’articolo prima discusso, le affermazioni fatte non sono certo casuali, ma si richiamano ai risultati di studi appropriati. In effetti, nella pagina seguente si legge:

Ad oggi, l’esatta portata dell’effetto serra antropogenico non è ancora prevedibile e controllabile, ma tuttavia questo potrebbe determinare o accentuare una serie di fenomeni, sia a scala globale che a scala nazionale, così come il trend di alcuni parametri, negli ultimi decenni, sembra ribadire (Fioravanti, 2014).

Il riferimento è ancora una volta a un documento ISPRA (Analisi statistica degli estremi di precipitazione in Italia) che si afferma presentare dei trend evidenti di incremento; ciò parrebbe un po’ curioso visti i risultati di quello di Desiato et al., 2014 ma forse siamo in una situazione del genere “il mondo è bello perché è vario?”. Purtroppo per gli Autori la risposta è: NO, non ci sono trend evidenti. Fioravanti, dopo aver condotto un’approfondita analisi delle serie dei massimi giornalieri per 33 stazioni distribuite sul nostro territorio, scrive infatti:

I risultati dell’analisi indicano che l’utilizzo di un modello GEV stazionario sia adeguato per descrivere le serie di dati qui in esame. In particolare, delle 33 serie di massimi annuali, solo 5 non risultano stazionarie sia per il test di Mann-Kendall che per il log likelihood ratio test: 4 stazioni del CentroNord e una per il Sud.

Spiace ripetersi ma, sempre per mantenere la dovuta deferenza verso i dogmi granitici della crisi climatica, si potrebbe ribadire che siamo in presenza di cambiamenti climatici drammatici, confermati da trend evidenti (a parole), ma invero non esistenti (nella realtà della statistica).

Concludo rivolgendo una domanda all’ISPRA: «A quale fine fate degli studi sulle serie di dati, visto che i risultati che ne scaturiscono sono ignorati o del tutto travisati nei vostri stessi rapporti sui cambiamenti climatici?»

NB: il post è uscito in originale sul blog dell’autore

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Published inAttualitàClimatologia

11 Comments

  1. Chi afferma che adesso ‘ il clima e’ impazzito ‘ evidentemente non conosce quanto il clima sia stato molto piu instabile in passato
    alcuni esempi , uno dei peggiori tornado di sempre nel Veneto 11 settembre 1970
    una delle piu intense ondate calde in Europa tra le peggiori nell estate 1911 precede uno degli inverni piu caldi nel 1912 , annata del 1912 in cui ci fu anche l autunno in assoluto piu freddo autunno del 1912 . Il clima davvero impazzito fra il XIX e XX secolo con dati e documentazioni storiche

    In altre epoche , un inverno fra i gelidi in Inghilterra il 1684 ,due anni dopo , un inverno fra i piu caldi nel 1686
    In Italia un mese invernale caldo dicembre 1825 , poi , il glaciale dicembre del 1829
    ci sono molti altri esempi , dati storici , come il clima e’ stato molto variabile , instabile e imprevedibile in passato , ‘ il clima pazzo ‘ non solo durante la Piccola Era Glaciale anche con terribili cicloni come nel 1783 , ma anche durante il caldo periodo Medievale che precede il clima mediamente piu ‘ freddo ‘ della Piccola Era Glaciale

  2. Articolo veramente godibile. Purtroppo la ricerca della verità sembra spavenatre le persone e quindi ci accontentiamo di rifugiarci nei soliti “mantra” che fanno felici i succubi del “pensiero unico omologato”. Ho provato tante volte a sollevare dubbi su quanto sta accadendo effettivamente al clima ed ho sottolineato che alcuni elementi molto chiari lascerebbero pensare che l’origine antropica è una teoria poco robusta. Invano! Le vestali del politicamente corretto mi hanno aggredito e tacciato di bieco negazionismo.

    • Sergio Pinna

      In merito alle posizioni “ufficiali” sul clima, cioè su quanto proposto dall’IPCC, credo sia indispensabile distinguere bene due questioni:

      1 – Le cause del global warming. Su di esse si confrontano posizioni diverse che coinvolgono o meno le azioni umane.
      2 – Gli eventi estremi. Quanto sostenuto dai fieri paladini dell’AGW è in sostanza una bella realtà virtuale, perché l’analisi dei dati fornisce un quadro ben diverso.

      Volendo quindi provare a far ragionare qualche invasato della crisi climatica (cosa di difficoltà estrema), si dovrebbe anzitutto cercare di spiegare che, se assegnare all’uomo la piena responsabilità del riscaldamento è materia opinabile, sostenere l’idea del “clima impazzito” è una falsità, che chiunque potrebbe verificare controllando le statistiche disponibili sul web.

  3. Articolo interessante ,
    ma la raccolta dei dati meteorologici su periodi climatici ultra secolari , dal 1880 , sono fondamentali per la climatologia , per delineare possibilmente anche un andamento del clima
    I dati evidenziano l incremento dei gas serra che derivano anche dalla combustione delle fonti fossili , ad iniziare in particolare dalla seconda meta’ del XX secolo , con lo sviluppo industriale .
    Il rilevante contributo antropico che ha alterato i cicli biochimici e biofisici della Terra , come mostrano i dati quello del carbonio con l accumulo di CO2 in atmosfera e’ il piu evidente .
    La forzante antropica non e’ una variabile ma una costante che puo alterare i cicli naturali del Pianeta , quindi il rilevante aumento dell CO2 e delle temperature , in particolare dagli anni ’80 , ha indotto anche gli scienziati a sostenere la fase attuale una nuova ‘ era geologica ‘.
    Il premio Nobel per la chimica Paul Crutzen l ha definita ‘ Era Antropocene ‘ per evidenziare come il fattore antropico ha un ruolo rilevante , contribuendo ad alterare e condizionare i cicli biologici, chimici e fisici del Pianeta .
    Secondo i dati a livello Globale dal 1994 si annoverano le annate piu calde in assoluto dal 1880
    in Italia i dati del CNR , Berkeley Earth , NOAA , indicano lo stesso andamento con annate piu calde dal 1994
    In Italia le annate del 2018 , 2019 e 2020 sono sul ‘ podio ‘ come in assoluto le piu calde
    la TOP TEN delle annate piu calde in Italia
    1 ) 2018
    2 ) 2020
    3 ) 2019
    4 ) 2015
    5 ) 2014 anche questa annata secondo i dati nazionali risulta tra le piu calde nonostante una estate 2014 piu fresca che a confronto con le estati degli anni ’70 e’ stata nettamente piu calda , anni ’70 le estati in assoluto piu fresche
    6 ) 1994
    7 ) 2003
    8 ) 2016
    9 ) 2017
    10 ) 2011
    La prossima annata piu calda con molta probabilita fra il 2022 e 2023 con evento El NINO , la statistica mostra eventi El NINO range fra i 3 e 7 anni
    E’ la somma che fa il totale , certamente ci sono molte variabili che condizionano un andamento climatico , ma ad iniziare dalla seconda meta’ dello scorso secolo dal 1950/1960 con il progresso tecnologico , industriale , urbanistico , sono state in particolare le forzanti endogeni a prevalere
    Il rilevante cambiamento dell uso del suolo , della deforestazione , il rilevante incremento delle emissioni gas serra in atmosfera la CO2 , tendono ad alterare il clima
    Molte le dinamiche e variabili coinvolte certamente , l attivita’ Solare , cicli Oceanici , Vulcanismo , ma e’ chiaro anche che c’e una certa correlazione aumento delle temperature con incremento dei gas serra , anche il Vapore Acqueo e’ un gas serra , e aumenta in conseguenza del riscaldamento .
    E’ la somma che fa il totale , appunto , e questo totale e’ la forzante radiativo totale che contribuisce a mantenere le temperature globali su livelli alti
    Negli ultimi decenni ci sono stati anche eventi LA NINA piuttosto intensi come tra il 2007 e 2008 ..tra il 2010 e 2011 , c’ e stato anche un ciclo Solare in assoluto fra i piu bassi degli ultimi 2 secoli , ma e’ altrettanto evidente che a livello Globale da oltre un decennio a dominare sono le annate in assoluto piu calde dal 1880
    E’ comprensibile che per le tante dinamiche e variabili ci sono anche divergenti teorie , come possibile raffreddamento del clima in futuro , o viceversa un ulteriore riscaldamento ,
    E’ evidente che ad ogni evento EL NINO di rilievo corrisponde un climate-step al rialzo , clima gradualmente piu caldo in un contesto di maggiore accumulo energetico , il bilancio radiativo totale tende ad un ulteriore riscaldamento del clima

    • Sergio Pinna

      Nella mia nota ho semplicemente riportato alcune affermazioni contenute in due articoli; tali affermazioni sono in totale contrasto con i risultati di analisi di serie storiche di dati contenuti in pubblicazioni citate nel testo degli articoli stessi, come se ne dovessero invece confermare la veridicità. Una situazione assurda, considerando anche che tutti i lavori provengono da uno stesso ente (sono liberamente accessibili sul web, per cui chiunque può facilmente verificare quanto ho scritto).
      Non capisco pertanto quale relazione sussista fra le sue varie annotazioni e i contenuti del mio post.

  4. Andrea Brescianini

    Articolo fantastico!! Come tutti gli articoli di Sergio Pinna!! E la frase: “Spiace ripetersi ma, sempre per mantenere la dovuta deferenza verso i dogmi granitici della crisi climatica, si potrebbe ribadire che siamo in presenza di cambiamenti climatici drammatici, confermati da trend evidenti (a parole), ma invero non esistenti (nella realtà della statistica).” è da incorniciare e appendere ovunque così forse la facciamo finita Non se ne può più
    CLIMATEMONITOR FOREVER Siete mitici, continuate così

  5. Valter Prinsep

    Veramente interessante, anche senza troppe speranze di “convincere”, vorrei proporlo ai miei amici “catastrofisti” ma immagino già i commenti: ” è del 2014, nel frattempo la situazione è precipitata”. Dove posso trovare un rapporto simile ma più recente?
    Grazie!

  6. Francesco

    I dati vengono usati quando e come fa comodo
    Ad esempio guardando i link http://www.nimbus.it/moncalieri/ciardoney/ciardoney.asp
    https://webgis.arpa.piemonte.it/meteopiemonte/
    si notano, confrontando stazioni a pari altezza differenze esagerate.
    Questo succede da molto tempo.
    Per fortuna mi sono convinto che ci raccontano tante balle.
    Purtroppo la stragrande maggioranza delle persone crede a tutto quello che gli dicono
    D`altronde continuare a ripetere le stessa cosa convince la stragrande maggioranza delle persone che quello detto sia la verità
    E` un giro di soldi enorme

  7. Virgilio Bardini

    E’ il mondo virtuale che sta sempre più prendendo piede rispetto a quello reale. I modelli elaborati al computer vengono trattati come più importanti dell’accadimento dei fatti e dell’esame di prove empiriche.

  8. Franco Zavatti

    Bellissimo articolo. E la frase
    “Siamo in presenza di cambiamenti climatici drammatici, anche se inesistenti.“
    andrebbe incorniciata e appesa davanti agli occhi di ogni giornalista scientifico che sciorina catastrofi imminenti che nessuno ha mai visto.
    La smania di “servire la causa” è tale che fa apparire ridicole persone che dovrebbero essere serie e ben documentate. Della serie: che bisogna fà pè magnà.
    Franco

  9. Ivan

    Oramai in un mondo giornalistico e del web costellato da gelatai , cuochi/aiuto cuochi che di secondo lavoro fanno i meteorologi , ragazzini da copertina in cerca di conferme al mantenimento del loro voyeur , fisici dell’atmosfera con la terza media, guru della meteo con tanto di pagina facebook e blog internet e tecnici meteorologi diplomati in informatica che si fanno chiamare meteorologi come i vari mark rabbit…etc etc….
    IGNORARE i dati oramai è l’uso più comune…e non sorprende più il peso specifico maggiore della CULTURA rispetto al mondo di oggi…oramai costretta ad affondare !

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