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Il Meglio del Peggio – 6 Giugno 2021

Questo post è a firma di Andrea Beretta

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Chi sperava che questi 16 mesi di pandemia potessero indurre il mondo a una pausa di riflessione, magari mettendo in discussione le politiche che hanno imperversato negli ultimi 30 anni, sarà rimasto deluso. Anzi, la causa del virus è stata praticamente associata alla pervicace resistenza da parte di una società recalcitrante e retrograda alla completa applicazione di un modello di sviluppo globalista.

Repubblica: ci vorrebbe più Covid!

Uno dei campioni di questa tesi, che lega CO2, inquinamento, Covid e tutti i presunti mali del mondo è “la Repubblica”. In quest’articolo dello scorso Aprile si mettono subito le cose in chiaro: “Ci vorrebbe un lockdown ogni due anni…e sì perché nel 2020 le emissioni globali di CO2 sono diminuite su scala globale ben del 7% rispetto al 2019, un calo senza precedenti”.

Ci si premura perfino, per chi ancora lo ignorasse, di spiegare…con precisione…i termini più tecnici, in particolare definendo la CO2 “il gas serra che contribuisce maggiormente al riscaldamento del pianeta”: ovviamente tralasciando che il vapore acqueo contribuisce circa 10 volte di più all’effetto serra del pianeta. E evitando definizioni più “neutre”, semplici e soprattutto veraci, tipo questa.

L’articolo prosegue: “Ma non bisogna sedersi sugli allori: gli effetti, infatti, sono probabilmente temporanei e ovviamente non sufficienti per proteggere il nostro pianeta”.

Come sempre, mai una gioia! Fin qui nulla di eclatante. È dopo che arriva la novità rispetto alla narrativa pre-pandemia:  “La nostra salute dipende anche dal clima, come ci ha dimostrato il Covid-19: abbiamo già alcune prove che il riscaldamento globale abbia promosso condizioni maggiormente favorevoli per l’emergere di una pandemia”

Per chi ha voglia di approfondire “alcune prove” il link è a disposizione. Ricorderemmo soltanto che le pandemie recenti più note (Spagnola ai primi del Novecento, Peste Manzoniana nella prima metà del 600 e Peste Nera nel 300) sono coincise con un abbassamento delle temperature: non varrebbe nemmeno la pena ricordare la Piccola Era Glaciale del ‘600 e il raffreddamento drastico a inizio Trecento, ma lo facciamo comunque.

Può essere anche utile riportare uno studio del professor Alexander More di Harvard che collega la Spagnola a una serie di inverni particolarmente crudi tra il 1915 e il 1918, piuttosto che a riscaldamenti repentini. Senza scomodare esimi professori basterebbe comunque ricorrere alla saggezza popolare per affermare, senza tema di smentita, che le influenze stagionali esplodono in inverno. E lo stesso covid un anno fa, senza ancora i vaccini, si prese stranamente una vacanza proprio nel periodo caldo…forse era stanco pure lui, dopo un anno di lavoro.

Certo leggere della ipotesi “climatica” relativa al Covid è ancora più grottesco in questi giorni in cui si parla (finalmente) della possibilità che il virus non sia naturale, ma sia piuttosto sfuggito ad un laboratorio in cui si facevano esperimenti di “gain-of-function”. A meno di voler sostenere (come ci si aspetta di leggere a breve sui soliti giornaloni) che il virus sia scappato di sua iniziativa dal laboratorio a causa del troppo caldo dovuto alle emissioni sul posto di CO2 da peti di pipistrelli.

La gemma giornalistica si conclude con una ricetta di lungo termine: senza troppi giri di parole, si afferma che nel 2020 c’è stata così poca CO2 perché i trasporti terrestri e aerei sono crollati; e che se replicassimo per 10 anni di fila il ruggente 2020, si riuscirebbe a limitare l’aumento della temperatura attorno ai 1,5°C rispetto all’era pre-industriale: un successo, da non star nella pelle, soprattutto considerando il crollo dell’economia associata (pil mondiale -3%, in Italia “solo – 9%), su cui si preferisce glissare, e moltiplicarlo per 10. Il non-detto sarebbe: tappiamoci in casa, non spostiamoci, compriamo schifezze online, insomma smettiamo di vivere, e vedremo che tra 10 anni farà più fresco.

Il Fatto: e devi pure morire!

Possiamo dunque già rottamare le auto, annullare i viaggi aerei per la prossima decade, e stappare una bottiglia di spumante (ovviamente sgasato per non invertire il trend di emissioni) per festeggiare il clima più fresco che otterremo tra 10 anni attuando questi comportamenti virtuosi?

Ma neanche per idea, perché l’ottimismo di Repubblica si scontra infatti col solito Fatto Quotidiano: la celeberrima sezione “Ambiente e Veleni”, più o meno negli stessi giorni in cui Repubblica brindava al calo della CO2, pubblicava un de profundis, che smentisce senza appello il quotidiano degli Elkann sugli effetti benefici della diminuzione dei rilasci di CO2 antropici:

  • Innanzitutto si fa notare che secondo il NOAA i livelli di CO2 in atmosfera hanno continuato ad aumentare infischiandosene della diminuzione delle emissioni antropiche. Strano che nella redazione del Fatto nessuno si chieda, a fronte di questa “rivelazione”, se le emissioni antropiche di CO2 siano realmente responsabili per intero del trend di aumento in questione…

Quindi l’articolo si dipana seguendo il solito stranoto canovaccio:

  • La presenza di oscuri nemici armati di contro-teorie complottiste: “Per alcuni è una cosa talmente sorprendente che c’è chi ha cominciato a dire che tutta la storia del riscaldamento globale causato dall’uomo è una balla colossale”. La cosa realmente sorprendente è che questa domanda in sé ovvia non se la pongano per primi gli “scienziati del clima”, e rimanga invece ben relegata in ambiti “cospirazionisti”, proprio come accadeva solo 6 mesi fa con la tesi della genesi artificiale del Covid.
  • Gli scenari apocalittici da colossal hollywoodiano, del tipo che “durante il Pliocene faceva molto più caldo di oggi e il livello del mare era circa 25 metri più alto. Per gli australopitechi di quell’epoca andava benissimo, ma per noi sarebbe un po’ dura adattarsi”. Tralasciando il tentativo di “humor inglese”, i 25 m paiono essere leggermente ritoccati al rialzo visto che, almeno secondo alcune teorie, il livello dei mari nel Pliocene era “solo”16 m più alto di oggi.
  • Infine la panacea di tutti i mali (secondo BlackRock e i suoi fratelli), l’Elisir di lunga vita: il rinnovabile, con cui l’articolo si congeda, non senza il solito monito:  “Gli ultimi dati disponibili indicano che l’energia rinnovabile è diventata la tecnologia energetica meno costosa in assoluto. Vediamo di imboccarla con decisione, altrimenti saranno guai”.

Altro che “ultimi dati”: si tratta di una affermazione totalmente non supportata oggi così come non lo era ieri, come magistralmente spiegato dal Sole 24 Ore in un recente articolo, nonché figlia del solito “malinteso” tra potenza installata e potenza effettiva, per non dire del carbon footprint che i mulini a vento e i pannelli (in massima parte di produzione cinese) si portano dietro.

Con questa mirabile affermazione apodittica del Fatto Quotidiano sulla sostenibilità dell’energia rinnovabile, condita dalla minaccia in caso di trasgressione, diamo appuntamento alla prossima puntata di questa rubrica: si raccomanda di non perderla, altrimenti saranno guai!

 

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Published inAttualità

11 Comments

  1. B.

    Mi resta un quesito sul global greening: si parla (lo ha fatto di recente il prof. Bardi, sempre sul Fatto) del fatto che l’aumentata evotraspirazione sottrarre be umidità al suolo. Che cosa ne pensate?

    • Che è vero. Fa parte del meccanismo, e va certamente quantificato.
      gg

    • maurizio rovati

      Egregio B. (è un po’ poco ma noi ci s’accontenta, e certamente comprendiamo l’imbarazzo).
      Il fatto del Fatto non considera affatto che l’evapotraspirazione riguarda il fogliame e gli stomi attraverso cui essa avviene.
      Ergo diminuendo il numero di tali stomi (grazie alla maggior disponibilità di CO2 in atmosfera) s’ottiene meno evapotraspirazione (cioè meno perdita di H2Ovap dal fogliame) a parità di CO2 assorbita per produrre zuccheri… Ergo meno necessità della pianta di attingere H2Oliq dal terreno, ergo meno sottrazione di acqua dal suolo…
      Temo che Bardi non convenga ma, è nella sua natura, va compreso! Infondo uno che fa un blog e lo intitola Cassandra, va compreso, a mio avviso.

  2. Francesco

    Effettivamente credo fu Aristotele a distinguere le verità apodittiche da quelle anapodittiche. Però quel che intendevo è che molti usano l’aggettivo “apodittico” per criticare un’affermazione sottolineando che è indimostrata, ma in questo modo in realtà la corroborano (anche se poi tutti capiscono cosa volesse dire davvero).

  3. Francesco

    Ricordo a tutti che “apodittico” non significa “non dimostrato”, bensì “che non ha bisogno di dimostrazione”.

    • Andrea Beretta

      Gentile Francesco, Grazie della precisazione. Filosofia ai miei tempi si studiava, e seriamente, pure allo scientifico

  4. Virgilio B.

    Quando ero ragazzo ancora si narrava della Rivoluzione Industriale del 1700 come di un importante traguardo raggiunto dall’Umanità, adesso è vista quasi come sorta di peccato originale che ha corrotto la storia del mondo. Tanto vale, a legger simili articoli, che si annullino del tutto le libertà costituzionali e si demoliscano le strutture economiche degli ultimi secoli! Solo che purtroppo le pandemie prima dell’epoca moderna erano abbastanza più frequenti e fatali!

  5. donato b.

    La litania sta sortendo i suoi effetti. A forza di parlare di pericolo mortale, legato ai cambiamenti climatici, lo scopo sembra essere stato raggiunto: stando ad un recente sondaggio la maggior parte dei cittadini europei che ha meno di 35 anni, ha più paura del cambiamento climatico che delle malattie infettive: 50% contro 36%, rispettivamente.
    .
    https://www.ansa.it/ansa2030/notizie/generazione_zeta/2021/06/04/i-giovani-ue-temono-il-clima-piu-delle-malattie_d1933026-4603-4c18-9211-b09558df1fa7.html
    .
    E’ proprio il caso di dirlo: un pericolo presunto vale più di un pericolo reale!
    Ottimo lavoro, quello fatto dai mezzi di comunicazione di massa, dai social e dalla divulgazione scientifica.
    Ciao, Donato.

    • Massimo Lupicino

      Caro Donato, mi viene da pensare che da che mondo è mondo, i giovani sono sempre stati carne da cannone. Bersagli della propaganda fin dalla culla, e infine giovani corpi da mandare al macello sulla base di alti “ideali”. Non è cambiato niente.

      Quando poi crescono, quegli stessi giovani non-piu-giovani capiscono tante cose, e guardano ai se stessi del passato con benevola commiserazione. Ci siamo passati tutti, e sarà così anche per i giovani di oggi. Oggi tocca a loro, esser presi per i fondelli dai cattivi maestri. Così va il mondo.

      Quello che li frega è la sostanziale ignoranza di un passato in cui le cose andavano diversamente e del quale purtroppo non portano memoria. Quello che li anima è la rabbia per la percezione di un mondo che si chiude e che offre sempre meno opportunità.

      I cattivi maestri, ovvero i primi artefici del disastro di oggi, insegnano ai ragazzi a guardare il dito del global warming e del climatismo. Perché se guardassero alla luna, ovvero ai danni fatti dalle ideologie scassate della seconda guerra mondiale, e che si ripetono oggi nella declinazione di un altrettanto scassato ambientalismo, allora sarebbero dolori, per i padroni della narrativa e per i loro mandanti.

      Non succederà, continueranno a guardare il dito, e domani raccoglieranno solo macerie.

  6. Roberto

    Purtroppo, lo stato dell’informazione in Italia è quello che hai appena mirabilmente descritto. Oggi c’è un altro articolo su “Repubblica” ovviamente “climate change oriented” .
    Peraltro non è poi così strano che si giochi a fare i più duri e puri all’interno dello schieramento “catastrofista”, perché i media si differenziano in base ai pubblici e agli elettorati di riferimento che si intendono raggiungere (non c’è bisogno che indichi quali…e poi non sarebbe corretto in un blog di scienza) e che vogliono leggere e sentirsi dire tesi e posizioni che confermano le proprie radicate convinzioni da bar, agli antipodi del metodo scientifico che prevede studio, analisi e verifica dei fenomeni così come accadono e non come si vorrebbe che fossero in base a chissà quali orientamenti.
    Credo che, in buona parte, sia dovuto all’approccio essenzialmente umanistico, idealistico della nostra cultura scolastica che riguarda anche i “guru” o “paraguru” come dice argutamente “Dagospia” della nostra informazione che, spesso in gioventù si dilettavano in dissertazioni pseudo filosofiche su improbabili progetti rivoluzionari all’insegna del “verbo” marxista-leninista- maoista spesso con stili di vita borghesissimi da figli di papà e non sappiano alcunché di fisica dell’atmosfera anche solo a livello di liceo scientifico o d’istituto tecnico industriale.

    • Andrea Beretta

      Gentile Roberto, sono d’accordo con te: il nostro sistema risente ancora della suddivisione “trivio” e “quadrivio ” di epoca carolingia, in cui al trivio era riconosciuta, già per il fatto che richiamava la Trinità, maggior dignità. La differenza è che in epoca medievale soprattutto la Scolastica tentò di far dialogare la Scienza (o meglio la Ragione) con la Fede. Oggi, quegli stessi che accusano il medioevo di oscurantismo e che si (auto)proclamano guardiani della Scienza, se ne escono con tesi tipo quelle lette in questo articolo. Dico sempre che questi pseudo-scienziati sono i moderni inquisitori di una fu-scienza che si è fatta religione, basata sui dogmi (il GW è causato dall”uomo…e al GW sono collegati tutti i mali del mondo…o quasi), nuovi comandamenti (non inquinare) nuovi demoni (la CO2) nuove teorie escatologiche(se non ti comporti bene finisci arrostito), nuovi eretici (i negazionisti), nuove vie salvifiche (il rinnovabile), nuovi inquisitori e perfino nuovi santi. Tutto sto sforzo per eliminare “l’oppio dei popoli” per poi adottarne le stesse fondamenta!

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