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L’accelerazione del livello marino globale

Quasi ogni giorno siamo sottoposti al martellamento sul clima che cambia e cambia male ad opera delle attività umane, e sulla necessità di ridurre le emissioni di anidride carbonica (dei gas serra in generale) per impedire che la temperatura media del pianeta salga oltre i limiti oggi (e sottolineo oggi) ritenuti non superabili.
I continui appelli che evocano catastrofi inenarrabili (purtroppo sempre narrate) sono accompagnati da un armamentario di casi esemplari, tanto non dimostrati quanto espressi con assoluta certezza, tra cui spiccano:

  1. Aumento del numero e dell’intensità dei cicloni tropicali e dei tornado che, è stato ripetutamente dimostrato, non esiste: negli ultimi decenni numero e intensità non sono cambiati in modo significativo (Winkle et al, 2018; Klobach et al., 2018; CM2019CM2019b)
  2. Aumento delle piogge estreme. Anche in questo caso, chiunque abbia utilizzato i dati ha potuto dimostrare una diminuzione e, in ogni caso, non un aumento significativo (Westra et al., 2013; Screen & Simmonds, 2014; Mariani e Parisi, 2013; Fatichi e Caporali, 2009; Pinna, 2014; Libertino et al., 2019; Bassi et al., 2011; Brunetti et al., 2011; CM2020)
  3. Accelerazione del livello del mare: di questo argomento voglio discutere in questo post.

Sappiamo tutti che il livello marino cresce ad un ritmo medio di circa 3 mm l’anno per effetto del riscaldamento complessivo (che non è in discussione mentre lo sono le cause che lo provocano). Le indicazioni dei modelli climatici prevedono l’esistenza di una accelerazione della crescita (i dati sembrano indicare circa 0.1 mm/anno per ogni anno, o 0.1 mm/anno2). Le osservazioni mostrano, come si può vedere in figura 1, i valori di ritmo (pendenza della retta) e accelerazione appena citati (l’esempio più recente si trova a colorado.edu).

Fig.1: Livello marino globale medio dal 1993 al 2018, con i fit lineare (blu) e parabolico (rosso) della serie. Qui, a differenza di quanto si vede in figura 3, El Nino 98-99 si osserva nettamente.

Le moderne osservazioni del livello marino vengono fatte da satellite (altimetria radar) e in particolare sono stati utilizzati quattro satelliti specializzati: Topex/Poseidon, Jason1, Jason2, Jason3 dei cui dati la figura 1 è una rappresentazione. I valori ottenuti dai mareografi vengono in genere considerati meno affidabili perché gli strumenti sono distribuiti nelle zone di maggiore densità abitativa (e quindi non in modo uniforme) e perché sono soggetti alle dinamiche costiere, possibilmente diverse da quelle del mare aperto (la geologia comune a tutti, ma anche le variazioni della linea di costa e gli appesantimenti dovuti all’edilizia urbana, con conseguente abbassamenti del suolo).

Nel citato grafico a colorado.edu si nota che i dati dei singoli satelliti non sono mai sovrapposti, mentre è noto che la vita operativa degli strumenti si è sovrapposta, anche a lungo. Ho quindi ritenuto importante mostrare il dati completi e separati per satellite, a passo 10 giorni, disponibili al sito https://tinyurl.com/77slytgs.
Devo notare che il sito NOAA contiene i file dati in varie forme con valori numerici un po’ diversi da quelli usati qui: sottolineo che sto usando i dati con “77” nel nome.
Il grafico con tutti i valori satellitari, equivalente a quello di colorado.edu, aggiornato all’ottobre 2020, è in figura 2.

Fig.2: Dati completi del livello marino, separati per i quattro satelliti, con, per ogni serie, il fit lineare e i suoi parametri. Si noti il netto cambio di pendenza che inizia attorno al 2010-11.

Ho calcolato i fit lineari delle quattro sezioni complete e le linee continue in figura 2 mostrano questi fit. Da notare che Jason1 e Jason2 sono parzialmente sovrapposti e che le coppie Topex-Jason1 e Jason2-Jason3 hanno pendenze nettamente diverse (quella di Jason2 è più di 1.6 volte quella di Jason1 e Jason3 continua nella falsariga di Jason2).

Considerando che più della metà di Jason2 coincide con poco meno della metà di Jason1, questo significa che la pendenza di Jason2 ha avuto un’impennata dalla seconda metà del 2013, che ha portato con sé l’accelerazione. Si può certo pensare a qualche problema negli altimetri (vecchi o nuovi), ma osservando l’intera curva si vede che eventi simili sono presenti in altri anni: ad esempio nel 1998-1999, 2003-2004, 2010-2011, 2016-2017, sicuramente solo per caso (!) coincidenti con forti El Nino.

Una delle cose note e comunemente accettate in climatologia è che l’effetto combinato di ENSO (El Nino+La Nina) è nullo nel lungo periodo; la figura 2 però racconta un’altra storia: le accelerazioni (El Nino) sono diverse dalle decelerazioni (La Nina) e dal successivo recupero e che la debole La Nina seguita al fortissimo El Nino 2016 è sfociata in un debole El Nino a metà del 2019 e in una La Nina, debole anch’essa, tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 (attualmente, inizio marzo 2021, l’indice ONI sfiora la neutralità).

La mia idea sull’accelerazione del livello del mare è che sia generata da una serie di eventi ENSO che, nei fatti, si sono rivelati asimmetrici e, nell’intervallo temporale osservato da Jason2-Jason3, più numerosi e più “netti”, con ciò simulando un maggiore aumento del livello marino (temperatura maggiore ==> livello maggiore) e quindi un’accelerazione.

Forse qualche ulteriore informazione può essere derivata dallo spettro: data la netta differenza di pendenza tra le coppie Topex-Jason1 e Jason2-Jason3, ho diviso il dataset di figura 2 nelle due parti corrispondenti alle coppie di satelliti e per ogni coppia ho calcolato lo spettro MEM.
Il risultato è in figura 3, dove si nota facilmente che molti massimi si osservano in entrambi gli spettri, come ci si attende; tuttavia sono palesi alcune differenze, come la potenza dei massimi e il numero di picchi con periodo compreso tra 4 e 7 anni, molto numerosi in Topex-Jason1 e piuttosto rari in Jason2-Jason3; questi due ultimi satelliti mostrano i periodi tra 10 e 30 anni nettamente più potenti di quelli della prima coppia che continua però a mostrare una “foresta” di massimi sempre più popolata anche in questa sezione di periodi.

Fig.3: Spettro MEM delle due parti in cui ho diviso il dataset NOAA. In celeste Topex-Jason1 e in rosso Jason2-Jason3.

In definitiva, i dati satellitari mostrano differenze reali nei dati (o nella capacità di misurare delle due coppie di satelliti), evidenziate anche dagli spettri, e, credo, insite nella struttura dell’oceano. Le differenze sembrano iniziare attorno al 2010 (figura 2), un po’ troppo tardi per attribuirle alle sole attività antropiche, con annessa CO2 “di ordinanza”.

Bibliografia

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  • James A. Screen & Ian Simmonds: Amplified mid-latitude planetary waves favour particular regional weather extremesNature Climate Change4, 704-709, 2014. https://doi.org/10.1038/nclimate2271
  • Mariani L, Parisi S, 2013. Extreme rainfalls in the Mediterranean area, in Storminess and environmental changes: climate forcing and responses in mediterranean region. Diodato and Bellocchi (Eds.), Springer.
  • Simone Fatichi Enrica Caporali: A comprehensive analysis of changes in precipitation regime in TuscanyInternational Journal of Climatology, 2009. https://doi.org/10.1002/joc.1921
  • Pinna S., 2014. la falsa teoria del clima impazzito, Felici editore, 155 pp.
  • A. Libertino D. Ganora P. Claps: Evidence for Increasing Rainfall Extremes Remains Elusive at Large Spatial Scales: The Case of ItalyGeophysical Research Letters46, 7437-7446, 2019. https://doi.org/10.1029/2019GL083371
  • Bassi M., Colombino G., Cremonini R., Masciocco L., 2011. Analisi delle piogge estreme in Piemonte, in Atti del convegno Le modificazioni climatiche ed i rischi naturali, 53-58.
  • Brunetti M., Caloiero T., Coscarelli R., Gullà G., Nanni T., Simolo C., 2010. Precipitation variability and change in the Calabria region (Italy) from a high resolution daily datasetInternational Journal of Climatology32:1, 57-73, 2012.
  • Weinkle, J., Landsea, C., Collins, D., Musulin, R., Crompton, R. P., Klotzbach, P. J., & Pielke, R.: Normalized hurricane damage in the continental United States 1900–2017Nature Sustainability.1, 808-813, 2018. Full text at Nature Sustainability
  • Klotzbach, P. J., Bowen, S. G., Pielke Jr, R., & Bell, M.: Continental United States hurricane landfall frequency and associated damage: Observations and future risks.Bulletin of the American Meteorological SocietyJuly, 1359-1377, 2018. https://doi.org/10.1175/BAMS-D-17-0184.1
    Tutti i dati e i grafici sono disponibili nel sito di supporto
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Published inAttualitàClimatologia

17 Comments

  1. Luca Rocca

    Sono andato a documentarmi un attimo sui satelliti, Entrambe le serie hanno due sistemi ridondanti per la localizzazione del satellite. Sono connessi alla rete GPS e ad una dozzina di stazioni laser a terra e questo compensa ampiamente le oscillazioni orbitali date dal sistema terra luna, quindi l’errore di misura dato dal posizionamento del satellite nell’ orbita è ampiamente compensato. Entrambi hanno strumenti di misura comparabili e topex e jason 1 e 2 sono derivati uno dall’ altro ( Poseidon 2-3) mentre jason 3 è un progetto europeo . Sono radar dual band che operano sulle stesse frequenze ma le tolleranze sono diverse. Il topex e il jason 1 viaggiano su +/-4,5 cm di errore mentre i jason 2 , e 3 hanno tolleranze di +/- 3,5 cm. Il Jason 3 ha uno strumento che potrebbe scendere a 2,5 ma ne NASA ne ESA spiegano come, probabilmente sono previste implementazioni del software.La determinazione della quota è data dalla differenza relativistica fra gli orologi atomici a bordo e a terra, Penso che sia il numero di decimali che vengono calcolati a definire la precisione. La differenza di tolleranza fra i due sistemi è circa del 33% e questo potrebbe spiegare come le misure topex non rilevino oscillazioni del livello del mare di +/-10 mm ( la misura l’ho presa dai suoi grafici) evidenziate dai jason e se ci sono non si distinguono dal rumore di fondo

    • questo potrebbe spiegare come le misure topex non rilevino oscillazioni del livello del mare di +/-10 mm ( la misura l’ho presa dai suoi grafici) evidenziate dai jason e se ci sono non si distinguono dal rumore di fondo
      Ho ridisegnato la figura 2, aggiungendo un filtro passa-basso di 6 punti (6 mesi) a Topex e a Jason-1 e in effetti oscillazioni simili ma di ampiezza inferiore si osservano nella “nube” di punti dei due satelliti. Penso che l’interpretazione data sia corretta. Franco

      Immagine allegata

    • Luca Rocca

      Con il filtro a -6 sembra evidenziarsi un oscillazione stagionale, riferita all’ emisfero settentrionale, , Mi sembra strano visto che le misure si riferiscono ad entrambi gli emisferi, potrebbe essere l’effetto combinato della fusione e congelamento stagionale dei ghiacci artici con la dilatazione termica delle acque superficiali , specie quelle costiere . Questo fenomeno dovrebbe verificarsi in modo meno evidente nell’ emisfero meridionale

    • E’ vero, l’articolo è un raro esempio di descrizione corretta di quanto succede e potrà succedere a Venezia. Grazie per averlo portato alla nostra attenzione. Franco

  2. donato b.

    La variazione del tasso di aumento del livello del mare è un problema piuttosto spinoso. In questo post l’amico F. Zavatti ha analizzato i dati satellitari che sono stati registrati nel corso delle ultime tre decadi ed ha cercato di estrarre una tendenza dalla nuvola di punti che rappresenta i dati disponibili.
    Dall’analisi sembra chiaro che nel corso del tempo il tasso di variazione del livello del mare sia aumentato: da circa 2,5 mm/anno (dati Topex e Jason 1) a circa 4 mm/anno (dati Jason 2 e Jason 3). Come ha giustamente sottolineato F. Zavatti, i dati di Jason 1 e Jason 2 si sovrappongono per un largo tratto ed è proprio durante questi periodi di sovrapposizione che vengono calibrati gli altimetri di bordo dei satelliti, in modo tale da avere una continuità di misurazione e la possibilità di eliminare eventuali errori strumentali.
    .
    Sulla base di questa procedura dovremmo dedurre che le differenze delle pendenze rilevate da F. Zavatti siano legate ai dati e non allo strumento di misura, ovvero agli altimetri. La conseguenza di tutto ciò non può che essere una: il tasso di variazione del livello del mare sta aumentando.
    Sorge, però, un problema. Perché si verificano le forti oscillazioni che sono state rilevate dai due strumenti (Jason 1 e Jason 2) tra il 2010 ed il 2017?
    Nel periodo precedente ed in quello successivo a questo intervallo di sette anni non mi sembra di vedere simili oscillazioni ad alta frequenza che portano addirittura ad una inversione del tasso di aumento del livello del mare (decelerazione).
    Ne deduco, quindi, che o gli altimetri satellitari hanno dato i numeri (cosa piuttosto probabile) oppure è accaduto qualcosa all’interno del sistema che non siamo in grado di capire.
    .
    Il fatto che sia l’altimetro di Jason 1 che quello di Jason 2 abbiano registrato la stessa oscillazione, potrebbe essere legata al processo di calibrazione dell’altimetro di Jason 2.
    Altro fatto che mi lascia perplesso riguarda i dati di Jason 2. Le oscillazioni si registrano quasi esclusivamente durante il periodo di funzionamento di questo altimetro, per cui ho il forte sospetto che sia l’altimetro di Jason 2 ad avere qualche problema. Jason 3 infatti non sembra che abbia registrato simili oscillazioni se non durante il periodo di calibrazione con Jason 2.
    .
    Sulla base di queste speculazioni ho il forte sospetto che l’accelerazione “misurata” dai satelliti, potrebbe essere un artefatto strumentale. E ciò è avvalorato anche dalle differenze che F. Zavatti ha trovato nelle analisi spettrali dei dati.
    .
    Ovviamente queste sono solo delle elucubrazioni personali, ma mi riservo di indagare meglio sulla questione, sperando di essere smentito dai fatti: l’idea che sulle nostre teste girino sensori con problemi di questo tipo, non mi lascia tranquillo.
    Ciao, Donato.

    • Caro Donato,
      interessante la diversa prospettiva che proponi. Aspetto, ma credo di poter dire aspettiamo tutti, un approfondimento degli aspetti tecnici relativi agli altimetri. Sinceramente spero che tu sia in errore (ma temo che almeno in parte quello che scrivi sia vero) perché altrimenti sarebbe difficile parlare di clima, con strumenti tanto aleatori. La critica ai mareografi (solo in zone altamente urbanizzate, risentono della subsidenza, in molti casi “buchi” nelle osservazioni; però anche possibilità di avere serie lunghe oltre cento anni) ha senso solo se i satelliti sono affidabili tecnicamente: credo che questo aspetto banale lo conoscano tutti e che le persone che gestiscono i satelliti siano consapevoli e attenti. I problemi ci sono (basta seguire le vicende delle misure di temperatura globale da satellite) ma i responsabili di ogni “circolo” propongono correzioni e variazioni di sensibilità dei sensori abbastanza spesso. L’altimetria deve agire nello stesso modo. Ciao. Franco

    • donato b.

      Caro Franco,
      ho iniziato l’indagine e mi si sono drizzati (si fa per dire, ovviamente) i capelli in testa (che non ho più, purtroppo). 🙂
      E’ peggio di quanto pensassi. Già nel lontano 2011 si cominciarono a nutrire dubbi sulla bontà dei dati di Jason 2 e proprio a causa delle brusche oscillazioni di cui parlavo nel commento:
      https://wattsupwiththat.com/2011/04/17/doing-it-yourself-the-latest-global-sea-level-data-from-jason-shows-a-sharp-downtick-and-downtrend/
      Ma non è finita qui. Mi sa che ci risentiremo più in là: c’è molto da studiare e non ho tempo. 🙁
      Ciao, Donato.

    • Caro Donato,
      ottimo inizio del lavoro! Viste le premesse, potremmo più utilmente parlare di piadine romagnole farcite con marmellata di castagne invece che di livello del mare da satellite.
      Continuo a meravigliarmi delle coincidenze tra oscillazioni di Jason-2 ed eventi ENSO: forse il sollevamento dell’oceano nel Warm Pool manda fuori scala l’altimetro…
      O forse devo anche io prendere per buono il suggerimento (nei commenti) di Mike Haseler (aka Scottish Sceptic, con il quale ho interagito qualche anno fa) di usare il principio di precauzione e quindi, in caso di dubbi sull’onestà di chi gestisce i dati, assumere il peggio e considerarli una manica di “furfanti mentitori”, come scrive.
      Sono sicuro che nei limiti dei tuoi impegni, ci farai avere altre notizie sulla vicenda: grazie in anticipo. Ciao. Franco

  3. FABIO BUSA

    Considerando Ravenna ho pensato che oltre alla subsidenza causa pozzi gas e acqua (chiusi da diversi anni) i fiumi non esondano per ovvi motivi più come successo per secoli (la costa è avanza di circa 10km)
    In allegato la mappa subsidenza ER

    Immagine allegata

    • Concordo con quanto scritto: frequento da alcune decine di anni la zona di Comacchio e conosco un po’ la situazione.
      Interessante la mappa della subsidenza: è vero che il maggiore effetto si ha a Bologna, ma si vede bene che tutte le città emiliane, fino a Reggio Emilia e comprese Ravenna e Rimini (Ferrara è immune dalla subsidenza) ne soffrono a vari stadi. Ne ricavo l’impressione che oltre alla captazione di acqua il peso degli edifici abbia un suo ruolo non trascurabile.
      Provo ad immaginare l’effetto che può avere il peso di Venezia sulla laguna …. Franco

  4. L’ incremento del livello marino , come mostrano i grafici , e’ evidente dal 1992 un graduale aumento secondo i dati satellitari , quindi e’ probabile che il fenomeno e’ conseguenza dell aumento delle temperature degli Oceani che proprio tra gli anni ’90 e inizio XXI secolo c’e stato un rilevante incremento delle anomalie termiche positive Oceaniche SSt + .
    Quindi , anche l’ indice climatico ENSO mediamente piu caldo potrebbe aver influito , coadiuvato anche dalla forte fusione dei ghiacciai Artici .

    Situazione diversa per i ghiacciai Antartici , poiche giugno 2021 i dati satellitari mostrano quasi la stessa estensione del giugno 1984 ,
    Per l Antartide il 2014 e’ stato addirittura un anno record per estensione storica dei ghiacciai che hanno raggiunto la massima estensione dal 1979 .

    Anche vero che questi fenomeni su larga scala dovrebbero essere monitorati anche su un arco di tempo piu lungo ultra secolare ,
    poiche su dati storici , e foto comparative di altre epoche a confronto con foto recenti dimostrano anche il contrario .

    Inoltre altri fattori possono essere coinvolti , come i lenti movimenti di adattamento dei Continenti e degli Oceani , che in relazione alla scala Geologica del tempo sono ben lontani da essere stabili , possono modificare continuamente il profilo delle coste . Mentre in zone il mare avanza , in altre zone si ritira , con documentazioni storiche e fotografiche .

    In passato ci sono state eccezionali invasioni marine , esempio in Olanda tra il XIII e XX secolo ci sono state 6 eventi di grande invasioni marine ,
    nel 1282 , nel 1421 , 1530 ( tra il 1530 e 1556 alcune estati molto calde in Europa ) , nel 1578 , nel 1821 , e nel 1952
    Nel 1952 in Italia un estate molto calda nella Top Ten delle estati in assoluto piu calde

    Anche in passato ci sono stati eventi caldi estremi , a differenza che allora tra il XVIII e XX secolo non c’era un adeguata copertura dati a livello globale
    In questi giorni in Canada ci sono stati record di caldo , che hanno superato quelli del 1937 , in effetti negli USA e Canada negli anni ’30 ci sono stati eccezionali ondate calde con molti record di caldo , ma allora , a quell epoca quante stazioni c’ erano ?
    Probabilmente in altre zone del Canada come negli USA anche nel 1934 e 1936 durante le estati in assoluto tra le piu roventi delle storia , ci sono stati altrettanto record e forse anche piu alti di quelli attuali se la copertura dati sarebbe stata piu ampia con un numero maggiore di stazioni

    L’ aumento del livello del mare certamente dovuto anche all aumento delle temperature , e delle maree ,fenomenologia coadiuvata anche fattori geologici e astronomici .

    Altri eventi storici documentati , il rilevante aumento del livello marino sulle coste inglesi nel 1921 , in Europa tra il 1921 e 1922 annate storicamente siccitose , in assoluto tra le piu aride .
    In Europa altro aumento del livello marino sulle coste inglesi e francesi nel 1928 , una delle estati piu calde in Italia quella del 1928 , con un mese di luglio caldissimo nella Top Ten dei mesi di luglio in assoluto piu caldi .
    Altra grande invasione marina risulta nel 1953

    • Lei ha fatto un lungo elenco di eventi dai quali si può dedurre che il clima (oltre che il tempo meteorologico) varia di suo, senza bisogno di agenti esterni. Questa potrebbe essere una notizia “bomba” per qualche amico catastrofista che magari crede ad un clima stabilmente stabile fino all’arrivo dell’Homus Industralis (definizione fasulla che vale quanto quella di Antropocene), ma dubito che ne sentiremo parlare nei molti e vasti resoconti sulla situazione climatica (che molto più spesso è solo meteo) con cui si delizia la nostra altrimenti triste vita. Franco

  5. Argo

    Pur nel massimo rispetto nei riguardi del lavoro presentato, mi pare doveroso sottolineare che, ai fini della valutazione della reale portata del fenomeno, sarebbe necessario disporre di una serie di dati relativi a un arco temporale ben più lungo.
    Ripeto che la mia non vuole essere una critica all’utilità di questa ricerca, senza dubbio valida sotto molti aspetti, ma per valutare in maniera corretta la tendenza del fenomeno bisognerebbe conoscere il reale andamento in tutto il corso dell’Olocene, cosa impossibile da farsi. Allargando il discorso anche alla misurazione di altri parametri riguardanti il clima, mi pare doveroso sottolineare come il generale allarmismo creato dalla crociata ambientalista non tenga in alcun conto le variabili di lungo periodo, purtroppo rintracciabili soltanto in misura minima, tramite analisi geologiche ed ambientali che possono supplire in maniera alquanto approssimativa alla mancanza di dati rilevati in maniera diretta. Il riscaldamento globale viene attribuito dalla vulgata odierna alle attività umane sulla base di una teoria che viene spacciata per verità assodata e incontrovertibile , mentre a tutti gli effetti non può che essere una teoria tutta da comprovare.
    Per quale ragione la causa deve essere unica e soprattutto antropica? Personalmente non ho competenza in materia di clima, ma per formazione culturale poso dire che nelle discipline storiche gli esperti diffidano in toto della causa unica. Un evento storico non è mai generato da un singolo fattore, ma dal concatenarsi di molteplici eventi. Perché nel caso del clima il riscaldamento globale misurato negli ultimi decenni viene ascritto soltanto all’aumento di concentrazione di anidride carbonica e dei cosiddetti gas serra, quindi, di conseguenza alle attività umane? Quanto ne sappiamo di quanto può incidere, per esempio, l’attività del sole sul fenomeno generale? Poco nulla, però la scienza è concorde e chi dissente viene emarginato. Io, pur da profano della materia, vedo in questo soltanto una tendenza all’oscurantismo, del tutto simile a quello in atto nel corso dei secoli in cui era soltanto l’autorità della Chiesa a determinare che cosa fosse vero o falso. Corsi e ricorsi storici

    • Concordo totalmente con i concetti espressi in questo commento e avrei poco da aggiungere se non ricordare che quelli usati sono i dati (tutti!) che abbiamo a disposizione e quindi solo quelli si possono usare per fare tutte le elucubrazioni (da una parte e dall’altra). Per allungare il periodo di osservazione si possono usare dati di prossimità o anche le osservazioni dei mareografi (e l’ho fatto in post precedenti) ma in questo caso lo scopo era analizzare i dati osservati dai satelliti che ovviamente vengono usati
      continuamente per portare acqua al mulino dei credenti nell’AGW.

      Però il commento di Argo apre la strada a qualche altra considerazione:

      1) Il modo di fare ricerca degli storici: proprio un paio di settimane fa ho assistito ad un webinar tra il prof. Franco Prodi, l’amico Luigi Mariani e tre storici, di cui uno specialista di storia del clima e devo dire che è stato molto, molto interessante anche se, come dire, un po’ “gambizzato” dalla ristrettezza dei tempi a disposizione. Mi sono fatto l’idea che
      incontri simili andrebbero ripetuti, a vantaggio di tutti, e in qualche modo istituzionalizzati (nel senso di ripetuti a intervalli regolari). Ognuno ha di certo i suoi metodi di ricerca ma uno scambio di informazioni, anche al di fuori del clima, può solo far bene.

      2) Perché la CO2 deve essere la causa prima e unica del riscaldamento globale? Nessuno esclude la capacità dei gas serra di alzare la temperatura ma uno dei motivi della “unicità” è quello per cui inserendo la CO2 si ottengono risultati migliori (ricostruzione dei dati osservati), da cui deriva che la CO2 la causa. Il documento costitutivo dell’IPCC giustifica politicamente questa scelta che è stata adottata come verità vera e
      indiscutibile anche se da più parti è stato mostrato che CO2 e temperatura non seguono quella relazione causa-effetto che si dà per scontata.

      3) Vero e falso determinato d’autorità: siamo esattamente nella stessa situazione, ma qui non è la Chiesa (anche se ci prova …) a definire il vero, è la politica che per i suoi scopi (nobili, nobilissimi, come sempre) ha bisogno di certezze e che quindi condiziona la scienza (certa scienza) in questo senso. Franco

  6. Luca

    Alla luce di quanto visto ritiene che le proiezioni (tornate alla ribalta in questi ultimi giorni di stanchezza da notizie sul Covid) , riguardo la perdita completa della città di Venezia entro la fine del secolo causa inabissamento, possano essere verosimili o esagerate?

    • Non ho letto di Venezia in questi ultimi giorni: seguendo le indicazioni che ogni lunedì ci dà Flavio, è possibile che il Rescue Team tenga alcune notizie catastroficamente “sempre verdi” in dispensa, per tirarle fuori quando serve, cioè quando non ci sono notizie vere e attuali.
      In ogni caso, la domanda ha una risposta, complicata anche dall’entrata in funzione del Mose, molto articolata che ha a che fare sia con l’innalzamento dell’Adriatico (per il quale la vicina Trieste può essere usata come base e confronto) che con la subsidenza che a me sembra sia in forte aumento da dopo il 2000, provocando un “innalzamento del mare” nettamente superiore a quello di Trieste.
      Per una risposta più documentata di quanto potrei scrivere qui, la rimando ad un mio post del 2019.

      La risposta breve potrebbe essere: No, non credo alla perdita di Venezia, soprattutto quando questa paventata “dipartita” è in concomitanza con le campagne di sensibilizzazione, periodicamente messe in atto dai salvapianeta, che prevedono che debba succedere tutto e subito (e, magari, anche prima di subito). Franco

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