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Dati e ancora dati: Serie storiche di Precipitazioni nelle Marche

Nota: quanto auspicato alla fine del post, di poter aggiungere altre stazioni alle 26 originali, l’ho realizzato alcuni giorni dopo aggiungendo altre 19 stazioni. Successivamente ho analizzato anche gli eventi estremi delle 26+19 stazioni, avendo definito come estreme sia le precipitazioni che superano la media della serie più 2 volte la deviazione standard, che quelle che superano la media più 3 volte la deviazione standard. Questo post è quindi composto di tre parti, delle quali la seconda e la terza, più recenti, sono quasi completamente raccolte nel sito di supporto e solo brevemente descritte qui. Invito pertanto i lettori a prendere visione delle tabelle e dei grafici delle 19 stazioni aggiunte successivamente e delle tabelle e degli istogrammi relativi agli estremi delle 26+19 stazioni.

Da quando ho iniziato ad occuparmi di climatologia e annesse serie di dati (circa nel 2011) ho considerato che in Italia la mancanza di un database accessibile liberamente, aggiornato e che contenga tutti i parametri meteorologici (o almeno i principali) è un problema serio, anche perché l’Italia è la sede delle prime misure in assoluto, nate insieme agli strumenti meteorologici prodotti dalla scuola galileiana.
Nella risposta ad un commento, del 26 febbraio scorso, Guido Guidi, da un pulpito ben più alto del mio, confessa che questa mancanza è un suo cruccio da sempre ed io sono sicuro che la stessa criticità affligge la maggior parte dei ricercatori di questa materia.
Il benemerito lavoro di Dario Camuffo e collaboratori che in numerose occasioni ha recuperato dati storici italiani (provare una ricerca su Google Scholar per una bibliografia) è, per quanto ne so, disperso in tante pubblicazioni e difficilmente recuperabile, se non dopo un lavoro di raccolta.

Nei vari siti ARPA regionali esiste probabilmente una grande quantità di dati ma per me entrare in questi siti (tutti diversi, essendo su base regionale) è paragonabile ad un viaggio nel labirinto di Cnosso, in attesa di essere divorato dal Minotauro. Qualche volta la sorte è favorevole e riesco ad uscire vivo e con qualche bottino (dati) dalla vicenda.

In questo ambiente, ho apprezzato molto il GISS della Provincia Autonoma di Bolzano (qualche anno fa; ora non saprei), dal quale ho potuto estrarre facilmente le informazioni che mi servivano per il mio insegnamento nella sede di Bressanone dell’Università di Bolzano.
Il mio apprezzamento va anche all’Ente di gestione del Lago di Garda, che mette a disposizione in modo molto semplice e diretto i dati sul livello e il deflusso del lago, a differenza di quanto accade per gli altri laghi italiani.
Ho anche applaudito all’iniziativa, anch’essa benemerita ma, purtroppo, recente, di dotare numerose città costiere di mareografi.

Il database austriaco Histalp che si interessa della “regione alpina estesa”, grosso modo da Monaco di Baviera a Bologna, contiene dati di numerose località italiane.

Il database europeo ECA&;D racchiude anche dati italiani (v. ad esempio, questo post su CM) ma nelle note periodiche leggo che “sono stati aggiornati i dati” della Lombardia, della Sardegna o della Calabria e nell’elenco delle nazioni per le quali “sono continuati gli aggiornamenti” non compare mai l’Italia.

Anche il database (NOAA-NCDC) GSOD contiene numerose località italiane, facilmente accessibili. Purtroppo, come registra su CM Luigi Mariani, la qualità di questi dati sta degradando in modo preoccupante. Notizie recenti, verificate sperimentalmente tramite un confronto con i dati giornalieri ARPA sempre dall’amico Luigi, testimoniano come i dati pluviometrici GSOD siano praticamente inutilizzabili.

L’unico database italiano che conosco e al quale si accede con facilità è SCIA-ISPRA che contiene anche le misure ex-SIMN (Servizio Idrografico Mareografico Nazionale).

I dati di precipitazione
Avevo usato SCIA saltuariamente in precedenza, ma qui mi propongo di vedere il suo potenziale nella precipitazione cumulata mensile di 26 stazioni delle Marche (mia regione di origine) selezionate, tra il 1938 e il 2019, senza un criterio particolare e (forse) con una propensione verso la provincia di Macerata e quella adiacente di Fermo.
Le serie coprono periodi variabili tra 10 (1 stazione) e 82 anni (1 stazione) e contengono dati mancanti che vanno da 1 mese a uno o più anni.
Le stazioni selezionate sono mostrate nella mappa SCIA (modificata) di figura 1.

Fig.1: Mappa SCIA modificata, con indicate in rosso le stazioni selezionate e il loro numero d’ordine riportato in tabella 1. Si nota una prevalenza delle stazioni nella provincia di Macerata. In giallo le stazioni ex-SIMN.

La parte essenziale di questo post sono le due tabelle che riportano dati e grafico di tutte le stazioni (la prima) e il loro spettro Lomb (la seconda).

Table 1: 26 Stazioni pluviometriche delle Marche in ordine alfabetico.sl is slope.
# File Name, Data Range:yrs pdf plot png plot sl
 1 ancona-torrette.txt 1951-89:39 ancona-torrette.pdf ancona-torrette.png
 2 apiro.txt 1951-86:36 apiro.pdf apiro.png ==
 3 ascoli.txt 1951-86:36 ascoli.pdf ascoli.png
 4 barbara.txt 1951-86:36 barbara.pdf barbara.png
 5 castelraimondo.txt 1951-63:13 castelraimondo.pdf castelraimondo.png
 6 conero.txt 1951-61:11 conero.pdf conero.png ++
 7 corridonia.txt 1951-76:26 corridonia.pdf corridonia.png ==
 8 elcito.txt 1951-76:26 elcito.pdf elcito.png ==
 9 fermo.txt 1951-19:69 fermo.pdf fermo.png ==
10 frontone.txt 1954-19:66 frontone.pdf frontone.png
11 grottammare.txt 1951-77:27 grottammare.pdf grottammare.png
12 grottazzolina.txt 1951-86:36 grottazzolina.pdf grottazzolina.png
13 macerata.txt 1951-76:26 macerata.pdf macerata.png ++
14 morrovalle.txt 1951-86:36 morrovalle.pdf morrovalle.png ==
15 offida.txt 2002-18:17 offida.pdf offida.png ++
16 pergola.txt 1951-86:36 pergola.pdf pergola.png ==
17 pesaro.txt 1951-86:36 pesaro.pdf pesaro.png ==
18 potenza-picena.txt 2007-16:10 potenza-picena.pdf potenza-picena.png
19 ps-elpidio.txt 1951-64:14 ps-elpidio.pdf ps-elpidio.png ++
20 recanati.txt 1951-77:27 recanati.pdf recanati.png
21 san-ginesio.txt 1951-63:13 san-ginesio.pdf san-ginesio.png ==
22 sassocorvaro.txt 1951-86:36 sassocorvaro.pdf sassocorvaro.png ==
23 senigallia.txt 1951-86:36 senigallia.pdf senigallia.png
24 serrapetrona.txt 1951-76:26 serrapetrona.pdf serrapetrona.png
25 treia.txt 1999-18:20 treia.pdf treia.png ++
26 urbino.txt 1938-19:82 urbino.pdf urbino.png ==

== (no slope) #10; — (negative slope) #11; ++ (positive slope) #5

Non potendo farlo per tutte le stazioni, riporto a titolo di esempio la precipitazione cumulata mensile della serie più breve (Potenza Picena, 10 anni, no. 18) e di quella più lunga (Urbino, 82 anni, no. 26), sottolineando che non appare (come nelle altre serie) alcuna evidenza di aumento di frequenza delle piogge estreme (cioè dei picchi di precipitazione).

Fig.2: La serie più breve della selezione: Potenza Picena (MC) dal 2007 al 2016, con dati mancanti.

I dati pluviometrici, presi così come sono pubblicati, senza alcuna correzione, mostrano nel fit lineare, una pendenza non positiva (negativa o nulla, tabella 1) nell’81% dei casi (21 su 26) il che, unito al non-aumento degli eventi estremi, porta a dire che nelle Marche le piogge non sono cambiate negli ultimi 10-82 anni.
Non ho difficoltà a riconoscere alla regione un comportamento positivamente “ecologico” (chissà cosa c’entra con meteorologia e clima, ma la parola è di moda in questo periodo) però se, come dicono, la CO2 è un gas “ben distribuito”, quanto succede per la precipitazione marchigiana ha molto poco a che fare con l’anidride carbonica.
Una tabella riassuntiva riporta per le singole stazioni una serie di parametri statistici e questo grafico mostra come la media delle precipitazioni non dipenda in modo sistematico dalla lunghezza della serie.

Fig.3: La serie più lunga della selezione: Urbino (PU) dal 1938 al 2019, con dati mancanti.

Lo spettro
Un primo punto che voglio sottolineare è che gli spettri Lomb (con dati mancanti è obbligatorio usare questa tecnica, se non si vuole usare l’interpolazione) richiedono dati detrended, cioè gli scarti dal fit lineare: questa è una piccola complicazione che qui non ho voluto affrontare, per cui ho usato i dati osservati.
Per le tre serie più lunghe (Fermo, Frontone, Urbino) ho usato anche i dati detrended, che mostro nella tabella 2a, in modo che sia possibile confrontare le differenze negli spettri con e senza detrending. Anche per gli spettri i valori numerici e i grafici sono disponibili tramite le tabelle 2 e 2a che seguono (i periodi sono in mesi).

Table 2: Spettro LOMB di 26 Stazioni pluviometriche delle Marche in ordine alfabetico.
# File Name, Data pdf plot png plot
 1 ancona-torrette.out ancona-torrette-lomb.pdf ancona-torrette-lomb.png
 2 apiro.out apiro-lomb.pdf apiro-lomb.png
 3 ascoli.out ascoli-lomb.pdf ascoli-lomb.png
 4 barbara.out barbara-lomb.pdf barbara-lomb.png
 5 castelraimondo.out castelraimondo-lomb.pdf castelraimondo-lomb.png
 6 conero.out conero-lomb.pdf conero-lomb.png
 7 corridonia.out corridonia-lomb.pdf corridonia-lomb.png
 8 elcito.out elcito-lomb.pdf elcito-lomb.png
 9 fermo.out fermo-lomb.pdf fermo-lomb.png
10 frontone.out frontone-lomb.pdf frontone-lomb.png
11 grottammare.out grottammare-lomb.pdf grottammare-lomb.png
12 grottazzolina.out grottazzolina-lomb.pdf grottazzolina-lomb.png
13 macerata.out macerata-lomb.pdf macerata-lomb.png
14 morrovalle.out morrovalle-lomb.pdf morrovalle-lomb.png
15 offida.out offida-lomb.pdf offida-lomb.png
16 pergola.out pergola-lomb.pdf pergola-lomb.png
17 pesaro.out pesaro-lomb.pdf pesaro-lomb.png
18 potenza-picena.out potenza-picena-lomb.pdf potenza-picena-lomb.png
19 ps-elpidio.out ps-elpidio-lomb.pdf ps-elpidio-lomb.png
20 recanati.out recanati-lomb.pdf recanati-lomb.png
21 san-ginesio.out san-ginesio-lomb.pdf san-ginesio-lomb.png
22 sassocorvaro.out sassocorvaro-lomb.pdf sassocorvaro-lomb.png
23 senigallia.out senigallia-lomb.pdf senigallia-lomb.png
24 serrapetrona.out serrapetrona-lomb.pdf serrapetrona-lomb.png
25 treia.out treia-lomb.pdf treia-lomb.png
26 urbino.out urbino-lomb.pdf urbino-lomb.png
Table 2a: Spettri Lomb delle tre serie più estese, calcolati dopo il detrending. Fermo mostra il confronto diretto con lo spettro calcolato dai dati originali.
# Lomb output pdf plot png plot
9 fermo2 (out) fermo2 (pdf) fermo2 (png)
10 frontone2 (out) frontone2 (pdf) frontone2 (png)
26 urbino2 (out) urbino2 (pdf) urbino2 (png)

Come per le serie pluviometriche, mostro gli spettri della serie più breve e di quella più lunga.

Fig.4: Spettro Lomb della serie più breve, Potenza Picena (MC). Il quasi-massimo a circa 12 anni è poco indicativo con un’estensione temporale di 10 anni.
Fig.5: Spettro Lomb della serie più lunga della selezione: Urbino (PU).

È difficile fare confronti tra le caratteristiche spettrali delle serie e per questo ho raggruppato i periodi in classi di 2 anni e li ho rappresentati nell’istogramma di figura 6.

Fig.6: Istogramma delle frequenze di apparizione dei massimi spettrali per le 26 serie pluviometriche delle Marche. I valori superiori o uguali a 20 anni sono raggruppati insieme perché rappresentano un insieme poco significativo data la frequente brevità delle serie.

Dalla figura 6 osserviamo che le periodicità delle precipitazioni delle Marche sono caratterizzate da periodi tipo El Nino (2-10 anni). In quasi tutti gli spettri il periodo più potente è quello di 1 anno che non ho preso in considerazione perché il ritmo annuale delle piogge è un fatto assodato.
Un massimo spettrale interessante è quello a 0.585 anni, la seconda subarmonica dell’Oscillazione di Chandler (Chandler Wobble, 1.17 anni): non sono molto favorevole all’uso, nei periodi, di 3 o più cifre decimali, soprattutto in situazioni complicate come quelle descritte qui (pochi dati, ampie mancanze) ma in questo caso non posso fare a meno di osservare che 12 su 26 stazioni mostrano questo periodo entro il 2% (da 0.573 a 0.597 anni) e 25 su 26 lo mostrano entro il 5% (0.565-0.614 anni).

Seconda parte: altre 19 serie
Un paio di giorni dopo la scrittura del post, ho deciso di analizzare altre serie, in particolare per coprire meglio le province di Pesaro-Urbino (PU) e di Ancona (AN). Ho così estratto altre 19 serie pluviometriche della parte centro-nord della regione. A post già scritto, non ho voluto complicare la situazione e per le nuove figure rimando al sito di supporto che ha una sezione dedicata a questo secondo insieme, caratterizzato da una lunghezza minima di 10 e 13 anni (3 stazioni) e per il resto compreso tra 57 (1 stazione) e 69 anni (10 stazioni); quindi un insieme mediamente più esteso del precedente, per il quale gli spettri Lomb sono stati calcolati dai dati detrended. Per confronto, riporto in figura 7 l’istogramma dei massimi spettrali.

Fig.7: Istogramma delle frequenze di apparizione dei massimi spettrali per le 19 serie pluviometriche delle Marche aggiunte successivamente. Con le serie più estese temporalmente, i bin sono ora 16 e coprono i periodi da 0 a 32 anni.

I nuovi dati, a mio parere, confermano le conclusioni scritte in precedenza che quindi non sono state modificate.

Terza parte: le piogge estreme
Uso una doppia definizione di evento estremo: quando la precipitazione cumulata mensile supera la media della serie più 2 volte e più 3 volte la deviazione standard (>Vmedio+2σ e +3σ). Ho calcolato la frequenza dei due tipi di eventi estremi, raggruppati in intervalli di 5 anni e nella tabella 1a raccolgo i valori numerici, sia i singoli anni in cui si superano i limiti che i valori raggruppati, e l’istogramma per ognuna delle 26 stazioni originali. Nella tabella 2anew raccolgo le stesse informazioni per le serie delle 19 stazioni analizzate successivamente.

Un esempio di istogramma degli eventi estremi, per una delle 19 stazioni aggiunte (in media più estese nel tempo) è in figura 8.

Fig.8: Esempio di istogramma delle frequenze degli eventi estremi per la stazione di Loreto: in verde gli estremi >media+2σ; in rosa quelli >media+3σ. Le scritte verticali sono i limiti in anni dei bin, estremi compresi.

Commenti conclusivi
I dati di precipitazione nelle Marche, estratti dal database SCIA in modo quasi casuale e quindi senza criteri preordinati, ci permettono di dire con ragionevole certezza che:

  1. le piogge non sono cambiate sui periodi di tempo definiti dalle misure;
  2. nella grande maggioranza dei casi la tendenza media NON è la crescita ma la stasi e la diminuzione;
  3. non sembra esistere un aumento nel tempo della frequenza delle precipitazioni estreme, anche se alcune serie sono brevi e altre registrate solo negli ultimi anni (dopo il 2000).

Gli spettri mostrano un’influenza dei periodi tra 2 e 10 anni (tipici di El Nino ma senza escludere cause locali). L’inattesa presenza, su quasi il 50% delle stazioni, di un periodo pari alla metà dell’Oscillazione di Chandler apre un possibile nuovo aspetto di approfondimento.

Credo di aver mostrato l’utilità (almeno climatica, se non meteorologica) dell’analisi dei dati italiani contenuti nel database SCIA e che valga la pena di ampliare il numero di stazioni marchigiane, cosa che farò, aggiornando il sito di supporto di questo post.
Naturalmente il mio augurio è che sia possibile raccogliere tutti i dati italiani in un’unica struttura liberamente e facilmente accessibile … prima o poi.

Un lavoro scientifico approfondito e vasto sulla precipitazione delle Marche è quello di Soldini e Darvini (2017), con il quale questa nota non può essere confrontata, sia per lo scopo (accertare la possibilità di usare i dati SCIA) che per i risultati (qui medie mensili e analisi spettrale senza alcuna selezione delle serie, lì dati orari e giornalieri analizzati statisticamente). Rimando volentieri al lavoro di Soldini e Darvini per ogni statistica attendibile sulla pluviometria marchigiana. Il lavoro è stato citato da Mariani e Pinna, che però hanno dimenticato, per un refuso, di inserirlo in bibliografia, in un post dell’11.3.2021 su CM.

Bibliografia

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Published inAmbienteAttualitàClimatologia

16 Comments

  1. Virgilio B.

    Oggi dove abito io era previsto da meteo un giorno di pioggia e invece è uscita una bella giornata di sole e con una temperatura gradevole, per niente eccezionale per il caldo che anzi mi par contenuto. Il fatto che di tanto in tanto, nei decenni, ci possa stare qualche grave alluvione anche dove prima non era avvenuta è parte della casualità del clima che non è un banale sistema meccanico così prevedibile, come molti intendono. Il fatto è che quando si vuol a tutti i costi estremizzare una tesi ogni evento fa buon brodo.

  2. donato b.

    Caro Franco,
    analizzando i risultati del tuo immenso lavoro, di cui non ti ringrazierò mai abbastanza, siamo portati a concludere che gli eventi estremi non sono aumentati. Almeno non è accaduto negli ultimi 80 anni, se vogliamo estrapolare la serie di Urbino a tutto il resto (ipotesi che non sarebbe del tutto peregrina, viste le concordanze con le serie più corte).
    Questo per le Marche. E per il resto del Mondo?
    Non lo sappiamo, ovviamente, e non lo sapremo mai in mancanza di studi come il tuo.
    .
    Invece tutti (i media 😉 ) dicono e scrivono che gli eventi estremi sono in aumento e, udite, udite, l’aumeno è causato e-s-c-l-u-s-i-v-a-m-e-n-t-e dal cambiamento climatico di origine antropica.
    Il povero cittadino comune (la gente, si sarebbe detto una volta) di fronte a questo diluvio di “notizie” monocordi, cosa può pensare? Che è vero, ovviamente!
    Non posso biasimare la gente, qualce anno fa sarei stato uno di loro. Oggi non più, grazie anche a questo blog ed agli ultimi “galli indomabili” che lo frequentano. 🙂
    .
    Questo articolo è caduto, come si suol dire, “a fagiolo” perché la sua pubblicazione ha coinciso, per puro caso, ovviamente, con i tragici eventi accaduti nell’Europa centrale. Sei anni fa ho vissuto la stessa esperienza sulla mia pelle e, pertanto, mi sento particolarmente vicino a quelle popolazioni: ne comprendo la frustrazione e lo sconforto, oltre che il dolore per le perdite subite.
    Come scrissi, però, sei anni fa, non posso evitare di sottolineare lo sconsiderato uso della foglia di fico climatica, per cercare di coprire le malefatte di amministratori, pianificatori urbani, semplici cittadini e, ahimé, schiere di tecnici più o meno compiacenti.
    Probabilmente il cambiamento climatico potrebbe anche averci messo lo zampino, ma attribuire tutto al cambiamento climatico è stucchevole oltre che scorretto.
    E questo non lo dico io, ma qualcuno al di sopra di ogni sospetto: il climatologo Jean-Pascal van Ypersele, nonchè ex vicepresidente IPCC. In un’intervista a “Le Monde” egli scrive che
    “Non abbiamo ancora i risultati degli studi di attribuzione, che definiranno la responsabilità del riscaldamento globale, ma secondo me non possiamo spiegare cosa sta succedendo in questo momento senza tenere conto della perturbazione del clima.”
    A parte il tempo futuro che anticipa le conclusioni di uno studio ancora da farsi e che la dice lunga in proposito, è chiaro che oggi come oggi non sappiamo cosa sia effettivamente successo e perché.
    https://www.lemonde.fr/climat/article/2021/07/16/le-climatologue-jean-pascal-van-ypersele-sur-les-inondations-je-suis-choque-emu-mais-aussi-surpris_6088497_1652612.html?utm_campaign=Lehuit&utm_medium=Social&utm_source=Twitter
    .
    Proseguendo nella risposta egli individua due ordini di fattori. Essendo il contenuto dell’intervista riservato agli abbonati, non ho potuto approfondire ulteriormente la questione, ma da altre interviste concesse dallo stesso ricercatore, posso concludere che, a suo avviso, oltre al fattore climatico, bisogna chiamare in causa l’urbanizzazione selvaggia, l’uso sconsiderato delle cosiddette aree golenali, la cementificazione dei suoli e via cantando.
    https://europa.today.it/clima-causa-tragedia-germania-belgio.html
    .
    Di tutto ciò però non si ha riscontro nei resoconti giornalistici dei grandi media, per cui uno ed uno solo è il messaggio che passa: è colpa dei cambiamenti climatici prodotti dalle emissioni di CO2 che bisogna, pertanto, tagliare. Stop.
    Non è vero, ma fa bene alla causa, in quanto accresce il numero di fedeli. Fino a che questi fedeli cominceranno a sentire nella loro carne gli effetti del credo. In quel momento cominceranno i problemi.
    https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2021/07/16/cingolani-stop-motor-valley-se-supercar-100elettriche_0cad5a15-7a4b-4fa8-bc40-fe4736a40f9d.html
    E chi se ne frega se non ci saranno più Ferrari et similia, mi dirà l’attivista convinto. Hai ragione, gli risponderei, ma vallo a dire alle migliaia di operai, impiegati e rispettivi familiari che ruotano intorno al “fiore all’occhiello del made in Italy”.
    Io però mi sbaglio: saranno tutti impiegati nella “economia verde”. 🙂
    Mala tempora currunt, sed peiora parantur!
    Ciao, Donato

    • Caro Donato, dici cose più che condivisibili alle quali non ho niente da aggiungere se non che l’uniformità nell’attribuzione della “Causa” (regina, sola e unica) fa pensare a un disegno calato dall’alto che sta raggiungendo il suo scopo finale, con minuscoli gruppi di contrari che non contano niente (o almeno sembra).

      Mi sembra interessante, sul blog di Judith Curry, l’articolo
      https://judithcurry.com/2021/07/15/heat-waves-and-hot-air/
      che secondo me vale la pena di leggere. Ciao e grazie per i tuoi sempre notevoli commenti. Franco

  3. angelo

    approfitto per un commento a caldo.
    oggi pomeriggio nel reatino, sono in un paese limitrofo, erano previste piogge mediamente da tutti i siti nazionale e locali con probabilita concordi al 90% ( espresssione diplomatica per indicare pioggia al 100% ) di ca. 18/20mm,
    attivita’ aerea ossessiva dal primo mattino, all’una del pomeriggio uno velo bianco uniforme faceva da sfondo alle nuvole in continua formazione ,
    alle 4 del pomeriggio, cielo ormai quasi uniformemente grigio senza contorni, dopo 4 timidi borbottii, acqua stentata, verso le 6 pioggia per 1mm, (possiedo una stazione meteo professionale) mentre continuava imperterrita l’attivita ossessiva dei velivoli a quote sempre piu basse con rumore sempre piu forte.
    qualche timido brontolio fino alle 7, ora sono le 9, della massa nuvolosa imponente della tarda mattinata , e’ rimasta soli qualche striatura grigiastra, attivita aerea completamente cessata.
    spettacolo (vergognoso) finito, e vergogna di chi lo subisce senza la minima reazione

  4. DonatoP

    Sarebbe interessante capire se l’alluvione che ha coinvolto parte d’Europa in questi giorni è assolutamente eccezionale e se ha precedenti in passato.

    Donato.

    P.S.: Mentana (e non solo lui) stasera ha sentenziato che questo è l’effetto inequivocabile dei Cambiamenti climatici (AGW).

    • ivan

      Dipende da cosa si intende per AGW, se a questo si allude ad una tendenza climatologica verso il riscaldamento e a scala giornaliera, meteorologica, verso un accentuazione degli eventi estremi ( ondate di calore, blocchi alla circolazione atmosferica, eventi alluvionali ) od altro, nel verso, in qualunque evento meteorologico veder il disastro.
      Quanto alla tragedia vissuta in parte d’europa in questi giorni, che dire, dispiace molto per chi ha perso ogni cosa e sopra tutto la vita, ma, sono eventualità di tutti i giorni, facenti parte di un corpo che risponde alla conservazione dell’energia.

    • Brigante

      Ogni evento è unico e irripetibile, anche se fenomeni alluvionali estivi di questa portata si verificano nella Mitteleuropa con una certa frequenza: 2016, 2009, 2002, 1999. D’altronde la stagione delle piogge per loro è la tarda primavera – estate. Gli effetti a livello locale possono essere molto diversi, e in questo caso purtroppo nefasti per varie ragioni idro-geo-morfologiche, unite ad un’urbanizzazione non proprio felice. Perfino il Vajont non avrebbe fatto cosi tante vittime se Longarone fosse stato poco più a valle e più in alto sul fianco della vallata. E poi, questa è un po’ come l’ondata di calore in Canada, locale e concentrata. Ma in pianeta abitato da 8 miliardi di persone, ovunque interconnesse, che vivono in luoghi sempre più affollati e geomorfologicamente compromessi, volete che non accada qualcosa tutte le settimane? Di certi eventi straordinari, a volte si veniva a sapere dopo mesi o addirittura anni, eppure sono accadute cose per le quali oggi si gradirebbe all’apocalisse! Sono curioso di vedere cosa diranno quando arriverà un ciclone a Dubai, visto che è già avvenuto in tempi storici, solo che li vivevano qualche migliaio di pescatori fino a pochi decenni fa; oggi ci sono 15 milioni di persone e una megalopoli da 6 milioni di abitanti, per niente attrezzata nei confronti di un un’uragano!

    • Non ho una risposta netta perché non ho i dati del flusso del Reno. In compenso ho i dati della Moldava a Praga (http://www.climatemonitor.it/?p=54947) e ho velocemente messo in grafico i dati di 15 fiumi inglesi e gallesi (http://www.climatemonitor.it/?p=52659), pubblicati dall’ente che gestisce i 15 bacini. Quando si tratta di fogli elettronici non sono molto bravo (una vera capra!) ma provo ad aggiungere l’immagine delle più alte esondazioni di questi fiumi disponibili nel rapporto https://crudata.uea.ac.uk/cru/data/riverflow/flowreconstruction/ReconstructedFlowsTR.pdf , Tab 5.2
      Le due serie sono una un po’ più a est e l’altra un po’ più a nord ovest della zona in Germania interessata dall’esondazione, ma entrambe non mostrano un andamento crescente degli eventi estremi nel corso degli anni in cui la CO2 è sempre cresciuta.
      Fra l’altro ho sentito in un telegiornale che un fiume (minore?), deviato per far posto ad una miniera a cielo aperto, si è ripreso il suo alveo … tipico esempio di pessima gestione del territorio, altro che cambiamento climatico! Franco

      Immagine allegata

    • Duccio (geologo)

      In 5 minuti (così per curiosità), perfettamente consapevole che si tratti di una verifica molto superficiale e preliminare (per nulla priva di incompletezza), ho consultato sul sito https://www.wetterzentrale.de/ (prendendo spunto dal Prof. Sergio Pinna) le precipitazione di un’area prossima a quella degli eventi appena successi in Germania (stazione Colonia-Bonn). Si nota che, fatto salvo che le precipitazioni del 14 luglio sono state certamente un evento record, non si evidenziano dal 1960 ad oggi tendenze apprezzabili, anzi, proprio non ci sono, nè negli eventi pluviometrici estivi (estate intera, prima figura) nè in dettaglio in quelli del solo luglio (seconda figura) per la zona colpita (ahhh, anche i formidabili tedeschi costruiscono dove non si deve…costruire).
      Quindi, almeno per questo caso, non ci sarebbero aumenti dei tanto decantati eventi estremi. Buon divertimento per chi ama approfondire i dati.

      Immagine allegata

  5. angelo

    prendetela come una macchia di inchiostro che imbratta una carta pregiata lavorata in tondo in polpa di cellulosa (una bestemmia)
    ma torno a ripetere un concetto elementare quanto ineludibile, se la coscienza è ancora vigile e resta una risorsa alleata e preziosa della scienza allora qualcuno prima o poi di quelli che operano in quell’olimpo rarefatto ed esclusivo dove tutto è matematicamente asettico (matematica pura applicata ) dovra un giorno accorgersi che tra i vari dati empirici ce ne sono alcuni “meno empirici” degli altri, quelli relativi alla distruzione sistematica dei sistemi nuvolosi e fronti temporaleschi su base locale in tutto il territorio nazionale con elezioni particolari di alcune geografie piu “facili” come il centro italia tirrenico, che vanno avanti da un ventennio riuscendo ad ottenere una distruzione sistematica delle precipitazioni alternandola a periodi prolungati di siccità.
    sostanziate nella frequenza ossessiva di aerei contro ogni forma di corpo nuvoloso
    e una relativa calma in assenza di questi.
    le suddette attivita classificate sotto il neologismo di geoingegneria vengono di fatto riportate, elencate e sostanziate da enti di ricerca, università, e aziende specializzate ,molto spesso come attività di avanguardia per un immediato futuro descrivendo di fatto una pratica ventennale del passato

  6. > le piogge non sono cambiate sui periodi di tempo definiti dalle misure

    Quindi la definizione giornalistica di “catastrofe climatica” in atto è un tantino esagerata? 😉

    • Solo un tantino: quanto basta per spingere una transizione industriale (e di aspettative di vita) un po’ diversa :-). Franco

  7. Luca Rocca

    E con questo viene definitivamente smontata la tesi che ” Piove: governo ladro”

  8. Pierpaolo Luongo

    Se può essere utile esiste il seguente sito web a cura degli Enti regolatori dei grandi laghi: https://ticino.laghi.net/homepage.aspx
    Contiene diversi dati e serie storiche sui bacini dei principali laghi settentrionali: Maggiore, Como, Garda, Iseo e Idro.
    Colgo l’occasione per fare i complimenti a tutti coloro che pubblicano articoli su questo sito, un’oasi di vera scienza in mezzo a tanti ciarlatani.

    • La ringrazio per l’informazione sull’Ente Regolatore Grandi Laghi, ma è proprio per la presenza di questo Ente che io apprezzo particolarmente il Consorzio del Garda (*) per la semplicità di accesso ai dati. Tutti i laghi dell’Ente non permettono l’accesso ai dati “storici” (diciamo vecchi): apparentemente c’è questa possibilità ma all’atto pratico io non sono capace di estrarre i dati: vengo rimandato alla pagina principale senza una spiegazione (ad esempio, i dati cominciano più tardi della data immessa, o qualcosa del genere). La pagina principale del livello, apparentemente traccia i dati fino a dicembre 2021 (non smette di graficare i dati alla data del giorno e nemmeno li mette a zero).
      Ho provato a seguire il suo link, nella speranza che qualcosa fosse cambiato in questi anni, ma niente …
      Per uno dei laghi (credo il lago Maggiore ma non ricordo bene) ho provato a scrivere all’autrice di un lavoro per avere i dati: ma nel frattempo lei si era trasferita stabilmente in Australia (e non aveva più i dati): mi ha dato il nome di una collega che gentilmente mi ha mandato i dati, dai quali non sono stato capace di estrarre le informazioni che mi servivano (il livello e soprattutto lo scarico giornaliero o mensile). Forse mi sbaglio, ma a me questo ente ricorda molto le ARPA regionali, luoghi infernali come ho scritto nel post.

      Grazie per i complimenti, dei quali prendo volentieri la mia parte lasciando agli altri autori la loro :-). Franco

      (*) la cosa è un po’ fuori tema, ma ho scoperto con somma meraviglia (memore del famoso tunnel tra il Gran Sasso e il Cern a Ginevra) che il presidente del Consorzio del Garda è Maria Stella Gelmini, alla quale, mio malgrado, devo fare i complimenti per la struttura e la facilità di accesso ai dati del lago.

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