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Catastrofe climatica incombente?

Mentre “il condizionamento informato” prosegue senza sosta,  svariate evidenze tratte da letteratura scientifica recente smentiscono tale chiave di lettura

di Gianluca Alimonti e Luigi Mariani

Negli anni più recenti abbiamo assistito a un radicale cambiamento sul piano comunicazionale in quanto i media hanno iniziato a parlare di “emergenza climatica”, “crisi climatica”, catastrofe climatica” in luogo di “cambiamento climatico”. E’ inoltre evidente che tale mutazione – peraltro supportata da report prodotti da organismi internazionali come quello recentissimo sugli eventi estremi prodotto dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO 2021. WMO Atlas of Mortality and Economic Losses from Weather, Climate and Water Extremes (1970 – 2019) – ) – sia stata con immediatezza fatta propria dalla classe politica, come dimostra la passerella di personaggi politici di primo piano alla cinque giorni sul clima di Milano, che vede la presenza della profetessa per eccellenza della crisi climatica, Greta Thunberg. Il riferimento a Greta evidenzia un ulteriore aspetto caratteristico di questa nuova fase comunicazionale e cioè il fatto che, come testimonial della crisi climatica, sono sempre più spesso chiamati adolescenti privi di capacità critica rispetto a preconcetti (ad esempio la CO2 vista come inquinante e l’uomo visto come distruttore dell’ecosistema) che vengono oggi diffusi a piene mani e senza alcun contraddittorio con ricercatori che sulla base di dati e di lavori scientifici propongono visioni assai meno catastrofiche. A quest’ultimo proposito, particolarmente negativa è stata la diffusione di un’analisi a nostro avviso fortemente inaccurata (Alimonti, 2014a e 2014b) e secondo la quale il 97% della comunità scientifica aderirebbe ai concetti propri della teoria AGW, il che ha di fatto escluso dal dibattito coloro che nella comunità scientifica sono portatori di visioni diverse rispetto a quelle funzionali all’idea di “catastrofe climatica”.

Dalla temperie iper-giovanilista che vuole gli adolescenti al centro del dibattito è fra l’altro nato il movimento dei Fridays for future, che intende incidere sulla politica facendo adottare misure draconiane per fermare la catastrofe incombente. Il problema di fondo di tale movimento è che esso vive di slogan (“non abbiamo un pianeta B”, “il tempo è ormai esaurito”, ecc.) e che al contempo è assolutamente insensibile a evidenze scientifiche distoniche rispetto a tali slogan, come abbiamo noi stessi colto a seguito di tentativi di contatto operati di recente.

Per cercare di richiamare alla necessità di guardare ai dati osservativi nella loro interezza e di interpretarli senza preconcetti ideologici abbiamo provato a sintetizzare in una tabella una serie di evidenze scientifiche frutto di bibliografia molto recente. Tali lavori scientifici evidenziano a nostro avviso l’assenza di una “crisi climatica” e ci inducono a pensare che sarebbe interessante sviluppare un dibattito sereno e non ideologico su quanto da essi emerge. Tale dibattito sarebbe tutt’altro che irrilevante sul piano pratico in quanto orientare le politiche in ambito energetico, agricolo, ambientale, sanitario, trasportistico, ecc. fondandole sul concetto di “crisi climatica” significa falsare le priorità e compiere errori di pianificazione che in futuro sono destinati a segnare non poco le nostre vite. Dubitiamo tuttavia che un tale dibattito possa mai aver luogo in quanto uno dei principali paradigmi della nuova fase comunicazionale prevede che chi esprime dubbi sulla catastrofe climatica prossima ventura non abbia voce sui media e nel pubblico dibattito.

Fenomeni e indicatori di risposta Evidenze da dati osservativi con relativi riferimenti bibliografici
Temperature globali Dal 1850 manifestano un trend all’aumento, seppur con fasi di crescita (es: 1910-1950) alternate a fasi di decrescita (es: 1950-1977). In complesso l’aumento registrato è stimato in +1,2°C del 1850 ad oggi (Climate Research Unit, 2021).
Ondate di caldo La tendenza globale riferita alle serie storiche 1951-2017 indica un aumento in frequenza  ma non in intensità (Perkins-Kirkpatrick and Lewis, 2019)
Venti estremi Per i venti con velocità superiore a 10 m/s la tendenza riferita alle serie storiche 1973-2019 è lievemente negativa per tutti gli areali mondiali (Zeng et al., 2019).
Cicloni tropicali Le osservazioni globali non mostrano tendenze significative sia nel numero sia nell’energia rilasciata dai cicloni tropicali negli Stati Uniti e in altre regioni del globo (Diamond and Schreck, 2020; Loehle and Staehling, 2020; Xiang et al, 2020). La serie storica statunitense è particolarmente rilevante in termini conoscitivi in quanto copre gli ultimi 160 anni.
Tornado Le serie storiche più accurate disponibili a livello mondiale sono quelle USA (1950-2021).  Da esse si deduce che l’aumento nel numero di tornado dal 1950 a oggi è interamente dovuto a eventi deboli (EF0-EF1 secondo la scala Fujita), che in passato sfuggivano spesso all’osservazione mentre oggi sono più facilmente identificati. Al contrario i tornado da forti a violenti (categorie da EF-3 a EF-5), non mostrano aumenti significativi nel tempo.
Precipitazioni estreme La recentissima analisi di Sun et al. (2021) realizzata su un totale di 8326 stazioni pluviometriche distribuite sull’intero globo per il periodo 1950-2018 mostra che l’89% delle stazioni presenta intensità pluviometriche stazionarie, il 9% presenta un aumento di intensità e il 2% un diminuzione della stessa. L’area mediterranea manifesta un generalizzato calo di intensità delle piogge estreme confermando con ciò i risultati dell’analisi di Mariani e Parisi (2014). A ciò si aggiunga che l’analisi di Libertino et al (2019) su 5000 stazioni dell’area italiana indica l’assenza di trend in intensità e frequenza degli eventi estremi per oltre 90% delle stazioni indagate.
Ghiacciai montani europei Sono in generale arretramento salvo casi specifici (es: Scandinavia) ove la crescita in volume è spinta dalle più intense precipitazioni nevose proprie della fase climatica odierna alle alte latitudini (EEA, 2021 a). L’arretramento attuale ripropone situazioni più volte verificatesi dopo la fine della glaciazione di Wurm  (Goering et al., 2011), ad esempio durante il grande optimum postglaciale, fra 8500 e 5500 anni fa (Gabrielli et al., 2017).
Ghiacci marini artici Dopo il consistente regresso del volume dei ghiacci registrato fra 1988 e 2010, il volume si è poi stabilizzato come attestano i dati del Pan-Arctic Ice Ocean Modeling and Assimilation System (Piomas, 2021).
Livello marino Le misure con mareografi indicano che il livello marino è aumentato di 19 cm dal 1900 a oggi. La crescita per il periodo 1993-2019, per il quale sono disponibili misurazioni satellitari, è stata di 3,1 mm/anno e nel periodo 2010-2019 ed è salita a 4,4 mm/anno (EEA, 2021 b).
Siccità La siccità è un concetto complesso, per cui si parla di siccità meteorologica, idrologica, agronomica ed ecologica. Limitandoci alla sola siccità agronomica (carenza idrica per le colture agrarie), Kogan et al (2020) hanno analizzato le sue tendenze globali utilizzando dati da satellite periodo 1981-2018. I risultati mostrano che per l’intero globo, negli emisferi e nei principali paesi produttori di grano (Cina, USA e India) la siccità nel periodo indagato non si è intensificata e/o ampliata arealmente.
Eventi alluvionali Un lungo elenco di studi mostra l’assenza di evidenze stringenti circa l’aumento della magnitudo delle inondazioni, mente alcuni studi indicano il prevalere delle diminuzioni sugli aumenti. Si veda ad esempio Sharma et al. (2018).
Rese delle grandi colture Mais, riso, soia e frumento sono le 4 grandi colture che garantiscono il 64% del fabbisogno calorico globale dell’umanità. L’analisi delle serie temporali delle loro rese medie globali (t/ha) per il periodo 1961-2019 (Faostat, 2021) mostra un trend di incremento annuo lineare molto robusto e pari rispettivamente a +3,3%, +2,4% +2,6% e +3,8% (Alimonti et al., 2021). I principali driver di questo trend sono il progresso tecnologico e la fertilizzazione carbonica. L’analisi dei residui fatta dopo avere sottratto la componente di trend mostra che gli effetti degli eventi estremi sulla produttività agricola non sono aumentati dal 1961 ad oggi (Alimonti et al., 2021).
Global greening La biomassa vegetale globale è aumentata del 31% dal 1900 ad oggi per effetto degli aumentati livelli atmosferici di CO2 (Campbell et al., 2017).  Un tale fenomeno non sarebbe possibile in presenza di un accresciuto impatto negativo degli eventi meteorologici estremi sugli ecosistemi naturali e agricoli.
Catastrofi naturali La serie storica dei disastri naturali dal 1900 ad oggi (dataset EM-DAT del Center for Research on the Epidemiology of Disasters dell’Università Cattolica di Lovanio) evidenzia che i disastri naturali erano molto pochi fino a metà del secolo scorso, quando è iniziata una crescita improvvisa che si arresta verso la fine del XX secolo per lasciare poi il posto a una leggera diminuzione che interessa ain particolare i disastri di origine meteo-climatica. La crescita registrata dal 1950 al 2000 viene attribuita alle maggiori capacità di reporting (Scheuren et al., 2007).
Mortalità da catastrofi naturali La serie storica dal 1900 ad oggi (dataset EM-DAT del Center for Research on the Epidemiology of Disasters dell’Università Cattolica di Lovanio – https://ourworldindata.org/natural-disasters) indica che la mortalità media annua è passata dai 309481 morti del periodo 1900-1950 ai 120683 del periodo 1951-2000 ai 64273 del periodo 2001-2020 (un quinto di quelli che si avevano nel 1900-1950. Tutto ciò nonostante vi sa stata una crescita imponente della popolazione mondiale, passata dagli 1,5 miliardi del 1900 ai 7,5 miliardi attuali.

Bibliografia

Alimonti, 2014a. A proposito del consento sull’AGW, su Rivista SIF, https://www.sif.it/static/SIF/resources/public/files/opinioni/op_2105_alimonti.pdf

Alimonti, 2014b.  About “scientific consensus on climate change”, Europhysics News, Volume 45, Number 5-6, September-December 2014, DOY https://doi.org/10.1051/epn/2014500 https://www.europhysicsnews.org/articles/epn/abs/2014/05-06/epn201445-5-6p24/epn201445-5-6p24.html

Alimonti G., Mariani L. , Prodi F. e Ricci R.A., 2021. A critical assessment of extreme events trends in times of global warming, submitted to European Physical Journal

Bo Xiang, Xinning Dong & Yonghua Li, 2020. Climate change trend and causes of tropical cyclones affecting the South China Sea during the past 50 years, Atmospheric and Oceanic Science Letters, 13:4, 301-307, DOI: 10.1080/16742834.2020.1752110

Campbell et al., 2017 Large historical growth in global terrestrial gross primary production, Nature, vol. 544, issue 7, 648, pp. 84-87.

Climate Research Unit, 2021. Hadcrut4 global dataset, https://crudata.uea.ac.uk/cru/data/temperature/

Diamond H. J. and Schreck C. J., 2020. State of the climate, Bullwetin of the American Meterological society.

EEA, 2021 a. Glaciers https://www.eea.europa.eu/data-and-maps/indicators/glaciers-2/assessment

EEA, 2021 b. Global and European sea level rise https://www.eea.europa.eu/data-and-maps/indicators/sea-level-rise-7/assessment

Faostat, 2021. http://www.fao.org/faostat/en/

Gabrielli, et al 2017. Age of the Mt. Ortles ice cores, the Tyrolean Iceman and glaciation of the highest summit of South Tyrol since the Northern Hemisphere Climatic Optimum, The Cryosphere, 10, 2779-2797, doi:10.5194/tc-10-2779-2016, 2016.

Goehring B.M., Schaefer J.M.,  Schluechter C., Lifton N.A., Finkel R.C., Timothy Jull A.J., Akçar N., Alley R.B., 2011. The Rhone Glacier was smaller than today for most of the Holocene, Geology, July 2011; v. 39; no. 7, 679–682.

Kogan F. et al.,  2020. Near 40-year drought trend during 1981-2019 earth warming and food security, Geomatics, Natural Hazards and Risk, doi: 10.1080/19475705.2020.1730452

Loehle C., Staehling E., 2020. Hurricane trend detection. Nat Hazards 104, 1345–55, https://doi.org/10.1007/s11069-020-04219-x

Mariani L., Parisi S.G., 2014.  Extreme rainfalls in the Mediterranean area, in Storminess and environmental changes: climate forcing and responses in Mediterranean region. Eds. DiodatoN. and Bellocchi G.(Springer, 2014)

Perkins-Kirkpatrick, S.E., Lewis, S.C., 2020. Increasing trends in regional heatwaves. Nat Commun 11, 3357. https://doi.org/10.1038/s41467-020-16970-7

Piomas, 2021. Arctic Sea Ice Volume Reanalysis (http://psc.apl.uw.edu/research/projects/arctic-sea-ice-volume-anomaly/)

Sharma A., Wasko C., Lettenmaier D.P., 2018. If Precipitation Extremes Are Increasing, Why Aren’t Floods?, Water Resources Research, https://doi.org/10.1029/2018WR023749Citations: 131

Scheuren J-M. et al., 2007. Annual Disaster Statistical Review: Numbers and Trends 2007 https://www.cred.be/node/316

Sun et al., 2021. A Global, Continental, and Regional Analysis of Changes in Extreme Precipitation, Journal of climate, pp. 243-258, DOI: https://doi.org/10.1175/JCLI-D-19-0892.1

Zeng, Z., Ziegler, A.D., Searchinger, T. et al. A reversal in global terrestrial stilling and its implications for wind energy production. Nat. Clim. Chang. 9, 979–985 (2019). https://doi.org/10.1038/s41558-019-0622-6

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Published inAmbienteAttualitàClimatologia

64 Comments

    • Una volta certi titoli li trovavi solo su “Il Male”, poi è arrivato “Cuore”, adesso c’è “Il Lercio”.
      Oppure, i sempiterni “Cronaca Vera” e “Il Vernacoliere”.

      Ma adesso vengono presi come cose serie ed importanti.

    • Massimo Lupicino

      Per salvare i miei figli ho tagliato la testa al toro: niente cartoni animati prodotti successivamente all’anno 2000. Cosi’ non mi devo preoccupare di informarmi preventivamente sui contenuti.

  1. Enrico Matteoli

    Ora che anche il neo premio nobel per la fisica si e’ schierato apertamente per la catastrofe climatica sara’ ancora piu’ difficile per noi farci sentire. Ma come e’ possibile che uno scienziato fisico non abbia esaminato gli innumerevoli dati prima di dire quel che ha detto al parlamento?
    Enrico M. (ricercatore Cnr, firmatario della Petizione)

    • Ale69

      La stessa cosa penso io. Voglio solo pensare che siano state, quelle di Parisi, parole di circostanza solo per compiacere i presenti.

    • DonatoP

      > come e’ possibile che uno scienziato fisico…

      Purtroppo l’ideologia talvolta predomina sull’intelligenza e sulla razionalità.
      All’inizio speravo che si trattasse di Heather Parisi…

      🙁

    • Roberto

      Caro Matteoli,
      se lei prova sconcerto per la posizione assunta dal Prof. Parisi, può facilmente comprendere il senso di sgomento che possono provare dei profani in materia come il sottoscritto che cercano di informarsi filtrando la paccottiglia propalata dai media generalisti.
      Tutto questo non può non implicare sfiducia, sia chiaro in senso generale, verso la categoria degli scienziati. Certo, se si va nello specifico, occorre saper operare la necessaria scrematura tra chi agisce per convenienza e interessi che nulla hanno a che fare con la scienza e chi segue un approccio metodologico rigoroso basato sull’osservazione dei fenomeni e la lettura dei dati, però, mi creda, è alquanto impegnativo…

  2. AleD

    a quando una vostra denuncia verso i componenti del ipcc per procurato allarme? o confutate solo con le chiacchere? se ci sono scienziati che stanno mentendo, e non sono 4 gatti, perché non c’è nessuno che li denuncia?
    se invece siamo nel campo dell’interpretazione dei dati e ognuno la fa come più piace, voi la fate nel vostro modo, gli altri nel loro modo, e nessuno ha accertato la realtà.
    se è vero che l’argomento è tanto importante e sapete di non sparare fesserie e sapete di essere in contrasto con le conclusioni a cui è arrivata la maggioranza degli scienziati (o titti quelli che sono arrivati alle vostre conclusioni bontà loro sono timidi come voi), via con le denunce per procurato allarme! oppure anche voi, alla pari degli altri, vi comportate come dei quaraqquaqqua, nascondendovi dietro il dito del “ognuno legge e si fa la propria idea” e blabla vari…

    • Massimo Lupicino

      La scienza non e’ fatta di bugiardi contrapposti a detentori della verita’. La scienza e’ discussione e dubbio. “Denunciare”, “mentire” sono parole che con la scienza non c’entrano nulla, e quindi stanno benissimo in un tuo post, o in un telegiornale o in un articolo di un giornalone italiano, ma non trovano ospitalita’ nel dibattito scientifico.

      Se la storia fosse stata scritta dalla “maggioranza degli scienziati” saremmo ancora al sistema tolemaico. La storia della scienza e’ stata fatta anche di persone che hanno rischiato o perduto la vita per contestare verita’ ritenute allora inconfutabili. Chi ha processato Galileo o ha ucciso Serveto riteneva di essere dalla parte giusta della storia. Oggi e’ oggetto di disprezzo assoluto. E’ una ruota che gira, chissa’ cosa si dira’ della “scienza del clima” dell’inizio del 21simo secolo sui libri di storia del futuro.

    • Ale69

      AleD, carissimo, leggi con attenzione ciò che Massimo Lupicino scrive nella sua risposta al tuo commento. Tra le righe si notano due cose. La prima è che con la rabbia e il livore non si ottiene nulla. Serve dolcezza, impegno e dialogo. La seconda, quasi impercettibile, è il riferimento al fatto che saremmo ancora al sistema Tolemaico si si fosse dato nel “tempo” consenso univoco alle credenze di quel passato. Cosa significa? Significa che serve “tempo”. Il tempo toglierà ogni dubbio sul fatto che è impossibile determinare in modo sicuro e unilaterale che il Clima stia andando verso una direzione di cui i media ci narrano in modo direi insistente e ostinato. Guido Guidi ha linkato, per fare un esempio, un modo esplicito per escludere gli scettici (questa per me è violenza mediatica) dal confronto fra scienziati. Son sicuro che non sarà solo il “tubo”a farlo. Vedi, son passati secoli, ma di fatto è un atteggiamento che ricorda la caccia alle streghe. Credimi, non serve arrabbiarsi e ribellarsi, si passerebbe in modo inequivocabile dalla parte di chi cede alla rabbia pur di ottenere qualche risultato. È questo che i media vogliono, ovvero, gli scettici che mostrano rabbia di fronte a tematiche cosí complesse. Il Clima è probabilmente il sistema più complesso che esista, va trattato chirurgicamente, serve tempo.. tempo..e qualcuno ( anche importante ) prima o poi comincerà ad avere dubbi sulle proprie affermazioni che ora sono proprie dei tg, giornali, ecc…

    • AleD

      un attimo, qui enne volte avete contestato conclusioni ritenute come basate sul nulla per non dire su dati falsati. è così o no? voglio dire la risposta non può essere dipende!
      se non è vero che gli eventi estremi sono in aumento e se non è vero che la salita della concentrazione di co2 sia a causa delle attività umane, che si aspetta appunto a denunciare per procurato allarme? l’analisi dei dati non può portare contemporaneamente a due verità così diverse!
      oppure ok, si chiacchera per chiacchierare, ma a questo punto io preferisco chiacchierare di fi**…

    • Massimo Lupicino

      Ti pubblico solo perche’ il tuo commento mi ha strappato una risata. L’angolo del buonumore…

    • @AleD

      Vorrei ricordarle che poco meno di 400 anni fa, nell’italica penisola, uno scienziato fu trascinato in tribunale e condannato per i suoi studi, nonostante avesse fondamentalmente ragione dal punto di vista scientifico (e comunque anche se avesse avuto torto avrebbe avuto il diritto ad esprimere proprie idee).

      Da allora credo che gli scienziati abbiano una giusta avversione alle aule di tribunale, non solo per sè stessi ma anche e forse soprattutto all’idea di farvici portare altri che hanno ed esprimono convinzioni diverse.

      Nè vale l’obiezione che questi altri facciano “allarmismo non scientifico” (il che è vero!) e quindi “meriterebbero” una denuncia, perchè la Scienza NON FUNZIONA COSI’ (se è Scienza).
      La Scienza è libero dibattito, oppure non è Scienza, come le ha ricordato Lupicino.
      Non contesa legale (quella la si lasci agli ingegneri che litigano sui brevetti …).

      Perdoni quindi a chi ha vero spirito scientifico il “difetto” di non contestare conclusioni sulle leggi di natura usando le leggi umane, anche se ritiene quelle conclusioni errate.
      Abbiamo già visto come va a finire a farlo, e questo indipendentemente dal vincere o perdere una causa.

      Google, Facebook o Twitter, oppure i politici oppure i preti, possono avere l’arroganza di decidere cosa va detto o meno, addirittura in campo scientifico.
      Se uno scienziato è tale, NON LO FA.
      E’ già gravissimo che ci sia l’ostracismo (accademico, nelle riviste scientifiche …) verso tanti “scettici climatici”, figuriamoci se costoro rispondessero a colpi di processi!

      Credo che i suoi post siano una buona dimostrazione dell’incomprensione, oggi così diffusa, di cosa sia il metodo scientifico.

    • rocco

      il sig. Mann, trascinò in tribunale il dott. Bell perchè, per certe ideologie, la scienza si fa in tribunale, non in laboratorio.
      Il sig. Mann ebbe torto, perchè non volle consegnare i dati che Bell contestava, ma per oltraggio alla corte non per valutazioni scientifiche!
      Anche la Commissione Grandi Rischi fu incriminata perchè non riuscì a prevedere il terremoto de L’Aquila, anzi disse che non vi era nulla da preoccuparsi, scagionata in quanto la scienza delle previsioni è fallace.
      Non si tratta, quindi, di interpellare una corte per sentenziare su evidenze scientifiche, ma piuttosto di capire cosa può e cosa non può fare la scienza.
      Una di quelle cose che NON può fare è prevedere il tempo futuro con largo margine e di conseguenza il clima (che ne è una sua media).
      Ciò è quello che si contesta, non l’inequivocabile dato di fatto che sia la CO2 che le temperature sono aumentate negli scorsi cent’anni.
      E di conseguenza si contestano le cosidette pratiche sostenibili che mirano a far ritornare il clima ad una media che non è mai esistita!.
      Il reato di procurato allarme, tra l’altro, è in via di estinzione, altrimenti dovrebbero incarcerare ogni volta i meteorologi per le previsioni errate e per i vari codici di rischio che fanno chiudere scuole in base a previsioni non verificatesi.
      L’argomentazione da te proposta (fare causa) è una vera fetenzia scientifica, anche perchè il reo lo deve essere oltre ogni ragionevole dubbio, ma in fatto climatico i dubbi sono immensi.
      Ad esempio si dice che gli uragani sono in aumento?
      Ed invece secondo questo studio ciò non è vero “Changes in Atlantic major hurricane frequency since the late-19th century ” su Nature https://www.nature.com/articles/s41467-021-24268-5
      Ed allora, come si comporterebbe una corte se dovesse giudicare per procurato allarme tutti coloro che si stanno affannando a dire che gli uragani aumentano per i cambiamenti climatici?
      In realtà, l’AGW è politica ed anche economia (cioè, sopratutto economia), ma non scienza anche se tutti sostengono vi sia qualcosa di scientifico.
      La scienza ha decretato che il clima terrestre è sempre cambiato e che non vi è un clima medio.
      Il resto serve per creare ed ingrandire i mercati e grazie alla paura, gli sprovveduti sono convinti che pagare di più per ottenere lo stesso bene-servizio faccia bene all’ambiente…. si, all’ambiente finanziario!

    • AleD

      intendi dire che qui scrivete così per passare il tempo? che attendibilità vi sentite di avere? quella che a ogni lettore piace di più? nel senso che ognuno pensi quello che vuole tanto vale tutto. ottimo…

  3. Alessandro

    “Per quanto ci riguarda nel nostro piccolo possiamo solo assistere a questo disastro ferroviario al rallentatore. Sapendo come va a finire. Possiamo fare della resistenza a casa cercando di salvare i nostri figli. Non vedo ragionevolmente cosa altro possiamo fare.”

    Partecipare alla vita sociale nel proprio modo significa fare anche altro.
    Io sto vedendo una forte diminuzione della partecipazione e questo significa abbandonare la propria libertà di scelta e di pensiero..i segnali sono pessimi.

  4. Uberto Crescenti

    A Rinaldo Sorgenti comunico che con Mario Giaccio abbiamo chiesto ai fondatori del nuovo corso di laurea, nonchè al Rettore, di completare la informazione per gli studenti invitando esperti no-catastrofisti proprio per fornire agli studenti una informazione completa sull’argomento. Meglio ancora se avessero organizzato un dibattito sul clima invitando esperti delle due posizioni. Un rifiuto totale. Ormai siamo di fronte ad una comunicazione totalmente indirizzata secondo logiche perverse. Mi sovviene il ricordo quando, da giovane studente di scuola elementare, le informazioni erano controllate dal regime fascista. La stesa cosa capitava nei Paesi di opposto regime. Stiamo andando verso una nova dittatura ?

    • Ale69

      Buongiorno dott. Crescenti. Mi mancava una replica anche per lei. Il suo racconto sulla impossibilità di poter intervenire al convegno mi commuove. Davvero! Però vorrei permettermi di suggerirle una cosa. Prenda in considerazione di fare come feci io nel 2012 a Piacenza ad un dibattito aperto al pubblico sull’astrologia. Il fatto: quella sera mi trovavo a Piacenza con un’amica per assistere ad uno spettacolo teatrale informale, ovvero, si accedeva nel teatro a turni, una alla volta, era un percorso, come un labirinto, sul tema della Tauromachia; il percorso riproponeva il labirinto di Cnosso. Quindi, in attesa del mio turno ebbi almeno un paio d’ore per gironzolare per la città. Mi capitó per caso di partecipare a questo dibattito organizzato all’interno di un chiostro centrale. Il relatore, come capii, era un noto astrologo che credo tutt’ora scriva o deleghi qualche collega per redarre l’oroscopo settimanale sul Corriere della Sera. Premetto che sono un astrofilo ( e qui già.. ). Mi perdoni, non ricordo il nome del relatore/giornalista, poco importa. Alla fine della relazione, o del raccontino ( come lo chiamo io ) fu data la possibilità al pubblico di fare domande in merito all’argomento. Girava un microfono stile passa mano. Ci furono varie domande di altri che ovviamente sottindendevano comunque una forma di compiacimento. Quando il microfono arrivò a me, feci una domanda molto precisa. Educatamente salutai il pubblico ( cosa che mi riesce facile poichè da anni suono in pubblico e quindi domino la mia adrenalina) e feci la domanda seguente al relatore. > Buona sera, interessante sentire queste cose, ma a questo punto vorrei sapere quale sarà quindi la costellazione che domattina potrei vedere poco prima dell’alba considerando l’ora legale? Ovviamente la risposta fu sbagliata perchè benchè il relatore potesse essere a conoscenza della precessione degli equinozi, evidentemente non aveva mai studiato abbastanza il processo astronomico. Per questioni di tempo e spazio non sto qui a riportare le mie obiezioni al relatore e il suo nervosismo che man mano aumentava. Le teste del pubblico erano come girasoli, guardavamo me, quardavano lui, poi me e poi lui ancora. Alla fine il microfono doveva passare ad altri ( siamo in democrazia ) e dissi questo al relatore > .. è stata una splendida serata, interessante, e la informo che sono nato il 21 agosto, il secondo o al massimo il terzo giorno dell’inizio astronomico del Leone allo zenit, sono fortunato, perchè posso tranquillamente dire che sono veramente del Leone. il relatore salutò con stizza. Mi alzai per andare e si avvicinò una coppia dicendomi che trovò affascinante la questione della precessione degli equinozi e che avrebbero approfondito. Quello che voglio dire Dott. Crescenti è: vada lo stesso al convegno ( credo proprio lo possa fare) tra il pubblico portandosi con se persone preparate sull’argomento, lo faccia anche in futuro! Esiste un momento in cui si possono fare domande, è come un’eclissi. Le domande dovranno essere cosi piene di dati e veridicità scientifica che dalla parte opposta ci si potrebbe aspettare un’estrema difficoltá a rispondere. È il pubblico che conta. Portare a contraddire la veridicità di chi ci stà di fronte, ovviamente avendo la certezza o quasi che ciò che si dice è tangibile e inconfutabile. (-: Volevo poi dire una cosa ad Alessandra ( lo faccio qui ) docente della scuola media inferiore. Continui sempre per la sua strada, son si fermi mai, ha tutta la mia solidarietà. (-: Buona Domenica a tutti. Ale

    • Rinaldo Sorgenti

      Gent.mo Prof. Uberto Crescenti,
      Innanzi tutto grazie per le sue cortesi precisazioni che, purtroppo, confermano quanto immaginavo.
      E’ incredibile questo settarismo e questa continua discriminazione che istituzioni che dovrebbero occuparsi di cultura ed informazione scientifica perpetuano. Ma non bisogna arrendersi ed il suggerimento di Ale69 mi sembra molto opportuno.
      Da parte mia vorrei ulteriormente suggerire di scrivere a Nicola Porro (https://www.nicolaporro.it/) che talvolta scrive e si esprime sul tema, pert sollevare l’argomento magari in una delle sue puntate televisive, dove potrebbe invitare lei ed altri che egregiamente scrivono su questo sito, per sollevare quegli interrogativi che il Rettore della sua Università impedisce.
      L’audience sarebbe enne volte maggiore del pubblico di studenti locali, privati da questo confronto che, se informati con un volantinaggio prima che la puntata TV su Rete 4 andrà in onda, potranno partecipare e sentire tali diverse posizioni ed importanti nozioni scientifiche.
      Nicola Porro sta dimostrando anche in questi giorni su temi di totyale attualità di saper tenere la “schiena dritta”.
      Un caro saluto.
      Rinaldo

  5. Ale69

    ah, dimenticavo.. ma con quale coraggio verrà spiegata la Fotosintesi luminosa a scuola?!

  6. Paron

    Ci sono enormi spazi di lavoro per approfondire e specificare bene le dinamiche dei cambiamenti climatici (particolarmente quelli collegati alla presenza dell’Uomo). Ad esempio é poco studiato l’impatto dei processi di impermeabilizzazione dei suoli e dei conseguenti enormi impatti sulla dinamica del calore di evaporazione dal suolo. La dinamica di un pianeta con enormi quantità di acqua il cui ciclo sposta enormi quantità di energia (paragonabili a quelle in arrivo e in partenza da e verso l’esterno) deve essere studiata e approfondita e chissa quando i processi verranno appieno compresi. Con ciò non voglio dire che sia “fuffa” tutta la questione della “crisi climatica”, certamente al momento sembra guidata soprattutto da componenti “umorali” e da dinamiche “generazionali” più che prettamente “scientifiche”.

  7. Facendo seguito ai commenti di Roberto, che a prima vista mi sono sembrati fondati, ho letto l’articolo di Sun et al.(2021).
    Non molto tempo fa (luglio 2021) ho scritto un post sulle precipitazioni delle Marche e ho considerato complessivamente 45 stazioni i cui dati avevamo completezze molto variabili, estensioni temporali da 10 a 80 anni e mancanze di dati, anche estese. In queste condizioni ho potuto fare poco più che elencare le frequenze degli eventi estremi e descrivere in modo generale la tendenza delle precipitazioni.
    Ma Sun et al. hanno fatto un lavoro di dimensione planetaria, con accurate selezioni delle stazioni, omogenizzazioni e definizione stringente dei dati mancanti, seguite da attente analisi statistiche e per questo i loro numeri hanno un peso ben superiore a quello delle parole che usano, e i numeri sono quelli riportati da Alimonti e Mariani e, in particolare, da Gianni, persona molto qualificata che certamente non si lascia fuorviare dalle “chiacchiere” (forse ripetute un po’ ossessivamente da Sun e colleghi) ma guarda alla sostanza.
    Per il resto, mi associo alla tristezza (ma, sono sicuro, non rassegnazione) di Alessandra e Donato e auguro loro un auspicato ritorno della scuola verso idee più sensate (i cicli non sono solo nelle serie climatiche ). Franco
    Franco

    • donato b.

      Anch’ io, nel mio piccolo, ho dato uno sguardo alle tabelle di Sun e colleghi e sono rimasto sbalordito dalla differenza di quanto dicono i numeri e quanto è scritto nell’articolo. In particolare mi ha impressionato il gioco (sottile?) tra significatività statistica degli incrementi o decrementi delle grandezze e valori assoluti delle stesse. Detto in altri termini da un lato si dice e si sottolinea in modo ripetuto che i 2/3 delle stazioni “registrano un incremento” degli eventi estremi, ma dall’altro lato si scrive (nelle tabelle, ma lo si sottolinea poco nel corpo dell’articolo) che solo il 10% circa delle stazioni mostra una tendenza statisticamente rilevante.
      .
      Il cerchiobottismo dell’articolo è disarmante: nessuno può metterne in dubbio i risultati, in quanto esso certifica entrambe le cose, ma solo entrando nel “corpo” dei numeri ci si rende conto della realtà. Se ci si ferma all’abstract o alle conclusioni si legge una storia diversa da quella che raccontano i numeri che, fortunatamente, non mentono mai.
      .
      Altro aspetto impressionante è la disinvoltura con cui si tratta la significatività statistica delle tendenze. Essa è fondamentale in questo tipo di studi. Se io sottopongo una serie di dati ad analisi statistica per individuare una tendenza, non posso che considerare il trend che supera il test di significatività statistica, il resto lascia il tempo che trova. Eppure, in questo articolo, abstract e conclusioni sembra che trascurino questo fatto.
      .
      Da un punto di vista sostanziale l’articolo di Sun e colleghi è ineccepibile, in quanto descrive una realtà fattuale e di ciò bisogna solo ringraziare gli autori. Se però ci fermiamo a quanto scritto nel testo, otteniamo una visione parziale della realtà certificata dai numeri.
      Ciao, Donato.

    • Devo ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a chiarire i miei dubbi sulla questione delle precipitazioni estrema, che dopo aver letto l’intervento di roberto c’erano ma che devo dire in parte ci sono ancora.

      Mi pare di vedere (se non ho capito male, e poi le mie conoscenze di statistica sono molto arrugginite!) che le cose stanno così:
      l’abstract dell’articolo di Sun afferma di avere trovato un incremento delle precipitazioni “estreme” in due terzi delle stazioni, aggiungendo però che è nel 9% circa che c’è un incremento significativo e tale da essere molto maggiore di ciò che ci si può aspettare da una fluttuazione casuale.
      Mentre (solo) nel 2% circa c’è un decremento significativo ma questo decremento in realtà è entro i limiti che ci si può aspettare dalla casualità (sempre secondo Sun et al.).
      La loro conclusione è che in realtà, nel lungo periodo considerato e dopo un’analisi vasta ed accurata, le precipitazioni estreme appaiono essere effettivamente aumentate.

      Se la mia pochezza statistica (o di comprendonio) mi ha fatto prendere fischi per fiaschi, ditemelo senza peli sulla lingua.

      Ora, al di là della formulazione decisamente “furbesca” della sintesi fatta nell’abstract (bastava, anzi bisognava non citare i “due terzi” e citare solo i dati statisticamente significativi), “furbizia” evidentemente fatta per rientrare nella narrazione catastrofista mainstream (“l’intero mondo è in preda ai disastri climatici!”), se le cose stanno così penso che si ponga un problema a chi giustamente contesta la narrazione dell’AGW.

      Ovvero ciò che a me sembra un problema generale, o forse più di uno:

      1) non è che ci stiamo dimenticando che il riscaldamento globale in sè è REALE (credo che quel range di 0.7%-1.2% °C in più non sia contestato neppure dagli scettici climatici, no? si contesta la sua CAUSA) e che forse non siamo in grado di negare che POTREBBE avere l’effetto di incrementare certi eventi estremi (o magari anche non estremi)?
      I catastrofisti, nella loro disonestà, si dicono CERTI che il riscaldamento globale ha fatto aumentare gli eventi estremi (mentre come vediamo nell’articolo così non sembra proprio, fatto salvo il dubbio (mio) sulle precipitazioni estreme come rilevate da Sun et al.).
      Ma anche “noi scettici” ne sappiamo abbastanza per poter ESCLUDERE ciò? Ovvero per poter dire che un global warming di un grado non è credibile che causi l’aumento di certi eventi (non necessariamente di tutti)?

      2) questione ancor più seria: non è che stiamo cadendo nella TRAPPOLA dei catastrofisti, che usano un dato “reale” (nel senso di ACCETTATO pressochè da tutti, ovvero anche dagli anti-catastrofisti), come un grado in più di temperatura, per ASSOCIARLO ad una cosa tutt’altro che dimostrata (e, anzi, smentita da diverse ricerche ed osservazioni) come il fatto che la CAUSA sarebbe l’aumento della CO2 antropogenica?
      Ovvero che stiamo dibattendo su un possibile EFFETTO (le “catastrofi”, ovvia passione dei catastrofisti) invece di dibattere sulle CAUSE del riscaldamento?

      Se capita (potrebbe capitare) che ci dimostrano che, si, un certo tipo di eventi estremi, magari solo uno su quindici tipi di fenomeni!, è realmente aumentato, che diciamo?
      Che non è vero, contestiamo la ricerca “a prescindere”? (che non sarebbe “scientifico” …)
      Che “è solo uno su quindici”? (vero, ma ci basta? e basta per convincere la gente, imbambolata dai TG che trasformano OGNI pioggia intensa in un “evento estremo”?)
      Oppure diciamo “ah, bè … allora è vero che la colpa è del riscaldamento globale e quindi della CO2 umana”? (che è il collegamento indebito che fanno i catastrofisti)

      Se non mi è sfuggito, nell’articolo di Sun non c’è alcuna DIRETTA attribuzione dell’incremento delle precipitazioni all’aumento dei gas serra (nè “CO2” nè “greenhous gas” vengono citati) e in realtà quell’aumento, se reale, potrebbe essere dato anche da un riscaldamento naturale (!).

      C’è solo (guarda caso, proprio in fondo all’articolo, come se fosse un “obolo” dovuto all’AGW o una conclusione aggiunta per non lasciare dubbi) la citazione:
      “that precipitation extremes are intensifying in most observed regions and on a global scale, and that these changes appear to be consistent with the warming that has been observed over the same period. Moreover, this evidence, which is also supported by formal detection and ATTRIBUTION analyses (Min et al. 2011; Zhang et al. 2013; Li et al. 2017; Dong et al. 2020, Kirchmeier-Young and Zhang 2020; Paik et al. 2020), has strengthened somewhat with the additional observations that have accumulated over the past 9 years”.
      Dove il maiuscolo è mio.
      L’articolo trae una (indebita) conclusione, legando l’aumento delle precipitazioni all’AGW, invece di stare asciuttamente alle risultanze della ricerca fatta.

      Ma il mio dubbio è:
      non è che la “comunità scettica” (diciamo così, anche se fa un pò ridere vista la “numerosità” almeno apparente!, forse sarebbe meglio dire la “resistenza scettica e razionale”) sta FACENDO IL GIOCO dei catastrofisti, impegnando tante energie a contestare l’esistenza o meno degli EFFETTI invece di contestare la MANCANZA DI DATI E TEORIE sulla CAUSA che oggi è sul banco mondiale degli imputati, ovvero la “terribile CO2 emessa dallo sciocco ed autolesionista uomo”? (soprattutto occidentale, of course …)

      Ora, io capisco bene che la ragione di tanti sforzi sia (o sia anche) quella, lodevole, impegnativa e molto difficile vista l’enorme disparità di mezzi mediatici, di cercare di ARGINARE la (ormai veramente insopportabile, un insulto all’intelligenza di lettori e spettatori) narrazione mediatica catastrofista sugli “eventi estremi” portati a “prova” (!) dell’AGW.
      Ma non è che stiamo cadendo, appunto, in quella TRAPPOLA, ovvero credere che contestando l’esistenza degli “effetti” faremo capire alla gente che la causa non è quella che viene loro propinata?
      Non è che stiamo rinunciando a puntare su quelle molto “imbarazzanti” (per i catastrofisti) osservazioni, come quelle di Christy delle temperature atmosfariche o la mancanza di correlazione tra il livello di CO2 nel passato e le temperature medie globali (vedi l’ottimo PDF di Zavatti)?
      Non è che stiamo cercando di potare l’albero dell’AGW, sperando che muoia, invece di cercare di sradicarlo o segarlo alla base?

      Capisco se mi direte di SI, ovvero che con lo stato pietoso della conoscenza del metodo scientifico a livello di massa (e temo non solo in Italia) non è possibile fare altrimenti, ovvero fare di più che combattere la propaganda con contro-argomentazioni altrettanto “mediatiche” sugli “eventi estremi”.
      Fatto salvo che ciò mi ricorda un soldato che va con una bomba a mano contro un carro armato …

      Lo ammetto, non sono convinto che ciò basti nè che sia la scelta migliore, anche se ho una grandissima ammirazione per chi lo fa (ovvero molta gente, competente, che qui scrive) ed impegna tanto del suo tempo per farlo.

      Come ho scritto qui

      https://lostilitacolombino.wordpress.com/2021/09/27/cio-di-cui-stiamo-parlando-anzi-no-cio-di-cui-dovremmo-parlare/

      non è che ci stiamo impegnando anche troppo a contestare l’affermazione della Chiesa (del Cambiamento Climatico) sulla “masturbazione che fa diventare ciechi” invece di contestare l'”esistenza di Dio (del Cambiamento Climatico Antropogenico)”?

      Perchè, come ho lì scritto, l’esistenza di Dio (quello “vero”) non è nè provabile nè falsificabile, ma il “Dio del Cambiamento Climatico Antropogenico” falsificabile lo è e come!
      Almeno fino a quando non avremo realmente e definitivamente una Grande Inquisizione Globale (la segnalazione di Guido Guidi sulle nuove “politiche” di Google per me è stata raggelante) che metterà a Castel Sant’Angelo chi solo OSA contestare le Sacre Scritture dell’IPCC.

      Mi pare che il problema che sollevo sia reale, ovviamente sono disponibile come sempre a cambiare idea a fronte di obiezioni convincenti, che magari ora non mi vengono in mente.

      Scusate la mia solita, inguaribile, prolissità e grazie per l’attenzione.

    • @Stilita Colombino
      Come ho scritto altre volte, sono totalmente ateo e contesto, eccome, l’esistenza di Dio. Ma non è questo il punto: in tempi remoti, in un ambiente del tutto naturale (e davvero faticoso per tutti), certi animali avevano come principali preoccupazioni il nutrirsi e il riprodursi, avendo a disposizione armi di offesa (artigli, zoccoli, veleno, ecc) e di difesa (mimetismo, velocità, pelliccia, ecc); altri, come il castoro, la formica, l’uomo hanno scelto la via di modificare l’ambiente per creare migliori condizioni di vita, in senso lato. In questo ambiente è nata l’esigenza umana di immaginare un’entità superiore, alla quale rivolgersi per ottenere almeno alcune delle necessità elencate sopra (difesa, riproduzione, ma anche offesa) da parte di un essere in gran parte indifeso nei confronti del “concorrenti”. Da qui qualcuno più furbo (in realtà, in grado di usare armi, come il cervello, di cui atri disponevano in misura inferiore) ha POSTULATO l’esistenza del famoso essere superiore, rendendosi conto che la sua esistenza non poteva essere dimostrata. Quanto è seguito a questa vicenda, nei millenni, è solo un’evoluzione tecnica, un affinamento, del “postulare” che, siccome gli scettici ci sono sempre stati, è diventato imposizione, sacrifici umani, torture, corruzione e via discorrendo, anche qualcosa di buono.
      Allora, il problema è sempre quello: il rovesciamento dell’onere della prova.
      Siccome non è possibile dimostrare l’esistenza di Dio, si chiede agli opponenti di dimostrarne la non-esistenza.
      Quanto scritto fin qui è paradigmatico del caso climatico: noi scettici non dobbiamo dimostrare proprio niente perché l’onere della prova spetta a chi propone la teoria, mentre per noi è (dovrebbe essere) sufficiente mostrare esempi nei quali la teoria (balle! l’ipotesi non dimostrata, proprio come l’esistenza di Dio) non si realizza (e ne basta uno di esempio) per dichiarare falsa la “teoria”. E’ per questo che i test statistici si basano sull’ipotesi nulla (o ipotesi zero): ad esempio, per dimostrare l’uguaglianza tra due persone bisogna dimostrare l’uguaglianza di infiniti caratteri, mentre per dimostrarne la disuguaglianza è sufficiente un carattere solo (se hanno gli occhi di colore diverso, sono diversi e tanto basta).

      Caro Colombino, mi sembra che lei ci chieda proprio quel rovesciamento (ma ho cominciato a risponderle alle 2:45 e adesso sono le 4, per cui non garantisco) al quale non dobbiamo prestarci.
      Lei si chiede anche se stiamo potando l’albero dell’AGW invece di segarlo: lo abbiamo già segato, usando l’ipotesi nulla, ma è sorretto da un coacervo di interessi come al solito, alcuni nobili e altri un po’ (molto) meno, che noi, poveri, non siamo in grado di contrastare. Possiamo solo affidare le nostre idee al futuro e alla nostra coscienza.
      Vorrei anche sottolineare un aspetto che lei riferisce verso l’inizio del suo commento: “La loro conclusione è che in realtà, nel lungo periodo considerato e dopo un’analisi vasta e accurata, le precipitazioni estreme appaiono essere affettivamente aumentate”
      Questa conclusione di Sun e C non è corretta: le precipitazioni sono aumentate nel 9% dei casi; l’altro 91% NON è aumentato, anche se la pendenza è positiva e questo è proprio un effetto dell’analisi statistica che non permette, una volta verificatane la correttezza, di fare simili affermazioni. Cose simili ho potuto dirle io nel post sulle piogge nelle Marche (che non ho citato a caso nel commento precedente) dove non c’è analisi statistica e dove, quindi, le conclusioni sono indicative. Ma non può dirle Sun.

      PS. inserisco un fumetto che ho scaricato alcuni anni fa

      Immagine allegata

    • @Franco Zavatti

      Caro Zavatti, evidentemente nonostante la mia prolissità (o forse proprio per questo) ho difficoltà a spiegarmi.

      Innanzitutto, sono quasi pentito di aver tirato “Dio” in ballo quale esempio, che mi pare abbia spostato l’attenzione dove non volevo che fosse spostata.
      Perchè tale voleva essere, solo un esempio, non certo il punto della questione.
      E sono il primo ad aver sottolineato la differenza (enorme) tra l’ipotesi di Dio ed un’ipotesi scientifica.
      Per inciso, questa differenza è ciò che rende pure a me, ateo incallito almeno dall’età di 10 anni, non possibile “provare” la non-esistenza di Dio, come peraltro non è possibile provarne l’esistenza da parte dei credenti (come ho già detto, secondo me Kant ha chiuso la questione già duecento anni fa, dal punto di vista intellettuale; poi è ovvio che le religioni vanno, putroppo, avanti lo stesso per la loro strada).

      Io non ho assolutamente chiesto il “rovesciamento dell’onere della prova”!

      Anzi, ho modestamente suggerito che gli scettici climatici vadano al CUORE del problema, a quella che a mio avviso è la VERA prova che mette in crisi la “teoria” dell’AGW.

      Che secondo me NON è l’esistenza o meno degli “eventi estremi” ma è il fatto che la “teoria scientifica” sulla quale si basa l’AGW (e tutte le politiche concrete che purtroppo stanno per investire l’Occidente), ovvero i famigerati modelli IPCC, NON FUNZIONANO.
      Quindi sono FALSIFICATI in senso popperiano e pertanto sono SBAGLIATI e DA RIFIUTARE (con tutte le politiche conseguenti, ovviamente, quantomeno non accettarle supinamente).

      Lei scrive: “per noi è (dovrebbe essere) sufficiente mostrare esempi nei quali la teoria (balle! l’ipotesi non dimostrata, proprio come l’esistenza di Dio) non si realizza (e ne basta uno di esempio) per dichiarare falsa la “teoria””.

      Ma l’affermazione principale della “teoria” NON è (a mio avviso) che “il riscaldamento globale causa eventi estremi”.
      Questo è al massimo un “effetto derivato strombazzato”, questa è la PROPAGANDA per il “popolo bue”, che oggi quando fa un pò più di caldo (ma perfino più freddo!) o vede una tromba d’aria che non aveva mai visto prima è stato mediaticamente condizionato a pensare alla “colpa dell’uomo per i cambiamenti climatici”.

      Secondo me l’affermazione fondamentale, quella da contestare, è “IL RISCALDAMENTO È CAUSATO DALLA CO2 DI ORIGINE UMANA”.
      Non a caso, la “teoria” si chiama Anthropogenic Global Warming, non “Catastrophic Increase in Anthropogenic Extreme Events”.

      Se si pensa che la questione degli “eventi estremi” sia quella principale, secondo me ci si sbaglia.
      Non so se nella “politica corrente” (perchè il fatto di contestare, dati alla mano, l’allarmismo climatico sugli eventi atmosferici è comunque lodevole) ma nella prospettiva direi proprio di si.

      Le faccio una domanda, forse così mi posso meglio spiegare.

      Ammettiamo che venga (ancor più) provato che NON c’è stato un aumento degli eventi estremi.
      Un (bel) punto a favore degli “scettici climatici”, non c’è dubbio.

      Ma ammettiamo che contemporaneamente si scopra che i modelli IPCC, basati sostanzialmente sulla CO2, effettivamente PREVEDONO CORRETTAMENTE l’aumento della temperatura media globale nel tempo.

      Per esempio, ammettiamo che si scopra che Christy e Spencer si siano sbagliati e si stiano sbagliando nelle loro misurazioni (ad oggi non lo credo proprio, sto parlando per “assurdo ipotetico”).
      In questo caso, il famoso (e “letale” per l’AGW) grafico di Christy (una versione del quale è nel suo ottimo PDF, fig. 6, pag. 8) sarebbe da rottamare.

      E pertanto ipotizziamo che quei modelli IPCC che prevedono un aumento delle temperature a fine secolo di (più che preoccupanti) 3 gradi, e ancor peggio per quelli più pessimistici, appaiano ATTENDIBILI.

      E mettiamo pure che si veda che le serie di dati che dimostrano la NON correlazione tra CO2 e temperatura globale nelle migliaia e nei milioni di anni passati (quelle delle fig. 15, 15.1 e 15-2, pag. 16-17, inserite nel suo ottimo pdf) siano ERRATE e che ci sia quindi almeno la possibilità che ci sia una relazione significativa tra CO2 e temperatura media terrestre.

      A questo punto, di fronte ad una teoria (AGW/IPCC) che “CI AZZECCA” nelle previsioni e che non la si può neanche mettere in difficoltà con i dati del passato sulla CO2, LEI COSA FAREBBE?

      Direbbe “eh, chi se ne importa, ci dicevate pure che c’era un AUMENTO DEGLI EVENTI ESTREMI e siccome non ci sono la vostra teoria è comunque sbagliata, anche se sta facendo previsioni corrette”?

      Se mi risponde che, si, risponderebbe così, penso vorrebbe dire che ritiene gli “eventi estremi” il fondamento della “teoria” AGW.
      Se mi risponde di no, credo vorrebbe dire che è d’accordo con me nel ritenere invece che il fondamento dell’AGW sia la correlazione asserita tra CO2 di origine umana e riscaldamento globale, e il battage sugli “eventi estremi” solo un modo (disonesto e falso) che viene usato per convincere il “popolo bue”.
      Oppure se mi risponde “ni”, mi piacerebbe sapere il perchè. 😉

      Per inciso, non so lei, ma se mi PROVASSERO credibilmente che quei modelli IPCC, che vengono oggi usati per indurre a politiche globali di ristrutturazione del mercato mondiale (perchè questo sono), sono in realtà in ACCORDO con le misure atmosferiche delle temperature crescenti, allora io ABBANDONEREI il mio “scetticismo” (e il mio “scetticometro” ad oggi ha l’ago al 9.5 su una scala di 10!).

      Mentre se si scoprisse che REALMENTE c’è un aumento degli eventi estremi, come dicono i catastrofisti, ma NON c’è (come non c’è oggi) accordo tra temperature osservate e modelli IPCC, io continuerei a NON credere all’AGW.

      Perchè il problema non è che noi oggi “stiamo morendo di riscaldamento globale” (nè di eventi estremi), il problema è che ci viene detto che, “se non agiamo subito”, MORIREMO (o moriranno i giovani) di riscaldamento globale, come crede il “giovane gretino” della foto qui sotto.
      E viene detto sulla base dei modelli IPCC basati (come ben sappiamo) sull’incremento della CO2 “per colpa dell’Uomo”.
      Magari, chissà, con l’aumento oltre un grado potrebbero cominciare davvero ad esserci anche un aumento degli “eventi estremi” …

      La questione secondo me è IL FALLIMENTO PREDITTIVO DI QUEI MODELLI, non l’avverarsi di eventi estremi in presenza di un comunque accertato (anche se ad oggi moderato) aumento della temperatura globale.
      Potrei benissimo pensare che i fautori dell’AGW potrebbero sfruttare “pro domo loro” un aumento dei fenomeni estremi del tutto naturale (se ci fossero) e dovuto alla fine della Piccola Era Glaciale e non alla “CO2 umana”.

      Il fatto che non si rilevi tale aumento va sottolineato, va bene, ma se si fa dipendere da ciò la “verità” o “falsità” dell’AGW secondo me si combatte la PROPAGANDA molto più che non evidenziare l’INATTENDIBILITA’ SCIENTIFICA, che a mio avviso è la cosa più importante da fare (e, non a caso, anche a livello mediatico i catastrofisti puntano sul famoso “97% di scienziati che sono d’accordo”).

      Complimenti per tutto il lavoro fatto, da lei e in generale dal sito.

      Lo Stilita Colombino

      P.S.:
      metto solo qui in fondo una breve considerazione/domanda sul lavoro di Sun.
      Lei stesso ha scritto che “Sun et al. hanno fatto un lavoro di dimensione planetaria, con accurate selezioni delle stazioni, omogenizzazioni e definizione stringente dei dati mancanti, seguite da attente analisi statistiche”.
      Allora devo concludere che hanno fatto tutto ciò, comprese le “attente analisi statistiche”, per poi dimenticarsi di tali “attente analisi” e delle basi della statistica nelle loro conclusioni?
      E’ una domanda non polemica, vorrei capire.

      Perchè, come ho già detto, la mia competenza in statistica è scarsa e quella che c’era sta arrugginendo da quasi trent’anni, ma io vedo che se Sun et al. affermano che le precipitazioni estreme sono aumentate è PROPRIO (a loro dire) sulla base della STATISTICA.
      Che rilevando un 9% SIGNIFICATIVO fa loro concludere che c’è uno “spostamento” effettivo verso l’aumento delle precipitazioni (mentre i più rari casi in diminuzione, circa 2%, rientrerebbero nell’incertezza statistica e quindi non sarebbero neppure significativi).
      E questo lo dicono anche meglio nel “corpo” dell’articolo (pag. 255), ancor più che nel discutibile e sospetto abstract.

      Come avrà capito, io non do una eccessiva importanza a queste battaglie sugli “eventi estremi”, anche se mi fa piacere che ci sia qualcuno che contesta il terrorismo mediatico anche quando è basato su tali eventi.
      Mi piacerebbe però capire come si concilia la lode al lavoro di Sun et al. all’affermazione che anche se “l’altro 91% NON è aumentato, anche se la pendenza è positiva” allora non è possibile “fare simili affermazioni”.
      Evidentemente devo avere carenze in statistica tali che non mi permettono di capirlo.
      Grazie.

      Immagine allegata

    • @ Lo stilita Colombino
      Caro Colombino,
      pur essendo in (quasi?) totale sintonia nelle critiche all’AGW, mi sembra di capire che abbiamo differenze metodologiche nel quantificare e indirizzare le critiche in funzione, credo, dei rispettivi percorsi di vita e di lavoro.
      Provo a risponderle per punti, scusandomi se salterò qualche sua considerazione (lei scrive molto e io faccio fatica a risponderle nei singoli argomenti senza scrivere il poema al quale non sono abituato).
      1) Ha fatto bene ad introdurre la religione perché e proprio di questo che si sta parlando: una “teoria” AGW che nel tempo si è andata strutturando come una religione (certo, per fini politico-economici) per cui le critiche non devono trascurare questo aspetto.
      2) L’AGW NON E’ falsificabile in senso popperiano e infatti non prevede, come una vera teoria dovrebbe, un esperimento critico in grado di dimostrarne la non-validità. Al contrario abbiamo avuto e abbiamo tuttora esempi di critica (anche feroce) ai dati sperimentali che dimostravano la sua incapacità a rappresentare cosa accade in realtà (la pausa delle temperature e, più recentemente, il tentativo di cancellare l’Optimum Olocenico), seguita da una ancor più netta convinzione della bontà della teoria.
      Se proviamo a seguire il suo ragionamento sulla falsificazione, il lavoro di Christy che lei cita è sufficiente allo scopo e non serve altro. Ma quale risultato ha ottenuto? Nessuno, se non una maggiore convinzione degli scettici di essere dalla parte giusta della storia.
      E questo pone un’ulteriore domanda: rispetto a chi (cioè a quale categoria) dobbiamo falsificare la teoria? I climatologi? L’hanno fatto Christy e numerosi colleghi (Curry, Lindzen, ecc). Il non meglio identificato “popolo”? Alessandra, Donato e Uberto Crescenti, nel nostro piccolo villaggio, ce ne hanno testimoniato le reazioni. I giovani delle marce sul clima nelle quali parlano solo di ambiente? Sono del tutto inossidabili e, data la loro età, probabilmente è giusto così.
      E allora cosa possiamo fare?
      Secondo me noi possiamo al massimo raccogliere dati e relazioni che evidenziano i casi favorevoli o contrari, indipendentemente dalle nostre idee, e dobbiamo rivolgerci a chi vuole leggerci, sperando di contribuire ad un futuro cambiamento.
      3) L’AGW da molti, come sa, viene chiamato CAGW, in cui la “C” sta per catastrofico.
      4)Gli eventi estremi NON SONO la questione principale, ma una delle questioni (il livello marino, la relazione anelli-temperatura, i massimi spettrali ENSO-like, l’ECS, la copertura nuvolosa e nevosa, i ghiacci nelle regioni polari, i ghiacciai, le relazioni tra efficienza, costi e capacità produttiva delle energie alternative sono alcune tra le molte altre).
      5) Qualcosa funziona e qualcosa no nei modelli,. Cosa facciamo? La teoria (non i modelli), se è una teoria, deve spiegare tutti i casi possibili: se non spiega qualcosa, ci si ferma e si analizza la situazione, senza proclami tipo “è vero” , “è falso”. Il dubbio e le domande relative sono l’essenza di ogni avanzamento. Se la teoria appare ragionevole, la si segue senza se e senza ma … fino a prova contraria. E in questo sono d’accordo con lei.
      6) il fallimento predittivo dei modelli. I modelli NON sono costruiti per le predizioni ma per l’analisi della situazione climatica quando si modificano alcuni parametri di ingresso, e in questo sono utili e necessari. Quando si pretende di usarli per fare gli “aruspici” si rischia fortemente di ottenere gli stessi risultati degli antichi “colleghi” (o forse peggiori: un recentissimo articolo su WUWT mostra come l’almanacco americano del contadino abbia mostrato capacità predittiva, su 230 anni, migliore di quella dei modelli meteo, su 30 anni).
      7) La lode al lavoro di Sun è per i risultati prodotti, non per la loro descrizione. Gli articoli vanno letti ma abbiamo gli strumenti per capire i contenuti reali e nel contempo dare il giusto peso alle parole.

      Sono stato molto felice di aver potuto scambiare idee con lei ma temo che tra un po’ (o subito) Guido possa metterci al muro …
      Franco

    • @Franco Zavatti

      Caro Zavatti, grazie della risposta.
      Questa volta cerecherò di essere almeno “un pò” più breve (almeno secondo il mio standard … 😉 ), anche perchè sono d’accordo con lei su quasi tutto.

      In effetti è vero, credo sia proprio una questione non di diversa visione della metodologia (quella scientifica) ma di differente obiettivo principale sul quale indirizzare quella metodologia.

      Premetto (e qui il mio limitato dissenso) che non credo si possa dire che “non esiste un esperimento critico per falsificare l’AGW” nè trovo fondamentale che i modelli IPCC “non siano costruiti per fare previsioni”:

      1) DE FACTO, vengono USATI per fare PREVISIONI, non per analizzare l’esistente. Ed è sulla base di quelle previsioni (sballate da 20 anni) che stanno martellando propagandisticamente l’Occidente sui “dieci anni senza fare niente e saremo al punto di non-ritorno”.

      2) quelle PREVISIONI (sballate) descrivono un’AUMENTO della TEMPERATURA media globale in rapporto all’AUMENTO della percentuale atmosferica di CO2 (e di qualche altro gas serra).

      Capisco bene che definire “teoria” l’AGW e i modelli IPCC (come fossero la Teoria della Relatività o il Modello dei Gas Perfetti! 😀 ), invece di “coacervo di affermazioni interessate sostenute in gran parte da dati taroccati e dall’ignorare dati reali”, come in realtà sono, possa far ridere.
      Ma sono gli stessi catastrofisti ad offrirci il destro per smascherarli, proprio per come loro USANO le loro “pseudo-teorie”.

      Perchè se NESSUNO dei modelli usati dai catastrofisti (tranne, in limitata parte, i modelli IPCC meno catastrofisti, quelli poco allarmistici, che infatti … non usano come previsione nè come propaganda!) è in accordo con le OSSERVAZIONI, e ciò da due decenni!, beh, se non ci arrischiamo a dire che questo è un “esperimento decisivo per falsificare una teoria scientifica” possiamo almeno dire che è “sufficientemente decisivo per falsificare un accrocchio ideologico che si spaccia per teoria scientifica”.

      Non servirebbe molto contestarli su questo?
      Forse, ma io non credo che sia più difficile far capire questo alla gente, anzi forse è più difficile far capire loro che il meteo che vedono direttamente (“Dio, che estate soffocante!”, “E’ terribile, si passa dal caldo al freddo senza soluzione di continuità! Mai stato così!” ecc. ecc.) non è il “clima globale” e che un “evento eccezionale” a Canicattì non dimostra che “è colpa della CO2 umana”.
      Difficile da far capire soprattutto visto il calo della memoria storica (e in qualche caso personale) contemporanea ad un bombardamento mediatico continuo e a senso unico che in Occidente io non ricordo di aver mai visto, neppure su temi politici (ed ho già ben più di qualche capello bianco).

      Per cui, ai catastrofisti che dicono:

      “C’è un aumento degli eventi estremi!”

      mi va benissimo che ci sia qualcuno che risponda:

      “No, non è vero e te lo dimostro con i dati”

      ma ANCOR PRIMA io al catastrofista gli chiederei (e diffonderei la domanda e le risposte):

      “E da cosa deriverebbero questi eventi estremi, che dite esistere?”

      Catastrofista: “Dal riscaldamento globale dovuto alla CO2 umana!”

      “E come fate a sapere che è a causa di quello?”

      Catastrofista: “Ce lo dicono i modelli IPCC!”

      Risposta finale:
      “Ciao bello, quei modelli sbagliano da vent’anni. Studia e ripassa fra un anno”.

      Chiudo qui, prima di fare anch’io la fine di Cavaradossi … 😉

      La saluto cordialmente.

  8. Ale69

    Buonasera. È confortante , a fronte del post, notare quante persone, fra lettori assidui (come me), studiosi, ricercatori, docenti e specialisti di vario genere ( scientifici ), abbiano la voglia di scrivere nei commenti. Paradossalmente son contento anche se i contenuti indirizzano verso un futuro plumbeo per quanto riguarda soprattutto la metodologia scientifica ( il confronto, la consapevolezza del dubbio, il metodo). Volevo solo ricordare, soprattutto a me stesso, che, benchè in ambito di climatologia si sta definendo a livello globale una sorta di dogma della conoscenza, esiste, caso mai dovesse essercene bisogno, uno strumento democratico, imprescindibile e tutelato dalla stragrande maggioranza delle carte costituzionali, che è il referendum. Insomma, questa unilateralità della questione Clima mi spaventa. Visto che si parla alla pancia del popolo da qualsiasi canale, io vedo nel referendum uno strumento legalissimo e alternativo di chiedere alla stessa pancia. Quando queste politiche azzardate ma soprattutto imposte ( questa è la mia impressione ) toccheranno i portafogli di ognuno di noi, beh, sarei curioso di sapere l’esito di un ipotetico referendum. Auspico solo una cosa a tal proposito, che non venga almeno mai negato un confronto fra scienziati, altrimenti non potrei far altro che pensare che nonostante si sia nel 21secolo, in realtà quel secolo, quel futuro che si potrebbe immaginare equilibrato, è ancora lontano…. chissá quante volte Copernico, Keplero, Galilei, Newton, ecc.. hanno immaginato il 20esimo, il 21esimo
    secolo… credo ne rimarrebbero delusi. Ale.

  9. Alessandra

    Sul tema della scuola aggiungo qualcosa anch’io. Insegno nella scuola secondaria di primo grado (la vecchia scuola media). Anche qui i ragazzini vengono bombardati di lezioni sul cambiamento climatico e da un anno a questa parte anche sull’agenda 2030. Le attività sono spesso interdisciplinari e vengono svolte con molto zelo dagli insegnanti che, direi purtroppo al 99,9% (non al 97 ahimè), credono ciecamente a tutto ciò che leggono o sentono sui media. Ho provato più volte a fare ragionare i colleghi, ma ho sempre ottenuto reazioni quasi violente. La maggior parte non vuole minimamente mettere in dubbio quanto propagandato dal sistema. Incide molto anche il fatto che tanti di questi docenti non hanno una formazione scientifica (il Global warming viene insegnato da tutti, docenti di lettere in primis) né una forma mentis scientifica, per cui tendono ad utilizzare il principio di autorità (se lo dicono i giornali, i politici, il tal scienziato allora sarà vero). Purtroppo sono molto pessimista e credo che la situazione peggiorerà ulteriormente. Temo che presto cominceranno ad esserci sanzioni per chi non si uniforma al pensiero unico.

    • maurizio rovati

      Gentile Alessandra. E’ quel che temo anch’io. Comunque fa piacere sentire che ancora qualche mente aperta resiste nella scuola ed è cosciente della gravità di questa situazione, tra le tante forse la peggiore.

    • maurizio rovati

      Già, è parecchio che non uso “gogol”, tra l’altro le ricerche di gogol sono faziosissime ;-/

    • AleD

      Alessandra, e tu le competenze per criticare con cognizione “il pensiero unico” (definizione veramente stupida e senza significato) le hai? o ti fidi e basta di quello che si legge qui dentro e poi il resto lo la voglia di non uniformarsi per il gusto si sentirsi più in gamba degli altri?

    • Massimo Lupicino

      Ma almeno ti rileggi quando scrivi?

    • Alessandra

      Non sono un climatologo, bensì un chimico. La climatologia però mi interessa parecchio ed ho letto diversi libri.
      Mi interesso dell’argomento da più di 20 anni, molto prima di scoprire questo blog.
      Ritengo pertanto di avere il diritto ad avere una mia opinione e soprattutto ad avere dei dubbi. Più studio infatti e più ho dubbi, il che credo sia sano e in accordo con uno spirito scientifico. Noto invece che persone che non hanno mai letto un solo testo di climatologia e si limitano ad informarsi tramite i mass media ritengono tutte di saperne più di me e non hanno mai il minimo dubbio.

  10. Gianni

    @roberto

    “In realtà l’articolo sembra raccontare un’altra storia”.

    E’ vero, “sembra”, perché Sun et al. (2021) non intendono discostarsi dalla narrativa dominante e insistono col dire che le precipitazioni estreme sono incrementate.
    Ma gli incrementi (come i decrementi) hanno un senso solo se sono statisticamente significativi (altrimenti si tratta di fluttuazioni casuali) e la proporzione di stazioni con incrementi significativi è quella segnalata nel post. Infatti l’articolo recita: “For the period 1950–2018, close to two-thirds of stations show increasing trends, with about 9.1% and 10.9% of stations showing statistically significant increasing trends for Rx1day and Rx5day, respectively”. Questi numeri si ritrovano nella loro figura 2 insieme alla proporzione di stazioni in cui il decremento è stato significativo (2.1% per Rx1day e 2.3% per Rx5day).
    Il messaggio del consistente incremento è lasciato passare attraverso uno stile di scrittura orientato ma non tiene di fronte al rigore dell’analisi.

  11. Paolo Fiorani

    Buongiorno Luigi e a tutti i frequentatori di questo sito. Dati, non parole; oserei dire che sei stato perfettamente chiaro.
    Ma vorrei segnalarti, se te lo sei perso, l’articolo di Luca Angelini del Corriere della sera pubblicato sulla Newsletter “Il Punto del Corriere” Rassegna stampa l’altroieri mercoledì 6 ottobre.
    Già il titolo è un bel pezzo di catastrofe del futuro per introdurre tutti i disastri che verranno:: “Virus, veleni, gas serra, scorie nucleari: le minacce che vengono dal permafrost” dove commenta il reportage fatto per il Wall Street Journal da due giornalisti (a me) perfettamente sconosciuti da Yakutsk (62°N – 129°E) dove ci sono alcuni sintomi preoccupanti: crepe nei muri, tubature saltate, rotaie sconnesse.
    La causa sarebbe lo scioglimento del permafrost che si sta riscaldando al ritmo di oltre 0,5°C a decennio dal 1976. Lo scioglimento rilascerebbe “«materiali biologici, chimici e radioattivi rimasti intrappolati per decine o centinaia di migliaia di anni». Per «materiali biologici» si intendono anche virus finora sconosciuti (non a caso qualcuno ha subito titolato che la nuova pandemia potrebbe arrivare dall’Artico), o batteri potenzialmente resistenti agli antibiotici. Quanto ai materiali radioattivi, l’articolo ricorda i tanti esperimenti nucleari (non privi di incidenti) realizzati in Siberia e in altre zone settentrionale dall’Unione Sovietica, a partire dagli anni Cinquanta.” Per fortuna il che c’è il dubitativo.
    E prosegue “Ultimo, ma non certo per importanza, il problema del rilascio di CO2 e metano: quando il permafrost si scioglie, i microrganismi del suolo possono tornare in azione e liberare il carbonio contenuto nel terreno. Se si considera che si stima che il carbonio intrappolato nel terreno sia circa il doppio di quello attualmente presente in atmosfera, è facile rendersi conto della gravità del problema. A peggiorare il tutto, c’è il fatto che questi fenomeni si alimentano a vicenda. Gli incendi in Siberia della scorsa estate, ad esempio, hanno accelerato lo scioglimento del permafrost, con un aumento del rilascio di CO2 e metano che potrebbe far salire ancora le temperature medie favorendo nuovi incendi, e così via.”

    Io mi domando solamente una cosa: ma siamo sicuri che la strada che ci impongono di percorrere (cioè la riduzione delle emissioni antropiche di Co2) sia una via giusta? sia una via intelligente? Io ho molti dubbi visto il bombardamento mediatico a cui siamo sottoposti. Secondo me è una via per indirizzare fondi ingenti ad azioni che non sono sicuro siano in grado di arrivare al LORO obiettivo, cioè la riduzione della concentrazione di Co2 in atmosfera.
    Grazie ancora per i tuoi articoli che ci fanno sentire una campana troppo soffocata.
    Un caro saluto
    Paolo Fiorani

  12. Un dibattito sereno è difficile. Un punto centrale da inserire sarebbero le manipolazioni meteorologiche che vanno avanti da decenni, con conseguenze clamorose. che possono favorire il catastrofismo, basti pensare al progetto Stormfury degli anni sessanta-settanta https://www.jstor.org/stable/26224358 Quali furono gli effetti? Quali erano gli effetti dei test ad alta quota? Quali sono stati e sono gli effetti delle piogge guidate e potenziate o soppresse?
    Gli eventi estremi aiutano a sostenere una narrazione catastrofica, il pubblico non distingue meteo e clima.

  13. roberto

    Con riferimento al lavoro di Sun pubblicato su “Journal of Climate”, (vostro link in blibliografia) voi scrivete che “La recentissima analisi di Sun et al. (2021) realizzata su un totale di 8326 stazioni pluviometriche distribuite sull’intero globo per il periodo 1950-2018 mostra che l’89% delle stazioni presenta intensità pluviometriche stazionarie, il 9% presenta un aumento di intensità e il 2% un diminuzione della stessa”.

    In realtà l’articolo sembra raccontare un’altra storia: ad esempio nell’abstract si può leggere:
    ” Extreme precipitation has increased at about two-thirds of stations and the percentage of stations with significantly increasing trends is significantly larger than that can be expected by chance for the globe, continents including Asia, Europe, and North America, and regions including central North America, eastern North America, northern Central America, northern Europe, the Russian Far East, eastern central Asia, and East Asia…”
    e ancora: nelle conclusioni dell’articolo:
    “…Intensification of extreme precipitation is evident throughout global land areas for which station data are available; stations with significant increasing trends are not limited to specific geographic locations but are widespread. At the continental scale, a significant intensification of extreme precipitation has been observed in well-gauged continental areas including Europe, Asia, and North America…”

    e ancora più avanti:

    “…. we reiterate that the preponderance of evidence from the available global collection of well-studied long records of observed daily precipitation amounts indicates that precipitation extremes are intensifying in most observed regions and on a global scale, and that these changes appear to be consistent with the warming that has been observed over the same period. Moreover, this evidence, which is also supported by formal detection and attribution analyse…”

    grazie per l’attenzione

    • Luigi Mariani

      Gentile Roberto,
      Le frasi usate dagli autori sono quelle che lei cita ma i dati che emergono dal lavoro di Sun et (2021) al sono quelli che indichiamo noi.
      Poco fa abbiamo ricontrollato i conteggi fatti a partire dalle tabelle 1 (periodo 1950-2018) e 3 (periodo 1900-2018) di Sun et al 2021 e questi sono i risultati:
      – sul periodo 1900-2018 su 1794 stazioni considerate, 295 (il 16%) hanno incrementi significativi e 83 (5%) hanno decrementi significativi.
      – sul periodo 1950-2018 su 7056 stazioni considerate, 645 (il 9%) hanno incrementi significativi e 130 (1,8%) hanno decrementi significativi.

      E’ chiaro che poi si può esprimere profonda preoccupazione ma dev’essere chiaro che ciò avviene a fronte di un 89% delle stazioni globali che per il periodo 1950-2018 non presenta trend significativi.

      Gianluca Alimonti e Luigi Mariani

    • roberto

      grazie per la risposta

      al di là dell’esprimere o non esprimere preoccupazione e che questa sia profonda, continuo a pensare che la vostra sintesi dello studio di Sun sia fuorviante.
      Non è affatto vero che lo studio afferma che nell’89 per cento delle stazioni presenta intensità stazionarie.
      E’ ribadito più volte che circa due terzi delle stazioni mostrano aumenti dell’intensità.
      Il 9% per cento di queste risulta anche statisticamente significativo secondo il loro test di significatitività, ma resta il dato che la maggioranza delle stazioni mostra aumenti: inoltre, e anche questo nello studio è sottolineato con chiarezza, si tratta di aumenti ben correlati con l’aumento delle temperature (attraverso la relazione di Clapeyron-Clausius).

      grazie ancora dell’attenzione

  14. ivan

    Credo che l’unica soluzione che potrà salvare l’umanità tramite l’uccisione di parte di essa e la momentanea salvezza dalla direzione in cui sta prendendo forma il mondo civilizzato di oggi sia un intervento divino della casualità, tipo :
    – intervento astronomico con annesso schianto di un asteroide sopra agli USA
    – intervento geologico con annessa eruzione vulcanica ti tipo cataclismico

  15. Uberto Crescenti

    Mi congratulo con Alimeonti e Mariani che ci hanno abituato a leggere articoli sempre rispettosi di rigorose indagini scientifiche. Mi rattrista l’esperienza di Donato; la scuola italiana ormai è tutta asservita alla politica green. Ho raccontato nel mio intervento all’ottimo articolo di giorni fa di Massimo Lupicino dei Rettori che il 14 settembre scorso sono andati sul ghiacciaio di Calderone nel gruppo del Gran Sasso per testimoniarne la notevole riduzione, ovviamente dovuta al riscakdamento globale di origine antropica. La scalata è stata riferita da vari giirnali e da alcune TV. Così ho appreso da La Reupubblica che i Rettori delle Università di Brescia, L’Aquila, Teramo e Chieti-Pescara, fanno parte della RUS (Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile) cui è stato assegnato lo scroso agosto un contributo ministeriale di 220 milioni di Euro per ricercatori con il vincolo che si concentrino soprattuto su tematiche green. La mia Università (di cui sono stato Rettore dal 1985 al 1997) ho così attivato un nuovo corso di laurea presso la Facoltà di Architettura in Scienze dell’Habitat Sostenbile. L’inaugurazione del corso ci sarà domani 8 settembre con la conferenza di Ermete Realacci. Seguiranno a breve le conferenze di Luca Mercalli e Mario Tozzi. Eppure nel documento di presentazione del corso è detto che ci saranno ospiti tre figure autorevoli del mondo della scienza e politico. Dei tre relatori Realacci non è neanche laureato, gli altri due non sono neanche docenti universitari. Ogni commento è superfleo. La Scienza asservita al potere economico.
    Uberto Crescenti

    • Compiaciuto da questo brillante ed utilissimo articolo degli amici Gianluca Alimonti e Luigi Mariani, nonchè dalle preziose osservazioni e commenti sopra citati, ed in particolare quelli di Sergio Pinna, Donato Barone, Massimo Lupicino ed altri, vorrei soffermarmi sul passaggio indicato nel commento del Prof. Uberto Crescenti, dove dice:
      ” … La mia Università (di cui sono stato Rettore dal 1985 al 1997) ho così attivato un nuovo corso di laurea presso la Facoltà di Architettura in Scienze dell’Habitat Sostenbile. … ”
      Credo di interpretare che vi sia un’errata digitazione della lettera dell’alfabeto che appare come “ho” ma che interpreto come “ha”. Mi sorprenderebbe altrimenti, conoscendo il Prof. UIberto Crescenti ed il suo autorevole pensiero.
      Orbene, tenuto conto della sua autorevolezza e trascorsi come Rettore proprio di quell’Università, NON è possibile per lui interagire con l’attuale Rettore e proporre che, oltre a Realacci, Mercalli e Tozzi, l’Ateneo preveda delle analoghe Conferenze, invitando alcuni altri tra i nomi che seguono: Sergio Pinna, Donato Barone, Luigi Mariani, Massimo Lupicino e Luigi Mariani, oltre allo stesso Uberto Crescenti?

      Quersto sarebbe estremamente utile e consentirebbe agli studenti di poter ricevere una narrazione più articolata e di evincere dati reali (come quelli rfiportati egregiamente in questo articolo ed in altri precedenti), così da consentire poi ai giovani (ed agli insegnanti che parteciperanno a tali Conferenze) di porsi qualche interrogativo ed a ricevere uno stimolo per andare ad approfondire e davvero documentarsi, ma non superficialmente e solo dai MEDIA cartacei o TV?

      E’ un impegno significativo, ma anche una soddisfazione etica e morale che i predetti si devono concedere.
      Complimenti a tutti e coraggio perchè, infine, il tempo non potrà che smascherare tutta quella narrazione fuorviante e speculativa che è alimentata proprio da interessi meschini e strumentali, cavalcati dai poveri di spirito.

  16. https://rclutz.files.wordpress.com/2021/10/arctic-ice-sept-ave-2021.png

    in ‘ controtendenza ‘ alle proiezioni di articoli e Letteratura ” scientifica ” fra il 2007 e 2008 , che ipotizzavano una graduale fusione dei ghiacciai Artici Estivi

    Settembre in cui si registra le minime estensioni dei ghiacciai Estivi dopo l Estate Boreale , il Trend dal 2007/2008 e’ praticamente stabile
    https://rclutz.files.wordpress.com/2021/10/arctic-ice-sept-ave-2021.png

    Netta ripresa dei Ghiacciai Artici rispetto lo scorso Settembre 2020 , come si osserva in seguenza in questo grafico l andamento relativo l estensione di fine Settembre dal 2007
    https://rclutz.files.wordpress.com/2021/10/arcall2007273-to-2021273.gif?w=1000&h=563

  17. In aggiunta a quanto scritto da Alimonti e Mariani, vorrei dire che la questione dei tornado negli USA è forse la più indecente dal punto di vista della comunicazione sui cambiamenti climatici.
    Il numero di quelli violenti (classe F3 e superiori) è crollato verso la metà degli anni ’80: da una media annua di 54 eventi nel primo periodo a una di 34 nel secondo. I danni, ovviamente normalizzati, e le vittime sono parimenti calati in modo marcato. Qualcuno ha mai sentito notizie in proposito?
    Nel 2017 è stato eguagliato il record minimo di 15 del 1987, ma nel successivo 2018 si è scesi addirittura a soli 12; oltretutto sono stati solo F3, cosa mai registrata in tutta la serie storica. Un’eccezionalità climatologica passata totalmente sotto silenzio!
    È facile immaginarsi cosa sarebbe accaduto se, al contrario, il biennio 2017-18 avesse rappresentato una fase di massimo per la frequenza dei tornado: la questione sarebbe rimbalzata in modo ossessivo in tutti i media, considerandola come una prova inconfutabile della catastrofe in atto.

    Immagine allegata

  18. Luigi Mariani

    Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti portando la propria esperienza.
    In particolare ho trovato coinvolgente, anche alla luce della mia esperienza di insegnante, la testimonianza di Donato Barone, che da docente delle scuole superiori vive con particolare apprensione la deriva ideologica assunta dalla programmazione didattica.
    Per consolare Donato gli ricordo che la logica del gregge (che personalmente non amo, specie se spinta all’eccesso) è uno degli elementi fondanti delle civiltà umane e che di situazioni analoghe a quella odierna se ne ritrovano innumerevoli in passato: basta leggere l’incipit al De re rustica di Lucio Giunio Moderato Columella, scritto in epoca neroniana e in cui l’autore si lamenta della “crisi climatica” di cui a Roma parlano tutti… e forse anche Columella si sentiva un tantino isolato, tant’è vero che il testo è dedicato al proprio vicino di casa, Publio Silvino.
    Penso anche che l’attenzione ai dati osservativi e all’interpretazione obiettiva e non ideologica degli stessi sia assolutamente da trasmettere alle nuove generazioni e su questo il nostro impegno non deve mai cessare.

  19. donato b.

    Sollecitato da Massimo Lupicino, voglio portare il mio contributo alla discussione, relativamente agli aspetti che riguardano il mondo della scuola. Per farlo, vi racconterò la mia personale esperienza di insegnante scettico circa la natura esclusivamente antropica del cambiamento climatico in atto.
    Insegno in una scuola media di secondo grado (le vecchie scuole superiori, per capirci) e, puntualmente, mi trovo a dover constatare, quanto danno stanno facendo le politiche legate al cambiamento climatico nel mondo della scuola.
    .
    I programmi scolastici continuano ad essere, più o meno, quelli indicati nelle linee guida ministeriali elaborate per le varie istituzioni scolastiche (licei, tecnici e professionali), ma il potenziamento dell’offerta formativa (le attività aggiuntive, in altre parole) riguardano le tematiche ambientali e, da qualche anno, la famigerata Agenda 2020-2030. Personalmente ho seguito un corso d’aggiornamento che era del tutto imperniato su temi tratti da questa Agenda. Tanto per lo scorso anno scolastico che per l’anno in corso, i consigli di classe di cui faccio parte, hanno deciso che l’insegnamento trasversale di educazione civica (significa che tutti gli insegnanti devono dedicare una parte del loro monte ore all’insegnamento dell’educazione civica), deve essere dedicato agli obiettivi dell’Agenda 2020-2030, tra cui il cambiamento climatico (obiettivo 13).
    .
    Con quale criterio si sono fatte queste scelte? I docenti sono persone che vivono il mondo odierno, cercano di informarsi e cercano, a volte senza successo, di individuare temi che possano interessare i propri alunni. Già nel lontano 1500 il filosofo e pedagogo M. de Montaigne scriveva che insegnare non significa riempire un vaso, ma accendere un fuoco. Tradotto in linguaggio moderno e seguendo l’insegnamento di K. Popper, significa che l’insegnamento non potrà mai essere efficace, se non si riesce a suscitare l’interesse degli alunni.
    .
    Se uno guarda un notiziario o legge un giornale, vede subito che il mondo giovanile, soprattutto quello adolescenziale, è scosso dalle onde delle proteste ispirate da Greta Thunberg. Ad essere sinceri le manifestazioni del venerdì per alcuni sono solo un’occazione per una vacanza infrasettimanale da trascorrere, ironia della sorte, in qualche centro commerciale, ma esiste un numero, minoritario, per ora, che partecipa attivamente alle marce di protesta contro il “perfido uomo occidentale” che sta sconvolgendo il clima.
    .
    Ciò premesso, l’insegnante che cerca di carpire l’interesse dei suoi allievi, prende la palla al balzo e individua nel tema ambientale il grimaldello necessario a penetrare la corazza in cui certi alunni si chiudono. A questo punto cominciano, però, i problemi. L’insegnante diligente si prepara la lezione sui cambiamenti climatici e, per far ciò, deve ricorrere a quanto si trova nei testi diffusi dalle case editrici e che ricalcano pedissequamente la linea di pensiero principale. Detto in altre parole, essi veicolano le tesi sostenute dal cosiddetto mainstream.
    .
    Un insegnante di italiano, di storia, di inglese e via cantando, cosa ne sa di pubblicazioni scientifiche come quelle citate da L. Mariani e G. Alimonti che dimostrano che “la catastrofe climatica” è di là da venire? Più modestamente si fidano di quelli che strillano che la scienza ha parlato ed ha detto che l’uomo è la causa del cambiamento climatico in atto. Questo capita al 97% dei miei colleghi insegnanti. Il misero 3% restante è rappresentato da me. E ciò per il semplice fatto che sono solo io quello che perde il sonno a studiare le tematiche del clima ed a scrivere questo commento.
    .
    Gli studenti sono presi, quindi, tra due fuochi: da una parte i mass media che li bombardano di slogan e parole d’ordine, dall’altra gli insegnanti che si limitano a fare i megafoni della linea di pensiero principale: se lo ha detto la scienza, chi siamo noi per metterlo in dubbio?
    Io non mi arrabbio nemmeno più: mi limito a demolire tutto ciò che loro faticosamente costruiscono nel corso di ore ed ore di lezione, con i dati numerici che sottopongo ai miei alunni nel corso delle tre o quattro ore che mi spettano, nell’ambito della distribuzione delle ore destinate all’insegnamento trasversale dell’educazione civica.
    Di gente come me però non se ne trova molta e la consegunza è quella che tutti possono vedere: una massa amorfa e priva di spirito critico che corre dietro Greta Thunberg, blaterando slogan che trasudano utopiche ridistribuzioni di ricchezza e fantomatiche giustizie climatiche.
    Non è colpa loro, ma della classe dirigente che ha consentito questo sfregio. E qui entriamo nel campo di M. Lupicino, per cui mi fermo. Anche perché è quasi l’una di notte e sono stanco a causa di una giornata molto intensa. 🙂
    Ciao, Donato.

    • Massimo Lupicino

      Grazie Donato per la tua preziosa testimonianza… Quanto deve essere faticoso andare sempre controcorrente si capisce bene dalle tue parole. Ma e’ proprio questo che rende il tuo contributo cosi’ prezioso. Ad averne, di insegnanti come te…

  20. Cristiano

    Bah. Se il banchiere che ci hanno messo al governo va a strisciare ai piedi di Greta, la motivazione è chiaramente che la finanza internazionale ha deciso che il mondo civilizzato deve tornare all’età della pietra per favorire il proprio interesse. I mentecatti di Davos si sono già programmati i profitti a spese di tutti.

    • Andrea Beretta

      Esatto.
      Se qualcuno pensa che i nostri governanti lo facciano per il nostro bene, è solo un grande ingenuo. Fa solo pena (e ribrezzo) che strumentalizzino adolescenti (per giunta problematici) per i loro interessi: Qualcuno disse “guai a chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli”. Non vale solo riferito allo scandalo “carnale”

  21. rocco

    Una parte della responsabilità la ha anche la scienza, o meglio, di come viene reinterpretato il metodo scientifico appunto con l’uso delle serie di dati e delle correlazioni.
    Gli scienziati ci vanno a nozze ogni volta che vi è da misurare qualcosa e, guarda caso, in caso di inquinamento, il primo suggerimento scientifico è il monitoraggio.
    Ora che il clima è l’argomento del momento, migliaia di ricercatori vogliono pubblicare per poter aggiungere punti al curriculum seguendo l’onda emozionale creata ad arte.
    Pensare di fare scienza usando solo gli strumenti statistici ha come risultato il poter dire qualsiasi cosa ed il contrario a seconda di quale utensile matematico viene utilizzato.
    l’analisi di 30, 50 o 200 anni di misure climatiche non ha significato per un fenomeno che dura da miliardi di anni.
    Alla fine diventa un pretesto pseudoscientifico per dare una certa autorevolezza ad una vera e propria religione.
    In fin fine il clima non esiste come variabile fisica, è una umana aspettativa che ha più a che fare con la psicologia.
    Vorremmo il tempo stabile e chiamiamo questo desiderio clima.

  22. Giovanni Baldi

    La cosa triste è vedere i giovani idealisti così manipolati

  23. Roberto

    C’è un dato che trovo indicativo del livello di impostura raggiunto dalla comunicazione mainstream sul clima, l’assenza di ogni riferimento mediatico a dati che sono in controtendenza rispetto alla narrativa imperante, ad esempio, dai ghiacci artici a quelli antartici.
    O se ne parla in termini catastrofici, manipolando cifre e dati come se si trattasse di propaganda politica o, laddov, sia difficoltoso proseguire con la manipolazione, non se ne parla proprio…

  24. Carlo Torchio

    Servirà a parlare alle persone una alla volta. Ci vorrà molto tempo ma è importante avere il supporto di chi questi fenomeni studia da una vita.
    Grazie a tutti voi di Climate monitor!

  25. Andrea

    Buongiorno
    La domanda che mi pongo da anni è: Perché continuare a raccontare alla gente un realtà del tutto inesistente? Così non si costruisce un mondo migliore, ma un mondo di merda!!
    I dati parlano chiaro o sbaglio io… NON C’È NESSUNA CRISI CLIMATICA!! E allora? E allora dico di essermi rotto i c……i e non solo!!
    Ritengo che la crisi in questo periodo sia mentale!! E sono amareggiato e deluso che i giovani come me siano del tutto privi di spirito critico e vivano di slogan. Aggiungerei anche molti sedicenti scienziati!!
    Finirà mai questo schifo? Boooh
    Bellissimo articolo!! Complimenti a climatemonitor!!
    Un saluto
    Andrea

    • Massimo Lupicino

      Andrea conosco degli insegnanti, bravissima gente. Raccontano ai bambini e ai ragazzini del Global Warming perché ci credono sinceramente. E non hanno (gli insegnanti per primi) gli strumenti per capire che è una gigantesca fregatura a-scientifica. In un contesto del genere è obbiettivamente difficile dare la colpa ai ragazzi. Siamo stati ragazzi anche noi. A quella età si è dei contenitori che aspettano solo di essere riempiti di qualcosa, di qualsiasi cosa.

      Perché si insiste con una propaganda totalmente irrealistica? Semplice: perché la finanza ci macina trilioni. E perché i nostri rivali geopolitici sono deliziati quanto increduli nel vedere che l’Europa si suicida economicamente con tanta facilità dietro ad una agenda così falsa e ridicola. La colpa è nostra, come società occidentale ed europea in particolare che manca di leadership e competenza e sta trovando rifugio in goffe riedizioni di un dirigismo economico utopista di stampo sovietico.

      Per quanto ci riguarda nel nostro piccolo possiamo solo assistere a questo disastro ferroviario al rallentatore. Sapendo come va a finire. Possiamo fare della resistenza a casa cercando di salvare i nostri figli. Non vedo ragionevolmente cosa altro possiamo fare.

    • DonatoP

      @Massimo Lupicino
      > conosco degli insegnanti, bravissima gente. Raccontano ai bambini e ai ragazzini del Global Warming perché ci credono sinceramente.

      Purtroppo, nel nostro Paese la cultura scientifica di base è quasi sconosciuta tra la popolazione (ed in questi ultimi 18 mesi ne abbiamo avuto la prova) e talvolta pure tra gli scienziati (idem).

      Emblematica è la puntuale risposta ai dubbi sull’AGW: “Il 97% degli scienziati del clima ritiene che …”.
      Come se una verità scientifica la si validasse o meno democraticamente a maggioranza!

      Manca l’ABC… 🙁

    • Andrea

      Buongiorno
      Vorrei solo dire due cose veloci:
      1 Sono pienamente d’accordo che gli insegnanti sono bravissime persone e che la colpa non è dei giovani, però c’è un però…
      – Il fatto che gli insegnanti come i giovani non abbiano i mezzi e le conoscenze per capire non significa che non possano acquisirli. Anche io anni fa non avevo i mezzi e le conoscenze, ponendomi domande e ricercando, piano piano li ho acquisiti. Non tutti ovviamente…
      Quindi, il problema secondo me sta solo nel aver voglia di capire e di far fatica a ricercare, cosa oggi molto rara! Non posso e non riesco fanno sempre rima con non voglio!
      – L’essere ragazzi/giovani non significa essere contenitori che in mangnera passiva si fanno riempire di tutto. Vederla in questo modo farà solo peggiorare una situazione già difficile.

      Un saluto
      Andrea

  26. DonatoP

    Ottimo articolo, come sempre, che ci riporta alla realtà dei numeri e degli studi scientifici (l’unica realtà possibile, per quanto mi riguarda).

    Sarebbe interessante sottoporre pubblicamente queste EVIDENZE a chi farnetica quotidianamente di “catastrofe climatica imminente”!

  27. Massimo Lupicino

    Un sentito ringraziamento a Gianluca e Luigi per questo sforzo che ha il grande pregio di essere didascalico.

    Andrebbe proposto a tutti gli insegnanti d’Italia, vittime (loro stessi per primi) della pressione di un sistema che li obbliga di fatto (attraverso corsi di “aggiornamento”) a fare propria la narrativa sfascio-climatica e a proiettarla sui poveri studenti. Penso che Donato a questo proposito potrebbe aggiungere tanto…

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