Salta al contenuto

Scienza fatta e scienza commentata

La frenetica rotazione anticiclonica di Apollo – il simil medicane, TLC, ibrido etc etc, minimo barico che ha portato nuovo forte maltempo sulla Sicilia, si è ormai spostata verso sud e continuerà a farlo attraversando praticamente tutto il Mediterraneo dopo un veloce passaggio sulle coste libiche. Solo il tempo e delle più accurate analisi dei dati disponibili, ci diranno quanto questo soggetto atmosferico si sia realmente avvicinato ad un Medicane ma, è un fatto che molta divulgazione pseudo tecnica e pseudo scientifica abbia preso già una decisione da giorni: dobbiamo ringraziare – si fa per dire – le bizze del clima se ci tocca il maltempo.

Poco importa che di questi eventi ce ne siano stati decine nel mare nostrum da quando abbiamo la capacità di osservarli; poco importa che la prima ondata di piogge molto intense arrivate su Calabria e Sicilia avesse a che fare con un Medicane come la pizza con il ketchup; le cose stanno così, fatevene una ragione.

Nella brodaglia informativa che tutti ci pervade si continua a ignorare il senso del ridicolo – pare che dopo Apollo, così nominato a livello intergovernativo, arrivi Poppea uscita dal cilindro dei soliti noti. Capita però di imbattersi per fortuna in qualcosa di interessante. Così, in questo sabato di fine ottobre in cui ci prepariamo a dormire un’ora in più, ve la propongo volentieri.

La firma è di Chiara Sabelli, giornalista scientifica free lance. L’argomento è cogente: Medicane: cosa ci aspetta col cambiamento climatico?

Sorpresa: ce ne saranno di meno, ma potrebbero essere più intensi. Le informazioni arrivano dalla letteratura disponibile sull’argomento, cui forse sarebbe stato il caso di dare un’occhiata prima di accendere il fuoco sotto alla brodaglia di cui sopra ma, tant’è. Certo, anche su questi risultati ci sarebbe parecchio da dire, per esempio che, inevitabilmente, scaturiscono dalla combinazione delle altamente incerte proiezioni climatiche con le altrettanto incerte proiezioni sul mondo in generale che, messe insieme, compongono gli scenari futuri della danza tra emissioni e clima che cambia. Risultati, neanche a dirlo, letti negli scenari ad alte emissioni A2 e RCP8.5, il primo con la pecca di “vedere” un mondo con la popolazione che non smetterà mai di crescere, il secondo con il timbro di implausibilità totale assegnatogli da Nature qualche mese fa.

Sicché, non possiamo né rallegrarci perché questi eventi dovrebbero diminuire, né farci venire l’ansia perché potrebbero essere più intensi, semplicemente perché non sappiamo se siano vere entrambe, una, o nessuna delle due cose.

Per avere un’idea di cosa si parli quando si affronta il tema dell’affidabilità delle simulazioni climatiche, o GCM – General Circulation Model – da cui scaturiscono poi gli spin off dei modelli regionali che servono a simulare eventi come i Medicane, capita fresco fresco l’ultimo lavoro di Nicola Scafetta. Da buon amico di Climatemonitor qual è, Nicola ci ha mandato abstract e link di questo paper, che è anche open access:

Testing the CMIP6 GCM Simulations versus Surface Temperature Records from 1980–1990 to 2011–2021: High ECS Is Not Supported.

In sostanza, messi a confronto con diversi dataset di osservazioni, i modelli “più affidabili” mostrano una generale sovrastima dell’aumento delle temperature degli ultimi 40 anni, molta variabilità tra una simulazione e l’altra sui cambiamenti occorsi nell’Artico, una sovrastima delle temperature maggiore sul mare che sulla terraferma, ancora una sovrastima delle temperature sulle fasce ldelle medio-alte latitudini nord e sud, difficoltà a riprodurre i trend delle temperature (sempre per sovrastima) nella regione dell’ENSO. A valle di tutto ciò, inoltre, le miglior performance vengono dai modelli con bassa sensibilità climatica all’equilibrio, mentre, ma questo non è nell’abstract, tutte le proiezioni più gettonate vengono da modelli a sensibilità alta o altissima, anche quelle di cui sopra.

Insomma, con queste performance nelle proiezioni, avremo più Medicane o no? Ne avremo di più forti o no? Niente da fare, neanche questa volta si può dare una risposta. Meglio tenerci allora la certezza che li abbiamo, li abbiamo sempre avuti, e meglio sarebbe occuparsi del territorio, che per l’ennesima volta ha dimostrato di non esser pronto a fare i conti con il presente, figuriamoci con il futuro.

Enjoy.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualità

16 Comments

  1. Claudio Giorgi

    (Riprendo da un post che ho fatto su Facebook giorni fa) Regalbuto (EN), 1976 circa, zona del fiume Salso. Mio padre ci costruì un viadotto (si vede in fondo nella foto). Siccome qualche giorno fa qualcuno si è stracciato le vesti per l’alluvione a Catania dicendo che “queste cose prima non succedevano” ed è colpa del “riscaldamento globale”, mi piace presentare un paio di foto dell’alluvione che colpì la Sicilia quasi mezzo secolo fa. In quell’occasione erano scomparsi tre operai; mio padre passò tutta la notte a cercarli inutilmente e a causa di questo si beccò il secondo dei tre infarti della sua vita. Fortunatamente i tre avevano trovato rifugio su un cocuzzoletto di terra ed erano rimasti illesi, dopo circa 12 ore di pioggia mostruosa. Zuppi, raffreddati, ma vivi, vennero ritrovati la mattina dopo e salvati con un gommone. Giusto perchè queste cose succedono solo oggi…

    Immagine allegata

  2. Nicola Carioggia

    Salve Colonnello Guidi, bisognerebbe anche dire che i media non dicono una sola parola sul fatto che quest’anno, ” stranamente ” , non si stanno verificando tanti uragani nel golfo del Messico. Lei cosa ne pensa? Grazie.

    • Beh, se fosse stato il contrario lo avremmo saputo, non fosse altro per dovere di cronaca. Comunque la stagione è stata piuttosto attiva, come da previsioni, benché sia finita in anticipo. Dico che come non c’era un trend ieri, non c’è oggi. La notizia, che capisco essere poco appetibile, è questa.

  3. MB

    Gentile Colonnello Guidi,

    desidererei approfittare del Suo ritorno sul Blog per porLe una domanda un po’ off-topic.
    Riallacciandomi ad un recente post del Sig. Lupicino l’ultimo inverno Antartico è risultato il più freddo da quando sono in corso le rilevazioni. In ogni caso l’Antartico non sembra interessato ad un evidente riscaldamento. L’Antartico è un continente secco, per cui dovrebbe essere evidente l’effetto dell’aumento della concentrazione d’Anidride Carbonica, risultando in un sensibile riscaldamento. Come si può spiegare ciò?

    Grazie e buona giornata.

    • Domandona direi. Mettiamola così, l’Antartico è certamente particolare, perché sia la circolazione atmosferica che quella oceanica giocano per tenerlo abbastanza isolato dal resto. Tuttavia la sua osservazione è corretta e pone il problema della distribuzione degli effetti dei gas serra, tutt’altro che omogenea, come invece spesso si sente dire. L’isolamento però, è anche mediatico, perché l’area si ostina a non seguire la narrativa, diventando quindi poco appetibile nel contesto della sbornia da clima che tutti ci pervade.

  4. Paolo Cappadozzi

    resistere, resistere, resistere

  5. Andrea Brescianini

    Buongiorno
    Una domanda per Guido Guidi.
    Ma se fino a ieri ci hanno detto che i fenomeni estremi stavano aumentando sia in frequenza che intensità (o io ricordo male?), perché adesso la versione cambia? Adesso aumentano di intensità e calano di frequenza.
    Mi aiuti lei a capire… Mi sembra che ci abbiano presi tutti per fessi! BOOH non capisco.
    Ma poi esattamente cosa sappiamo di questo cambiamento climatico?
    Un saluto
    Andrea

    • AleD

      l’articolo non si riferisce a tutti gli eventi ma ai medicane e l’analisi non è della giornalista ma di Mario Marcello Miglietta, meteorologo dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR a Padova. Se dice scemenze o peggio falsità potreste magari avvisarlo…? Brutta idea nevvero?

    • Non capisco cosa tu voglia dire. E non mi faccio tirare per la giacca in una discussione che non ho creato. La Sabelli analizza la letteratura, che riporta delle conclusioni plausibili ma basate su proiezioni con molti problemi. Che sono anche le uniche disponibili però. Questo è il senso, non c’è nessun bisogno di questi toni. Nessuno ha detto o scritto falsità o scemenze, naturalmente a parte questa discussione.

    • Andrea, la letteratura ha sempre riportato quello che legge in questo post. Tutto il resto è narrativa. Superficiale, cialtrona e disinformante.

    • Andrea, più che farselo dire, basta leggerlo. Questo è quello che la letteratura dice sugli eventi estremi, nn c’è un’altra versione. Quello che sente in giro sono previsioni, che non valgono neanche la carta su cui sono scritte rispetto alla realtà.

  6. Brigante

    Ho sentito che Armani, Ferragamo e simili, per non rimanere indietro con il vintage tireranno fuori i pezzi delle vecchie collezioni e li metteranno in vendita con nuovi nomi e campagne pubblicitarie ad hoc: sembreranno cose mai viste. Purtroppo molti ci crederanno e sarà sempre la solita “brodaglia”! E dopo gli uragani mediterranei (che di uragano non hanno proprio nulla, se non la nomenclatura), mi aspetto i “toscadi”, o tornado della Toscana, e poi i “tifioni” o tifoni dello Ionio, e chissà cos’altro, pur di vendere le loro idee. Io un po’ di scadenze su Venezia, Amsterdam, Kiribati, Maldive, Svalbard, ecc., me le sono segnate… è solo questione di tempo, altro che clima!

  7. AleD

    ma si, io tornerei a bruciare gasolio visto l’impennata del metano! quella è la via! già si faceva no? e ci si scaldava, poi le forze occulte che governano il mondo hanno spinto sul metano e oggi ne paghiamo le conseguenze!
    perché pensare e prendere delle scelte ed evolvere? prima dobbiamo avere solo dati certi altrimenti nessuna strategia, abbiamo sbagliato in passato, dovevamo rimanere con petrolio e carbone!

  8. donato b.

    Leggendo questo post, mi sono venute in mente tutte le porcate che ho sentito in questa settimana e che avevano per tema il quasi o non quasi (vedremo) medicane.
    Negli ultimi giorni gli eventi calamitosi che hanno colpito la Sicilia, sono stati oggetto di morbosa attenzione da parte di tutti i commentatori di cose afferenti la climatologia, la meteorologia e, soprattutto, la politica climatica.
    .
    Tutti coloro che ho ascoltato, hanno citato gli eventi siciliani come prova evidente ed inequivocabile delle conseguenze nefaste del cambiamento climatico prodotto dalle emissioni pestifere di CO2. La fiera dell’insipienza e dell’ignoranza! Giornalisti, politici, presentatori televisivi, scrittori, cantanti, influencer, ecc., ecc., ecc., ecc., tutti a indicare il ciclone mediterraneo come la pistola fumante del disfacimento climatico incombente. E tutti ad augurarsi che i politici intervenuti al G20 romano guardassero a quel che stava succedendo in Sicilia e da ciò fossero spronati a prendere decisioni sensate in quel di Glasgow. Secondo un noto commentatore della RAI il disastro siciliano avrebbe potuto avere un riscolto positivo, qualora fosse riuscito ad evitare il fallimento della COP 26!
    .
    Perché ormai questa è l’aria che tira: la COP 26, quasi certamente, si concluderà con l’ennesimo nulla di fatto. Ci siamo abituati, per noi del villaggio non è una novità e vivremo la cosa con estrema serenità, ma per qualcuno sarà un dramma.
    Per G. Thunberg e per il suo entourage già lo è: sembra strano, ma pare che la pasionaria svedese della giustizia climatica, non sia stata invitata alla COP 26. Vuoi vedere che i politici si sono stufati di farsi insultare? O, più semplicemente, la sua stella sta tramontando?
    .
    I francesi di fronte al rischio di fallimento, mettono le mani avanti e, mostrando un sorprendente spririto d’iniziativa, chiedono che l’energia da fonte nucleare possa sedersi al tavolo della spartizione delle risorse al pari con l’eolico ed il solare. E’ il secondo ministro, dopo Cingolani, ad “osare” questa “bestemmia ambientale”. Vuoi vedere che a forza di sbattere con la testa contro il muro, qualcuno comincia a ragionare?
    Se son rose fioriranno e lo vedremo presto: domani la COP 26 avrà ufficialmente inizio e nei limiti delle mie possibilità, cercherò di condividere con gli abitanti del villaggio le mie impressioni e considerazioni.
    Ciao, Donato.

  9. alessandro barbolini

    dispiace sperimentare nonostante che mai come al giorno d,oggi ci sia gente che studia di piu ..che non ci sia la memoria di un passato gia accaduto e che non ce nessuna crisi climatica ..ma solamente scioperi e conferenze carnevalesche inutili

  10. Mario

    Tanto per rimanere in rima…. proiezioni alla c….o di , scusate la volgarità,

Rispondi a donato b. Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »