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Le Satrapie del tempo (e non solo)

Tutti pazzi per Greta, tutti pazzi per il clima che farà, tutti completamente incuranti del tempo che fa e, soprattutto, ha fatto. Come si possa pensare di guardare al futuro senza aver contezza del presente e del passato resta, inevitabilmente, un mistero.

Un esempio.

Oggi (domenica 7 novembre 2021, ndr), stanco di attendere che i dati meteo di ARPA Lombardia venissero aggiornati (vedasi figura 1), ho scritto ai gestori la seguente mail:

Utilizzando i vostri dati per motivi scientifici e professionali trovo intollerabile che l’aggiornamento sia a tutt’oggi fermo al 25 ottobre. Quando provvederete a garantire un servizio real time? Luigi Mariani.

I miei motivi scientifici sono ad esempio i bollettini che redigo mensilmente per Climatemonitor e per i quali ho necessità di disporre di dati aggiornati e riferiti all’intero territorio nazionale. Inoltre per il mio lavoro professionale ho clienti di diverse parti d’Italia che si aspettano da me una visione aggiornata sulle variabili meteorologiche e sui riflessi che esse hanno sulle colture agrarie. Come posso garantir loro delle risposte se non trovo dati aggiornati o se ogni regione ha un proprio standard che obbliga l’utente (che in realtà è un cliente perché i servizi pubblici e i relativi dipendenti, non lo si scordi mai, li paghiamo con le nostre tasse) ad effettuare interrogazioni manuali con immani perdite di tempo e rischi di errori?

In realtà ritrovo in varie altre regioni quel che osservo in Lombardia, regione in cui vivo e il cui livello di disservizio mi disturba particolarmente ma che in realtà non è certo la peggiore fra le regioni. Ad esempio il Lazio ha chiuso il servizio per oltre 2 mesi e l’ha riaperto pochi giorni fa con formati del tutto diversi da quelli precedenti , l’Abruzzo non mi risulta avere open data, la Liguria e la Basilicata consentono solo interrogazioni manuali a singole stazioni, le Marche e l’Umbria mettono in rete solo tabelle PDF, la Calabria ha i dati fermi al 30 settembre, ecc. ecc.  In sintesi una vera babele!

L’esperienza di vita ha fatto maturare in me il convincimento che con la nascita delle regioni e con le successive leggi di delega (una fra tutte la Bassanini ter del 1998 con cui il Servizio idrografico fu devoluto alle regioni), abbiamo in sostanza creato 20 satrapie, ognuna con i propri standard del tutto diversi da quelle delle altre, il che significa non solo disservizio ma anche sprechi di risorse (ogni regione si è dotata di un proprio sistema informativo meteorologico del tutto diverso da quello delle altre). Questo vale non solo in meteorologia ma anche nella sanità e in tantissimi altri settori in cui le satrapie esercitano ahinoi le proprie funzioni. E a questo punto non so nemmeno dire se un ritorno delle deleghe allo Stato potrebbe risolvere i tanti problemi ceratisi in questi anni o non farebbe altro che peggiorarli ulteriormente.

In ogni caso penso che oggi varrebbe la pena di riflettere a fondo sul fatto che non possiamo più permetterci simili livelli di spreco, difformità e disservizio, che nei fatti ci allontanano dall’Europa e dai paesi civili.

Scusate lo sfogo ma davvero non ne posso più!

Figura 1 – Schermata di accesso agli open data di Arpa Lombardia scaricata oggi. Si noti l’aggiornamento al 25 ottobre. Quando qualcuno si deciderà ad aggiornare i dati, comparirà il file di novembre e i dati di ottobre saranno irrimediabilmente persi per l’utente. Un fatto analogo mi è già successo ad agosto.
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Published inAttualità

16 Comments

  1. Luigi Mariani

    Gentile Massimo B.,
    la ringrazio per il suo cortese commento con cui non concordo e le spiego perché: l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (ai cui standard come professionista del settore cerco sempre di attenermi) prevedono che la meteorologia operativa si fondi su dati di buona qualità e diffusi con regolarità. Cosa ci azzecchi con questa regola la babele che ho descritto nel mio post lo sa solo Dio.
    Io peraltro lavoro a livello nazionale e mi trovo ad aver di fronte oltre 20 soggetti diversi
    ognuno con i propri standard operativi e i propri formati dati (sempre che i dati vengano diffusi…).
    Preciso che sarei anche disposto a pagare se mi venissero offerti dati per tutto il Paese resi in un formato omogeneo.
    A questo aggiungo che da molti anni ho sotto gli occhi l’esempio degli USA, che con il sistema GSOD diffondono da anni dati synop con regolarità (ritardo di 2-3 giorni rispetto a oggi) a tutto il mondo. Peccato che la qualità dei dati di precipitazione per le stazioni italiane in GSOD sia scadentissima, e non credo per responsabilità degli amici statunitensi, altrimenti farei volentieri a meno del giro delle 20 chiese che oggi sono costretto a fare.
    Circa infine il DWD (Deutscher wetterdienst) le faccio osservare che nel loro sito https://opendata.dwd.de/climate_environment/CDC/observations_germany/climate/daily/more_precip/recent/ i dati di precipitazione riferiti all’anagrafica che trova nel file RR_Tageswerte_Beschreibung_Stationen.txt
    mi paiono oggiornati a poche ore fa. Controlli per favore anche lei.

    • La ringrazio per la spiegazione e capisco il disappunto nel trovare disomogeneità nella ricerca di dati, soprattutto se necessari per la propria professione..

      Tuttavia il mio commento era un po’ più di ampio respiro e di critica sull’ esterofilia degli italiani e sulla diffusa, e spesso erronea, percezione di inadeguatezza del nostro paese.

      Riguardo al DWD (Deutscher wetterdienst) non sono un meteorologo ma, per quanto abbia potuto intendere, come da Lei sottolineato è aggiornato si pressoché in tempo reale ma necessita di una consultazione costante. La serie storica è meno aggiornata.

    • Massimo B.

      La ringrazio per la spiegazione.

      Tuttavia, considerando la discussione in generale, il mio commento era un po’ più di ampio respiro e di critica sull’ esterofilia degli italiani e sulla diffusa, e spesso erronea, percezione di inadeguatezza del nostro paese.

  2. Non penso che i disservizi italiani siano tanto diversi di disservizi stranieri. Probabilmente siamo noi italiani, o meglio noi lombardi, che siamo pretenziosi e consideriamo disservizio tutto ciò che non corrisponde alle nostre aspettative. A volte pensando che all’estero siano migliori.
    Non penso che sia cosi. Probabilmente all’estero sono solo piu bravi a vendersi. E i loro disservizi non sono tali ma semplici fluttuazioni nel range standard di erogazione di un servizio.
    Allora ho provato a controllare. Non essendo del campo potrei essermi sbagliato. Ma gli open data sui portali dovrebbero essere raggiungibili da tutti. Altrimenti addio accessibilità. Comunque sul sito del servizio meteorologico tedesco, anche se il tedesco non è il mio forte la serie storica mensile dei dati al 11.12.2021 è disponibile sino al mese di aprile 21. (https://www.dwd.de/DE/leistungen/klimadatendeutschland/klarchivtagmonat.html?nn=16102)

  3. andrea beretta

    Caro Luigi
    Io credo invece che uno stato come l’Italia (lungo, diversificato in climi, usanze e dialetti) avrebbe avuto senso se fosse stato pensato federale ai tempi di Vittorio Emanuele. Invece si preferì un centralismo sabaudo che poi divenne romanocentrico. E le pezze messe per tappare il buco nel corso degli anni sono state peggiori del buco stesso: come da tradizione italica, del resto. Risultato: abbiamo un federalismo in salsa mediterranea, che nei fatti non funziona visto che gli manca l’unica cosa che rende uno stato veramente federale come la Svizzera o la Germania: la possibilità che ogni regione si gestisca le tasse. S’è provato negli ultimi 30 anni a far qualcosa, ma non si è mai approdato a niente

  4. Cesare. Bianchini

    Signori miei abbiate pietà. Abbiate pietà delle povere poltrone la cui salute è stata già tanto provata dal recente g20 romano che ne ha viste tante lasciate inopinatamente al freddo per giorni da burocrati scalda sedie, anche in divisa,. Volete proprio che restino al freddo per sempre? Succederebbe senz’altro se appena una delle istanze da voi proposte si avverasse per puro caso. Ripeto e chiudo. Abbiate pietà .

  5. Angelo

    Molti servizi iniziano e sono gestiti bene da una Regione. Per chi non apprezza il centralismo, varrebbe la pena affidare ciascun servizio a chi lo sa fare, purchè sia uno solo in tutta Italia. Ma che si apprezzi ciò che funziona, nel calderone della burocrazia, è per molti aspetti utopico.

  6. Giovanna Franchi

    Buongiorno Luigi, da semplice cittadina e senza nessuna competenza vengo un po’ presa dal panico quando leggo queste tue considerazioni e i commenti di coloro che se ne intendono. Temo davvero che il nostro tempo stia sempre più premiando incompetenza e superficialità e, nel contempo, silenziando tutte le persone serie e competenti. Mala tempora

  7. Francesco

    Forse chi si occupa di aggiornare i dati in quei periodi di interruzione era in ferie oppure caduto malato

  8. Pietro Enrico Corsi

    Caro Luigi,
    anche se da tanto tempo non ci vediamo ne sentiamo, cerco di seguire la tua interessante attività, quando posso, attraverso gli articoli che proponi ( tuoi o di altri esperti ). Seguendoti trovo ovviamente vergognoso che il settore meteo ed il suo studio attraverso i dati di competenza sia così stupidamente NON gestito da una larga parte delle autorità regionali. Con mi sembra ampie e accertate ricadute NEGATIVE anche sulla gestione e protezione pratica dei territori causa nessuna o quasi programmazione preventiva per la loro destinazione d’uso e gestione attiva. Invita anche i tuoi colleghi ad alzare la voce,
    Credo che saremo in molti a supportarvi, ognuno per quello che potrà. Coraggio.

  9. donato b.

    Caro Luigi, quanto ti capisco!!!!
    Per me il tuo problema è esasperato dalla necessità di operare ad un livello ancora più basso delle regioni. In Italia oltre alle regioni esistono le province che, fortunatamente, sono state private di quasi tutti i poteri (quel quasi è già un problema), le comunità montane ed i comuni. E in quest’ultimo caso i problemi si moltiplicano per il loro numero. Ogni comune è un mondo a parte: alcuni sono digitalizzati, altri a metà, altri ancora sono fermi alla penna biro. Ed in ognuno di essi tra sindaci e funzionari, non si capisce nulla.
    Più che di satrapie, parlerei di babele, giusto per restate nell’ambito del mondo antico.
    .
    Se a questo aggiungi le ASL, gli Uffici del Genio Civile, i Vigili del Fuoco e qualche altro enticchio che non si sa bene a cosa serva, il pranzo (indigesto, ma veramente tanto indigesto) è servito. Ogni pratica è un’odissea. Ah! Dimenticavo le Sovrintendeze (archeologiche e per i beni ambientali) perchè ne esistono ben due che operano a livello provinciale o sovraprovinciale e, molte volte, bisogna consultarle entrambe.
    .
    Ritornare alla centralità dello Stato? Ormai gli organismi tecnici dello Stato non esistono più. Solo carrozzoni burocratici che azzeccano garbugli del tutto incomprensibili ed indecifrabili.
    .
    Esistevano, una volta, il Regolamento Generale dello Stato per la Contabilità delle Opere Pubbliche del 1924 ed il Regolamento generale dei lavori pubblici del 1895. Norme chiare, semplici, pulite che per quasi un secolo hanno consentito di realizzare le opere pubbliche che ci hanno reso un Paese civile. Poi tutto è stato stravolto, anche sotto l’impeto delle normative europee che, in fatto di chiarezza e di complicazioni burocratiche superano di gran lunga le già pesanti normative nazionali ed è stata la fine. Oggi si naviga a vista, senza certezze normative e fidando nel proverbiale stellone italico: speriamo che vada sempre tutto bene. Io non credo che esista, in Italia, una persona che conosca tutta la normativa vigente in materia tecnica e le conseguenze sono di fronte a tutti noi.
    Ho deviato un poco dal senso del tuo post, ma solo per dimostrare che la sensazione di smarrimento e di rabbia che da esso traspare, è la stesso che attanaglia ogni professionista che si arrischia a inoltrarsi nei gineprai che costituiscono la legislazione nazionale.
    Quando arriverà qualcuno che deciderà di fare tabula rasa di tutta questa porcheria e creare una legislazione chiara e semplice che valga per tutti, allora potremo parlare di vera rivoluzione. Credo, però, che capiterà, se capiterà, dopo che io sarò passato a miglior vita, anche per colpa di questo modo di legiferare. Perché lo stress che questo stato di confusione genera è enorme e lascia i suoi strascichi nel fisico e nella psiche.
    Ciao, Donato.

  10. DonatoP

    Caro Mariani, si chiama “cialtroneria informatica”, e la possiamo vedere in molti servizi erogati dall’AP.

    Non che i privati ne siano esenti, anzi!

  11. alessandrobarbolini

    eh ragazzi ..quando si dice e si vuol essere nostalgici per forza ..da appassionato di meteo dai tempi del sommo andrea baroni ..caroselli e bernacca cresciuto col la loro narrazzione nel tempo che cera e avrebbe fatto qualche giorno dopo ..devo dire e lo affermo da anni che la meteo è morta da vent anni …oggi domina il sensazionalismo e il catastrofismo in climatologia …una meteo dislocata dall aeronautica in privati e copie incolla da una marea di autoproclamati meteomen che solamente ti vendono bufere nevose ogni 10 giorni da novembre a marzo per attirare click…..meteo in tv in mano a meteorine piu degne da calendario sexy che da dispaccio previsionale ….rendetevene conto …è finito tutto ..da quel pezzo

  12. Alessandro

    Capisco lo sfogo e lo condivido.
    Tra l’altro ho una stazione meteo, ma è difficilissimo tenerla perfettamente in funzione , accorgersi di errori, correggerli ed archiviare i dati senza buchi.
    Quindi è logico che questa suddivisione di differenti gestioni di dati meteorologici non fa altro che aumentare la difficoltà di consultazione dei dati, già di per sè impegnativa e aumentare così la diffidenza verso i vari dati pubblicati che sono elaborati anche in 20 modalità diverse.

  13. Fabio

    Sono d’accordo con Lei al cento per cento. Le Regioni sono state, da quando sono passate da un’identità più o meno solo geografica (sono nate per ragioni statistico demografiche all’epoca del nascente Regno d’Italia), ad una entità che legifera – almeno per alcune materie – dalla seconda metà degli anni settanta dello scorso secolo in poi, hanno frantumato il nostro paese in venti realtà differenti per molti anzi moltissimi aspetti. Quando si trattano argomenti come quelli affrontati solitamente ed egregiamente dal sito Climatemonitor, da Lei e dagli altri autori, necessariamente estesi geograficamente e nel tempo (intesa come quarta dimensione ben ampia quando si parla di clima), la pochezza, il campanilismo, l’interesse squisitamente locale dei vari “ventesimi” della nostra Italia vengono drammaticamente ed impietosamente fuori. Fosse solo il problema che ci ha esposto oggi: è solo un esempio come una materia complessa come quella in parola possa essere trattata in modo approssimato e scoordinato da venti realtà diverse invece di una unica ed autorevole voce, magari anche ascoltata ed apprezzata al di fuori del territorio nazionale, a cominciare dall’Europa.
    Buon lavoro, grazie e mi perdoni lo sfogo,
    Fabio

  14. Caro Luigi,
    parole sante! Come sai, quando ho provato io a cercare i dati delle varie ARPA regionali sono impazzito rapidamente e ho mollato, lasciando a te (codardamente) la patata bollente; tu sei più bravo di me e stai resistendo con successo, ma ogni tanto uno sfogo di rabbia è più che comprensibile (e dovuto, direi, a fronte di tanta confusione). E, hai ragione: i danni fatti da questi servizi parcellizzati in modi sempre diversi non saranno recuperabili tanto facilmente. Auguri di cuore per i tuoi lavori professionali. Franco

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