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Ghiacci artici: Minimo 2021

Sia pur in ritardo…di qualche mese, eccoci ritrovati per un appuntamento ormai consueto: quello dell’aggiornamento sul minimo di estensione dei ghiacci artici che nel 2021, come di consuetudine, è stato raggiunto nel mese di Settembre.

Per l’esattezza, secondo NSIDC il minimo è stato raggiunto il 16 Settembre, con un valore di 4.72 milioni di chilometri quadrati. Come qualcuno avrà intuito dall’insolito silenzio dei media, il minimo in questione rappresenta solamente il dodicesimo valore più basso della serie cominciata ormai 43 anni fa.

Altrimenti detto, ben 11 anni della serie storica hanno visto minimi di estensione inferiori a quello registrato nel 2021. Non solo: il minimo del 2021 rappresenta anche il valore più alto di estensione registrato dal 2014 (Fig.1, curva in rosso per l’anno 2021).

Stessa sostanza per il giapponese JAXA che conferma un minimo di 4,61 milioni di kmq raggiunto il 12 Settembre: anche in questo caso, il valore più alto dal 2014. Vale forse la pena anche ricordare che parliamo di minimi di estensione dell’ordine del 50% superiori rispetto al minimo assoluto stabilito nel 2012, e mai più aggiornato da allora.

La narrativa in circolazione, (già di per sè alquanto scarna, vista la stagione così deludente) ha cercato appiglio nei dati relativi ai volumi dei ghiacci secondo il mantra ormai famoso che recita: “non importa tanto la larghezza, quanto lo spessore”.

Anche qui, però, con poca fortuna, visto che il 2021 in termini di volumi se l’è cavata benone, piazzandosi al settimo posto dell’ultimo decennio, ovvero lasciandosi alle spalle 6 anni con volumi inferiori: in questo caso, oltre al 2014 anche il 2018 (Fig.2).

Troppo giovane (Are you experienced?)

Non rimaneva molto a cui appigliarsi, e quindi i resoconti sconcertati dei maggiori centri di ricerca sui ghiacci artici (è proprio NSIDC a definire la stagione “odd”, ovvero “strana” come abbiamo già avuto modo di anticipare in un altro post) si sono concentrati sui volumi troppo bassi di ghiacci pluriennali. Ovvero: sarà pure che di ghiaccio ce n’è di più, ma è più giovane.

Misurare i volumi dei ghiacci richiede già di per sè un esercizio non banale di approssimazione. Immaginiamo quindi quanto possa essere difficile dare una età a porzioni di quello stesso volume.

In realtà l’allarme sulla giovane età dei ghiacci è questione puramente semantica e di lana caprina: un ghiaccio pluriennale assottigliato a poche decine di centimetri di spessore non “vale di più” di un ghiaccio neo-formato dello stesso spessore: entrambi si scioglieranno seguendo, banalmente, le leggi della fisica. E si accumuleranno nel tempo seguendo logiche dettate dalle correnti prevalenti.

Inoltre, il ghiaccio sopravvissuto alla stagione di scioglimento 2021, dall’anno prossimo potrà entrare nella conta del ghiaccio pluriennale. Ergo, alla scomparsa del ghiaccio pluriennale di quest’anno, farà riscontro la formazione di nuovo ghiaccio pluriennale, come è normale che accada quando, a seguito di anni di scioglimento superiore alla media, si registra un anno più freddo del solito.

Se poi si vuole ricondurre anche la climatologia alla diatriba tutta politica tra vecchie e nuove generazioni sostenendo (in questo caso) che il ghiaccio vecchio è migliore di quello giovane, come un buon bicchiere di barolo, beh… si accomodino, siori. Sarebbe comunque una disquisizione in linea con il livello miserevole della gran parte della narrativa attuale sul “climate change”.

Ha fatto freddo

Il punto, estremamente banale nella sua ovvietà, è che i ghiacci artici sono “in forma” perché l’estate è stata, semplicemente, fresca. Il trimestre estivo Giugno-Luglio-Agosto ha infatti registrato temperature collocabili rispettivamente al settimo, al ventinovesimo e al sesto posto della serie tra quelle più calde (link).

Per farla più semplice, il mese di Luglio (di fondamentale importanza per l’esito della stagione di scioglimento) si è piazzato al 13° posto tra i mesi di luglio più freddi sull’Artico dal 1979 ad oggi. Come questo si spieghi alla luce di un global warming devastante, e della amplificazione artica di cui hanno discusso magistralmente nelle ultime settimane i “colleghi” del blog, resta un mistero che ovviamente nessuno si preoccuperà di indagare.

Un trend tutt’ora in corso

Il trend “fresco” della scorsa estate è tutt’ora in corso, e si è tradotto nel fatto che non sono stati aggiornati record mensili di temperatura sull’Artico per tutto l’anno 2021 (salvo smentite nel mese in corso): un evento che si è ripetuto solo altre 4 volte negli ultimi 15 anni.

Una situazione che trova riscontro anche nei valori attuali di estensione e volume dei ghiacci artici, tutt’ora ben lontani dai valori minimi della serie, nonostante la fisiologica “compressione” dell’envelope in questo periodo dell’anno.

Cosa che si evince anche della curva delle temperature sull’Artico: curva che si è mantenuta insolitamente vicina alla (assai fredda) baseline di riferimento, come non accadeva dal 2014-2015 (Fig. 3, fonte DMI).

Che vuol dire?

A differenza di quanto fanno tanti chiacchieroni di clima-geddon, in questo Blog non si fanno previsioni sulla base di auspici personali o linearizzando brutalmente una curva su un periodo statisticamente irrilevante.

L’estate 2021 è stata benevola con i ghiacci artici per un motivo banale (per chi della materia ne mastica), ovvero per via di configurazioni sinottiche che hanno generato condizioni meteo favorevoli: cieli nuvolosi, nevicate tardive, insufficiente pre-condizionamento del ghiaccio (leggi melting ponds), assenza di sistemi depressionari particolarmente intensi in chiusura di stagione.

Di sicuro una rondine non fa primavera, e una estate benevola non può essere garanzia di alcun trend futuro.

Resta il fatto che le previsioni di “spirale di morte” dei ghiacci elaborate 10 o 20 anni fa sono state smentite dai fatti, e pur in un trend chiaramente discendente negli ultimi 40 anni, continua una fase di stallo che ormai dura da circa 10 anni e che nessuno si è sforzato di spiegare, nè tantomeno aveva previsto nel passato. Uno “hiatus” dei ghiacci che ricorda molto da vicino quello delle temperature terrestri iniziato una quindicina di anni fa.

Il tutto a conferma di una ovvietà che giornaloni ed espertoni non sembrano in grado di cogliere, ovvero che non si può modellizzare un sistema complesso come il clima terrestre alla sola luce del presunto contributo antropico e del tenore di CO2 in atmosfera, trascurando tutto il resto del sistema.

Perché il clima del pianeta Terra non va esclusivamente “a CO2”, e trascurare tutte le altre variabili del sistema significa fare cattiva informazione, ma soprattutto pessima scienza.

La nota di comicità

Il vantaggio della cosiddetta scienza del clima rispetto ad altre scienze, come per esempio la virologia (giusto per rimanere sull’attualità), è nella scala dei tempi. Prevedere qualcosa a 10 o 20 anni di distanza non è impegnativo per la carriera di nessun climatologo, in quanto 20 anni sono una vita lavorativa e il rischio che eventi imprevisti (o previsti male) rovinino certe carriere si fa quindi sostanzialmente nullo.

Vero è che certe previsioni sono invecchiate comunque molto male e quindi il tempo ha avuto la possibilità di mostrarsi galantuomo. È il caso della previsione di Wadhams, climatologo molto popolare sui tabloid britannici e non solo.

Leggiamo, per esempio, cosa si scriveva sui giornali nel 2014, 7 anni fa:

“Preparate gli ombrelloni sulla spiaggia di Barrow (Alaska). Una delle autorità nella fisica dei mari del nord prevede un Artico completamente libero da ghiacci nell’anno 2020 (…). “Non si parla di modelli qua”, sostiene Peter Wadhams, professore di matematica applicata e di fisica teorica all’Università di Cambridge: “si parla di dati”.

Qualche riflessione finale:

  • Meno male che si parlava di dati e non di modelli. Altrimenti a quest’ora ci ritroveremmo gli iceberg in Adriatico.
  • Per fortuna quando il tempo è galantuomo, ci pensano comunque i giornali, che non solo non chiedono conto di quelle previsioni sgangherate, ma per giunta continuano ad ospitare numerose interviste allo stesso Wadhams.

E comunque, quando i dati diventano troppo scomodi per la narrativa, si può sempre cambiarli. Con un tratto di penna. Come ha fatto pochi giorni fa l’istituto danese DMI di fronte a volumi di ghiaccio calcolati che mettevano in grave difficoltà la narrativa.

A suggerire che il problema dello “hiatus” dei ghiacci, proprio come quello delle temperature terrestri, potrebbe essere risolto molto facilmente, con la solita revisione a babbo morto dei data-set a cui abbiamo assistito in passato. Perché lo show deve andare avanti.

Ma questa, è un’altra storia.

 

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Published inAttualità

21 Comments

    • Brigante

      Sono molto preoccupato… Non torna un numero, un dato, un riferimento, un aggettivo. L’articolo é demenziale e deprimente, quasi comico. Un alunno di terza media, dopo un paio di video di Utub avrebbe scritto in modo più preciso e forbito! Sono molto preoccupato… Perché se uno dei giornaloni nostrani tratta un argomento così importante in questo modo; chissà quanto sarà affidabile quanto scrivono di argomenti economici, sanitari, perfino sportivi! Sono molto preoccupato…. Perché presto saremo sommersi, e non dal mare!

    • Alessandro

      @Brigante. La preoccupazione è assolutamente condivisa, ma se posso permettermi due considerazioni: primo, quei “giornaloni” ormai non li legge più nessuno da tempo, da ben prima delle clima- e delle viro-ca**ate; secondo, spegnere la TV e chiudere il giornale (e magari anche un po’ internet) e VIVERE non è una cattiva idea in fondo.

      Per quanto riguarda la veridicità de La Stampa a livello sportivo, beh, sono juventini – e ho detto tutto :-).

  1. Ale69

    errata corrige: olocene e non oligocene. scusate. vi lascio questo:
    UNA QUESTIONE FORMALE? NON PROPRIO….
    Phil Gibbard, geologo di Cambridge, inizialmente tra coloro che hanno istituito il gruppo di lavoro che esamina la formalizzazione dell’Antropocene, ha riferito al The Guardian di non capire l’utilità di dichiarare l’esistenza di una nuova epoca geologica, nella quale siamo completamente immersi. «Questo non vuol dire che io altri miei colleghi siamo negazionisti del cambiamento climatico o cose del genere. Noi riconosciamo appieno i punti: i dati e la scienza ci sono – ha tenuto a sottolineare. Quello che ci domandiamo è quale sia la filosofia, e l’utilità».
    Secondo Waters se l’ICS votasse per l’ufficializzazione dell’Antropocene, per esempio il mondo potrebbe comprendere meglio, chiaramente e inequivocabilmente, la scala, la misura dell’impatto dell’umanità sulla Terra. La gente – dicono gli autori dello studio – è oggi ben consapevole del cambiamento climatico Ma il cambiamento climatico è solo un aspetto delle modificazioni in corso sulla Terra. Ufficializzare l’Antropocene come era geologica è come dire a tutti che gli umani non stanno modificando solo l’atmosfera, ma anche gli oceani, il ghiaccio, la composizione e il numero delle specie…. (tratto da https://www.rivistamicron.it/approfondimenti/olocene-antropocenedove-siamo/

    per il momento anche la wiki-descrizione non è stata modificata 🙂
    https://it.wikipedia.org/wiki/Quaternario
    buona serata. Ale.

  2. Brigante

    Ottimo articolo, che ben riassume i tentativi della scienza costituita, di malafede e malaffare. Ormai sono come quei ragazzini viziati, che se si accorgono di perdere, cominciano a barare.
    Negli esperimenti di fisica di un vecchio libro di scuola media ( come si chiamava una volta prima dell’omogeneizzazione alla secondaria), ho trovato un un’esperimento semplicissimo: prendete un bicchiere di acqua fredda del rubinetto, mettete all’interno un cubetto di ghiaccio e ponetelo poi nel congelatore. Dopo alcuni minuti (da misurare per i più curiosi) cosa è successo al cubetto dì ghiaccio? L’esperimento serviva per spiegare le proprietà dell’acqua, e tra queste la capacità termica. Ai posteri (nemmeno troppo lontani) lascio discutere….

  3. Franco

    Ho letto l’articolo del link richiamato da ROSA ma le mie conoscenze di chimica / fisica sono modeste e non mi permettono di capire a fondo quanto scrive l’estensore che tra l’altro inizia con: i negazionisti ecc.
    Qualcuno dei lettori di C.M. potrebbe proporre una lettura diversa?
    Saluti Franco

    • rosa

      Non servono conoscenze di chimica-fisica per seguire le torsioni ideologiche dell’articolo: per leggerlo bisogna solo allacciare le cinture e seguire il flusso, anche se a metà percorso si vorrebbe solo scendere. Mi sembrava un esempio di “latinorum” scientifico che mostra come sia impossibile discutere serenamente con chi ritiene che gli altri non sanno e non possano capire.

    • Ale69

      Buonasera. Concordo con Rosa e che ringrazio per aver aver postato il link del club dei piccoli chimici. Sicuramente il sito in questione (ho dato un’occhiata ad altri post per altri argomenti, condivisibili direi e anche ineccepibili dal punto di vista della materia, tuttavia abbiamo esperti di chimica che frequentano questo villaggio) è organizzato e redatto da personaggi che sicuramente conoscono la chimica, e fin qui nulla da dire. Per quanto riguarda la veridicità del contenuto, nonché l’insieme dei processi che giustificano l’articolo, si potrebbe anche discuterne, col metodo scientifico ovviamente, ma, e qui c’è un ma! La semantica utilizzata dall’autore è più che modesta, direi quasi boriosa, e non tralascia tra le righe quell’atteggiamento tipico di chi guarda il “diverso” dalla testa ai piedi; personalmente mi dà molto fastidio. Ma seconda cosa più importante, mi ha colpito molto l’incipit, quello ripetuto anche in altri articoli del sito di diversa natura. Ovvero, (fateci caso): “Nell’Antropocene, l’epoca geologica attuale fortemente caratterizzata dalle attività dell’uomo, la Chimica ha il compito di custodire il pianeta e aiutare a ridurre le diseguaglianze mediante l’uso delle energie rinnovabili e dell’economia circolare.” Ecco! Questa si chiama a casa mia presunzione. Spiego. Tu, non puoi definire epoca geologica l’Antropocene, che, sebbene non sia ancora un termine ufficiale che andrebbe a sostituire quello attuale Oligocene e per il quale temo che avverrà, per un semplice motivo, ma proprio semplice semplice, non c’è bisogno di una laurea, bastano le elementari, e cioè, che il termine Antropocene di Geologico non ha proprio un beato ca… (scusate quando ci vuole ci vuole). Vedo questa definizione come un modo per darsi arie, distinguersi da ciò che in realtà va benissimo così com’è, cioè, Oligocene!!! Ultima cosa, all’autore dell’articolo, al secolo Claudio della Volpe (così è scritto) qualcuno dovrebbe insegnargli che il negazionismo non è una corrente e ne un pensiero di negazione di cosa. Il negare che? Qui non si nega nulla, semmai si pongono dubbi, quindi si è scettici, punto. Nessuno nega nulla, qui si tifa per il metodo scientifico, stra-punto! A proposito, sempre qualcuno spieghi all’autore (vedi sopra) che il termine negazionismo è associato ed esclusivamente legato alla negazione della Shoah, dell’olocausto. L’ autore dovrebbe saperlo, dato che nel sito dei piccoli chimici spesso troviamo dei riferimenti reverenziali a Primo Levi, e che sicuramente si è salvato la vita grazie alla chimica ( basta leggere “se questo è un uomo”) ma che poi si è suicidato per motivi ben lontani dai dibattiti rituali di Climatemonitor, e me ne scuso, ma lo fece perché deluso dalla diffusa capacità degli individui di dimenticare ciò che è stato, e che rischia di ripetersi. La storia! Anche del Clima se vogliamo, che poveretta non andrebbe mai modificata e asservita per scopi che spesso conducono e giustificherebbero una economia circolare di parte, perché questo è. Se poi, proprio proprio i piccoli chimici volessero mostrare il proprio sapere al mondo come un sapere assoluto, beh, si possono tranquillamente consolare con l’ultima sparata di Elon Musk, il salvatore della stratosfera, che lanciando i suoi razzi succhierà la dannata CO2 e la trasformerà in tempo reale in propellente per poter proseguire il volo. Pazzi! Concludo. Siamo tutti abituati a guardar per terra, al massimo davanti a noi, nessuno guarda mai in alto, lassù, nel buio profondo dell’infinito….dell’universo. Ma non è per caso che il problema del riscaldamento globale si è nascosto ben bene nel silenzio degli anni luce? Ale.

    • Franco

      Grazie a Rosa e Ale69 per le precisazioni ed integrazioni. Sono rimasto stupidamente soggiogato dalla prosopopea dell’autore in prima lettura facendo così soltanto la figura del babbeo!.

    • Luca Rocca

      Articolo con alcune tare . L’ ozono non è un gas serra , E una molecola di ossigeno scissa da un fotone ad alta energia nella forma 0–. In questo processo filtra le radiazioni ultraviolette. L’ozono viene prodotto naturalmente dai fulmini dall’ UV e anche dalla combustione ma nella bassa atmosfera ha una vita media che si misura in ore, poi si ricombina in O2 . Anche se fosse un gas serra non avrebbe alcun effetto.
      I CFC sono clorofluorocarburi , nome commerciale Freon . Era usato come solvente, gas estinguente e come propellente negli spray . E’ stato vietato dal protocollo di Montreal del 1987 per ridurre i danni all’ ozonosfera. Sebbene sia un gas serra molto più efficiente della CO2 non viene più prodotto da almeno venticinque anni ed è sparito anche dal buco dell’ ozono in Antartide. Altro discorso sono gli HCFC ( Halon) idrossifluorocarburi che sono stati prodotti fino alla fine dei 90 circa ma anche loro sono al bando e spariranno in breve tempo , le quantità in atmosfera sono comunque ridicole rispetto al metano o alla CO2.
      I calcoli dell’ effetto della H2O sono considerati solo per la parte radiativa dando per costante che il vapore aumenta solo se aumenta la temperatura a causa dei gas serra Beato lui che ha capito tutte le dinamiche generate dal ciclo di evaporazione e condensazione , perchè io della parte convettiva dell’ acqua nell’ atmosfera non ci ho ancora capito un cavolo

    • Claudio Giorgi

      Piccolo dettaglio pignolo sull’ozono da vecchio ingegnere chimico quale sono: è una forma allotropica dell’ossigeno gassoso, con la molecola formata da tre atomi invece che da due. Esiste la reazione : 3 O2 2 O3 , normalmente spostata tutta verso la forma biatomica. Dando energia si può spostare verso destra (è quello che si fa nei generatori di ozono e che succede in prossimità delle macchine elettriche), ma basta una piccola energia di attivazione (gli UV fanno questo) per ritornare alla condizione normale. Nel brevissimo tempo in cui l’atomo di ossigeno lascia la molecola di ozono da cui proviene , essendo fortemente reattivo può aggredire quasi qualunque cosa (in effetti tutto tranne il Fluoro e i gas nobili) e reagire con essa. E’ questo il fenomeno che è usato nella sanificazione con ozono, in cui l’ossigeno nativo ammazza qualsiasi forma di vita. I clorofuorocarburi (freon) sono considerati dannosi per l’ozono perchè agiscono da catalizzatori favorendo la dissociazione dell’O3; in quanto catalizzatori, al termine della reazione si ritrovano nella stessa quantità di partenza (cioè non vengono “consumati”), per cui anche in piccola quantità possono essere assai dannosi.

  4. Claudio Giorgi

    Il giorno che ho visto cambiare magicamente quel grafico mi sono girate vorticosamente le scatole. Cambiato il metodo di calcolo? Può essere, ma perchè SOLO per i dati di questi ultimi due anni? Piacevano poco? “Therefore, we have by December 07, 2021 updated the graphics of sea-ice thickness and volume using the new and improved data on Polarportal and ocean.dmi.dk.” Che faccia tosta!

    Immagine allegata

  5. robertok06

    Bellissimo, grazie!

  6. alessandrobarbolini

    purtroppo siamo in mano a incompetenti ..e fin che si commentano i tanti siti meteo o climatologia in giro per il web acchiappa polli ci puo anche stare seppur vergognosa la cosa ..ma il peggio sta nel chi alimenta questi incompetetenti ovvero i famosi centri di calcolo ,quelli che vendono carne in continua scadenza ad ogni aggiornamento ..ma come si puo creare mappe a 10 giorni mi chiedo da fin troppi anni essendo la meteo un qualcosa che oltre le 72 ore è caotica all inverosimile …la tomba della meteo ecc ecc è stata scavata dai veri addetti ai lavori ..questo è il grosso guaio …e tutto lo starnazzare del popolino che guarda inerme e credulone sta proprio qua

  7. Francesco

    Si ,per quanto riguarda Il DMI ho letto che e’ andata cosi:una persona ha fatto notare a varia stampa mondiale la curva sorprendente riguardante il volume dei ghiacci artici.Ebbene il grafico in questione e’ sparito per 4 o 5 giorni per poi riapparire “rielaborato” in quel modo.Praticamente la curva che prima era in media 2004-2013 ora racconta un altra storia.Incredibile.

    • Massimo Lupicino

      Caro Francesco, ne parleremo prima o poi. Perché per quanto in questo villaggio abbiamo stomaci forti riguardo alle “omogeneizzazioni” a babbo morto, stavolta l’hanno fatta piuttosto grossa. O grossolana, che dir si voglia.

    • andrea beretta

      Mi ricorda 1984 dove al Ministero della Cultura c’era un dipartimento deputato a modificare le notizie apparse sui giornali del passato, di modo che un fatto semplicemente non era avvenuto. Mi fermo qui ed evito di citare altre analogie di quel capolavoro con la società del 2020….

  8. Andrea Brescianini

    Buongiorno
    “E comunque, quando i dati diventano troppo scomodi per la narrativa, si può sempre cambiarli. Con un tratto di penna. Come ha fatto pochi giorni fa l’istituto danese DMI di fronte a volumi di ghiaccio calcolati che mettevano in grave difficoltà la narrativa.”
    Ecco, dopo questo dettaglio apparentemente insignificante pongo una domanda: Ma chi ha ancora voglia di ascoltare la narrativa dominante?
    Soprattutto chi ci crede a questo schifo?
    Abbiamo oltrepassato i confini del paranormale. È allucinante, assurdo, strano, schifoso, vomitevole, orribile e chi piu ne ha più ne metta!!
    Boohhhh!
    Un saluto

    • Carmelo

      Caro Signor Brescianini,
      la stragrande maggioranza della gente non ha la minima idea di come stanno veramente le cose e si beve tutto quello che la “scienza” propina con un bombardamento mediatico senza precedenti.
      I ghiacci che si sciolgono, gli orsi polari che annegano o muoiono di fame, gli incendi causati dall’AGW, il deserto del Sahara che avanza a nord (Sud Italia e Sicilia) e a sud, la CO2 che inquina, il fotovoltaico e l’eolico come ancora di salvezza dalla crisi energetica……..ecc. ecc. ecc… Tutto ciò la gente lo metabolizza come verità.
      Saluti

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