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Giochiamo con i numeri

Il web è incredibile, si può veramente trovare di tutto. Oggi mi sono imbattutto in un file in cui è rappresentato il trend delle temperature negli Stati Uniti dal 1880 ad oggi. Si tratta di due immagini, entrambe provenienti dal data set del GISS della NASA. Il primo è stato elaborato nel 1999, il secondo nel 2008. Ci si potrebbe attendere che quello più recente differisca dall’altro solo perchè contiene dieci anni di dati in più. E invece la magia del bias scientifico ci regala un fantastico giochino.

Nel grafico del 2008 succedono un bel pò di cose in più. Scompaiono i dati dell’inizio della serie, probabilmente inaffidabili in quanto troppo alti; si raffreddano un pò le prime decadi del secolo e quelle immediatamente precedenti agli anni ’70; si scaldano in modo evidente le ultime tre decadi del secolo, cui poi si aggiungono gli ultimi anni, con temperature notoriamente piuttosto elevate. Il file lo potete scaricare da qui (nasatemps). Il formato è PDF, se utilizzate l’ultima versione di Acrobat, muovendo con il mouse la barra di scorrimento vedrete apparire la preview della vostra destinazione e praticamente scorrerete le due pagine in rapida successione, il cambiamento è più che evidente. Se invece usate una versione precedente basta usare le frecce per passare velocemente dalla prima alla seconda pagina ed ottenere lo stesso risultato.

Bene, io non sono uno statistico, nè mi intendo di database e del loro trattamento. Sono sicuro che qualcuno saprà spiegarmi perchè le cose cambiano in questo modo. Se si tratta di un “nuovo” algoritmo di trattamento dati però, mi deve spiegare perchè si sia reso necessario e soprattutto mi deve convincere che non è una coincidenza il fatto che il trend, magicamente, diventi molto più positivo di quanto non fosse nella precedente elaborazione dei dati. Quello che ne viene fuori somiglia sinistramente all’Hockey Stick, altro capolavoro di post elaborazione che avremmo sperato non si vedesse più in giro.

A questo punto è utile sapere che ad occuparsi del database del GISS è il Dr. James Hansen, insigne climatologo, già consulente scientifico di Al Gore e della defunta Lheman Brothers (alquanto attiva nel mercato del carbon trading), nonchè chairman del board della Alliance for Climate Protection (ne abbiamo già parlato qui). Insomma un attivista della lotta al cambiamento climatico. Per carità, ognuno ha le sue idee, ma non vi sorge il dubbio che questo nuovo trend piaccia al Dr. Hansen parecchio di più di quello vecchio? In effetti parrebbe di sì, a dispetto di non poche perplessità sorte nell’ambiente già da qualche tempo. Infatti, un altro nome noto nel campo del clima, che però ha dato più di qualche grattacapo agli attivisti dell’AGW (riscaldamento globale di origine antropica), tale Steve Mc Intyre ha discusso sul suo blog alcuni apparentemente inspiegabili “errori” del nuovo software di trattamento dati.

La questione non è di poca importanza, infatti è pur vero che si tratta del “solo” database delle osservazioni degli Stati Uniti, ma quelle serie di dati hanno un peso considerevole sulla rappresentazione dei dati a livello globale, visto che gli USA dispongono del maggior numero di stazioni di osservazione al suolo di tutto il pianeta. La diretta conseguenza è che un aggiustamento verso l’alto, inevitabilmente finisce per aggiustare anche le medie calcolate a livello globale, con buona pace del fatto che da una decina d’anni il riscaldamento globale si è arrestato o, se preferite nascosto tra le pieghe delle forzanti naturali, fate voi. Ad ogni modo sono sinceramente convinto che tanto impegno metterà una pietra miliare nella lotta al riscaldamento globale e restituirà anche un habitat più gradevole all’orso della foto in apertura.

Post scrittum:

Il GISS è stato trovato di nuovo con le mani nella marmellata. Escono i dati di ottobre e risulta che sia stato il più caldo di sempre, con una incredibile inversione di tendenza rispetto alla calma del recente passato.

Ci siamo, è arrivato il tipping point o punto di non ritorno se preferite. Ma, un momento, da dove viene tutta questa calura? Dalla Russia. Bene, i dati non corrispondono con le osservazioni da satellite, occorre controllare. Ci pensa il loro torturatore Steve Mc Intyre e scopre che “per sbaglio” nella serie dei dati di ottobre comparivano per la Russia le osservazioni di settembre. Mail di protesta, nessuna risposta ma correzione a tempo di record e ottobre torna ad essere quel che è stato. Normale. Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da morire dal ridere…

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Published inAmbienteAttualitàClimatologiaEnergiaMeteorologia

17 Comments

  1. paolo zamparutti

    Lorenzo, non ho capito il riferimento all’AMO che piuttosto è entrata in fase calda dal 1996 è che dunque dovrebbe attualemnte avere una ripercussione sulle temperature in termini di aumento.
    Il cambio dell’AMO nei prossimi decenni dovrebbe portare infatti ad un raffreddamento, contrariamente ad ora.

    http://www.cdc.noaa.gov/Correlation/amon.us.data

  2. @ Beppe e Lorenzo
    Vi risponderò con il prossimo post.
    gg

  3. Lorenzo Fiori

    Lascia stare il ‘catastofismo’: pensa solo che la risoluzione del ‘problema energetico’, che è un ‘problema economico’ per tutti, risolverebbe anche quello (eventuale) ambientale.

  4. Lorenzo Fiori

    Anche la Biosfera avrebbe un ‘limite di saturazione’ (max consumo di CO2) nell’assorbimento della Co2, oltre il quale questa crescerrebbe indisturbata…

  5. Lorenzo Fiori

    L’arresto della crescita del GW negli ultimi 10 anni sembra essere dovuto, secondo l’opinione degli esperti, all’effetto mitigante di alcuni Cicli Oceanici tra cui PDO e AMO, che prima o poi cesserebbe portando ad una nuova ‘impennata’ del GW…

    Quello che lei sottolinea è la possibiltà che si manifesti un ‘feedback positivo’ che porti all’incremento in atmosfera di Co2, dovuto al fatto che aumentando la temperatura degli oceani diminuisca la ‘solubilità‘ in acqua della Co2 e contemporaneamente aumenti il rilascio…
    Se però anche la temperatura deli oceani ha arrestato la sua crescita allora la ‘solubilità in acqua’ della CO2 non cambia (equilibrio) e dipende solo dalla ‘stato di saturazione’ o meno della ‘soluzione’ acquosa…

  6. @ Davide
    Sinceramente non capisco, non mi sembra di aver fatto dell’ironia sui tuoi commenti, ma se questa è la tua sensazione me ne scuso comunque. Quanto al posto sul blog, se questo venisse meno, avremmo perso la nostra battaglia, che non è quella di svelare i segreti della materia che ci appassiona, quanto piuttosto quella di riuscire a condividere questa passione con più gente possibile. Ti prego perciò di continuare a far sentire la tua voce, anche alzandola, ove lo ritenessi necessario.
    Con amicizia, Guido Guidi.

  7. Lorenzo Fiori

    Non è vero il posto c’è…
    Fuor di polemica, addentrarsi nelle vicissitudini climatiche è sensa dubbio faticoso e richiede un impegno costante negli anni: nel mio caso (se è a me che si riferiva) ho impiegato anni per arrivare ad una visione pulita, critica e non ideologica…
    Ciò non vuol dire ovviamente che anche lei non possa fare altrettanto con risultati ancora migliori, anzi glielo auguro: con la diffusione de Web c’è bisogno di una sempre più corretta ‘informazione scientifica’ e di gente onesta che porti avanti la questione…

    Distinti Saluti

  8. Durantini Davide

    E’ vero, è vero.
    Caro ragazzo, ho capito che in questo blog non c’è posto per gente anziana (di età e di vedute) come me. Sono un vecchio tradizionalista keynesiano, ma voi giovani attori che cavalcate l’onda del protagonismo non potete capire.
    Seguirò i tuoi articoli in silenzio senza replicare alle tue non troppo sagaci ironie.
    D.D.

  9. Lorenzo Fiori

    no no, quella è effettivamente una ‘serie di dati’ storici, non uno ‘scenario futuro’ in base alle stime di consumo di carbone o petrolio…

    Non è da escludere, in linea di massima, che si tratti di una ‘correzione dei dati’ in base a miglioramenti statistici: in queato caso ‘dovrebbe’ essere resa nota la ‘serie storica’ dei dati per le debite verifiche del caso.

  10. @ Davide
    Perdonami ma continuo a non capire. Quella che hai dato è una sommaria descrizione di un modello che, a prima vista, sembrerebbe di tipo deterministico, cioè atto alle previsioni del tempo. Le simulazioni climatiche funzionano in modo completamente diverso e comunque entrambe le cose hanno poco o nulla a che fare con le tecniche di normalizzazione delle serie storiche. Ho paura che non stiamo parlando della stessa cosa.
    gg.

  11. Durantini Davide

    E’ vero, sono un idealista! Pensare al carbone in prossimità del Natale è un’immagine tenera, non geopolitica. La Cina consuma troppo carbone, eppure c’hanno il gas.
    Ma torniamo agli algoritmi: come ben sai sono costituiti dall’insieme di equazioni differenziali alle derivate parziali che descrivono le dinamiche atmosferiche. Come dati di ingresso nel modello occorre fornire la pressione al suolo, la velocità del vento nelle sue componenti orizzontali, la temperatura e l’umidità dell’aria in tutto lo spessore dell’atmosfera ecc.. Queste variabili sono dette prognostiche. Esse nel computo del calcolo permettono di ricavare anche tutte le altre variabili che da esse dipendono: quelle diagnostiche. Citiamo qualche equazione principale: abbiamo le primitive:
    – Equazioni di Navier-Stokes per la definizione delle componenti del campo di vento (altrimenti chiamate anche equazioni di bilancio della quantità di moto in un fluido).
    – Equazione della termodinamica (è il primo principio della termodinamica, detto anche di conservazione dell’energia,
    insomma “colloquialmente parlando” è il “nulla si crea, nulla si distrugge”).
    – Equazione di evoluzione del vapore acqueo (considera tutti i processi che compongono il ciclo dell’acqua ed i suoi passaggi
    di stato, cioè evaporazione, condensazione, fusione, solidificazione e sublimazione).
    – Equazione di continuità, che assicura che in un dato volume la quantità d’aria che entra sia pari a quella che esce. A queste si aggiungono: – Equazione di stato dei gas, che lega pressione, densità, temperatura e volume di una massa d’aria. – Equazione idrostatica, che riguarda la relazione approssimata tra la variazione di pressione con la quota e la densità dell’aria.
    Insomma la mole di calcoli è enorme, e il panorama delle variabili prognostiche di10 anni fa era sicuramente diverso da quello attuale (figuriamoci all’inizio del secolo). La geopolitica in questo caso è la ricerca di cause antropiche ad adeguamenti necessari per algoritmi che meglio descrivono il nostro habitat.

    Saluti cari.

    D.Davide

  12. Buongiorno Davide e benvenuto.
    Ci deve essere qualcosa che mi sfugge. Le tue valutazioni sarebbero valide se ci si riferisse ad una proiezione (tutta da valutare), ma sinceramente non capisco come il concetto di spostare il problema dal petrolio al carbone (che sono invece parte dello stesso problema) possa far cambiare la lettura dei dati pregressi. Come sai le serie storiche subiscono sempre importanti interventi di normalizzazione per essere rese omogenee. Questi interventi ora tendono a dare maggior peso ad alcuni fattori ora ad altri. Un esempio è la diversa interpretazine del fenomeno delle UHI o isole di calore, che cambia in modo consistente se una stazione viene spostata, chiusa o se la zona da rurale finisce per essere considerata urbanizzata e viceversa. Di questo e molto altro si compongono gli algoritmi per il trattamento dei dati storici, che non devono essere letti nè con ottimismo nè con pessimismo. Come dati oggettivi non sono passibili di interpretazione, ma solo di analisi. Se cambiano ci deve essere un perchè e qualcuno ce lo deve spiegare. Il tuo discorso è diverso, è soprattutto geopolitico e, sinceramente, non mi stupisce che Hansen tra i due mali scelga il petrolio, visto che viene da un paese che ne è sì grande consumatore, ma anche produttore e possiede fior di riserve. Altri paesi, tra cui alcuni emergenti e tra tutti ad esempio la Cina, basano il loro futuro energetico tutto sul carbone, sporco, pulito, catturato o come lo si preferisce, ma semnpre carbone. Ma, in questo caso, non stiamo più parlando di temperature, bensì di strategie energetiche.
    Torniamo perciò al nocciolo del problema, perchè cambia la mappatura dei dati e soprattutto perchè cambia nella direzione dell’aumento della pendenza positiva del trend?
    gg

  13. Durantini Davide

    Buongiorno, anzi buonanotte! In merito alle considerazioni avanzate sul prof James Hansen, vorrei far notare che la chiave di lettura del trend non risiede in un “nuovo” algoritmo, bensì trova le sue radici nel diverso mix, degli ultimi 2 anni, nell’impiego petrolio come sostituto principale del carbone. Secondo Hansen, in effetti, possiamo anche permetterci di bruciare petrolio per un po’, forse anche qualche decina di anni, senza peggiorare troppo le cose. Hansen è forse ottimista, ma questo ci darebbe un po’ di respiro. Forse Hansen è ottimista, forse è pessimista; ma deve notare come la visione di Hansen sposti la questione dal petrolio al carbone, cosa che dovremmo tutti cominciare a fare. Il problema è il carbone! E non algoritmi, tirati fuori alla rinfusa per banalizzare un discorso più complesso e del quale non si conoscono i confini.
    Distinti saluti,
    Davide Durantini

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