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Accettare l’Evidenza – Sulla scuola

Nei post precedenti[1] abbiamo visto che la Scienza fornisce, sul clima che cambia, spiegazioni rassicuranti, coerenti, in accordo con i fatti ed alla portata anche di uno studente mediocre. In questo, sempre tratto da cap. 5 di Accettare l’evidenza (il mondo che vorrei),[2] voglio solo far notare che semplicemente insistendo (argumentum ad nauseam) i giornali borghesi[3] alterano la percezione della Realtà anche in quelli diligenti, trasformando pure gli ex studenti in creduloni bigotti ed ignoranti semplicemente facendogli perdere il gusto (della ricerca) della Verità.

[L’immagine potrebbe essere soggetta a copyright]

Perciò accettano pigramente i loro titoli come distillati di scienza, abituati come sono ad interpretare la realtà non logicamente partendo da fatti acclarati e nozioni che già conoscono, ma ideologicamente secondo interpretazioni di comodo dei fatti che gli propinano con insistenza. E chi è il loro primo obiettivo? I giovani, pieni di generosa buona volontà ma ancora ingenui. Quelli italiani poi sono facili da plagiare visto che in matematica, scienze e soprattutto nella lettura (definita come la capacità di distinguere tra fatti ed opinioni), hanno punteggi al di sotto della media OCSE.[4] Una ignoranza indotta dagli investimenti nella scuola ugualmente al di sotto della media: 3,5% del PIL[5] con la media europea al 5%.[6] È perciò facile alimentare in loro quella che Étienne de La Boétie (1530-1563) descriveva come “la tendenza naturale del popolo ignorante, in genere più numeroso nelle città, di mostrarsi sospettoso verso chi lo ama, fiducioso verso chi lo inganna,[7] persuadendoli a sfilare in parate di regime (sono sobillate dai giornali borghesi e giustificate dai governi,[8] o no?) prima di eventi importanti, per suggestionare i genitori che votano. E pagano, come vedremo nel prossimo post.

 

 

 

[1] http://www.climatemonitor.it/?author_name=domenico-mimmo-macrini

[2] Accettare l’evidenza (il mondo che vorrei)

[3] In una citazione ricordata sempre nel cap. 5, Gramsci mette in guardia gli operai dai “giornali borghesi” perché hanno un’agenda sempre favorevole ai loro padroni.

Gramsci, 1973. Gramsci, Antonio: Scritti politici I, a cura di Paolo Spriano., Editori Riuniti, Roma, 1973. p. 21

https://www.liberliber.it/online/autori/autori-g/antonio-gramsci/scritti-politici-i/

[4] OEDC, Banca Dati Pisa 2018

http://www.oecd.org/pisa/PISA-results_ITALIAN.png  (17/1/2021)

[5] Santarpia, 1/10/2018. Santarpia, Valentina: Istruzione, l’Italia passa dal 3,6% del Pil al 3,5%: conferma-ti i tagli

https://www.corriere.it/scuola/medie/18_ottobre_17/istruzione-l-italia-passa-36percento-pil-35percento-confermati-tagli-60d2da2e-d22a-11e8-9cd8-6bfe110c11f0.shtml  (17/1/2021)

[6] Magnani, 30/8/2017. Magnani, Alberto: Italia terzultima in Europa per spesa in istruzione. La Germa-nia spende il doppio

https://www.ilsole24ore.com/art/italia-terzultima-europa-spesa-istruzione-germania-spende-doppio-AE8jEVJC  (17/1/2021)

[7] De La Boétie, 2013. De La Boétie, Étienne: La servitù volontaria, Opuscoli provvisori n.6, edizionianar-chismo.net, 2013

https://www.edizionianarchismo.net/library/etienne-de-la-boetie-la-servitu-volontaria  (17/1/2021) p.24

[8] Carlino, 23/9/2019. Carlino, Andrea: Sciopero 27 settembre, il Miur dà il via libera: “Sarà assenza giustificata”

https://www.tecnicadellascuola.it/sciopero-27-settembre-il-miur-da-il-via-libera-sara-assenza-giustificata (17/1/2021)

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Published inAttualitàGuest bloggerVoce dei lettori

7 Comments

  1. Mi dispiace di non aver trovato finora il tempo per contribuire alla discussione ma nei giorni scorsi sono stato molto impegnato ed ho troppo rispetto degli abitanti del villaggio di Asterix per non ponderare bene le mie idee prima di condividerle.
    Innanzitutto, vorrei puntualizzare che sottoscrivo tutto quanto è stato detto nei commenti, ovviamente. Come pure che di scuola e, più in generale, di formazione parlo spesso nel mio libro, non solo nel §5.10.6 da cui ho tratto il post. Molto succintamente, nel resto del libro porto avanti le seguenti tesi sull’argomento:
    1) a scuola si dovrebbe imparare innanzitutto ad imparare;
    2) solo ciò che è razionale può essere insegnato, pertanto insegnare significa svelare la razionalità che c’è dietro a qualsiasi attività umana (dalla tecnica per tirare su un muro a secco a quella per dipinge un quadro o per studiare le onde gravitazionali) e quando si ha successo si fa assaporare il buon sapore del sapere ai propri discenti;
    3) la scuola è innanzitutto un servizio sociale per far crescere le persone e quindi la società;
    4) oggi è in corso un grande attacco alla scuola (e quindi alla società) con l’iper-specializzazione (evidente nella moltiplicazione degli indirizzi formativi delle scuole secondarie superiori e delle università) per formare “servi della gleba” che sanno “tutto” sul loro “campo” di specializzazione e poco o nulla di “campi” anche affini, indirizzando così l’evoluzione delle nostre società in senso neo-feudale;
    5) genitori ed educatori devono insegnare a figli e discenti il potere delle parole (compreso i numeri) e delle ragionamento (verificare prima le parole ed i numeri e da lì effettuare delle deduzioni). Se falliscono, li abbandonando in balia dei furbi destinandoli ad essere dei “servi della gleba”.

    Invito, chi fosse interessato o solo incuriosito, a leggere l’introduzione al libro che è un suo riassunto molto dettagliato (disponibile nella pre-view gratuita di Amazon), tenendo presente che ho la maturità scientifica ed una laurea (per ora, però, non vi dico quale).

    Ed ora qualche commento sparso.

    So bene che la figura non si applica agli studenti in gamba. Ma quelli sono un’eccezione. L’ho inserita pensando alla semplificazione dei libri di testo che oggi sono certamente più facili da leggere di quelli di qualche tempo fa, evitando agli studenti di sforzarsi per capire. Dare, però, “Il cocco, ammonnato e buono” agli studenti è una cosa che reputo fortemente diseducativa perché gli impedisce di imparare ad imparare (ma è una mia opinione).

    Leggendo l’episodio raccontato dal prof. Barone sulle sue due studentesse, auguro loro lo stesso successo di Alessio Figalli, il matematico italiano formatosi in un liceo classico e gratificato della Medaglia Fields nel 2018.

    Un esempio di cosa intendo per potere di parole e numeri e del ragionamento è questa serie di post (nel libro affronto allo stesso modo tanti altri argomenti) dove ho volutamente utilizzato nozioni note a tutti (spero che almeno qualcuno non abbia scambiato il grande sforzo divulgativo che c’è dietro per banalizzazione).

    Un suggerimento per gli insegnanti “in ascolto”: un modo per insegnare il potere delle parole e del ragionamento è di abituare i loro ragazzi ad utilizzare fonti pubbliche di dati (OurWorldInData, Istat,…) per verificare la veridicità dei titoli dei media borghesi (sul clima e tanto altro) per metterli al riparo dai “furbi” (il libro è un’applicazione di questo metodo).

    Riguardo alla DAD, sono tra crede che la pandemia sia un fenomeno soprattutto mediatico e la DAD è, insieme ad altri INF (Interventi Non Farmaceutici come lockdown, coprifuochi e le insensate mascherine all’aperto), uno degli strumenti di pressione sull’opinione pubblica per far percepire la covid come una minaccia imminente per tutto il popolo (pan demos). Ad esempio, vorrei far notare che di contagio dei giovani si è cominciato a parlare solo quando li si voleva vaccinare, dimenticandosi che due studi del 2020 [Rota (2020) e Gardini (2020)] attestano che non c’è correlazione tra diffusione del contagio e apertura delle scuole. Il motivo? Come dimostra anche la distribuzione della mortalità Covid [ISS (s.d.), da cui si evince chiaramente che il morbo non è una minaccia per tutto il popolo, cioè non è una pandemia nel significato che il senso comune associa al termine], l’efficienza del nostro sistema immunitario degrada con il passare degli anni [Yang (2021)], anche verso la Covid [Selva (2021) e Dowell (2021)].
    +ISS (s.d.): https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-decessi-italia
    +Dowell, 2021: https://doi.org/10.1038/s41590-021-01089-8 (15/1/2022)
    +Gandini, 2020: https://doi.org/10.1101/2020.12.16.20248134 (27/3/2021)
    +Rota, 2020: https://www.iss.it/documents/20126/0/Rapporto+ISS+COVID-19+n.+63_2020.pdf (20/3/2021)
    +Selva, 2021: https://doi.org/10.1038/s41467-021-22236-7 (15/1/2022)
    +Yang, 2021: https://doi.org/10.1126/science.abf6648 (24/7/2021)

  2. Brigante

    Che la scuola sia un luogo fondamentale per l’apprendimento, la crescita e la socializzazione, in altre parole: crescere insieme, in modo sano e proficuo, è auspicabile e potenzialmente plausibile; ma la realtà è ben diversa, a partire dal dato grezzo e basilare relativo alla percentuale di PIL destinata all’istruzione e alla formazione.
    Arrivati a questo punto, non si capisce bene se è la scuola lo specchio della società in divenire, o se la società emergente è il frutto di una pessima scuola. Ci sono varie motivazioni che mi fanno propendere per la seconda ipotesi:
    – personale docente introvabile, specie nella scuola di base, impreparato e sottopagato; l’età media è elevatissima, rispetto agli standard europei (anche di quelli della nuova Europa dell’est) e molti neo-immessi in ruolo arrivano in età avanzata, senza esperienza, o esperienza svolta in altri settori lavorativi, persino nel settore primario;
    – ambienti e strutture in genere obsoleti, non rispondenti nemmeno alle norme sulla sicurezza, ma soprattutto non adeguati alle nuove modalità di insegnamento-apprendimento. In molte regioni sono insufficienti, riadattati, poco e per nulla flessibili;
    – sulla sindacalizzazione del comparto, e sulla teatralità degli organi collegiali, ovvero dei fantasmi che gli sopravvivono, stendiamo un velo pietoso;
    – e infine il nodo della formazione, lasciata alla libera iniziativa dei docenti, alla deriva narcisistica dell’auto-formazione e alle ricadute quasi nulle dell’auto-apprendimento. Gli ultimi anni di pandemia hanno poi visto una crescita esponenziale della FAD (Formazione a Distanza, la nonna della DAD), con il risultato di uno scandaloso mercimonio di attestati, master, titoli, a partire da quelli universitari, considerata anche la proliferazione di atenei eterei con sedi sul Monte Olimpo o tra i vicoli dei quartieri spagnoli.
    Infine la gestione degli argomenti di attualità, incentrati prevalentemente sui diritti umani, il cyberbullismo (la versione on-line del bullismo), la resistenza, la rivalsa delle minoranze e, udite udite, l’ambientalismo. Non la conoscenza e l’esperienza della natura, bensì la sua protezione a prescindere, ma soprattutto a prescindere dalle leggi della natura stessa, dai suoi mirabili meccanismi in gran parte ancora ignoti, che però non si ha nè la forza nè il coraggio di esplorare, troppo faticoso e lontano dall’esperienza di vita dei nostri giovani. I nostri alunni, che crescono così nella bambagia del tutto facile, tutto subito e tutto già noto. La capacità di argomentare, giudicare, criticare, rifiutare è mortificata dalle verità imperanti, soprattutto in ambito scientifico. C’è un CTS per ogni argomento e ogni ambito, compreso quello dell’inquinamento, dell’energia, dell’urbanizzazione; ci sono poi le ARPA (puntualmente chiamate in causa, ogni volta che c’è un disastro ambientale, sempre pronte a ribadire che non ci sono rischi per la cittadinanza); e poi le Associazioni ambientaliste, depositarie di verità scientifiche incontestabili, che dettano legge e leggi nelle classi di ogni ordine e grado, nelle gite e nelle visite didattiche di tutti i musei e laboratori…
    E allora come pensiamo che crescano i nostri giovani, se non con nuovi desideri e nuove paure, ma sempre più digitali e virtuali, dove i virus informatici e quelli biologici si confondono davanti e dietro ai loro occhi, dove la CO2 diventa il veleno più pericoloso per la vita quotidiana, e prende il posto della cannabis; dove l’ombra dei totalitarismi dei secoli scorsi prende sempre più spesso il posto dei neon scassati delle aule, che dove funzionano, vengono tenuti rigorosamente spenti per il risparmio energetico!
    E quell’energia giovane, senza tempo, prende canali e strade inattesi, pronta a disperdersi inutilmente, ma anche a folgorare i malcapitati che provano a contenerla. La scuola che vorrei non mi è proprio così chiara, ma vorrei che cambiasse subito e in meglio.

  3. donato b.

    Sono un uomo di scuola: in questo ambiente ho trascorso (da studente e da docente) buona parte della mia vita. Oggi sono alla fine della carriera di docente e fra tre o quattro anni (dipende dall’evoluzione della speranza di vita ), dovrei essere “messo in quiescenza”, ovvero andare in pensione. Ho seguito, pertanto, tutta l’evoluzione che questo mondo ha avuto dagli anni settanta ad oggi.
    .
    In questo ultimo mezzo secolo la scuola è cambiata molto. Una cosa non è cambiata, però. In ogni classe ci sono alunni bravi ed alunni meno bravi. In ogni classe possiamo trovare persone che non vogliono calcolare l’area del rettangolo ed alunni in grado di calcolare l’area di una figura qualsiasi. Ciò accadeva negli anni 70, quando ero studente ed accade oggi che sono docente.
    .
    Ieri ho interrogato un paio di ragazze in gamba in una quinta ginnasiale (il secondo anno del liceo classico, scuola in cui, notoriamente, la matematica non è molto amata ).
    Ho chiesto ad una di loro di dimostrarmi che la diagonale del parallelogramma lo divide in due triangoli congruenti: mi ha guardato con commiserazione ed ha dimostrato in tre passaggi la proprietà. Ha considerato banale, quasi offensiva la domanda. Questa alunna, come anche l’altra, è in grado di dimostrare un teorema nuovo anche in modo autonomo, al massimo con qualche aiuto del docente.
    Altri alunni della stessa classe di fronte alla stessa domanda avrebbero risposto con difficoltà o non avrebbero proprio risposto.
    Cose simili accadevano anche quando io ero studente.
    .
    Questo per rimarcare il fatto che lo schema incorporato nell’articolo, fortunatamente, non rappresenta l’immagine della scuola italiana. Oddio, non nascondo che in qualche caso è così, ma posso garantire, per esperienza diretta, che chi era in grado di risolvere il primo esercizio dello schema negli anni settanta, è in grado di farlo anche oggi. Noi docenti offriamo a tutti l’opportunità di prestazioni di elevato livello, ma otteniamo risposte differenti. Come in tute le cose della vita, ovviamente e come in tutte le epoche della Storia.
    .
    La scuola non brilla per efficienza, ma è ancora in grado di fornire l’ambiente adatto per la maturazione sociale, culturale e personale dei nostri giovani, oggi come mezzo secolo fa. Ed il disastro causato dallla famigerata didattica a distanza, ne è una prova eloquente.
    Un aspetto positivo, forse l’unico, di questa esperienza è stato quello di spazzare via in un solo colpo le idee bizzarre di chi immaginava che la tecnologia potesse sostituire il rapporto indissolubile che si viene a creare tra i membri della comunità scolastica. L’uomo è un essere sociale, che cresce solo attraverso il confronto con gli altri membri del gruppo cui appartiene. Una macchina non potrà mai e poi mai sostituirsi al docente. Un’aula virtuale non potrà mai sostituire quella materiale. Nell’aula materiale si sviluppano dinamiche che nessun ambiente virtuale potrà mai consentire.
    .
    Il mondo della scuola ha tanti difetti e versa in grandi difficoltà, tra cui quelle che sono evidenziate nel post di Macrini, ma, fortunatamente, al suo interno ha, ancora, gli anticorpi che possono impedire e, nella maggioranza dei casi lo impediscono, che il popolo manifesti
    “la tendenza naturale del popolo ignorante, in genere più numeroso nelle città, di mostrarsi sospettoso verso chi lo ama, fiducioso verso chi lo inganna,”
    Ciao, Donato.

    • MB

      Gentile prof. Barone,

      Vorrei porLe una domanda in virtù della Sua esperienza. Penso che 2 anni di lezioni in video o con frequenti interruzioni delle lezioni (pasticcio altrimenti definito DAD) abbiano consolidato l’idea che la Scuola possa essere considerata come un’istituzione inutile o semplicemente non fondamentale.

      Buona giornata.

    • donato b.

      Egregio MB,
      il mio giudizio sulla DAD è senza appello: un’esperienza terribile che ha segnato centinaia di migliaia di giovani per anni ed anni, forse per tutta lo loro vita. Ha segnato anche me, comunque, e le garantisco che le centinaia di ore passate a parlare ad uno schermo, da solo in una stanza, sono state un’autentica tragedia. Io vivo in Campania e, quindi, ho vissuto questa esperienza in modo più profondo, rispetto a colleghi che vivono in altre parti d’Italia. Le scuole campane sono restate chiuse da marzo 2020 a settembre 2020 e da novembre 2020 a marzo 2021. Poi hanno funzionato a singhiozzo e solo da ottobre 2021 stanno funzionando con una parvenza di normalità, ma con tanti lacci e lacciuoli che impediscono una “normale dinamica d’aula”.
      .
      La DAD è stata, però, una risorsa, l’unico mezzo che ci ha consentito di avere un contatto con i nostri alunni. All’inizio non sapevamo che stavamo facendo DAD. Abbiamo improvvisato: non avevamo la più pallida idea di come impostare un’attività didattica on-line. Ognuno si arrangiava come poteva: l’unico scopo era quello di stare vicino ai nostri alunni. Poi siamo passati alle piattaforme digitali: si trattava, però, di strutture progettate per le video-conferenze e la didattica è altra cosa. Ci siamo sentiti abbandonati a noi stessi, ma posso assicurarle che, in quel mese di marzo 2020, ognuno di noi ha fatto il possibile per mantenere i contatti con gli alunni. Non esistevano direttive, non esistevano deroghe alle normative che tutelano la privacy di alunni che, nella maggior parte dei casi, sono minori.
      Gli stessi docenti correvano il rischio di trovarsi loro malgrado sui social.
      Le circolari del Ministero erano contraddittorie, frammentarie e non fornivano nessun aiuto convreto. Sono state le scuole attraverso i loro dirigenti, i docenti e le associazioni di categoria a darsi delle regole, a creare dal nulla procedure per poter tutelare alunni, famiglie e docenti. Fino agli inizi di maggio il Ministero ci lasciò nel più completo abbandono.
      .
      L’istituzione scuola fu salvata dallo spirito d’iniziativa del personale docente e non docente e dallo spirito di collaborazione delle famiglie che si fecero in quattro per dotare i loro figli di strumenti elettronici, in grado di consentir loro una parvenza di attività scolastica. Perché la stragrande maggioranza dei genitori considera la scuola importante per i propri figli.
      Per il mondo della scuola questi due anni sono stati una guerra. Ed in questo clima ha fatto ancora più male la storia dei “banchi a rotelle”. Avevamo bisogno di computer, piattaforme digitali dedicate, materiali multimediali e ci davano i banchi a rotelle!
      .
      La DAD è stata, in ultima analisi, una pezza per coprire alla meglio un buco che nessuno aveva previsto. Non credo che essa possa essere indice del grado di utilità o importanza dell’istituzione scuola. Nell’emergenza va bene tutto. E la DAD, con tutti i suoi difetti e con tutti i danni che ha provocato, è stata una soluzione emergenziale di cui qualcuno ha approfittato in modo becero per coprire le magagne della sua amministrazione. L’importante è che a nessuno passi per la testa, come sembrava qualche mese fa, che essa possa avere un futuro al di fuori dell’emergenza. Istituzionalizzare la DAD al di fuori di una situazione emergenziale, questo si, sarebbe indice di disprezzo e noncuranza. Qualcuno ci aveva provato, ma sembra che la levata di scudi che ha fatto seguito a queti timidi tentativi, sia stata in grado di evitare il pericolo. Oggi la DAD è un fatto residuale e, credo, resterà un brutto ricordo.
      .
      L’idea dell’inutilità e della scarsa importanza della scuola, deve essere combattuta altrove ed in modo concreto. Personalmente ho individuato due linee d’azione.
      Una è quella di ridare dignità ai docenti (anche economicamente, ma non solo) ed adeguare le strutture scolastiche (edifici, laboratori, materiali, ecc.) alle esigenze degli alunni e dei docenti.
      L’altra è costituita dalla riscoperta da parte dei docenti della loro funzione di anello fondamentale nel processo di formazione della società. Non basta invocare rispetto e considerazione, bisogna anche meritarli. E qualche volta abbiamo lasciato a desiderare. Quello del docente è un mestiere difficile ed impegnativo: non può essere un ripiego.
      Ciao, Donato.

    • MB

      Gentile prof. Barone,

      la Sua risposta tesa ed appassionata mi rassicura. Comprendo le difficoltà vissute dal corpo docenti negli ultimi due anni, ma sapere che la “didattica a distanza” sarà archiviata, insieme ai tentativi d’istituzionalizare un modello d’insegnamento telematico, non può che sollevarmi.

      Grazie professore.

  4. Giorgio

    Per mia fortuna finora sono riuscito a convincere le mie figlie a non prendere nemmeno in considerazione i Friday For Fuffa, e in generale che le cose stanno più probabilmente come si dice qui nel villaggio di Asterix

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