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Cicloni Tropicali in diminuzione, narrativa in aumento.

Riuscite ad immaginare un ambito scientifico in cui ci sia una così ampia differenza tra quello che molti sono sicuri di sapere (media, pubblico, politici, attivisti etc.) e quello che effettivamente si sa (dati reali, ricerca scientifica, IPCC etc.)?

A porsi questa domanda in tweet di qualche giorno fa è Roger Pielke Jr, ricercatore molto noto sui temi economici connessi alle dinamiche del clima. Pielke ha recentemente ingaggiato una sua battaglia personale sull’uso (o dovremmo dire abuso) che in molti ambiti scientifici e divulgativi si fa degli scenari climatici, soprattutto di quelli che, prospettando un futuro a tinte fosche, risultano essere i più gettonati, nonostante siano stati ormai da tempo bollati come assolutamente non plausibili e/o attendibili.

Con queste premesse la domanda è ovviamente retorica, ma probabilmente è meglio esplicitare la risposta: no. Certo, di questi tempi se ne sentono di tutti i colori in ogni settore dello scibile umano, missili che viaggiano a multipli della velocità della luce (povero Einstein), equinozio di primavera che segna l’inizio dell’aumento delle ore di luce e così via. Ma, in materia di clima non c’è storia: la realtà è sempre diversa da come viene raccontata. Infatti il problema non risiede nell’analfabetismo scientifico di cui si fa un gran parlare, quanto semplicemente nel fatto che la realtà non sostiene la narrativa, non ha appeal, non è “convenient” per usare un termine tanto caro ad un certo mondo molto attivista.

L’occasione per questa riflessione viene da un altro tweet sempre di Roger Pielke jr, che segnala un paper appena uscito in materia di uragani:

Trends in Global Tropical Cyclone Activity: 1990–2021 – Klotzback et al., 2022 GRL

Il lavoro è liberamente accessibile e di facile comprensione, per cui ve ne consiglio la lettura, ma vale la pena comunque riassumerlo brevemente.

In un mondo in apparenza messo a dura prova dall’AGW, gli eventi atmosferici estremi, le fasi di forte maltempo, rappresentano l’anello di congiunzione tra le impalpabili tendenze del clima e la vita di tutti i giorni. O, se preferite, tra qualcosa di cui potremmo a malapena renderci conto e qualcosa con impatto tangibile. Tra questi, nonostante abbiano poco o nulla a che fare con l’area del Mediterraneo, i Cicloni Tropicali sono senza dubbio i più significativi, per il potenziale distruttivo che hanno per definizione. Non a caso, infatti, il clima che cambia viene chiamato in causa ogni volta che un uragano o un tifone si abbatte sulla terraferma, soprattutto se questo avviene negli Stati Uniti.

La narrativa di media, pubblica percezione, politici e attivisti, è sempre uniforme al riguardo: in qualsiasi area colpisca, il ciclone tropicale è un inequivocabile segnale dell’aumento degli eventi estremi, naturalmente a causa di un clima sempre più disfatto a causa delle attività antropiche.

Nel paper in questione gli autori, avvalendosi dei migliori dati che sia possibile ottenere sull’argomento, leggi serie storiche del National Hurricane Centre della NOAA, rianalisi dell’ECMWF, International Disaster Database e dati econometrici di una delle più grandi compagnie assicurative del pianeta, giungono ad una inequivocabile conclusione:

A livello globale [dal 1990 al 2021] i cicloni tropicali sono in diminuzione e i tropici stanno producendo meno Accumulated Cyclone Energy, una metrica che tiene conto della loro frequenza, intensità e durata.

Nello specifico e per gli addetti ai lavori, la prevalenza nel periodo esaminato – che è anche quello per cui si dispone dei dati migliori – di condizioni di La Nina, ha favorito un leggero aumento degli uragani in Atlantico e una consistente diminuzione degli stessi eventi nel Pacifico nord occidentale, l’area che normalmente ne produce di più. Sono anche aumentati quelli di durata breve (meno di due giorni), probabilmente per effetto del miglioramento nella qualità delle osservazioni, e sono aumentati in modo non significativo quelli che si sviluppano rapidamente, probabilmente per effetto di una variazione nelle condizioni di sviluppo.

Ora, chi vuol capire capisca, magari informandosi. Tutti gli altri, continuino pure a dire che sono aumentati e che ogni volta che ne arriva uno rappresenta quello che ci aspetta in futuro.

Foto di janeb13 da Pixabay

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Published inAttualitàClimatologiaMeteorologia

3 Comments

  1. Giampiero Borrielli

    Umberto Crescenti, dovrebbe vedere come trattano l’AGW sul canale TV della Romana Chiesa, molto seguita da tantissimi anziani per via delle messe e dei rosari trasmessi in diretta.
    Ho avuto molte discussioni con mia madre sull’argomento AGW, e sempre finivano con la frase “Lo ha detto la TV ” ,.

  2. Francesco

    Aspetto con interesse un vostro approfondimento per quanto riguarda i grafici del DMI rispetto al volume dei ghiacci al polo nord ,clamorosamente ribaltati a partire da dicembre scorso.Grazie e complimenti

  3. Uberto Crescenti

    Proprio ieri su GEO del canale di Rai 3, un sedicente esperto, di cui non ricordo il nome, affermava senza ombra di dubio che negli ultim anni è stato registrato un aumento di eventi estremi, dovuti ovviamente all’AGW. Non è possibile difendersi da questi catastrofisti, che trovano spazio nei mass media. Desidero ricordare il libro di Sergio Pinna ddal titolo: “La falsa teoria del clima impazzito”, in cui si dimostra con i dati che non c’è stato l’aumento di eventi estremi. Numerosi articoli osptitati, anche su climatemonitor, confermano i dati scientifici al riguardo.

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