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Fanno l’opposto

All’inizio degli anni ’90, un periodo storico lontano anni luce in cui si poteva far ridere la gente senza essere bannati dai social o denunciati alla magistratura dai pasdaran del politically correct, una sit-com americana spopolava dall’altra parte dell’oceano (molto meno da questa): Seinfeld.

In una delle puntate più celebri ed esilaranti George Costanza, il protagonista “sfigato” della serie, decide di cominciare a “fare l’opposto”, con la seguente giustificazione: “siccome mi è sempre andato tutto storto nella vita, d’ora in poi farò l’esatto opposto di quello che farei normalmente, e quindi le cose finalmente mi andranno bene”. L’esperimento comincia con l’approccio ad una avvenente bionda in un locale, e da lì in poi… è un susseguirsi di successi straordinari (qui la versione in italiano, qui quella originale, decisamente migliore e più completa).

Fanno l’opposto

L’episodio di Seinfeld aiuta benissimo a capire i tempi in cui viviamo. Tempi, questi, in cui i leader dei paesi occidentali stanno facendo l’esatto opposto di quello che avrebbero fatto nel passato. E siccome le scelte dei leader del passato hanno di fatto determinato il successo del nostro modello economico e sociale, facendo l’esatto opposto di allora, questa classe dirigente ci sta di fatto precipitando nel baratro.

Gli esempi? Semplicemente si sprecano. Ma in questi ultimi giorni si stanno ascoltando cose talmente enormi (e per certi versi esilaranti) che vale la pena citarle. Giusto per offrire ai posteri un bigino dell’incompetenza che ormai alberga, con le caratteristiche di una pandemia mentale incurabile, nelle teste dei leader occidentali.

Domanda e offerta

È risaputo che il prezzo degli idrocarburi è arrivato alle stelle. I cari leader occidentali puntano il dito contro la Russia, ma basta fare la grande fatica di cliccare su un grafico qualsiasi per rendersi conto che il prezzo del greggio è sugli stessi livelli di prima della guerra (Fig.1).

Fig.1

Conseguenza pura e semplice, il rincaro degli idrocarburi, di una carenza di offerta dovuta a un decennio di tagli agli investimenti nella ricerca di petrolio e gas naturale. Tagli ispirati dalle politiche scellerate di “transizione energetica” dettate dai mega-fondi americani ESG e dagli “illuminati” profeti della decrescita (in)felice. E raccolte acriticamente dai leader occidentali.

Fatto sta, i leader del G7 a fronte del rincaro dei prezzi del greggio e divorati dalla voglia di punire la Russia, hanno partorito una idea geniale: imporre un tetto al prezzo del greggio russo. Chiunque abbia una minima infarinatura di macro-economia rileggerà il rigo sopra dopo essersi stropicciato gli occhi.

Siamo di fronte a dei leader politici che sostengono la seguente bizzarra teoria: a fronte di un mercato afflitto da carenza di offerta (e specularmente, da eccesso di domanda), un cartello di compratori che rappresenta una porzione minoritaria ma economicamente privilegiata della popolazione mondiale, decide di imporre ad un venditore-chiave un tetto di prezzo. “Cara Russia, o ci vendi il tuo petrolio a 40-60 dollari (ovvero a sconto del 50%) oppure non te lo compriamo”.

Se una proposta del genere venisse da uno studente di economia durante un esame universitario, la cosa gli costerebbe la bocciatura immediata con contorno di improperi da parte del professore di turno, perché rappresenta l’esatto opposto di qualsiasi teoria economica sulla dinamica domanda-offerta formulata negli ultimi 250 anni.

Anche il cittadino comune arriva a capire l’assurdità di una proposta del genere, con una semplice analogia.

Immaginiamo di vivere in tempi di gravissima siccità. Il proprietario di una sorgente ha una disponibilità limitata di acqua, per circa 50 persone. Ma a volerla sono 100 persone. Un cartello di 30 persone si presenta dal proprietario della sorgente e gli dice: “la tua acqua la compriamo tutta noi, ma ce la vendi alla metà del prezzo, perché lo diciamo noi, e perché ti dobbiamo punire”.

Cosa farà il proprietario? Semplice, li caccerà a pedate e venderà la sua acqua agli altri, magari gratificandoli anche con un piccolo sconto. Il cartello dei Tafazzi resterà senza acqua e se non vorrà morire di sete dovrà comprarla da altri, ad un prezzo ancora maggiore.

E le banche centrali?

Non stanno certo a guardare. Qualche giorno fa, nel bel mezzo della gravissima crisi energetica e alle prese con una inflazione del 9%, la Banca Centrale Europea se n’è uscita con una di quelle dichiarazioni che fanno tremare le vene ai polsi: la BCE inserirà all’interno del suo mandato la gestione del cambiamento climatico.

La cosa potrebbe strappare semplicemente un sorriso: in fondo è l’ennesima dimostrazione di “virtue signalling” per accreditarsi presso Blackrock, Vanguard & friends, e presentarsi all’opinione pubblica come filantropi animati da buoni sentimenti. Il problema è che una affermazione del genere è esattamente l’opposto di quello che ci si aspetterebbe dalla BCE.

Il mandato della BCE, infatti, si può riassumere semplicemente con 5 parole: “assicurare la stabilità dei prezzi”. Ovvero, principalmente evitare fiammate inflazionistiche. È evidente  a tutti che la BCE ha fallito clamorosamente nella realizzazione del suo mandato con l’inflazione attualmente ai livelli più alti degli ultimi 40 anni.

Non riuscendo a fare l’unica cosa che dovrebbe fare per statuto, la BCE invece si impegna a promuovere politiche di “transizione energetica”. Il che, guarda un po’, rappresenta l’esatto opposto del suo mandato.

Perché non esiste niente di più inflazionistico che promuovere teorie strampalate di transizione da un modello energetico efficiente ed economico ad uno inefficiente e costosissimo. Transizione alimentata bruciando miliardi di euro in una  battaglia ridicola contro i tre principi della termodinamica, e con l’unico effetto di mandare la bolletta energetica alle stelle.

Anche la BCE fa l’opposto: invece di tenere sotto controllo l’inflazione come prevedrebbe il suo mandato, la fa andare alle stelle con la giustificazione della CO2 e della transizione energetica. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Le sanzioni alla Russia

Chi ha un po’ di anni sulle spalle ricorda i bei tempi in cui l’Italia mediava tra est e ovest della cortina di ferro, presentandosi anche come interlocutore privilegiato del mondo arabo pur rimanendo saldamente all’interno dell’Alleanza Atlantica. Anche su questo, adesso si fa l’opposto.

Tutto il mondo era a conoscenza, da quasi 10 anni a questa parte, di quello che ribolliva in Ucraina. Esistevano degli accordi di pace, firmati a Minsk dalla stessa Ucraina e dalla Russia con la regia delle maggiori potenze europee. Quegli accordi non sono mai stati rispettati.

Piuttosto che aspettare lo scoppio della guerra, una leadership degna di questo nome avrebbe fatto valere la sua autorevolezza per convincere le parti a rispettare quegli accordi. E probabilmente questo, e solo questo, avrebbe evitato il conflitto. Invece si è fatto l’opposto: si è aspettato che scoppiasse il putiferio, per poi scatenare le “potenti sanzioni” europee contro la Russia.

Nessun volenteroso studente di economia troverà qualcosa a supporto dell’azione di un blocco economico industrializzato che pur dipendendo in tutto e per tutto dalla fornitura di materie prime a basso costo da parte di un paese terzo, si mette nella condizione di lasciar scoppiare una guerra che coinvolga quel paese, e infine di sanzionarlo economicamente imponendo un blocco alle sue esportazioni.

Fig.2

Perché l’effetto sarà l’opposto di quanto auspicato: a pagare sarà prima di tutto l’acquirente di materie prime, perché non saprà come far girare il suo sistema industriale manifatturiero. Mentre il venditore dovrà soltanto trovare nuovi acquirenti, per altro già dietro la sua porta col cappello in mano.

Il risultato? Anche qua, alla portata di chiunque voglia informarsi in modo indipendente: ecco in questo grafico l’andamento dell’euro rispetto al rublo dal momento delle sanzioni. L’euro ha perso il 30% del valore rispetto a prima dell’inizio della guerra. Ovvero, è successo l’esatto opposto di quello che i sanzionatori auspicavano e profetizzavano (Fig.2).

L’informazione

C’era un tempo in cui giornali, telegiornali e media in generale erano imprese. E funzionavano come tali, cercando di far crescere il numero dei lettori / spettatori per incrementare in proporzione il fatturato che derivava dalle vendite e dalle inserzioni pubblicitarie. Per far questo, i media cercavano di coprire l’intero spettro degli orientamenti politici della popolazione, in un tempo in cui anche la politica stessa rappresentava un riflesso della società e cercava di interpretarne le aspettative e le istanze.

Oggi il mondo dell’informazione occidentale fa esattamente l’opposto. Rappresenta un solo punto di vista: quello del gotha finanziario internazionale. E irride, insulta e umilia chiunque abbia un punto di vista differente.

Ovvero la maggioranza della popolazione, giacché difficilmente il signor Rossi avrà una visione del mondo sovrapponibile a quella dei paperoni di Blackrock, ai fautori della “cancel culture”, ai profeti della decrescita felice, o ai finanziatori trilionari di ONG socio-ambientaliste che assediano e appestano i gangli di potere di tutti i paesi occidentali. Ma che, del tutto incidentalmente, risultano essere i proprietari, o comunque i principali “influencers” dei più grandi gruppi editoriali mondiali, e di tutte le loro innumerevoli e insospettabili diramazioni.

Da imprese, i media si sono trasformati in organi di propaganda: non intendono vendere più copie, ma accettano volentieri di perderne. Anche perché le inserzioni pubblicitarie arrivano comunque, se i padroni sono contenti del lavoro svolto. E dove non arrivano le inserzioni, arrivano i generosi finanziamenti governativi.

I risultati? Sono sotto gli occhi di tutti, come testimoniano i dati sulle vendite dei quotidiani italiani, in picchiata pressoché lineare nonostante il contributo delle copie digitali: con l’attuale trend di decrescita, entro 10 anni non venderanno più nemmeno una copia (Fig.3).

Fig.3

A fronte di tale disastro (certificato proprio oggi dall’ultimo sondaggio Gallup secondo cui 9 americani su 10 non credono a quello che ascoltano sui notiziari televisivi), i media se la prendono con i loro lettori / ascoltatori, accusandoli di essere manipolati, stupidi, ignoranti e vittime di fake news propinate da “nemici esterni” che attaccano i “valori occidentali”. Ovvero, fanno l’esatto opposto di quello che dovrebbero fare, giacché nessuna azienda può sopravvivere se passa il tempo ad insultare i suoi potenziali clienti.

Trascurano, le nostre “teste parlanti”, un fatto molto semplice. Dopo decenni di tracollo continuo della professione giornalistica, e di trasformazione della stessa in mero esercizio di propaganda, il lettore medio è già arrivato, da tempo, alla stessa conclusione di George Costanza. Per sapere cosa succede davvero nel mondo e per farsi un’idea di come stanno realmente i fatti, resta solo una cosa da fare: leggere i giornali, guardare i telegiornali, e pensare esattamente l’opposto di quello che raccontano.

Non esiste nessun “nemico esterno”, perché il peggior nemico di noi stessi, cittadini di quella che fu la gloriosa civiltà occidentale, siamo proprio noi che questa civiltà abbiamo voluto smaltirla frettolosamente nello scarico del cesso della storia.

E pazienza, se anche questa ultima considerazione è l’esatto opposto di quello che ci vogliono far credere.

 

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Published inAttualità

29 Comments

  1. MB

    Gentile sig. Lupicino,

    un buon articolo. Mi permetta un appunto nella parte riguardante l’informazione: che nel passato gli editori fossero imprenditori puri forse è un po’ un mito, l’informazione, sebbene sostanzialmente libera, non è mai stata scevra da condizionamenti, nel senso che un attacco via carta stampata contro i governanti era tollerato o considerato sintomo di buona salute democratica, purché non minasse le fondamenta del sistema. In questa epoca si sta verificando un risveglio dalla fase post-storica ed occorre stringere i bulloni. E la cinghia.
    Certo, si nota una certa incapacità dei media, a dissimulare le pressioni, quando un tempo si leggevano tra le righe ed adesso sono palesi.

    Buona giornata

  2. Brigante

    Mi complimento con il Dott. Lupicino. Analisi spietata, ma che condivido in buona parte., soprattutto quando cerca di spostare il punto di vista al di fuori del campo gravitazionale mediatico occidentale, con risultati eccellenti a mio parere.

    Mi permetto di aggiungere però, che la Russia condivide con l’occidente un aspetto di non poco conto, ovvero quello della crisi demografica e dell’impoverimento del capitale umano, sotto tutti i punti di vista, specie quello della produttività e culturale in genere.

    Paesi invece come India, Cina, Turchia, Iran (per citare quelli più dì’attualità intorno alla guerra in Ucraina), ma anche Brasile, Indonesia, Pakistan, Messico, Vietnam, ed altri paesi africani emergenti, come Etiopia, Nigeria, Angola, Senegal (già manifestatisi come mini-potenze regionali) hanno un capitale umano pronto ad esplodere e a sopraffare le nostre sempre più strampalate proiezioni future di controllo e gestione.

    Per il momento possiamo seguitare a ricattare il mondo, inculcargli l’idea che il nostro stile di vita sia il migliore e il più comodo in assoluto, ma non so quanto riusciremo ad essere convincenti, se i contrasti e le lotte intestine, la disaffezione dalla politica e la profonda disillusione nei confronto di un futuro più volte messo “in agenda”, ma mai rispettato, saranno in grado di fermare la deriva.

    Il mondo cambia, è cambiato tanto con il Covid e la crisi energetica (che è partita prima della guerra in Ucraina), ma cambierà ancora di più, a mano a mano che il peso di certi requisiti sposterà l’ago della bilancia lontano dal Nord – Atlantico.

  3. Alessandra

    Interessantissimo articolo. Aggiungo solo un commento. Il comportamento dei leader europei pare assurdo e suicida. Bisogna però chiedersi ” A chi giova?”. Io direi che in primis giova agli USA, che con questa guerra stanno cercando di sbarazzarsi in un colpo solo del vecchio nemico (la Russia), in attesa di dedicarsi a quello nuovo (la Cina), e dell’ alleato (in realtà colonia , l’Europa), che in tempo di crisi non può più tollerare come rivale economico. Più questa guerra dura, più Russia ed Europa si indeboliranno, rafforzando invece gli USA.
    La nostra classe politica è quella di una colonia, e segue alla lettera gli ordini del padrone.

  4. Luebete

    Ma qualcuno ha scoperto perchè ultimamente si associano sempre le parole “sostenibilità” e “inclusione”?

    Banalmente i (presunti) danni peggiori sono stati fatti proprio in un periodo storico in cui i diritti delle minoranze sono tra i più tutelati…

    • Massimo Lupicino

      Semplice: perché anche qui fanno l’opposto. Invece di governare per la maggioranza dei cittadini, come prevede la democrazia, loro vanno contro il volere della maggioranza. Per far questo usano la giustificazione della difesa di una galassia di minoranze “vessate”, alle quali ovviamente poi chiedono il voto.

    • Giorgio

      Si contrappongono la “maggioranza silenziosa” con le “minoranze rumorose”, e visto che “chi vusa pusé la vaca l’è sua”…

    • AleD

      “Ma qualcuno ha scoperto perchè ultimamente si associano sempre le parole “sostenibilità” e “inclusione”?”
      perché da sempre alla gente piace molto di più parlare dei problemi invece che affrontarli. piace di più perché è più facile, mica per chissà quali altri motivi complottistici vari

  5. Franco Caracciolo

    Per me è un contributo molto istruttivo.
    Restando sullo specifico del clima pensate che l’apertura di oggi del “Corriere on line” è dedicato a banali osservazioni sull’effetto del caldo sul cervello…
    Si potrebbe obiettare, sul cervello per chi ne ha ancora uno!

    Un caro saluto a tutti.

    • Massimo Lupicino

      Non è quindi un problema per chi ancora legge il corriere credendo a quello che legge .. li il caldo può fare ben pochi danni…

  6. Daniele

    Quando sono arrivato al paragrafo inerente il valore dell’euro sul rublo…non ci volevo credere…sono andato su Google a verificare!!! ALLUCINANTE! E nessuno dice niente…shhhh…

    • Massimo Lupicino

      Shhhhhhh… Nessuno svegli il popolo. E comunque tenere pronte le brioche, giusto in caso…

    • shadok

      Ehm, NON ESISTE un reale mercato per il rublo. Il governo russo potrebbe decidere la parità dollaro rublo, tanto nessuno venditore estero accetta comunque pagamenti in rubli e nessun cittadino o azienda russa può cambiare rubli in valuta estera. Shhh…

    • Massimo Lupicino

      Shadok quello che hai scritto non ha alcun senso. Non va bene parlare di economia come se si parlasse di calcio al bar, anche se i nostri giornaloni non fanno molto per educare i loro lettori as una formazione economica minima (per non dire scientifica).

      – Innanzitutto c’è una maggioranza di paesi del mondo che alle sanzioni non partecipa (non siamo alle colonne d’Ercole, il mondo non si esaurisce al cortile di casa nostra)

      – Il fatto che un paese sia sanzionato, anche duramente, non implica che cessi di avere una moneta. Il Bolivar venezuelano o il Rial iraniano sono sempre stati quotati, così come tante monete africane, nonostante inflazioni in stile Weimar

      – La Russia regola una parte sempre crescente delle sue transazioni commerciali in rubli, e questo processo (per altro già in atto) di de-dollarizzazione è stato accelerato proprio negli ultimi mesi dalla guerra

      – La banca centrale russa non ha né il potere né il modo di determinare il valore del rublo perché le è impedito di fatto di scambiare rubli in euro e dollari (altro che parità imposta arbitrariamente)

      – Il rublo si è apprezzato per un motivo molto semplice: il valore della valuta di un paese esportatore di materie prime è legato al valore delle stesse. Se queste si apprezzano, si apprezza la valuta, tanto più se gli scambi sono fatti proprio in quella valuta. Questo è il motivo della forza del rublo: la cascata di miliardi che la Russia sta intascando grazie al prezzo attuale del gas, del petrolio e dei metalli

      – È lo stesso motivo per cui l’euro si sta indebolendo; essendo l’Europa un importatore di materie prime, all’aumentare del loro prezzo (e al peggiorare dell’economia europea) la moneta perde valore (aggiungiamoci lo spread sui tassi con la FED)

      – Forse non lo sai ma la componente russa del gas che consumi al fornello è pagata in rubli.

    • shadok

      Gas e petrolio sono pagati come da contratto in dollari o euro, poi per fare contento l’orsetto russo la valuta viene convertita in rubli. Se il contratto dice 1 milione di dollari l’acquirente paga un milione di dollari, che siano 10 milioni di rubli o 10 rubli non cambia nulla. Il governo russo può sostanzialmente fissare il cambio che vuole finché ha abbondanti entrate in valuta forte, ha importazioni ridotte e il deflusso di capitali verso l’estero è bloccato. Però vista la capacità industriale del paese importazioni ridotte vogliono dire consumi ridotti e, anche, mancanza di ricambi. Naturalmente possono importare con triangolazioni, per il prosciutto o lo champagne non è certo difficile, per componentistica di alto livello invece sì.
      Ma concordo con lei, queste sono chiacchiere da bar, mica fini analisi socio-economiche-politiche!

  7. rosa

    L’intervento di Lupicino richiama come sempre tanta attenzione. Come sempre non si può che condividerlo. Vorrei fare una precisazione sulla base di quello che ho capito. Tutto quello che sembra “strano” per la nostra logica, assume una tragica verosimiglianza alla luce di alcuni cambiamenti economici in atto.
    In estrema sintesi: gli stati non agiscono più per il bene del proprio popolo, ma sono, volenti o nolenti, al servizio dei mercati finanziari internazionali.
    Dallo scoppio della bolla dei mutui subprime americani del 2008 era molto chiaro che il mondo affrontava una crisi da eccesso di debito. Si sarebbero potute fare due cose o smetterla di fare eccesso di debito oppure continuare ad aumentarlo per ripagare quello precedente. Ovviamente la finanza ha scelto la seconda.
    In EU fu proprio Draghi, allora presidente della BCE, ad introdurre il QE per attuare il suo whatever it takes e preservare l’euro e le banche dal 2015. Questo strumento non convenzionale di politica monetaria significa stampa (elettronica) illimitata di moneta per l’acquisto di obbligazioni.
    L’inflazione nasce dall’aumento della massa monetaria (si gonfia appunto) diluendo il valore di ogni unità che perde potere d’acquisto: i beni materiali restano quelli di prima della stampa di moneta e quindi il loro prezzo aumenta. La massa monetaria a debito per poter essere spesa cerca quindi nuovi “beni” (nuove terre, nuovi investimenti, nuove scommesse da fare).
    Nel 2019 il problema dell’eccesso di debito ritorna ed a Settembre la Banca Centrale dei regolamenti internazionali, che coordina le banche centrali mondiali, lancia l’allarme di un prossimo nuovo collasso del sistema finanziario (mercato dei repo), in assenza di una nuova ondata di moneta (trilioni di dollari!). Come dare nuova droga ad un drogato fino all’overdose. Chiaramente una crisi finanziaria manda in crisi tutta l’economia mondiale, anche quella tradizionalmente produttiva, perché legate alle banche che quindi non devono fallire. Ad Ottobre 2019 l’Event 201 ed a Gennaio 2020 l’incontro a Davos: qualcuno evidentemente pianificava una prima veloce azione deflattiva a livello globale.
    Si rammenti le banche hanno il monopolio della creazione di moneta a fronte di un nuovo debito. In ultima battuta il debito viene scaricato sulla massa dei lavoratori (classe media) di ogni stato. Se la moneta circola troppo l’inflazione sale velocemente e potrebbe innescarsi il fenomeno dell’iperinflazione che è una sorta di punto di non ritorno per una moneta.
    Il lockdown, il vaccino, il climate change, la transizione energetica, la siccità ed anche la guerra sono strumenti estremi di deflazione. Strumenti che si pensa di poter regolare a seconda della velocità di circolazione della liquidità in ciascun paese: quando la classe media si diverte e vive nel benessere, l’inflazione sale e per limitare la circolazione di moneta servono restrizioni e vincoli. Come la statistica di Trilussa, secondo cui se tu mangi due polli al giorno ed io nessuno, abbiamo mangiato in media un pollo a testa.
    Triste a dirsi, chiusure ed aperture, così come altre azioni, saranno utilizzate per regolare e possibilmente ridurre l’eccesso di debito e l’inflazione, ma anche per demolire questo sistema monetario/finanziario non più gestibile, a fronte dell’implementazione di uno nuovo. Se a causa di ciò ci dovessero essere delle vittime (milioni o molte di più) è solo un effetto collaterale di tipo malthusiano che agli occhi di chi manovra, tutto sommato, non appare una gran problema.

    • AleD


      agli occhi di chi manovra,

      il club dei manovratori, e chi manovra i manovratori? su rieducational channel!

    • Massimo Lupicino

      Grazie Rosa per il contributo sempre interessante e che condivido in toto. Non è dietrologia ma è predicato apertamente in ambienti finanziari che per raffreddare una inflazione fuori controllo bisogna rompere il giocattolo. È evidente che le politiche di QE (definite entusiasticamente whatever it takes in Europa dal solito club degli eurofili) sono la prima causa di questo disastro: se stampi trilioni di valuta e compri bond come se non ci fosse un domani, l’inflazione prima o poi ti esplode tra le mani come una bomba, e così è stato.

      Per uccidere una economia come giustamente fai notare ci sono molti mezzi. Dai più “convenzionali” ovvero alzare i tassi fino a scatenare una recessione (cosa in cui sono impegnati Biden e la FED in questo momento). Ad altri meno convenzionali (abuso di lockdown da parte dei cinesi, a epidemia ormai trasformatasi in una forma decisamente più benigna), oppure i lockdown prossimi venturi che saranno introdotti per “risparmiare energia” o “salvare il clima”.

      Discorso diverso invece per la “transizione energetica”, perché questa sarà sicuramente deflattiva nel lunghissimo termine, quando le economie occidentali saranno ridotte in cenere e la gente non avrà un lavoro e uno stipendio se non un reddito di cittadinanza per placare il dissenso e la rabbia sociale. Ma nel breve termine è un provvedimento decisamente inflattivo.

      Il quadro generale è abbastanza chiaro, e lo condivido completamente. Il progetto di distruzione del benessere nei paesi occidentali e l’impoverimento collettivo è messo nero su bianco nei programmi del WEF e persino nei loro slogan.

      Certo qualcosa gli può sempre andare storto, come testimoniano le proteste e i disordini in Olanda e in altri paesi centro europei. Fino ad oggi l’impoverimento è stato solo un problema italiano e greco. Popoli non propriamente rivoluzionari, diciamo… Impoverire il centro e il nord Europa sarà un compito decisamente più complicato. Vediamo come saranno in grado di gestirlo.

  8. Sto d’accordo come sempre sulla questione climatica e sulla scelleratezza della transizione da fonti energetiche che sono energetiche a fonti alternative che non lo sono affatto! Invece non concordo riguardo al conflitto Russo-Ucraino. Non si può permettere che una Potenza militare invada un altro Paese con dei pretesti. Anche perché adesso il problema del Donbass è comunque stato drammaticamente sollevato e se la Russia cessasse il fuoco ad un accordo ragionevole ci si potrebbe arrivare!

    • Massimo Lupicino

      Caro Virgilio nessuno sostiene infatti che la guerra sia giusta. Tanto più che questa guerra era iniziata in forma strisciante già 8 anni fa, e aveva mietuto quasi 20,000 morti nella indifferenza di media e leader occidentali. Anzi, a dire il vero è stata una sfilata continua di funzionari e politici americani che in questi anni sono andati e venuti via dall’ucraina promettendo meravigliose annessioni alla NATO e futuri belligeranti, ma rosei. Come è andata a finire, si è visto.

      Quanto alle sanzioni, non servono a niente. Non sono mai servite a niente, nemmeno contro paesi con le spalle molto meno larghe della Russia. Sono state imposte come riflesso condizionato, stile cane di Pavlov. Se si spera di mettere fine alla guerra con queste sanzioni, allora aspettiamoci che la Russia si porti a casa mezza Ucraina nei prossimi 6 mesi, e che la gente continui a morire a migliaia in una guerra per procura. E che ne usciamo con l’Europa ridotta ad un cumulo di macerie industriali e sociali.

      Essere leader significa saper prevedere ed evitare tragedie come questa. Non significa imporre sanzioni a babbo morto che non scoraggiano l’aggressore e rovinano la vita dei propri cittadini oltre a quelli che la guerra la vivono sulla loro pelle.

      Va da sé che se l’Europa non si fosse suicidata in politiche energetiche ridicole e suicide, avrebbe avuto un’arma negoziale più forte nei confronti della Russia. Anche questo significava essere leader, e anche in questo, o soprattutto in questo, i nostri leader hanno fallito.

    • maurizio rovati

      Gentile Virgilio:
      “non si può permettere che una potenza militare etc”
      Giusto! Completerei la frase con: “a meno che non si tratti degli USA-NATO”, cioè noi.
      E non è che non sia mai successo recentemente. Vedi: Ex Jugoslavia,IRAQ, Afghanistan, Libia, Siria, Somalia… Forse i nostri “pretesti” sono migliori. Tipo la fialetta di antrace fake esibita davanti all’ONU da Colin Powell, o le fosse comuni “organizzate” per la stampa occidentale in Jugoslavia? (come a Bucha?)
      Nel Donbass dal 2014 ci sono stati 15000 morti di cui 2000 tra i civili, e non era una messinscena, ma i “nostri” non andavano a vedere e quindi non se ne parlava. Fino a qualche giorno fa cadevano razzi e colpi di artiglieria su Donetsk sparati apposta dagli Ucraini sui civili, 3/5 morti al giorno più i feriti, più i danni.
      La Russia aveva avvertito tutti e tutti l’hanno ignorata continuando ad armare le fazioni antirusse neonazi e a corrompere le istituzioni ucraine (vedi Victoria “fuck the EU” Nuland)… Forse alla NATO credevano di vincere facile, forse avevano solo bisogno di una nuova guerra e hanno fatto in modo di averla e di dare tutta la colpa a Putin, forse…

    • andrea beretta

      In linea di principio sono d’accordo. Domani stesso in quanto lombardo mi consegnerò all’Austria, dato che i Piemontesi la invasero nel 1860 per “liberare” la Lombardia. Già che ci sono chiederemo anche ai Friulani e Trentini di far lo stesso , poiché il Regno d’italia re-invase il territorio austriaco quando entrò in guerra nel 1915. Oddio, considerando come siamo bravi a difendere i nostri confini farei bene a scherzare poco, mi potrebbero prendere sul serio, dalle parti di Roma

    • AleD

      @maurizio rovati: visto che in guerra non ci sono regole chiunque piazzi armi , nasconda truppe, nei quartieri residenziali, è garantito che riceva tutto tranne che veti di attacco. in guerra gli angeli non esistono (cit musk).
      in ogni caso l’invasore è la russia che ha platealmente violato gli accordi del 91 sulla sovranità dell’ucraina, confini compresi. quindi russia torto 100%.

    • maurizio rovati

      @AleD
      Personalmente, ritengo assai probabile che E. Musk sia un abile truffatore, più che altro…

    • MB

      Signor Rovati,

      ha sintetizzato il mio pensiero su Musk; questo strano personaggio di cui ci si dimentica che è figlio di uno degli uomini più ricchi del Sud Africa.
      Elon è uno bravo ad essere burattinato da personaggi come Thiel e soci.

  9. Luca Rocca

    Condivido abbastanza questo commento , specialmente la parte sulle energie alternative e la stampa. Sono abbastanza scettico sulle sue osservazioni sulla politica economica russa. Il problema non è l’embargo di Macdonald’s ma quello di banalità come i bulloni o i trasformatori. I Russi non sono in grado di produrli, i cinesi magari si ma gli venderanno della spazzatura al prezzo che pare loro o materiale europeo al triplo del prezzo.
    In questo momento la Russia vende le sue materie prime a prezzo di discount e compra al prezzo di un venditore monopolista e nel caso della Cina, istituzionalmente avido . Hanno perso l’occasione di ristrutturare le loro aziende e per vent’anni hanno approfittato della loro bilancia dei pagamenti positiva per comprare all’estero quello che gli serviva. Le sanzioni li colpiscono e pesantemente. Il rublo sale perché è tenuto alto dalla banca centrale contro la volontà della sua presidente Nabiulina. Perché nessuno nel mondo compra o vende rubli o titoli in rubli ed è stato vietato agli oligarchi che detengono la maggior parte delle ricchezze di convertire i loro rubli in dollari o euro. Le sanzioni sono un Loosing game per entrambi i contendenti. Un po’ peggio per la Russia perché sta spendendo quello che guadagna dalla vendita delle sue risorse per la guerra e per mantenere un economia statalizzata

    • Massimo Lupicino

      Ciao Luca, grazie per il commento su cui sono in buona parte d’accordo. Non sul discorso della BCR, perché il rublo non si rafforza per azione della banca centrale (alla quale per altro è vietato acquistare/vendere dollari ed euro dalle sanzioni stesse), quanto per il semplice fatto che le transazioni sugli idrocarburi sono fatte in rubli.

      Qualsiasi paese esportatore vede la sua valuta rafforzarsi se aumenta il valore del bene esportato. La Nabulina potrebbe essere contrariata perché un rublo forte rende difficile redistribuire i proventi dell’export sotto la forma di spesa pubblica in rubli. Ma ha il lato positivo della medaglia di fare sentire meno l’impatto dell’inflazione.

      Sicuramente i russi sarebbero più contenti se non avessero contro le sanzioni, ma il risultato non è certamente la distruzione assoluta dell’economia preventivata dai nostri media. A confermare il fatto che anche le “moderne economie” non possono solo campare di “whatever it takes”, di cartamoneta stampata come se non ci fosse un domani, e di servizi.

      Senza materie prime il mondo continua a non girare, oggi come ieri, e come domani. Chissà se dopo questa ennesima dimostrazione lo capiranno anche i geni che ci governano. Spoiler: no, non lo capiranno, e rilanceranno.

    • Massimo Lupicino

      Caro Luca se vado a leggere un giornale russo lo faccio per sentire una campana diversa dalle nostre, non per leggere i nostri stessi giornali tradotti in russo 🙂 battute a parte, direi che la questione è nei termini esposti,un rublo forte non è necessariamente un bene, ma un rublo ridotto a carta straccia sarebbe stato un problema ancora maggiore, perché in quel caso non potendo cambiare dollari ed euro in rubli, allora la BCR non avrebbe potuto davvero pagare gli stipendi a nessuno e la bancarotta sarebbe stata a un passo. Hanno fatto l’unica cosa giusta da fare e gli è andata bene. I piani occidentali erano di mettere l’economia russa in condizione di non poter usare i proventi della vendita di idrocarburi impedendo alla BCR di convertirli in rubli. Quei piani sono miseramente falliti.

  10. Andrea

    Buongiorno
    “il lettore medio è già arrivato, da tempo, alla stessa conclusione di George Costanza. Per sapere cosa succede davvero nel mondo e per farsi un’idea di come stanno realmente i fatti, resta solo una cosa da fare: leggere i giornali, guardare i telegiornali, e pensare esattamente l’opposto di quello che raccontano.”

    In queste poche righe mi ci vedo pienamente. È esattamente quello che faccio ogni santo giorno… leggo giornali , ascolto telegiornali e alla fine penso esattamente l’opposto!

    La decrescita (in)felice è una di quelle cose che mi preoccupa davvero… Non so come la metteremo alla fine. Sempre che ci sia una fine al peggio…

    Un sincero complimento a Lupicino! Le sue analisi
    sono formidabili!

    Un saluto

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