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Solo politica, solo soldi

Chi assiste più o meno distrattamente alle carnevalate “ambientaliste” dei ragazzi impegnati da qualche mese ad imbrattare quadri e monumenti, a bloccare il traffico nelle città o ad occupare le università che osano farsi sovvenzionare da società petrolifere, probabilmente trascura un dettaglio solo apparentemente insignificante.

Il dettaglio in questione è che siamo nel 2023. Ovvero a 5 anni di distanza dal 2018. Ovvero, manca esattamente un anno alle prossime elezioni europee.

Anche nel 2018 mancava un anno alle elezioni europee, e del tutto…casualmente il ciclone Greta Thunberg si abbatteva ufficialmente sull’Europa con la sua consacrazione alla kermesse della COP24 in Polonia. Per bissare, appena qualche settimana dopo, con l’apparizione al Forum Economico Mondiale allorché i paperoni di tutto il mondo si diedero appuntamento a Davos per spellarsi le mani dagli applausi di fronte alla ragazzina che insultandoli (a parole), nei fatti apparecchiava loro la tavola per profitti trilionari grazie ai fondi ESG che gli stessi paperoni erano pronti a lanciare in borsa come tante mongolfiere (sponsorizzate Blackrock).

Il ciclone continuò ad imperversare sull’Europa nel 2019, intensificandosi ed articolandosi in iniziative che mobilitassero sempre di più i giovani (leggi Fridays for Future). La mobilitazione si rendeva evidentemente necessaria, in quanto pochi mesi dopo si sarebbe votato. E fu proprio il voto dei giovani recentemente convertiti al gretinismo, nelle analisi post-elettorali, a regalare il successo alle formazioni ambientaliste europee. Ed in particolare ai verdi tedeschi, artefici di un autentico exploit continentale.

5 anni

Cinque anni sono tanti, e a chi scrive viene un po’ da sorridere all’idea di come su questo Blog ci siamo divertiti a trollare i cervelli all’ammasso mandati prima in piazza con i loro insegnanti, e poi spintonati nelle cabine elettorali per fare avanzare una agenda di deindustrializzazione e di distruzione del tessuto sociale che andava prima di tutto contro l’interesse di quegli stessi giovani che credevano di salvare il mondo.

Eravamo in splendida solitudine, 5 anni fa, quando scrivevamo con cadenza quasi settimanale di quanto quella piattaforma “green” fosse in realtà una trappola mortifera per l’economia europea. E qui non viene da sorridere per niente, perché tutte le previsioni allora tacciate di catastrofismo fatte su queste pagine si sono puntualmente avverate, e la guerra in Ucraina ha fatto solo da acceleratore per quel processo di autodistruzione economica celebrato in Europa simbolicamente proprio dalla comparsa della ragazzina svedese.

Sono passati 5 anni, e gli indicatori economici certificano impietosamente che l’economia manifatturiera europea si sta letteralmente sfasciando, nel solito complice silenzio dei (tele)giornaloni. La Germania è ufficialmente in recessione, e dall’inizio della guerra è riuscita a marcare solo per due volte un segno positivo del PIL. L’economia manifatturiera europea segue a ruota, e l’Italia promette di farlo non appena si sgonfierà la bolla degli ecobonus edilizi, che da sola è riuscita a mantenere a stento in territorio “verde” gli indicatori economici nazionali.

Evoluzione del PIL tedesco – dati trimestrali

Tutto già (pre)visto

Gli ingredienti di questo disastro ferroviario al rallentatore ci sono tutti. C’erano tutti da tempo, e da tempo ne parlavamo. Innanzitutto, il meccanismo perverso delle quote di emissione di CO2 che mettono immediatamente fuori causa le industrie energivore europee sullo scenario competitivo mondiale.

Poi il costo del gas, che pur tra gli alti e bassi dell’ultimo anno può solo aumentare rispetto al passato, a causa della forzata sostituzione dell’economicissimo gas russo con il carissimo LNG americano. Che è un po’ come pretendere di sostituire la pasta asciutta nel menù di una famiglia media con i crostini al caviale. Forse riuscirai a sostituire le calorie perdute con l’eliminazione della pasta, ma andrai immediatamente in bancarotta per aver voluto sostituire il tuo cervello con quello di una gallina.

E poi i faraonici programmi di investimento di soldi pubblici in mulini a vento più o meno immobili, in campi solari realizzati in posti maledetti da nuvole e nebbia per 300 giorni all’anno. Per non dire dei deliri legislativi sul divieto di produrre motori a combustione, le tasse gigantesche e occulte sul traffico aereo e su quello stradale: camuffate da provvedimenti “green” ma in realtà destinate a distruggere quanto ancora rimane a fatica in piedi dell’industria europea.

A chi serve questa Europa?

Uno squarcio sui meccanismi che si celano dietro un’agenda suicida così manifestamente antieuropea si è aperto qualche settimana fa, nel silenzio quasi assoluto dei media. Un’esponente politica italiana si è dimessa dal suo incarico al parlamento europeo per la rivelazione che alcuni documenti parlamentari in tema di ambiente fossero stati redatti integralmente da una ONG ambientalista (la Clean Air Task Force – CATF) che con l’Europa (in teoria) non c’entra un beneamato nulla.

Basta una occhiata al sito (ce n’è uno curatissimo in italiano) per capire che si tratta di una ONG americana, il cui CDA è espresso quasi integralmente dagli Stati Uniti, e non fa mistero di avere evidenti legami con la politica e il mondo accademico liberal americano, ma che si auto-attribuisce evidentemente un ruolo centrale nella determinazione delle politiche europee.

Nell’attesa che Report e i suoi fratelli ci delizino con uno scoop giornalistico sul ruolo che CATF e altre ONG potrebbero avere nel sussurrare all’orecchio dei parlamentari europei il testamento di un suicidio economico annunciato, resta un dato di fatto: l’Europa, e solo l’Europa, si auto-impone misure clamorosamente ridicole e suicide in fatto di politica industriale con la giustificazione altrettanto ridicola di dover “salvare il mondo dalla CO2”, nonostante sia responsabile dell’emissione di appena il 9% della CO2 mondiale.

Nel contempo, gli stessi provvedimenti europei avvantaggiano chiaramente l’economia americana: a partire dall’approvvigionamento del gas, e per finire con la delocalizzazione in America delle aziende europee disperate per i costi insostenibili dell’energia, o attratte dagli sgravi fiscali anti-concorrenziali introdotti (nel silenzio complice dei soliti media) dalla presidenza Biden.

Il ritorno dei gretini

Cinque anni dopo, rieccoci qua. C’è una agenda di auto-distruzione economica europea mascherata da ambientalismo che bisogna continuare a portare avanti. A tutto beneficio di qualcuno che evidentemente europeo non è. Fra un anno ci saranno le elezioni e le cose, per i fautori di quella agenda, non vanno affatto bene.

In Germania i verdi aggiornano settimanalmente record negativi nei sondaggi politici. La mutazione genetica di un movimento fino a ieri dichiaratamente “pacifista” nel più accanito sostenitore del ritrovato militarismo europeo in chiave anti-russa pare non avere giovato in termini elettorali, anzi. E per giunta, il tracollo elettorale dei verdi si è tradotto simmetricamente nella crescita della loro nemesi politica: il partito di destra più “filo-russo” della Germania, l’AFD (in blu nel grafico di seguito).

Sondaggi politici tedeschi per le elezioni del 2025

Proprio in questi giorni di Pentecoste in cui i verdi tedeschi (evidentemente ricolmi di spirito salvamondista) intimano ai loro connazionali di non consumare più di 10 grammi di carne al giorno, i sondaggi certificano che dall’inizio della guerra AFD ha mangiato 20 punti percentuali nei sondaggi ai nemici giurati del wurstel.

Greta è una carta logora, 5 anni di sovraesposizione mediatica sono troppi anche per una super-eroina come lei, che per giunta ha adesso anche il grave handicap di essere diventata maggiorenne. Il tentativo del Partito della Decrescita Europea di sostituirla con dei nuovi ribelli armati di telefonini, colle epossidiche e vernice indelebile altro non è che una dichiarazione di intenti elettorali. Manca un anno alle elezioni europee, e la battaglia mediatica è appena cominciata. Da qui in avanti sarà un climax continuo fino alle prossime elezioni europee, un climax che come 5 anni fa vedrà nuovamente protagonisti i giovanissimi e le scuole.

Vedremo se anche questo tentativo avrà successo. Ovvero, se grazie all’ennesima mobilitazione “green” dei giovani europei si riuscirà a tener viva nelle urne quella agenda di decrescita economica che promette di distruggere per sempre il futuro di quegli stessi giovani.

 

 

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Published inAttualità

20 Comments

  1. Nicola

    Condivido alcune considerazioni sulle politiche ambientali europee,anche se ,certamente,inquinare meno dovrebbe essere un obiettivo per tutti. Non capisco però che cosa c’entri,in questo discorso, l’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina.
    P. S. Aggiungo solo una considerazione: i danni inferti dai giovani ambientalisti ai centri storici delle città arrecano danni infinitesimali rispetto alle alluvioni dei secoli passati.

  2. AleD

    Yaaaaahhhhwwwnnnnn come al solito. Troppo lunghi sti racconti!

  3. Massimo Lupicino

    Bentrovati tutti innanzitutto, e grazie dei commenti. Purtroppo in questo momento sono poco…raggiungibile e non posso rispondere a ciascuno di voi, lo farò con calma una volta tornato…operativo

    Per intanto mi piace rispondere a chi ha mostrato punti di vista differenti, ringraziandoli per averli espressi. Se c’è una cosa che manca in Italia, e direi in tutta Europa in questo momento è proprio la libertà di esprimere e dare dignità a punti di vista diversi senza per questo passare per traditori e sicari prezzolati dal nemico.

    Su questo blog abbiamo sempre espresso punti di vista impopolari e minoritari, ci siamo presi per anni improperi e insulti. Siamo ancora qua, e a distanza di anni in tanti (anche tanti che ci criticavano) hanno potuto verificare che le nostre previsioni purtroppo si sono regolarmente avverate. Così come non si è avverato nulla di quello che ci avevano prospettato e promesso i media di regime.

    Sulla guerra mi sono volutamente autocensurato da tempo ed è anche per questo che ho scritto poco. Mi limito solo ad una ulteriore riflessione: l’Italia e l’Europa in generale ormai è divisa in due fazioni: quelli che credono alle storie raccontate dai media, e dall’altra parte quelli che hanno completamente perso fiducia negli stessi media dopo troppo anni di campagne fondate su falsità e su una visione manichea della società e della politica “o con noi o contro di noi”.

    La guerra in Ucraina si inserisce, come tutti i grandi temi dell’informazione di questi anni, in questa diatriba. Chi si è fatto l’idea che questi media mentono come il diavolo e vogliono il male dell’Europa e della sua classe media ritengono che una campagna così uniformata su posizioni anti-russe cela l’ennesima fregatura e l’ennesimo atto di masochismo anti europeo. Gli altri ritengono invece che sulla Russia come su tutti gli altri temi i media raccontano il giusto, e bisogna credergli .

    Non può essere diversamente. Non può essere che chi si è “sbagliato” su tutto abbia invece casualmente ragione sul conflitto ucraino, e viceversa. La faglia che si è creata è incolmabile e la divisione in due fazioni che non riescono a comunicare tra loro è la logica conseguenza di come sono stati usati i media negli ultimi 20 anni, e di come sono stati profondamente infiltrati da una setta globalista che li controlla praticamente totalmente, in tutto il mondo occidentale.

    Qui si può parlare, approfittiamone finché dura, e continuiamolo a farlo civilmente come è sempre stato.

    Grazie a tutti.

  4. Marco

    Grazie Massimo. Anche per i commenti generati dall’articolo: trovare gente che ragiona e si confronta anche quando non condivide ogni virgola non è frequente.
    Nel mio piccolo condivido ogni virgola.

    • Massimo Lupicino

      Grazie a te Marco. In questo villaggio confrontarsi senza isterie e censure è la norma. Pur con le dovute …eccezioni (che per fortuna ci abbandonano quando capiscono che non c’è terreno fertile per certe dispute)

  5. Nicolò

    “ritrovato militarismo europeo in chiave anti-russa” Come fa a sostenere una cosa del genere? O crede ancora alla propaganda putiniana della minaccia portata dalla NATO? Non ricorda lo stato comatoso in cui versava la NATO prima dell’invasione russa?Per tutto il resto, in particolare in merito alle folli politiche green dell’UE, l’articolo è condivisibile.

    • andrea beretta

      È facile cadere nella propaganda di entrambe le parti. Oltretutto noi sentiamo veramente solo una campana per 24 h al giorno moltiplicata per tutte le reti/giornali principali. Le scelte son due: o credere a tutto, oppure avere una crisi di rigetto e non credere a nulla, rischiando di buttare via anche il poco di verità che il mainstream infila nella sua narrazione. Io personalmente non ho gli elementi per dire se è stata la Russia ad aggredire oppure se è stata messa nelle condizioni di farlo, come suggerirebbe la mancata applicazione degli accordi di Minsk. L’unica cosa di cui son certo è che noi abbiamo iniziato a mettere sanzioni alla Russia fin dal 2014, strozzando la nostra economia, mentre abbiamo sempre sostenuto la politica del dialogo per esempio con la Cina, che per cose molto più gravi (si pensi al covid e alla campagna dell’abbraccia il cinese, portata avanti dalle nostre più alte istituzioni) è sempre stata perdonata: doveva assumere posizioni filorusse per ricevere i nostri strali. Quindi caro Nicolò, concordo con lei nel non “bersi” tal quale la propaganda di Putin (che peraltro bisogna andarsi a cercare apposta visto che i nostri media non mi pare siano molto imparziali nel riportarla)…ma la invito a fare altrettanto con la propaganda occidentale

    • Massimo Lupicino

      Caro Nicolò, direi proprio di sì, è il caso di parlare di “ritrovato”, decisamente. Perché solo qualche anno fa quando un altro presidente degli USA (molto meno incline a soddisfare le richieste delle lobby americane delle armi) incitava l’europa a investire in spese militari per diventare militarmente (e geopoliticamente) più indipendente, beh, la risposta dei “leader” europei è stata un coro unanime di pernacchie. Hanno avuto bisogno di una guerra nel giardino di casa per ricordarsi che le guerre si vincono con le armi, e non con i pannelli solari, l’idrogeno e altre climascemenze variamente assortite.

  6. Fabio

    Un capolavoro di analisi che mi trova pienamente in sintonia come per tutti gli altri da te scritti.
    Allo stesso modo, purtroppo, mi trova sempre in disaccordo se non di più, il riferimento alla guerra in Ucraina sempre presente nelle stesse analisi .

    Una breve risposta “da bar” :
    Ma questa è la democrazia che mi permette di rispondere qui e apprezzare ancora i tuoi post.

    • Massimo Lupicino

      Grazie a te Fabio. Sulla guerra in Ucraina i punti di vista sono molto variegati e spesso si finisce per degenerare nel tifo da stadio, ragione per cui preferisco non parlare specificamente dell’argomento, tanto più quando non offre “risvolti” anche lontanamente collegabili alla questione climatica. Certo qualche riferimento è d’obbligo, come nel caso dell’evoluzione singolare dei Verdi tedeschi che nella guerra in Ucraina prima ancora che una occasione per “fare giustizia”, hanno visto una bellissima opportunità per de-industrializzare e liberarsi del malefico idrocarburo (vedi Nord Stream). Gli elettori diranno se hanno fatto bene o male.

    • Massimo Lupicino

      L’avevo lasciato 30 anni fa o giù di lì che discettava di “gioiose macchine da guerra”. Non mi mancava per niente.

  7. Luigi Mariani

    Caro Massimo,
    grazie per la tua lucida riflessione piena di elementi per ma nuovi .
    Ciò detto debbo però confessarti che mi attendevo che la guerra in Ucraina avrebbe offerto alle opposizioni uno strumento unico per contestare in parlamento europeo una classe dirigente che aveva posto nella mani di Mosca la sovranità energetica e alimentare del continente contravvenendo in toto a quanto sta scritto nei trattati di Roma.
    In realtà tali opposizioni hanno mostrato di essere della tigri di carta, il che mi porta a domandarmi con cosa abbiano barattato la loro indipendenza di giudizio e mi lascia poi alquanto perplesso circa la possibilità di superare l’attuale maggioranza popolar-socialista.
    Tu come la vedi?
    Ciao.
    Luigi

    • Massimo Lupicino

      Caro Luigi la politica europea è in effetti una matassa molto complessa da dipanare, anche se è decisamente il caso di provare a farlo visto che ormai i parlamenti europei sono quasi del tutto esautorati dalle direttive della Commissione, a loro volta “ispirate” (si fa per dire) dalle proposte di legge del Parlamento.

      Diciamo su alcuni temi il disordine resta sovrano. Per esempio, le destre del blocco orientale sono fortemente anti-russe, mentre le sinistre sono in alcuni casi decisamente pro-russia, E spesso accade esattamente il contrario nei paesi “fondatori”.

      Su altri argomenti, come la politica energetica o l’agenda dei cosiddetti “diritti sociali” esistono invece delle sovrapposizioni evidenti tra i vari paesi. Quindi una svolta del parlamento europeo a destra, o per lo meno un allontanamento da certi estremismi “green” potrebbe in effetti portare un po’ di ragionevolezza in più in ambito specificamente energetico e nel dibattito sul clima. Succederà? Difficile. E sicuramente i media e i loro proprietari/emissari lavorano per la conservazione degli equilibri attuali.

      Il tempo dirà… Ma coltivare illusioni è abbastanza illusiorio, per come sono andate le cose negli ultimi lustri.

  8. Stefano Ricci

    Buon pomeriggio sig. Lupicino
    Le auguro con tutto il cuore di avere completamente torto!! 🙂
    Leggere la Sua analisi, ahimè completamente condivisibile, ha determinato la spiacevole conseguenza di diminuire la radiosità della mia giornata, contribuendo quindi, con fosche nubi di nero fumo tinteggiate, a rendere necessaria l’accensione della lampada del mio studio, rendendomi di talchè degno della massima punizione oggi concepibile per chi spreca energia: il pubblico ludibrio per disobbedienza al comportamento frugale del più fervido gretinismo di maniera, la nuova religione che ha tutte le giuste caratteristiche per riuscire a decretare il nostro suicidio collettivo.
    Detto ciò….. voglio continuare a nutrire la speranza, con un minimo di folle audacia, che la libertà della Ragione ancora alberghi, sebbene oltremodo recondita, nei nostri cuori e nel nostro spirito storico, al punto da consentirci il giusto colpo di reni che permetta a tutti noi di evitare l’inevitale schianto, trasformando la caduta in una auspicata risalita!

    Grazie per la appassionante lettura, sempre lucida, elegante e pungente …. e col finale mai scontato
    Stefano Ricci

    • Andrea D

      Direi che nel mio caso verrò direttamente condannato al patibolo per direttissima, giacchè ho dovuto commettere il temerario atto di dar corrente a un paio di tubi fluorescenti 950 con indice di resa cromatica RA=98 (mi piace osservare i colori come devono essere).

      Posso però invocare l’attenuante che codeste lampade fluorescenti sono alimentate attraverso dei riduttori switching, o “ballast elettronici con preriscaldamento dei catodi”, che da oltre un decennio sostituiscono con successo i rispettivi alimentatori induttivi con reattore e starter, caratterizzati da effetto fastidiosamente stroboscopico della luce emessa e rendimento elettrico ben inferiore considerando le imbarazzanti perdite nel ferro e nel rame delle induttanze utilizzate (che chiamano “reattori” in quanto introducono reattanza induttiva) e che si traducono in calore.

      Per il resto, vorrei avere una speranza di un moto di risveglio, un sussulto, anche uno sguardo giudice, ma … troppa lobotomia.

    • Massimo Lupicino

      Grazie a te Stefano, troppo buono 🙂

  9. andrea beretta

    Massimo, sarò pessimista, ma come negli ultimi 40 anni, anche queste elezioni (europee) non cambieranno nulla negli equilibri politici e di conseguenza nella politica dell’Occidente che ha evidentemente dichiarato guerra alla sua classe media. Si troverà sempre qualche “folgorato” sulla via di Damasco (o Bruxelles) pronto a far da stampella alla solita maggioranza popolare-socialista che sembra avere tanta voglia di terminare l’opera di rovina del continente, che ha perseguito con una pervicacia quasi ammirevole.
    Finita una Greta, se ne fa un’altra, appunto

    • Massimo Lupicino

      Quanti anni sono che ci accusano di pessimismo su queste pagine? Eppure semmai abbiamo peccato di troppo realismo. Avevamo gli occhiali di Essi Vivono, evidentemente.

      Spero che si siano guastati e che quello che vedo non si realizzi. Sono il primo a non volerlo, e sarei il primo ad esultare all’idea di essermi sbagliato. E tu con me, caro Andrea, ne sono sicuro.

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