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Global Warming e Local Cooling

Definire “locale” l’ondata di freddo di questi giorni in effetti è fuori luogo, visto che la gran parte dell’emisfero boreale è al fresco (questa qui accanto è la copertura nevosa). Stati Uniti Orientali, Europa tutta e Russia. Una bella fetta di terre emerse direi. Tutto a causa del primo stratwarming della stagione -che se si deve fare affidamento all’occorrenza media potrebbe anche essere l’unico, ma per quel che ne sappiamo anche no- ovvero alla prima disgregazione del Vortice Polare Stratosferico, che ha seminato discese di aria artica lungo vari assi di longitudine.

Certo, nel particolare trattasi di tempo atmosferico, specie nello specifico dei fenomeni, ma è un fatto che questi eventi debbano indurre alla riflessione. Magari non è il caso di farlo con il titolone sparato questa mattina su Il Giornale, perchè si presta il fianco alla solita critica del “non avete capito niente”, ma uno sguardo a tutto il pezzo mi sento di suggerirlo. Non è il solito facile paragone tra minaccia dello sconvolgimento del clima causa aumento delle temperature e sconvolgimento reale causa ciò che è sempre avvenuto -paragone che pure sussiste nell’erticolo-, quanto piuttosto si tratta di una riflessione sulla necessità o, se preferite, logicità di affrontare con impegno ciò che è, piuttosto che girare entusiasticamente ma con scarso costrutto intorno a ciò che potrebbe essere.

Sempre su Il Giornale, sempre oggi, un trafiletto interessante sull’altalena cui sono stati soggetti i titoli del carbon trading prima, durante e dopo CO2penhagen. Belle speranze ad inizio dicembre, calo pesante (qualcuno dice crollo) dopo il nulla di fatto di sabato scorso. Anche qui, più che la cronaca di quelle che possono essere anche oscillazioni fisiologiche, è interessante il fatto che i titoli siano comunque sostenuti dall’aumento del prezzo del gas.

Se a qualcuno sfuggisse il collegamento, il gas aumenta sempre d’inverno perchè se ne brucia di più, sia per produrre energia sia per riscaldamento. Se fa più freddo aumenta di più. Cioè siamo arrivati al paradosso che i certificati di credito delle emissioni valgono un po’ di più di quanto dovrebbero non perchè si fa meno ricorso ai combustibili fossili, bilanciando così il mercato e facilitando l’impiego delle fonti rinnovabili rendendole più convenienti, ma perchè vi si fa un ricorso maggiore. Quale la causa? Il tempo più freddo, che se dura una stagione diventa un clima più freddo. Ma tutto questo bailamme non è stato messo in piedi per scongiurare un clima più caldo?

Ho le idee confuse, avrò preso freddo?

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Published inIn breve

5 Comments

  1. Giorgio Stecconi

    …controlleremo i dati di temperatura sul nostro caro emisfero nord, qualcosa dovrebbe evidenziarsi. Tanto vedrai la Groenlandia sarà in anomalia positiva e tutto il resto non conterà…

  2. Daniele Gamma

    Domanda:
    Tutta questa bella distesa nevosa , migliaia di KM quadrati, potrebbe influenzare negativamente, da un punto di vista delle temperature, il semestre invernale appena iniziato, grazie ad un aumento dell’ effetto Albedo?

    Daniele

  3. Pier

    Avete notato come anche i giornali, con qualche eccezione, si siano appecorati a AL Gore? Persino queli finanziari! Che cosa e’ ? L’odore dei soldi e delle quote? Al Gore mi sembra tanto uno che mette le sue due cose più care su un incudine ed in un godimento primordiale ci martella sopra.

    • Alessandro

      Non le sue!

  4. No, hai semplicemente toccato il punto vero: la disponibilità netta di energia. Vedi il blackout francese dovuto a un eccessivo sbilanciamento sul nucleare. Il resto è dubbio.

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