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Mirror Posting da Svipop – Intervista a Fabio Malaspina

Processo alla CO2? «Non scherziamo, l’anidride carbonica è uno dei mattoni della vita, è grazie alla CO2 che c’è il processo di fotosintesi che permette alla vegetazione di crescere». Fabio Malaspina, fisico dell’atmosfera e tenente colonnello dell’Aeronautica Militare, è il direttore del Centro del Monte Cimone per la misurazione della CO2, ed è perciò l’interlocutore più adatto per chiarire alcune questioni sul gas serra che a Copenhagen ha vestito i panni del principale «imputato»,

Colonnello Malaspina, proprio pochi giorni fa il vostro centro ha diffuso dei dati che confermano la crescita di concentrazione di CO2 nell’atmosfera. Dobbiamo aver paura di questo dato?

Paura assolutamente no. Però è un segnale cui fare attenzione, perché si tratta dei valori più alti degli ultimi millenni. D’altra parte c’è da dire che, invece, le temperature globali hanno raggiunto valori più alti di quelli attuali, come ad esempio nel Medioevo nonostante la concentrazione di CO2 fosse minore dell’attuale.

Ma qual è la soglia di concentrazione di CO2 che può essere considerata un punto di non ritorno per il sistema clima?

Nessuno è in grado di dirlo con certezza scientifica. Nessuno sa cosa può succedere perché del clima sappiamo molto di più del passato ma ancora troppo poco.

Ormai siamo abituati a considerare le emissioni di CO2 come emissioni inquinanti. È corretto?

No, la CO2 non è un inquinante “classico”, nocivo per la salute umana come la diossina o l’amianto. La CO2 diventa tossica alla concentrazione di circa il 5%, attualmente è intorno allo 0,038% (380 ppm, parti per milione equivalenti a 380 grammi di CO2 per tonnellata di aria) e prima dell’industrializzazione – nel 1750 – era circa lo 0,03%. Quindi da questo punto di vista non c’è alcun problema. Ha invece un impatto sul sistema climatico, come lo può avere ogni azione umana. Ad esempio l’agricoltura è una modificazione degli equilibri naturali a favore dell’uomo; il suo espandersi ha modificato notevolmente l’uso dei suoli, la forestazione e l’albedo della Terra, quindi ha avuto anch’essa un impatto sul sistema climatico. Il padre della “teoria del Caos” applicata al sistema climatico, Edward Norton Lorenz , il 29 dicembre 1972, alla Conferenza annuale della American Association for the Advancement of Science, spiego’ la sua teoria con una affermazione (non una domanda): “Può il battito d’ali d’una farfalla in Brasile provocare un tornado nel Texas”. L’insolita quanto suggestiva relazione diede il nome al cosiddetto ‘butterfly effect’, effetto farfalla. Questo può far capire come il sistema climatico ricerchi meravigliosamente sempre un equilibrio ma possono avere effetti importanti nella lunga scadenza anche le variabili più piccole e che normalmente possono essere trascurate.

Ma si può stabilire un rapporto diretto tra emissioni di CO2 e cambiamenti climatici, come sostengono i sostenitori della causa antropica del riscaldamento globale?

Il sistema climatico è molto complesso. Quello che siamo in grado di dire è che le attività economiche hanno effetto sulle emissioni di CO2, che tali emissioni hanno effetto sulla concentrazione di CO2 nell’atmosfera e che questa concentrazione ha effetto sul clima. Ma ognuno di questi passaggi non avviene in modo diretto e lineare. Dal 1960 ad oggi il Pil mondiale è aumentato di 40 volte, la popolazione è più che raddoppiata (120%), le emissioni sono aumentate del 200% cambiando radicalmente gli attori principali – attualmente i maggiori emettitori sono nell’ordine Cina, USA, India e Russia – la concentrazione di CO2 è cresciuta di circa il 20% in modo quasi lineare. La temperatura globale è aumentata dalla fine della cosidetta “piccola era glaciale” con un incremento dell’ordine di 0.7°C in un secolo, tale fenomeno è avvenuto seguendo diverse fasi: una crescita nel periodo 1850-1945 circa, un raffreddamento 1945-1975, un nuovo riscaldamento 1975-1998 e sostanzialmente la temperatura globale è rimasta stabile nell’ultimo decennio…

Continua a leggere su Svipop  a firma di Riccardo Cascioli.

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Published inAttualitàNews

6 Comments

    • Grazie Mattia, ho letto. E’ bello avere opinioni diverse. 🙂
      gg

  1. […] un’intervista a Riccardo cascioli di Svipop uscita anche sul quotidiano Avvenire. Noi ne abbiamo parlato qui. L’argomento è più che mai topico, perchè si parla di misurazioni della concentrazione di […]

  2. Giuseppe

    Malaspina sarà l’interlocutore più adatto, però deve stare attento a certi errorini….

    – non è certo che nel Medioevo la temperatura globale era più alta di quella attuale (dipende da Briffa e McIntire….). Non possiamo dirlo con certezza, ok?

    Р380 ppm ̬ in volume non in peso.

    • Fabio Malaspina

      Purtroppo leggo solo ora le due giuste precisazioni di Giuseppe che mi permettono di ritornare sull’argomento in modo più esteso delle 60-80 battute che mi erano state richieste per l’intera intervista.
      -la concentrazione in effetti si misura in volume e non in peso, avrei dovuto dire che è circa 580g per tonnellata e per spiegarlo avrei dovuto utilizzare i volumi molari (ma non avrei avuto lo spazio). Il mio intento era solo far capire che ppm non è una unità di misura ma un rapporto e quali gli ordini di grandezza in gioco;
      – in poche battute il mio scopo era mettere in luce che non esiste un rapporto biunivoco tra concentrazione di CO2 e temperatura globale, in passato ci sono stati periodi caldi e concentrazioni basse. Questa accadde nella letteratura classica (e anche ad es per il report IPCC del 1990) negli anni successivi all’anno mille, non per tutto il Medioevo, che vide anche periodi molto freddi. Recentemente alcuni autori negano questo, in alcuni su questi sono girate voci di manipolazione dei dati. Intanto che si discute io continuo a credere, visto che si tratta di osservazioni e ricostruzioni, a quanto affermavano gli studiosi “classici” come Lamb.
      Grazie comunque per l’attenta lettura

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