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Sei Gradi di Riscaldamento in Cerca d’Autore

Pirandello non avrebbe saputo far meglio per inseguire i famosi 6°C in più che le nostre sconsiderate attività dovrebbero procurarci entro fine secolo. Trame intrecciate, personaggi equivoci, storie al limite del credibile, ecco a voi il circo del clima che cambia. Certo che dopo averci torturati per anni con l’autorevolezza delle fonti e con il consenso che più granitico non si può, quanto stiamo per commentare suona un po’ da ultima spiaggia per un movimento pronto ad affrontare tutto e tutti, ma che obbiettivamente nulla può contro una natura che non vuol saperne di piegarsi alla strada tracciata per lei.

Il pianeta non si scalda più? Non è possibile, i modelli dicono di sì e così dev’essere. Evidentemente sono i dati ad essere sbagliati. Questa interessante affermazione l’ha fatta anche tal Kevin Thentberth in una delle famose mail del Climategate, ma vederla in bella copia in un post sul blog ufficiale di Nature fa un po’ impressione.

Questi i fatti. La mancanza di riscaldamento negli ultimi dieci anni o giù di lì è un bel mistero. Il forcing antropogenico insiste più cattivo che mai ma sembra non riuscire a sortire gli effetti (in)desiderati. Che fare? Si prende un bel modello che simuli il comportamento delle temperature, lo si tara e testa inevitabilmente con i dati osservati, dopodichè si fa una bella rianalisi (leggi lo si fa girare producendo un output che riproduca il trend degli ultimi vent’anni). Il risultato qual’è? Semplice (si fa per dire), secondo il modello il trend delle temperature medie superficiali del pianeta dell’ultima decade è sottostimato. I termometri dicono di no, sia quelli tradizionali, sia quelli satellitari, ma si sbagliano, ha fatto di sicuro più caldo!

E il discorso non è limitato alle sole terre emerse, anche il trend delle temperature di superficie del mare sarebbe in sottostima, pur essendo le due cose non collegate, ovvero affette da bias negativi completamente differenti. Se per la terra si tratterebbe di un errore dovuto alla disomogeneità spaziale delle informazioni (doppio hurrà perchè finalmente se ne sono accorti), per il mare sarebbe stato il passaggio dalla preponderanza di osservazioni effettuate da navi ad un maggior numero di misurazioni provenienti da boe ad innescare un “artificiale” raffreddamento, essendo queste ultime più attendibili e meglio correlate con le osservazioni da satellite. Le quali parimenti non sono aumentate (sempre con riferimento alla superficie del mare).

Interessante, fino all’annus horribilis del 1998 e con l’appendice del 2003, bisognava fidarsi delle osservazioni perchè riproducevano chiaramente il riscaldamento galoppante. Ora che dal galoppo si è passati al passeggio spuntano fuori i problemi di attendibilità di cui ci piace dire che parliamo da un pezzo. Mi sembra però che ci sia una certa tendenza al cherry picking in queste affermazioni: se dobbiamo farci piacere le osservazioni satellitari, dobbiamo anche ammettere che secondo queste ultime la temperatura è salita parecchio meno di quanto dicano i dati tradizionali. Che facciamo? Li prendiamo per buoni per il confronto con le boe e poi -perdonate la metafora- li buttiamo a mare quando si tratta di lanciare l’allarme che il tacchino sta bruciando?

La conclusione? E’ ancora probabile che ci sia stato un rallentamento del riscaldamento globale nell’ultimo decennio, ma è presumibilmente meno significativo di quanto si pensi. Questa l’autorevole opinione riportata nel post. Ne prendiamo atto, ma non senza trovare curioso che piuttosto che cercare di comprendere la natura e la causa di questo rallentamento, giunto in modo del tutto inatteso per chi professa la fede dell’AGW, si cerchi di dimostrare che le osservazioni siano meno attendibili di quanto simulato dai modelli. Ma non lo sanno che la realtà supera sempre l’immaginazione?

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Published inAttualitàNews

5 Comments

  1. Duepassi

    Non voglio rubare risposte a chi è più preparato e competente di me, ma questa domanda non mi pare poi “tecnica”, per cui mi scuso se provo a rispondere anch’io.
    Vedi, Alessio (se mi permetti di darti del tu), se io mi sono interessato a questa questione, dalla quale sono lontano tecnicamente, è proprio perché ho respirato un’aria di cattedraticità, di arroganza insopportabile. Chiunque avanzava dubbi era tacciato di prender soldi dai petrolieri, come minimo (ma poi si è visto che i petrolieri investono nell’ambientalismo…) e veniva fatto oggetto di derisione, di mobbing, di ousting (come riferisce Nigel Lawson, e come raccontano le lettere trafugate).
    Quando si cercava di argomentare, ti rispondevano opponendo l’autorevolezza, e non l’argomentazione, di questo o di quello.
    E’ un mondo simile che vorresti ? …una scienza politicizzata, dove è vietato avere pareri diversi (magari sbagliati, perché no?), perché ti si scagliano tutti contro ?
    Credi forse che un giovane sia incoraggiato dal trovarsi davanti un muro di dogmi ?
    Credi forse che quando queste certezze d’argilla crolleranno (posto che davvero crollino) questo sarà un bene per la Scienza ?
    O forse la gente ne uscirà così disgustata che, al lupo, al lupo, guarderà ai fatti scientifici con aria delusa, scettica, disincantata, scottata… e questo ti sembra un bene ?
    Credi che un giovane ne uscirebbe più libero e più convinto ?
    No, caro Alessio, i giovani non hanno bisogno di certezze, di ipse dixit, di dogmi intoccabili.
    No,
    non ne hanno bisogno.
    I giovani hanno bisogno di poter discutere, provare, magari sbagliare, riprovare, avvicinarsi sempre di più a verità difficili da cogliersi, discutendo, confrontandosi, cercando la soluzione, e non avendola in tasca, imposta dalla politica, prima ancora di iniziare.
    E’ questo che mortifica il giovane geniale,
    il dogma, non certo il dubbio,
    il potere, non certo il confronto,
    il correggere i dati sperimentali per adattarli ai modelli
    invece di correggere i modelli
    perché rispondano ai dati sperimentali.
    Se fossi un giovane, questo chiederei, libertà, diritto alla parola, rispetto dei dati e minor rispetto delle teorie
    perché
    sono gli uomini che inventan teorie
    tutte da dimostrare
    ma
    è la Scienza a rispondere con dati
    che vanno rispettati, interpretati, e non “trickati”.

    Secondo me.

    • Simone82

      Duepassi, ci sono persone ed istituti nel mondo, leggasi Jim Hansen ed il NASA GISS, che hanno speso la loro intera carriera e la loro intera fortuna sui cambiamenti climatici in grado di distruggere il mondo. Prima era il global cooling, poi ne hanno scoperto la causa (forse) e hanno cambiato opinione, oggi è il global warming, pensano di aver scoperto la causa e non vogliono rassegnarsi all’idea che forse non sia proprio così.
      C’è la difesa di uno status accademico che vuol dire appoggio politico, che vuol dire fondi di danaro dati da quell’appoggio politico, che vuol dire prime pagine dei giornali, che vuol dire essere al centro dell’attenzione sempre e comunque, che vuol dire avere il primo cellulare che squilla quando si cerca un esperto da contattare per analizzare questo o quel problema.
      Uno status accademico di rilevantissima importanza, perché se avessero ragione un giorno si dovrà dire grazie al sig. Hansen, al sig. Mann, al sig. Trenberth, per aver salvato l’umanità da una fine imminente: e tu vuoi che queste persone si rassegnino soltanto perché i modelli da loro programmati non corrispondono alla realtà? Ma come ha scritto Real Climate, i modelli sono infallibili, quindi è la realtà che è “trickata” da quei cattivoni dei petrolieri… 😉

  2. Alessio

    Ho una domanda per il sig. Guidi. Ammettiamo che un giovane di belle speranze sia interessato a conoscere come funziona il clima della Terra e voglia contribuire nel far progredire tale conoscenza. E ammettiamo che il giovane voglia intraprendere un percorso di studi che lo porti a lavorare nella scienza del clima. A che santo dovrebbe votarsi? Sinceramente da parole come “ecco a voi il circo del clima che cambia”, “Certo che dopo averci torturati per anni con l’autorevolezza delle fonti e con il consenso che più granitico non si può, quanto stiamo per commentare suona un po’ da ultima spiaggia”, ecc.. (la raccolta è ghiotta dalle pagine di questo blog…un po’ meno quella di discorsi prettamente rivolti a processi scientifici) l’unica idea che mi posso fare è che nel mondo la scienza del clima sia esclusivamente in mano a pochi faciloni immanicati, che non sanno come trattare datasets, che manipolano. Eppure, sempre a leggere pagine come questa, il tutto sarebbe così semplice ( “Se per la terra si tratterebbe di un errore dovuto alla disomogeneità spaziale delle informazioni (doppio hurrà perchè finalmente se ne sono accorti)” ) e chiaro a molti al di fuori dei grandi e blasonati centri di ricerca (“Ora che dal galoppo si è passati al passeggio spuntano fuori i problemi di attendibilità di cui ci piace dire che parliamo da un pezzo.” ).

    Immagino che se non si conosca chi di dovere o se non si accetti la “fede nella regligione del clima” così come propinata dal Re IPCC (come tale incoronato dai blog scettici/negazionisti/antiserristi/ecc-isti) o se peggio ci si imbatta in uno dei “pochi geofisici seri fuori dai giochi delle organizzazioni multilaterali profetiche e corrotte” (dalla perla di editoriale sul Foglio), la strada sia tagliata e le speranze di lavoro siano nulle…

    Ora, se il suddetto giovane davvero volesse dare il suo contributo al dibattito, come farebbe?Dove studierebbe?Che dovrebbe leggere, oltre al blog chiaramente? Perchè il messaggio univoco che leggo penso sia questo.

    • Caro Alessio,
      sono sinceramente contento che ci sia ancora qualcuno di belle speranze. Penso che quel qualcuno dovrebbe innanzi tutto studiare, attività per la quale non è necessario, nè consigliabile, possedere già un’opinione definita sulla materia che ci si appresta a conoscere.
      Quanto alla ghiotta raccolta, sono io a porle un quesito: secondo lei, fare scenari di crescita del livello del mare tra 60cm ed un metro per fine secolo e poi fare ponti d’oro a chi va in giro raccontando che invece saranno decine di metri è divulgazione scientifica o numero da circo?
      Ancora, mettere in bocca ai leader di tutto il mondo frasi ad effetto sulla scomparsa imminente dei ghiacciai dell’Himalaya basandosi su chiacchiere completamente prive di fondamento scientifico e pubblicandole sulla più autorevole delle pubblicazioni in materia di clima, salvo poi ammettere che si è trattato di un dannato sassolino che ha fatto inceppare i meccanismi della revisione paritaria, è divulgazione scientifica o numero da circo?
      Ancora, per anni ci hanno detto che le ricostruzioni del trend delle temperature medie superficiali sono precise ed affidabili, nonostante la diminuzione di circa 2/3 dei punti di osservazione, nonostante la quasi totale assenza di dati per vastissime aree del mondo, nonostante la maggior parte di questi dati soffra di accertati bias positivi da urbanizzazione, e adesso che questa curva così affidabile non mostra più quello che si vorrebbe mostrasse, ma piuttosto un evidente rallentamento del trend, ci vengono a raccontare che non è più rappresentativa, e il bias sarebbe addirittura negativo perchè la rianalisi fatta con i modelli dice che il mondo è più caldo. Secondo lei questa è divulgazione scientifica o numero da circo?
      Le dirò, io non sono nè giovane, nè di belle speranze. Non ero e probabilmente non sono neanche ora esperto quanto sarebbe necessario e quanto vorrei esserlo in materia di clima. Però leggo, leggo tutto quello che riesco a leggere, e così, solo così mi sono formato un’opinione. E’ sbagliata? Può darsi, la metto sul blog proprio per questo. Certo, ho la fortuna di non doverci campare e questo mi fa stare un po’ più tranquillo, ma questa fortuna mi è costata venti anni e passa di lavoro, credo di averla pagata il giusto prezzo.
      In bocca al lupo.
      gg

  3. Duepassi

    Io commenterei:
    sei gradi di riscaldamento in cerca di teatro.
    Ma pare che quel teatro non lo si trovi, con grande disdetta per chi aveva già comprato i biglietti.
    E allora, se l’opera pirandelliana non trova un teatro, ma i biglietti sono ormai venduti, che si fa ?
    Un agente teatrale serio restituirebbe i soldi dei biglietti.
    darei anche un consiglio a chi ha le azioni del global warming, che sono l’unica cosa che veramente scotta, in questo affare del clima:
    disfatevene prima che succeda come i bond argentini
    perché
    Credo di esser facile profeta ritenendo che tra poco quelle azioni (e quei modelli) non varranno più niente.
    Chi ha creduto di salire sul carro del vincitore, ne scenda al più presto, prima di accumulare una intera serie di figuracce da premio molto poco nobel.

    Secondo me.
    Secondo me.

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