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La piccola lezione sul clima di Kerry Emanuel

Kerry Emanuel è un professore di Scienze dell’atmosfera al Massachusetts Institute of Technology di Cambridge e ha scritto il libro “Piccola lezione sul clima”1 con la prefazione del professor Franco Prodi. Emanuel non è uno scettico, per niente, sostiene che è meglio ridurre le emissioni come sorta di assicurazione nel caso avessero ragione i catastrofisti. Era invece molto dubbioso nel 1988 nei confronti delle certezze virtuali di Hansen sul ruolo antropico nel Global Warming, ma lo è (a mio parere) anche adesso perchè nel libro afferma più volte che siamo nell’impossibilità di prevedere i cambiamenti climatici visto che non li abbiamo ancora capiti.

Cito alcuni paragrafi del libro:

“[…] notevoli inceretezze entrano in gioco dunque con l’acqua (le nubi in particolare) e le particelle di aerosol trasportate dall’aria. Ma non basta: per comprendere le variaizoni climatiche a lungo termine è infatti essenziale essere consapevoli dell’impossibilità di fare previsioni dettagliate, neppure in linea di massima, che vadano oltre qualche settimana. Ciò è dovuto al fatto che il sistema climatico almeno su scale temporali brevi, è caotico […]”

“[…] la terra continuerà a riscaldarsi ulteriormente da 2 a 4° C …..questa prospettiva è proprio così minacciosa? Con tutta la propaganda negativa sul riscaldamento è facile non accorgersi dei vantaggi…dall’altra parte ci sono gli svantaggi….ma a conti fatti il mondo risulterà veramente danneggiato? (qui fa l’elenco dei possibili mali uragani livello dei mari ecc conclude il capitolo con) Di fronte a scenari di cambiamento così violenti e rapidi, siamo però anche consapevoli di quanto poco sappiamo su come veramente funziona il clima.

“Hansen scatenò una controversia infernale dichiarando che era virtualmente certo che fosse emerso un segnale di gw […] la maggior parte degli scienziati era profondamente scettica nei confronti delle affermazioni di Hansen: il sottoscritto certamente lo era […]”

“[…] nello stesso perido entrarono in scena, con secondi fini piuttosto evidenti gruppi ambientalisti radicali e una manciata di scienziati ne subì l’influenza. Questo fatto accelerò la politicizzazione del caso chiamando al contattacco i conservatori finanziati dai petrolieri […]”

“[…] anche nel caso in cui avessimo la certezza che i cambiamenti ipotizzati si verificheranno, la valutazione degli effetti finali sull’umanità sarebbe un impresa estremamente complessa che mette a confronto stime incerte dei costi e benefici con i costi della riduzione di gas serra. Ma non siamo affatto certi di quali cambiamenti ci aspettano […]”

Il prof. Emanuel per spiegare i problemi dell’inizializzazione dei modelli climatici usa la metafora delle foglie cadute in un torrente nello stesso istante, che nessuno può prevedere quando arriveranno al mare, cito:

“Anche nel caso in cui il modello fosse perfetto e si iniziasse con una rappresentazione ottimale dello stato del torrente, un qualsiasi errore, anche infinitesimale, nella registrazione del tempo, o della posizione iniziale della foglia, (inizializzazione dei modelli climatici) causerebbe nella previsione uno scarto […] (e questo scarto sarebbe) maggiore per distanze maggiori. La previsione è impossibile oltre un certo periodo di tempo. Si ritiene quindi che il limite massimo di predittività delle condizioni atmosferiche sia di due settimane circa […]”

I problemi sull’inizializzazione dei modelli climatici creano enormi forchette di incertezze sulle proiezioni climatiche, ricordo infatti l’affermazione di Kevin Trenberth tra gli autori principali del rapporto AR4 2007, cito2 :

“Nessuno dei modelli usati dall’IPCC è inizializzato allo stato osservato e nessuno degli stati climatici dei modelli corrisponde nemmeno vagamente al clima osservato al momento”.

Kerry Emanuel sicuramente è d’accordo con la prefazione di Franco Prodi, sul suo libro, che è ancora più drastico nel rilevare le incertezze che regnano sul clima. Cito:

“la credibilità è il bene principale della comunità scientifica ..e va difesa da gruppi politici o giornalisti che ignorano scienziati seri perché le loro esitazioni e dubbi non fanno notizia”.

Sicuramente Emanuel non sta parlando di J.Hansen che non è ignorato dai media e che non si caratterizza da dubbi ed esitazioni, ma viceversa.

La stima di Hansen delle forzanti radiative, perno del rapporto AR4 IPCC 2007 ch. 2 attribuisce il 96% delle forzanti riscaldanti all’uomo e solo il 4% alla variabilità solare. Tra l’altro Hansen per ottenere questa stima ha raddoppiato, o quasi, il valore delle forzanti raffreddanti, secondo R. Lindzen a piacimento3, dimostrando che la stima del rapporto IPCC 2001 era completamente sbagliata.

Al Gore afferma nel suo libro “La Scelta”:

“Ogni analisi approfondita ha evidenziato che le precedenti proiezioni del peggior scenario possibile, hanno sottovalutato la gravità di questa crisi climatica e la rapidità della sua evoluzione. Dopo 20 anni di studi dettagliati e 4 rapporti approvati all’unanimità, l’IPCC oggi afferma che le prove sono inequivocabili”

Invece il consenso sulla stima delle forzanti antropiche che secondo J.Hansen e l’IPCC sono il 96% delle forzanti riscaldanti è inesistente. Lo dimostra un’analisi fatta dal gruppo di ricerca di Roger Pielke che riguarda centinaia di pubblicazioni peer review4. Il rapporto del NRC5, analizzato da R. Pielke dimostra che non c’è consenso sul ruolo dominante dei gas serra sul riscaldamento globale. Se, infatti, è vero che nessuno tra gli scienziati del rapporto nega un’influenza antropica sul clima, non si evidenzia, però il consenso sul peso che le forzanti antropiche avrebbero sul clima, in particolare la maggioranza non afferma che le forzanti antropiche siano dominanti.

Purtroppo i media credono a J. Hansen e all’IPCC che senza nessuna dimostrazione, ammettendo scarse conoscenze, e con forchette d’incertezze enormi, stimano i gas serra come dominanti al 96% sulle forzanti radiative riscaldanti, il che è tra l’altro poco probabile perchè in alcun modo sono giustificati:

  • il riscaldamento dei primi decenni d’inizio secolo, con relativo scioglimento dei ghiacciai;
  • il raffreddamento dal 1945 al 1975;
  • la stasi termica degli ultimi dieci anni;
  • il periodo caldo miceneo, romano e medioevale e la piccola era glaciale;
  • il fatto che i gas serra avrebbero dovuto dare un riscaldamento superiore all’attuale del 30 – 40%, che nessuno ha mai visto6 ecc.

Malgrado questo i media (non tutti fortunatamente) ci credono lo stesso perché lo ha detto l’IPCC!

“Non c’è alcuna opinione, per quanto assurda,
che gli uomini non abbiano esitato a far propria,
non appena si è arrivati a convincerli
che è universalmente accettata”

Schopenhauer

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  1. http://www.mulino.it/edizioni/volumi/scheda_volume.php?ISBNART=12656&vista=scheda []
  2. Nigel Lawson “Nessuna emergenza clima” ed Brioschi pg26 []
  3. http://www.wpsmeteo.it/index.php?ind=news&op=news_show_single&ide=548 []
  4. http://pielkeclimatesci.files.wordpress.com/2009/12/r-354.pdf
    Roger Pielke “Climate Change:The Need to Consider Human Forcings Besides Greenhouse Gases” Eos, Vol. 90, No. 45, 10 November 2009 []
  5. http://www.nap.edu/catalog.php?record_id=11175 Radiative Forcing of Climate Change: Expanding the Concept and Addressing Uncertainties []
  6. http://ams.allenpress.com/perlserv/?request=get-abstract&doi=10.1175%2F2009JCLI3461.1 []
Published inAttualitàClimatologia

8 Comments

  1. Luca Galati

    Ho il libro di Emanuel: non appena posso riporto quanto v’è scritto.

    Comunque un Modello Climatico è indipendente dalle condizioni iniziali perchè fa la media su tutte le traiettorie, questo è noto; Emanuel parla di forzanti e variabilità caotica, alla seconda appartiene ad esempio El-Nino, alla prima appartiene ad esempio la CO2 antropica e da queste forzanti (note) è possibile ottenere indicazioni sul cima futuro.

    Mi sembra però che nel libro in questione siano presenti sia spunti di incertezza sul clima sia spunti di certezza, mentre nel suo articolo Sig. Costa sono riportati solo quelli di incertezza e questo non mi sembra francamente trasparente ed obiettivo nella valutazione complessiva dell’opera.

    Non appena posso approfondisco la questione.
    Saluti

  2. Claudio Costa

    @ Luca Galati

    O dimostra quali sono codeste panzane o la sua accusa cade nel vuoto.
    Se lei pensa che non ci siano problemi sull’inizializzazione dei modelli climatici, lo vada a dire a Trenberth e ad Emanuel, ma la avverto di procurarsi delle buone dimostrazioni perchè sono due tipi piuttosto tosti, e come saprà non sono per nulla scettici quindi menche meno corrotti dai petrolieri.
    Nello specifico cito il Pasini:

    “Se prevedere il punto di arrivo di una singola traiettoria (cioè il tempo meteorologico futuro) dopo un certo periodo di tempo non è possibile, prevedere il clima che cambia sotto la spinta di forzanti esterne invece lo è… ”

    Non è quello che dice Emanuel nel suo libro…per non parlare di quello che dice F Prodi nella sua prefazione, su cui leggerà presto un altro articolo.

    Su climalternati: ma li ha letti i miei commenti?

    • Luca che piacere, è un po’ che non ti si sentiva. Vedo che non hai perso la verve. Ti seccherebbe spiegarci cosa c’entra l’articolo di Antonello con questo di Claudio e anche quali sono esattamente le panzane che che ti si sono finalmente chiarite?
      gg

  3. teo

    Ho avuto modo di apprezzare il libro ‘piccola lezione sul clima’ di Kerry Emanuel.
    Kerry Emanuel non e’ certamente uno scettico ma in questa piccola lezione ha in parte corretto il tiro.
    Kerry rimane pero’ lo stesso che qualche tempo fa condusse uno studio sul rafforzamento della potenza distruttiva dei cicloni (Increasing destructiveness of tropical cyclones over the past 30 years) lavoro che non sembra essere stato poi ragionevolmente suffragato da ulteriori analisi, anzi.
    Uno degli statement del lavoro fu “The actual monetary loss in wind storms rises roughly as the cube of the wind speed”: un po’ come la storia dei superamenti e dei ricoveri (ricordate?). A meno di non avere un ciclone che colpisce sempre la stessa zona o zone gemelle per densita’ abitative e densita’ di numero di polizze.
    Com’e’ complicato il mondo reale, meglio guardarlo da un modello.

  4. Duepassi

    Questa frase:
    “[…] nello stesso perido entrarono in scena, con secondi fini piuttosto evidenti gruppi ambientalisti radicali e una manciata di scienziati ne subì l’influenza. Questo fatto accelerò la politicizzazione del caso chiamando al contattacco i conservatori finanziati dai petrolieri […]“

    è secondo me priva di fondamento. In questo stesso sito si può trovare un articolo in cui si riportano i nomi di coloro che finanziano (o investono nel) l’ambientalismo, e ci sono fior di conservatori e petrolieri. Non è difficile capire perché. L’ambientalismo stesso è “la forza” più conservatrice che esista al mondo. Lo è per definizione, in quanto vorrebbe conservare le condizioni ambientali esattamente come sono. Peccato che la Natura sia invece assai dinamica, come dimostrano le passeggiate dell’africana India, ora asiatica, la separazione dell’America del Sud dalla stessa Africa, le dislocazioni dei maggiori giacimenti di petrolio (un tempo rigogliose foreste) nei punti più desertici del mondo, la scomparsa dei dinosauri, e di tanti altri animali, e l’evoluzione stessa, che, in quanto “evoluzione”, evolve, e non sta ferma, come vorrebbero gli ambientalisti, prospettando essi chissà quali immani sciagure dai cambiamenti climatici.
    Del resto questa caratteristica di conservatorismo è più che manifesto nella loro totale avversione al progresso, nel loro voler devitalizzare la Scienza, politicizzandola ed asservendola ai gruppi ambientalisti, nella loro avversione a qualsiasi cosa che sia lavoro, produzione, opera pubblica, energia.
    Dire dunque che le forze conservatrici e i petrolieri sarebbero scattati contro l’ambientalismo, è quanto di più lontano dalla realtà si possa dire ed immaginare.
    Non abbiamo dubbi che come scienziato, questo Kerry sia una persona di valore, ma dimostra una capacità di analisi politica molto molto scadente. Del resto non è quello il suo campo. Come dice la filosofia yoga “ognuno è grande nel suo campo”, e quindi quando un grande scienziato parla in un campo che non è suo, rischia di fare figure più che pessime, come questa.

    Secondo me.

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