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La Realtà Con il Tempo Ha Sempre il Sopravvento Sulle Idee

In Italia le vittime per il virus della nuova influenza H1N1 possano arrivare a 95mila su circa sei milioni di contagiati, questo lo scenario peggiore; se invece il virus si mantenesse blando la mortalità sarebbe di circa 15mila morti al termine dell’epidemia. Queste le previsioni pochi mesi fa, quando sui quotidiani si discusse per settimane l’opportuno di una chiusura preventiva delle scuole. Altro allarme di questi giorni è relativo al famigerato smog urbano: ”Visto che ne’ il governo nazionale, ne’ le amministrazioni locali si muovono per un dramma che ogni anno costa la vita ad almeno 7400 cittadini, noi Verdi apriremo una vertenza in ogni città presentando esposti e chiedendo alle procure di aprire inchieste per omicidio colposo”1.

Questa è l’informazione ricorrente sui mass-media che angoscia le mamme costrette a vedere i propri figli crescere in città “avvelenate” dalle loro stesse auto utilizzate per raggiungere il lavoro e/o la scuola, dai riscaldamenti impiegati per rendere gli ambienti più salubri. La singola vita umana ha un valore grandissimo per cui è giusto tentare sempre di fare il massimo per salvarla, però, non avendo a disposizione risorse infinite per poter affrontare tutti i problemi contemporaneamente, sarebbe opportuno ottimizzare l’azione partendo da un’analisi oggettiva della realtà, al fine d’identificare l’entità dei vari rischi e l’affidabilità delle previsioni. L’oggettività dei numeri può aiutarci a descrivere la realtà in modo da evitare che la nostra idea soggettiva prenda il sopravvento. Per curiosità proveremo a paragonare le stime del numero di decessi2 in Italia dovuti a varie cause, queste spesso sono descritte singolarmente sicché è difficile trattarle come pezzi di un unico puzzle e raramente qualcuno s’incarica di ricostruirlo. Naturalmente non si ha la pretesa di uno studio scientifico con l’ufficialità di un ente statistico, ma solo di raccogliere un po’ d’informazione che ci viene offerta dai mass-media, sulla quale spesso si forma l’opinione pubblica rispecchiando l’enfasi e lo spazio concesso dai mezzi di comunicazione alle varie cause. Non essendo cambiata sensibilmente la popolazione italiana, confronteremo numeri relativi anche ad anni diversi, cercando di utilizzare per quanto possibile la più recente stima disponibile (vedi pagina che riporta link della notizia ed anno relativo). Il numero totale di decessi in Italia nel 2006 è stato 557.892 (per dare un’idea dell’ordine di grandezza sono quasi tutti i cittadini della città di Genova popolata da 611.171 persone il 1.1.2009):

  • 131.118 aborti nel 2006 (esiste un acceso dibattito sul momento in cui l’embrione diventa essere umano, per dare un’idea dell’ordine di grandezza sono poco di più dei cittadini della città di Ferrara popolata da 130.902 secondo Istat 2001);
  • 80.000 morti per il fumo (sono poco di più di tutti i cittadini della città di Grosseto popolata da 79.695 persone il 1.1.2009);
  • 52.000 morti causa obesità (sono duemila meno dei cittadini della città di Cuneo popolata da 54.624 nel 1999);
  • 30.000 morti causa alcool (sono tremila di meno di tutti i cittadini della città di Oristano popolata da 33.007 persone nel 1999);
  • 28.000 per inattività fisica o pigrizia (sono circa i cittadini della città di Enna popolata da 28.424 persone nel 1999);
  • tra i 50.000 decessi (secondo Assinform, editore di riviste specializzate nel settore del rischio nel campo della sanità, sono circa i cittadini della città di Rovigo popolata da 50.627 nel 1999) ed i 14.000 (secondo l’Associazione degli anestesisti) per malasanità;
  • circa 10.000 decessi/anno imputabili agli effetti del radon secondo studi Unione Europea altri studi forniscono oltre 3000 morti per il Radon;
  • 8.500 morti per l’influenza stagionale;
  • 7.400 morti causa smog;
  • 7.000-8.000 morti per incidenti domestici;
  • 5.669 morti causa incidenti stradali nel 2006;
  • Tra 4081 nel 1987 a 2823 nel 2008 per suicidio;
  • Tra 4.529 morti causa aids nel 1995 e 360 nel 2001 (Libro dei fatti 2003);
  • 3.000 morti causa amianto (06/12/2007);
  • 1.170 nel 2007 le morti legate al lavoro nel nostro Paese, di cui 609 per infortuni stradali, ovvero lungo il tragitto casa-lavoro o in strada durante l’esercizio dell’attività lavorativa. 1.280 morti sul lavoro nel 2006;
  • 648 pedoni deceduti per investimento nel 2008;
  • 621 per omicidio nel 2006 (nel 1995 erano 1042);
  • 502 morti per droga in Italia nel 2008;
  • Circa 400 per annegamento;
  • 352 ciclisti morti (girare in bicicletta comporta un rischio di morte più che raddoppiato rispetto ad utilizzare un ciclomotore);
  • 228 per l’influenza H1N1 (gennaio 2010).

A seconda delle proprie esperienze esaminare i numeri può creare delle sorprese (partendo dal presupposto che le stime sono realizzate in modo onesto). Si scopre così che la malasanità, l’alcool, la pigrizia, causano decessi per 4 volte superiori allo smog, il fumo 10 volte, l’aborto 20 volte, il numero di morti per smog è simile a quello causato dall’influenza e dagli incidenti domestici per i quali non si vive nella stessa angoscia e non si fanno domeniche di sensibilizzazione e denunce (questi ultimi non sono morti stimati statisticamente ma “certificati”), i suicidi sono almeno 5 volte degli omicidi. Esistono quindi molti campi su cui si può, e si deve, investire per difendere la vita umana, specie se il rispetto della vita umana è visto come un dovere sempre (sicché ad esempio operare per ridurre il numero di suicidi ed omicidi  richiede lo stesso impegno). Esiste anche un modo diverso di vedere i decessi, quindi anche una diversa percezione del rischio, differenziando, alcune volte inconsapevolmente, quando la vita è messa a rischio per l’attività di altri o per scelta volontaria dello stesso individuo. In quest’ultimo caso un’azione per ridurre i rischi può essere anche interpretata come una riduzione della libertà, secondo il significato attuale con cui s’interpreta questo vocabolo. Per questa ragione generalmente si è meno preoccupati dei rischi dovuti ad attività scelte da chi poi le subisce (come fumare, drogarsi , essere alcolizzati, incidenti domestici, non svolgere attività fisica, essere obesi, suicidarsi, impegnarsi in sport estremi, usare l’auto), piuttosto di altri subiti involontariamente come quelli dovuti a respirare il fumo passivo, vivere nello smog, morire di malasanità, morire per influenza, per un incidente sul lavoro, l’essere uccisi.

Tornando allo smog iniziale, fondamentale è cercare di migliorare la qualità dell’aria nelle nostre città, ma con la consapevolezza che si sta lavorando da tempo per migliorare progressivamente rispetto al passato. Decenni fa si è affrontata la problematica relativa all’SO2, poi il piombo, il benzene ed ora le soglie del pm10 stanno progressivamente scendendo. Dalla costatazione che dei 95.000 decessi previsti per l’H1N1, effettivamente finora questi sono stati 228, si dovrebbe comprendere  che è opportuno tener conto prudentemente delle previsioni ma non utilizzarle come certezze per creare angoscia: la paura ha il solo effetto di far effettuare frettolose scelte emotive. La scienza abitua a dover sempre verificare con onestà le proprie idee con la realtà e ad avere uno “spirito critico”, per questo è importante che nelle scuole si apprenda una mentalità scientifica, che prima si “impari ad imparare” e dopo ci si specializzi. L’impegno principale attuale sembra sia dare una Terra migliore ai nostri giovani, forse raccoglieremo maggiori frutti, anche in campo ambientale, impegnandoci principalmente per dare “giovani migliori” di noi a questa Terra3.

NB:

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  1. tratto da ANSA 26.1.2010 []
  2. Esistono morti per cui le cause del decesso sono ben accertate e vengono riportate sul certificato di morte, ad esempio per gli incidenti stradali, la droga, gli omicidi, gli assideramenti, etc, mentre per alcune cause il numero di morti è stimato statisticamente, ad esempio lo smog, il caldo, il fumo passivo, etc.; quindi la stima dovrebbe essere sempre affetta da un errore. Ad esempio nel caso della malasanità si dichiarò:«Nessuno può sapere con certezza quante sono le cause, si tratta solo di stime – ha spiegato Maurizio Maggiorotti, presidente dell’Amami, l’associazione dei medici accusati di malpractice (i cosiddetti errori medici) ingiustamente, commentando i dati che indicano 90 morti al giorno per errori in Italia – perchè tutte le denunce finiscono nel calderone degli omicidi e lesioni colpose, come i morti sulle strade. L’associazione ha chiesto inutilmente ai presidenti dei tribunali di estrapolare questi dati. Ma in questo campo tutto è nebuloso”. Generalmente si pensa che per tutelare la vita umana al primo morto causato da una attività questa dovrebbe essere proibita, ma ciò concretamente significherebbe bloccare tutto, ad es. lo sci, il nuoto, l’ippica, l’auto, l’aereo, il salire sulle scale, etc. In realtà il vivere comporta il rischio di morire, sia se si svolge un’attività all’aperto che al chiuso. Il rischio nullo non esiste []
  3. Il titolo di questo post ̬ tratto da una frase di Norberto Bobbio РFilosofo []
Published inAttualitàNews

21 Comments

  1. Rispettando l’altrui libertà di indignarsi per ciò che si vuole, proprio non riesco a cogliere il punto. Non voglio lanciarmi nel pericoloso gioco del benaltrismo, però pochi mesi fa non ho visto una voce indignata quando il vertice FAO venne disertato e pochi giorni dopo il mondo intero a ballare il can-can a Copenhagen. Ora vedo accendersi un fuoco (di paglia) attorno a questo articolo di Fabio che, peraltro, ha usato un dato in modo funzionale, non ha imbastito una dialettica su questo.

    Va bene, era il mio 1%

    CG

  2. Fabio Spina dice:
    “Era un tema di cui non volevo parlare in poche righe”.
    Niente di sbagliato in ciò, ma che c’entra un blog che parla di clima?
    Perché costringere un lettore che viene per certi motivi a dover affrontare argomenti delicati e che già si sa susciteranno reazioni forti?
    Il mio parere è che quell’inclusione è stata un errore per creare una polemica fuori luogo.
    Anche l’argomento scienza ed etica è molto interessante ed aperto al confronto e che riguarda anche la scienza del clima, ma altri argomenti o pretesti per parlare di etica andrebbero trattati in altre sedi, dove uno se li aspetta.
    Ovviamente nessuna paura ad affrontarli anche qui, ma perché mai?

    • Paolo ti confesso di aver avuto la tua stessa perplessità prima di pubblicare questo post. L’argomento si presta a divagazioni importanti ma che facilmente (come accaduto) appaiono fuori contesto. Conoscevo il rischio e l’ho accettato volentieri, perchè condivido molta parte di quanto espresso nel post e soprattutto perchè l’argomento smog è già stato affrontato seppur brevemente su queste pagine. Questa chiave di lettura è diversa, ma fornisce certamente il messaggio a mio parere assolutamente attinente al contesto di CM, dell’uso smodato di allarmi ingiustificati, a pensarci bene spesso anche intimamente connessi tra loro. Quanti sono convinti che la CO2 sia smog? Molti. Quanti pensano che la soluzione a questi problemi sia anche la panacea di tutti i veri o presunti mali climatici presenti e futuri che vengono sbandierati quotidianamente? E infine, quanti sanno che proprio le particelle solide in sospensione costituiscono un settore molto importante della scienza del clima, siano esse di origine antropica o naturale?
      Esisteva la possibilità che la discussione si sviluppasse in questa direzione, non è accaduto e forse non accadrà, ma il fatto che abbia preso un’altra strada, per una volta (o anche due) non credo possa essere un problema. Del resto, quanta parte delle problematiche del clima ha assunto tratti ormai più sociologici che scientifici?
      gg

    • Anch’io ho trovato il post molto interessante e illuminante su certi aspetti. Apprezzo molto la tua scelta generale di far esprimere un ospite senza censure. Ognuno si fa carico, poi, delle conseguenze.

      Quello che volevo dire è che l’autore non dovrebbe continuare a sviluppare un argomento fuori tema e che avrebbe fatto meglio a non includere, a mia opinione.

    • Beh, Paolo, il commento di Aldo non poteva e certamente non doveva essere ignorato. Già che ci sono però vorrei dire due paroline nel merito del post. La mia non la dirò, perchè se è bello potersi esprimere è anche bello poter non farlo. Ad ogni modo, la verità l’ha detta Claudio Gravina. I numeri erano strumentali, volerci leggere a tutti i costi qualcosa di diverso forse denota un po’ di ipersensibilità all’argomento, ma anche quella ci sta.
      gg

    • Fabio Spina

      Caro Paolo,
      il mio tema era semplicemente “la realtà” sui decessi. Se mi chiedi cosa c’entra lo smog con il “climate change”, ti dico che ormai per gran parte della pubblica opinione le due cose sono sovrapposte, basta pensare che quando si parla di CO2 spesso in TV si vede una ciminiera o una marmitta da cui esce un cospicuo fumo nero.
      La discussione mi ricorda quanto accaduto anni fa. Su una parte del terreno di mio nonno misero dei vincoli per la parte boschiva a scopi ambientali, successivamente vennero quelli dell’Aima per finanziare l’eliminazione del vigneto ed oliveto. Alla domanda sempliciotta di mio nonno “ma questi non fanno bene all’ambiente?” l’addetto sorpreso rispose:”qui si parla di sviluppo economico e non d’ambiente”. Fortunatamente, pur se quasi contadino analfabeta, mio nonno rimase delle sue idee.
      La realtà visibile è unica, per quanto complessa è con questa dovremmo abituarci a fare i conti, proprio questo era il tema del post. Altrimenti questa può divenire come una prospettiva pazzesca di Escher, in cui ogni dettaglio preso da solo è perfetto, ma rimessi insieme il quadro diviene pazzesco (anche per il sistema climatico vedo un’analogia, spesso conosciamo benissimo le parti effetto sole, aerosol, radiazione solare,etc, ma un lavoro difficile ed indispensabile da fare è rimetterle insieme).
      Se non avessi incluso l’argomento, mettendo anche la precisazione vicino al numero, avrei fatto un torto alla realtà dei decessi, come quelli che non volevano guardare nel cannocchiale di Galileo. Le conseguenze delle reazioni sono parte di un mettersi “in gioco”, non cerco né applausi né scontri, solo una discussione che possa farmi riflettere su cose che da solo non vedo.
      Saluti
      Fabio Spina

    • Duepassi

      Mi faccio i complimenti, perchè una volta tanto (anche gli umili qualche volta ci azzeccano) avevo capito bene che il senso di questo articolo era di dire che un numero non può essere preso e capito da solo, ma deve essere contestualizzato, e sarebbe opportuno valutare un numero confrontandolo con altri che permettano di inquadrarlo.
      Lo sanno bene quei registi che inquadrano un attore basso insieme ad altri attori ancora più bassi, per farlo sembrare alto.
      Ormai usano trucchi speciali, che Michael Mann manco se l’immagina, e mia figlia mi ha detto che il nano del signore degli anelli in realtà sarebbe un tipo sui due metri.
      Il cinema sa bene come giocare con la percezione del grande e del piccolo, facendo credere che sia piccolo o sia grande quel che gli pare. Così quando ho riferito ad una persona che per l’H1N1 erano morte 228 persone (dato preso qui), quella persona ha pensato che “allora effettivamente l’influenza ha fatto tanti morti”.
      Già, non avendo precisato che se ne aspettavano 95 mila, qualsiasi cifra può sembrare enorme, quando non si hanno punti di riferimento.
      Secondo me.

  3. Antonio

    E’ naturale che chiunque legga possa commentare favorevolmente o sfavorevolmente un articolo che, essendo espressione di un pensiero personale, pur contribuendo a “fare opinione” perchè in qualche modo pubblico, rimane pur sempre soggettivo. E il bello è questo. Al di là di numeri che possono apparire freddi (2 + 2 fa 4, ma anche nella lettura di quei numeri, per quanto un fatto “reale”, le sfumature muovono la prospettiva e l’opinione finale), al di la di considerare giusto o sbagliato un principio, una parte dell’articolo è, per me, assolutamente condivisibile. La parte finale. Perchè possiamo pensarla diversamente, perchè neanche l’etica è uguale per tutti, perchè il bene e il male esistono giustificandosi a vicenda, ma se non si ricomincia dalle scuole ad “imparare ad imparare” e se non tentiamo mai di spiegare ai nostri figli (come afferma giustamente Velazquez)il perchè delle cose (i nostri perchè) perchè possano cominciare a formare la loro idea di giusto e sbagliato (la loro etica), se non accade questo, ogni discorso è inutile, parleremo di aborto e di smog solo in funzione dell’economia che saranno capaci di muovere. E’ una bella cosa pensarla diversamente ed ascoltarsi. Principio piuttosto in disuso. Trovo la discussione molto civile, e in questi tempi di parole gridate mi sembra moltissimo.
    Per quanto mi riguarda. Credo che relativamente allo smog, argomento primario della discussione, a fronte di uno spropositato aumento dei mezzi di locomozione inquinanti, è drasticamente diminuito il loro contributo all’inquinamento troposferico. Sono diminuite le emissioni inquinanti dei nostri elettrodomestici e delle nostre fabbriche (anzi, le fabbriche chiudono addirittura). E’ aumentata l’attenzione su questi temi, e questo è un bene, purtroppo è aumentata anche la speculazione intorno ad essi. Il GW è un esempio, l’altro è la speculazione ruotata intorno alle varie influenze più o meno globalmente pandemiche. Laddove qualcuno si è molto spaventato e qualcun’altro si è molto arricchito.
    Un cordiale saluto a tutti.
    Antonio

  4. velazquez

    Devo dire che mi sento un po’ discriminato. Leggo ovunque di persone indignate. Io che non mi indigno mi sento da meno.
    Io cerco di capire le motivazioni degli altri e, quando riesco, tento il confronto esprimendo le mie idee con eventuali prove a sostegno.
    A volte però verrebbe di indignarmi anche a me.
    Quando ad esempio vedo tanto accanimento sull’embrione umano. Nel continuo tentativo di sezionarlo, congelarlo, sceglierne una parte e non un’altra, producendone 30 per ottenerne uno “buono” o magari “bello”, insomma in questo continuo lavoro di manipolazione genetica (o eugenetica) e legislativa a riguardo.
    Ma non è tanto questo che mi solletica lo stimolo ad indignarmi. Quanto piuttosto vedere coloro che tanto si dimenano per arrivare primi a creare l’uomo perfetto, battersi perchè nessun vegetale venga mai manipolato, al grido “che nessun OGM cresca sul suolo patrio”.
    Ecco, di fronte a tali posizioni ho un sussulto di indignazione, che freno.
    Quest’energia la dissipo spiegando alle mie figlie, che quel piccolo grumo di cellule umane si chiama uomo (anche se allo stato embrionale) e che quei bellissimi rettangoli che vediamo al microscopio sezionando la cipolla in cucina e colorandola con poco colorante blu, sono anch’esse cellule, ma vegetali e che, seppur meravigliose, rappresentano due parti distinte della natura.
    E’ qui che l’etica subentra e mi consente di discriminare e di assegnare valori differenti a cose diverse.
    Le leggi ci dicono cosa si può o non si può fare, l’etica ci indica cosa è bene o non bene fare.
    Perchè allora tenerla fuori?

  5. Aldo Meschiari

    A parte che davvero faccio fatica a capire cosa c’entri l’aborto con i morti per inquinamento, trovo che sia una cosa di pessimo gusto aver stilato questa classifica.
    Se non altro perchè la scienza oggi è quanto mai incerta su quale statuto assegnare all’embrione, molto più incerta che sul ruolo dell’uomo nel GW.
    Detto questo quando si mischia etica e scienza si fa sempre un grande errore. Quindi esprimo un giudizio molto negativo su questo articolo e devo dire che ci metto pure un un po’ di indignazione.

    saluti

    • Duepassi

      Caro Aldo,
      una discussione sull’aborto è assolutamente fuori luogo qui.
      Trovo però normale che una persona di idee cristiane consideri l’aborto l’uccisione di una persona concepita ma non ancora nata, per cui l’inserisce come voce in un’elencazione dei morti.
      Una persona che invece non considera il feto una persona, non l’inserirebbe, e neanche questo dovrebbe suscitare scandalo, punto.
      Ma che questo debba causare “indignazione” mi sembra eccessivo. Cerchiamo di rispettare ognuno le idee altrui senza imporre le nostre. Ci sono milioni di persone che la pensano in un modo, e milioni nell’altro. Io direi di pensare al clima, e lasciare queste divergenze di idee ad altri luoghi.
      Secondo me.

    • fabio Spina

      Era un tema di cui non volevo parlare in poche righe, ma visto che creo sdegno.
      L’aborto con l’inquinamento delle città non c’entra nulla, ma con i morti (come anche lei afferma) forse si, proprio sul quadro generale della realtà relativa ai decessi avevo intenzione di aprire una stimolante discussione (non diffondere verità). In tutto il mondo esistono i movimenti pro-life e pro-choice (forse solo in Italia i pro-aborto), discussione sulla quale non mi addentro, ma nessuno descrive l’aborto come fenomeno positivo. Come Lei dice “Se non altro perchè la scienza oggi è quanto mai incerta su quale statuto assegnare all’embrione, molto più incerta che sul ruolo dell’uomo nel GW.” Questo la dovrebbe far indignare in quanto nel 1997 per ridurre il GW è stato firmato il Protocollo di Kyoto sulla base del “solo” “principio di Precauzione” che è stato applicato alla difesa dell’ambiente e mai dell’embrione(all’epoca anche l’IPCC era meno certa di oggi, il PdP fu definito come comportamento “etico” nel 1992). Pensi se tra qualche decennio, con il progresso delle conoscenze, i dubbi di oggi scomparissero e lo statuto dell’embrione divenisse come quello dell’essere umano: quei morti peserebbero più di quanto fatto dai grandi totalitarismi.
      Non a caso un grande laico come Bobbio pensava che la difesa dell’embrione, specie in una società ricca come la nostra,era «un onore da non lasciare ai soli cattolici».
      Per quanto riguarda etica e scienza, mi creda, è meglio “mischiarle”, altrimenti ad esempio ora avremo ancora gli esperimenti crudeli sugli animali e le persone. L’etica è opportuno “mischiarla” in ogni attività umana, forse si può e deve discutere su quale etica (esiste laica, cattolica, etc). Forse Lei intendeva per etica quanto fa la Chiesa, ma lasciando l’etica ai soli cattolici Lei gli fa un enorme favore, inoltre non credo che gli scienziati sarebbero felici se si dicesse che non hanno etica.
      Quindi sul contenuto del post se non le piace non discuto, se s’indigna è suo diritto, ma io ho cercato di parlare della realtà, forse chi ha mischiato cose che sono distinte (ma non separate) è proprio Lei, ma per questo non m’indigno anzi La ringrazio perché mi ha permesso di chiarire dei punti.
      Saluti
      Fabio Spina

    • Fabio Spina

      Solo una precisazione, faccio notare che per correttezza avevo inserito vicino alla cifra degli aborti l’informazione “esiste un acceso dibattito sul momento in cui l’embrione diventa essere umano”.
      Saluti
      Fabio Spina

    • Aldo Meschiari

      Confermo la mia indignazione.
      Siccome si sottolinea che ognuno può pensarla come vuole, io affermo la mia libertà di indignarmi a vedere l’aborto inserito in questo contesto.

      saluti

  6. Pietro

    La realtà è che secondo studi recenti, il traffico urbano è responsabile solo in minima parte della concentrazione di pm10. Le principali fonti di emissione sono gli impianti industriali e in particolare le centrali termoelettriche, altre forme di trasporto, gli impianti di riscaldamento e infine c’è un notevole contributo dovuto a cause naturali.
    In particolare nelle nostre città in inverno il problema sono proprio gli impianti di riscaldamento ed è su questi che bisogna intervenire, i blocchi de traffico non servono a niente.
    Di recente anche il ministro Prestigiacomo ha proposto di abbassare le temperature degli appartamenti e un piano di rottamazione delle vecchie caldaie. Tuttavia occorre investire anche nell’isolamento termico degli edifici.
    Infine c’è da notare che le nuove caldaie a condensazione hanno la loro massima efficienza con temperature di mandata attorno ai 40-50°, viceversa se teniamo i termosifoni a 70-80° i vantaggi rispetto a una caldaia tradizionale sono modesti, non sufficienti a ripagare il maggior investimento. Occorre quindi rivedere i vecchi impianti, per un funzionamento a bassa temperatura infatti è necessaria una superficie di scambio maggiore che possiamo ottenere aumentando gli elementi dei termosifoni o passando a sistemi a battiscopa o a pavimento radiante (che però, nonostante quel che dicano alcuni architetti, è una soluzione costosa anche per impianti costruiti ex-novo).

  7. Duepassi

    Naturalmente queste cifre vanno prese con le molle, e credo siano influenzate da molti fattori.
    Mio padre è morto per le conseguenze di un infarto mal curato. “Infarto” o “malasanità” ? E cosa avrebbe scritto il suo medico che aveva diagnosticato una “itterizia” ?
    E cosa avrebbe scritto il medico sulla morte di mia madre, quando fu operata d’urgenza per un cancro, che ormai aveva dato metastasi (e infatti morì due mesi dopo), e i medici ci dissero che altrimenti sarebbe morta quella notte stessa, e una settimana dopo ritirammo le analisi fatte fare dal suo medico, da cui risultava che non avrebbe avuto assolutamente nulla ?
    E quando le cause sono più d’una, quale viene preferita ?
    A volte si muore a causa di un fattore minore, quando si è in condizioni già gravi. Non ho poi trovato in questa lista due delle cause che pensavo fossero tra le maggiori, il cancro e l’infarto.
    Né ho trovato il diabete, di cui non ho idea di quanti danni faccia, e che spesso è causa però del malfunzionamento di altri organi.
    Comunque trovo l’idea giusta e stimolante.
    Discutere di questi argomenti mi sembra comunque positivo, e quindi ringrazio Fabio per questo suo articolo.
    Concluderei questo post ricordando come, in un campo che conosciamo bene, la causa di ogni male venga attribuita all’AGW.
    Quando ci sono linee di pensiero trascinanti, dominanti, diminuisce l’attenzione alle cause vere, e ogni cosa, ed il suo contrario, vengono attribuite al capro espiatorio.
    Ma la verità può essere assai lontana, e più difficile da individuare.
    E i motivi sono tanti, di cui molti sono stati discussi anche su queste pagine.

    Secondo me.

    • Fabio Spina

      Ciao,
      naturalmente il mio scritto ha solo un valore di stimolo alla discussione e non esaustivo. Tutte le domande che poni sono pertinenti, ma non ho risposta e non credo ci sia.
      Le malattie citate sono la principale causa di morte, spesso quando qualcuno muore dei cari (mi è successo) si trova la causa in uno dei comportamenti avuti in passato, finora mi è sempre capitato che è stato individuato (anche nei frati dei conventi che facevano una vita esemplare).
      Questa è il dono e/o mistero della vita, prima o poi ha una fine (Lazzaro, anche se miracolosamente resuscitato, attualmente non risulta in vita).
      Grazie di quanto hai scritto ed un caro saluto
      Fabio Spina

  8. Duepassi

    Io sto cercando ancora dove sono i 150 mila morti per l’aviaria, anche se di uno ho saputo dai media. Lavorava nel campo, non ricordo esattamente cosa facesse, ma la paura dell’aviaria, e il crollo del mercato aviario, hanno rovinato la sua attività, e lui si è suicidato.
    Lo dobbiamo mettere tra i suicidi, o tra le vittime dell’aviaria ?

  9. Mauro M

    Se si tiene conto solo dei rischi subiti involontariamente, le morti per smog in percentuale non appaiono più una cifra tanto irrisoria..

    • Fabio Spina

      Non è né irrisoria né grave, è la percentuale di poco più dell’1% dei morti, sarebbe opportuno poi verificare quanto la gente conosce questo rischio e quelli relativi all’altro 99%.
      Ma il suo commento, di cui la ringrazio, distinguendo le morti “involontarie” da quelle “volontarie”, apre un tema molto ampio per questa sede e forse più importante delle sole cifre: il valore della vita ed il suo mistero (un discorso che per sinteticità sarò costretto ad affrontare troppo in bianco e nero).
      Se lei vede una persona che si sta suicidando cerca di salvarla o la lascia alla sua volontà? La vita di un condannato a morte vale meno perché sapeva a cosa andava incontro? Questi sono temi ampiamente sviluppati ad esempio quando al Gip di Milano Clementina Forleo fu imposta la scorta contro la sua volontà.
      Fino a qualche anno fa tutto era semplice: quando veniva salvata una persona che si stava suicidando, ad esempio lanciandosi da un ponte o buttandosi sotto un treno, tutti erano convinti che salvare una vita era un gesto esemplare. La vita umana era un valore che era indipendente dal fatto che fosse tolta volontariamente o involontariamente. Un alcolizzato, un fumatore, un obeso (all’epoca “ciccioni”) , etc., avevano una storia unica e si preferiva non giudicare, possibilmente andavano aiutati (anche perché questo tipo di problemi frequentemente affliggono le classi più deboli, come recitava E. De Filippo in una comunità prima che “la legge non ammette ignoranza” deve valere “la legge deve proteggere gli ignoranti”). Era un’epoca con tantissime problematiche, ma si era convinti che un “mondo migliore” sarebbe stato quello in cui tutti i tipi di rischio si fossero ridotti, chi sceglieva “volontariamente” comportamenti a rischio era una persona d’aiutare e non un esempio di libertà.
      Oggi, a me sembra, essendo la società vista come un insieme di individui ed il “bene comune” raggiungibile come la semplice sommatoria del bene dei singoli, anziché vedere il “mondo migliore” siamo concentrati su cosa è per me migliore. Allora divengono importanti solo i rischi involontari, gli altri non sono altro che la contropartita della libertà che è spesso considerata un bene più importante della salute.
      Una società sazia e disperata come la nostra, che inizia a vedere come un sacrificio ed una spesa il dovere di essere vicino ai più deboli, sposta le discussioni dal come aiutare le famiglie e persone che vivono tali dure esperienze, al come difendere se stessi nell’illusione che non avremo mai i problemi degli altri.
      Non è escluso che tra qualche anno sarà normale pensare che il valore della vita di una persona dipenderà dall’età di questa, che l’omicidio di una persona malata è meno grave di quello di una persona sana, che un bambino destinata alla sordità (come quello del musicista Beethoven) o alla malattia (come quello dello scienziato Hawking) avrà valore minore di uno sano perché con minori probabilità di guadagnare e di successo. Scusate, continuo a parlare di valore ma probabilmente in futuro si parlerà di prezzo.
      Come vedi mi sono allontanato troppo dal tema iniziale, ma uno scambio di opinioni aiuta ad approfondire e cercare insieme cosa sarebbe giusto fare per un “mondo migliore”.
      Saluti
      Fabio Spina

    • Duepassi

      Credo che questa frase
      [ in una comunità prima che “la legge non ammette ignoranza” deve valere “la legge deve proteggere gli ignoranti” ]
      che condivido, meriti una riflessione.
      La legge deve prevedere di non ammettere ignoranza, per forza, altrimenti basterebbe dire “si, l’ho ucciso, ma non sapevo che fosse proibito”…beh, dico per assurdo, ovviamente. Senza arrivare a tanto, mi pare ovvio che la legge, per essere rispettata non possa ammettere ignoranza.
      Però, a questo punto la legge avrebbe il dovere di essere “conoscibile”, e non certo quell’intrico confuso e contorto, per conoscere il quale non basta una laurea in giurisprudenza. Assolutamente non basta, e potete credermi.
      Allora, c’è qualcosa che non quadra.
      Si pretende dalla gente una conoscenza che è assolutamente impossibile.
      Ne deduco che andrebbe fatto un grande sforzo di semplificazione.
      Ma per fare questo bisognerebbe che ci fosse la “volontà” di semplificare, e non ne vedo molta in giro.

      Secondo me.

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