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Quando ci si mette la sfortuna…

[photopress:eruzione.jpg,thumb,alignleft] Il 2 maggio scorso il vulcano Chaiten ha dato spettacolo entrando in fase eruttiva. Notizie ed immagini che hanno invaso la rete e delle quali trovate qui una bella raccolta dal sito web di Repubblica. E Naturalmente non poteva mancare You Tube. Le eruzioni vulcaniche sono a volte molto importanti per il clima. Quantità molto abbondanti (soprattutto biossido di zolfo) di cenere vulcanica in atmosfera possono cambiare gli equilibri del contributo della litosfera all’intero sistema.

Questa eruzione pur essendo già abbastanza lunga non è tuttavia particolarmente intensa, almeno per ora. Le prime notizie sull’altezza raggiunta dalla cenere vulcanica in seguito all’esplosione sembra siano state un pò esagerate. Delle stime piuttosto accurate, che potete leggere a questo link, avrebbero ridotto gli iniziali 20km ad un più modesto numero di 8-11km la massima quota raggiunta dai prodotti dell’esplosione. La NASA, a questo link, pubblica dei numeri diversi; secondo i loro calcoli sarebbe tra 10.7 e 16Km la massima quota raggiunta dalle ceneri. Questo, ammesso che non ci siano altre fasi eruttive più intense, potrebbe in parte ridurre il potenziale forcing climatico di questo evento, perchè se le ceneri vulcaniche rimangono per la maggior parte nella troposfera, il loro periodo di permanenza è piuttosto basso e quindi sarà di breve durata la loro azione schermante. La differenza nelle stime potrebbe essere importante, perchè di contro, quando le polveri raggiungono la stratosfera o si spingono ancora più in alto, si allungano molto i tempi di permanenza ed i loro effetti di forcing del clima. Il discorso inoltre varia anche in base alla quantità di cenere espulsa, ed anche per questo gli ultimi giorni non sembra possano passare alla storia.

[photopress:Sat_picture.jpg,thumb,pp_image] Una storia comunque piena di questi eventi. Alcuni molto più importanti o addirittura catastrofici al punto di innescare una transizione climatica e l’inizio di un’era glaciale. Non sembra proprio sia questo il caso. A molti di noi sfugge che sul pianeta ci sono in media 8-12 eruzione vulcaniche in corso in ogni momento. Un bel numero, anche se la maggior parte di queste è normalmente di lieve intensità. Verso la fine del secolo scorso ci sono state quattro eruzioni particolamente intense: Pinatubo 1991, El Chichon 1982, Mt. St Helens 1980 e Cerro Hudson 1991. La cenere eruttata ha raggiunto quote che variano da 35.000 a 20.000mt, altezze superiori a quelle effettivamente misurate per questa eruzione.

[photopress:Ash_cld.jpg,thumb,pp_image]Questo non vuol dire che il Chaiten non giocherà almeno in parte il suo ruolo, perchè alla latitudine della zona dove si trova il vulcano la tropopausa è piuttosto bassa ed è quindi più facile che la cenere arrivi nella stratosfera e sia diffusa su una zona più ampia di quanto non stia già accadendo negli strati più bassi dell’atmosfera. Tuttavia nell’immagine accanto c’è un primo calcolo della NASA sulla quantità di cenere eruttata, per cui in termini di massa questo evento è inferiore agli altri di parecchi ordini di grandezza.

[photopress:MAUNALOA_TRANSMISSIVITY.jpg,thumb,pp_image] Secondo quanto misurato presso l’osservatorio di Mauna Loa, è comunque molto interessante constatare quanto abbiano influito sulla percentuale di radiazione solare trasmessa le ultime eruzioni. Per certi aspetti sono significative anche le date. Qualcuno ha provato ad azzardare l’ipotesi che un’eruzione molto potente possa precedere un riscaldamento delle acque di superficie del Pacifico orientale (El Niño) perchè un raffreddamento negli strati più bassi dell’atmosfera, innescato dal forcing di una eruzione, provocherebbe degli squilibri barici alle latitudini tropicali attenuando gli alisei e l’effetto di trascinamento che essi hanno sulle acque superficiali. Da questo deriverebbe una riduzione della risalita di acque fredde di profondità (upwelling) sul settore orientale del bacino, innescando appunto El Niño. Questa spiegazione è molto più aneddotica che scientifica, però gli anni 1982/83, 1991/92 e 1992/93 sono stati piuttosto “caldi” per le acque del Pacifico. Per ora si può supporre che un pur debole eventuale effetto raffreddante, si sommerebbe alle forzanti interne degli indici decadali oceanici ed all’attività solare in fase di declino. Staremo a vedere.

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Published inAttualità

5 Comments

  1. Lorenzo Fiori

    A proprosito di alisei ed ENSO:
    chiedo a Guidi una cosa molto preziosa che non sono mai risucito a trovare e cioè qual’è la causa della variazione degli alisei (che di per se sono venti regolari in direzione e costanti in intensità) che dà origine alle varie fasi di ENSO?

  2. alessandrobarbolini

    mi trovo pienamente daccordo..sicuramente le eruzioni vulcaniche hanno un,impatto nella troposfera molto importante..ora con la potente eruzione di quest,ultimo citato,sono parecchio curioso di capire ,sentire e vedere gli effetti sul (CLIMA)anche se oramai ,avventurarsi in qualsiasi scenario ,dato le innumerevoli carte in gioco ,diventa probabilistico come vincere all,enalotto…il piu delle volte comunque,dopo grandiose eruzioni,si ha sempre avuto una fase fredda (che l,ipcc,abbia corretto temporaneamente il riscaldamento annunciato con una tregua fredda fino al 2020per questo evento nell,aria??mah! da loro non lo sapremo mai (o almeno ,da certi di loro)

  3. max pagano

    tra l’altro, l’eruzione del Monte Pinatubo produsse circa venti milioni di tonnellate di anidride solforica. Venti volte in più di quanto ci si aspettasse. A cosa era dovuta questa evidente differenza se lo sono chiesto tre geologi (SEMPRE NOI GEOLOGI IN PRIMA LINEA, altroché!!!), C. G. Newhall, J. A . Power e R. S. Punongbayan, che hanno messo insieme tra loro non solo i dati relativi alle emissioni gassose, ma anche quelli di altri fenomeni sospetti accaduti nel periodo in cui avvenne l’eruzione. L’attenzione dei tre ricercatori dell’università di Seattle si è quindi concentrata su un terremoto di particolare intensità che si era manifestato a circa cento chilometri di distanza dal vulcano, lungo la linea di faglia delle isole Filippine. Un terremoto profondo con una potenza di 7,8 gradi di magnitudine tale da lasciar supporre con ragionevolezza che il magma basaltico del mantello stesse in qualche modo spingendo verso l’alto e infiltrandosi con gli strati di magma preesistenti, sviluppando, nello stesso tempo, una sorta di enorme bolla di gas.

    Di solito questi accumuli e queste intrusioni di magma di diversa composizione avvengono in zone piuttosto profonde, tra i cinque e i dieci chilometri dalla superficie. Nel Monte Pinatubo, questa enorme bolla di gas, circa 200 milioni di tonnellate, si è inserita in una riserva magmatica già esistente, costituita da magma a base di silicio e quindi particolarmente viscoso, mentre quella basaltica è molto più fluida. «In teoria», affermano i tre geologi, «il mescolamento dei due tipi di lava non sarebbe dovuta avvenire proprio a causa della loro differente viscosità. Ma nelle viscere del Monte Pinatubo, questa combinazione avvenne. Il magma basaltico che si era introdotto nella sacca magmatica si amalgamò con quella a base di silicio, formando cristalli composti da una parte di basalto e due di silicio». La reazione chimica determinata dalla miscelazione dei due diversi tipi di lava saturò il magma di gas e questo cominciò a salire verso la superficie come fosse una vera e propria bolla di sapone. La risalita della lava fu rapidissima, solo pochi giorni. In tre ore il vulcano eruttò circa 7 chilometri cubi di lava e dalla montagna si levò una nuvola alta 40 chilometri e larga 500…..
    Come spiega Alan Robock, della Rutgers University, gli effetti dell’eruzione sul clima del pianeta si sono fatti sentire per parecchi anni. E il cambiamento ha interessato anche lo strato di ozono. Significative riduzioni di questo gas nell’atmosfera, dell’ordine del 5 per cento, sono state infatti registrate alle medie latitudini, proprio nei due anni successivi all’eruzione. Questa riduzione dello strato d’ozono ha determinato un maggiore assorbimento da parte dell’atmosfera terrestre di raggi ultravioletti che ha prodotto effetti insoliti sul clima nell’Emisfero Boreale. L’inverno del 1991-92 in Nord America, Europa e Siberia fu più mite del solito, mentre in altre aree come l’Alaska, la Groenlandia, il Medio Oriente e la Cina, fu insolitamente freddo. In particolare si registrarono fenomeni piuttosto rari, come la neve su Gerusalemme e la morte dei coralli del Mar Rosso. L’eruzione del Piantubo ha quindi offerto l’occasione di valutare in maniera consistente le dinamiche sottese all’evoluzione e all’oscillazione del clima sul pianeta. Secondo Robock, questi elementi possono essere utilizzati per determinare e testare i modelli matematici elaborati per la ricostruzione delle dinamiche atmosferiche con una particolare attenzione circa le interrelazioni tra la stratosfera e l’irraggiamento da raggi ultravioletti…..

    fonte: http://magazine.enel.it

    Grande Max, questi aspetti sono decisamente affascinanti!
    gg

  4. max pagano

    beh, il 1816 è noto come l’anno senza estate, e non a caso un anno prima, 1815, ci fu l’eruzione del vulcano Tambora, in Indonesia, uno dei più grossi “botti” a memoria d’uomo che si ricordino; immise nell’atmosfera una quantità di ceneri tale da causare la completa oscurità per tre giorni per un raggio di 500 km intorno al vulcano.
    E’ stato stimato che la titanica eruzione del Tambora (VEI 7) produsse da 69 a 190 Km3 di polvere e cenere che, introdotte nella circolazione generale dell’atmosfera, generarono un velo intorno al globo terrestre.
    La permanenza delle particelle di cenere e gas in sospensione causò l’abbassamento della temperatura media mondiale di più di un grado con forti danni per l’agricoltura.

    Analogamente quella del Krakatoa del 1883, che è tuttora considerata tra le più violente dell’era moderna (VEI – Volcanic Explosivity Index – pari a 6) ; proiettò una gigantesca nube di gas e materiale a 38 chilometri di altezza, e fu equivalente, come potenza, all’esplosione di 200 milioni di tonnellate di tritolo….

    Un’altra grande eruzione fu quella del Pinatubo verificatasi il 15 giugno 1991 nelle Filippine. L’attività eruttiva è durata circa 9 ore ed ha eiettato in atmosfera circa 7 chilometri cubi di materiale. Si ritiene che quella del Pinatubo sia per importanza seconda solo all’eruzione del 1883 del Krakatoa. La ridotta radiazione solare alla superficie terrestre, a causa degli aerosol prodotti, provocò una diminuzione della temperatura di circa 0.4°C su gran parte della Terra per gli anni 1992-1993. Questo effetto ha superato di gran lunga il previsto effetto serra di origine antropica. Negli stessi anni si è anche assistito al più basso livello di ozono mai registrato. Vi sono quindi due effetti da considerare e cioè l’emissione di gas serra come la CO2 da un lato e l’emissione di SO2 dall’altro che combinandosi con l’acqua tende a formare acido solforico e quindi a diffondere la radiazione incidente.

    e non parliamo dell’esplosione probabilmente tra le più intense degli ultimi 3000 anni:
    l’Isola greca di Thera (Santorino), del 1627 a.C., le cui conseguenze climatiche si rilevano nello studio dell’accrescimento degli anelli dei tronchi degli alberi, e che per ben due secoli (fino al 1400 a.C. circa) testimoniano, nelle foreste di tutto il nord europa e nord america addirittura, tassi di accrescimento notevolmente ridotti e minimali rispetto al normale…..

    giusto così, per la cronaca e la curiosità…..

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