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Principio e Fine, della Precauzione

Il principio di Archimede afferma che : ogni corpo immerso in un liquido riceve una spinta verticale dal basso verso l’alto, uguale per intensità al peso del volume del liquido spostato. Questo è un principio della fisica. Significa che, sempre, ed inevitabilmente, se immergete un corpo in un liquido, esso riceverà una spinta verticale dal basso verso l’alto, uguale per intensità al peso del volume del liquido spostato. Non si scappa, è fisico.

Quindi se tentate di affogare vostra suocera (non ve lo consiglio, è reato), non vi stupite se farete fatica, e, quando la mollate, vi torna su. Perché il principio di Archimede è un vero principio fisico. (Non mi guardate storto, io non l’avrei mai fatto, sono andato d’accordissimo con mia suocera, avevamo gli stessi stravizi gastronomici, eravamo complici…)
Ma quanto è “fisico”, e cioè da considerarsi un “fondamento” (qualcosa che non si possa eludere), il “principio di precauzione” ?

La mia personale opinione di cinico scettico malpensante è che sia un principio di minimo valore, nel senso che il più delle volte sia meglio eluderlo, ma la mia opinione vale poco più di zero. Pensiamo però a quelle mamme iperansiose, che lo applicano con fanatico eccesso sui loro figli, bloccandone ogni attività, ogni esperienza, e rendendoli, se va bene, dei complessati, o anche peggio.

“Non toccare qui, non toccare là, non correre, non, non, non, insomma non… a tutto”. Invece quei bambini che hanno mamme più intelligenti, che li lasciano respirare e correre anche qualche rischio, crescono in modo per lo meno normale, e sono spesso più sereni e capaci della norma. Confrontate le vostre esperienze, e riflettete se sia vero o no quel che dico. Ho conosciuto un tecnico che mi raccontò che l’aspirina non gli fa nessun effetto. Dice che la mamma, per precauzione, gli dava un’aspirina ogni volta che faceva la doccia.

Chi ne capisce qualcosina di arti militari, sa quanto sia importante la precauzione, ma anche che un comandante che non spostasse mai i suoi soldati dall’accampamento “per precauzione”, sarebbe destinato ad una sicura sconfitta. Se uscite con l’auto, correte qualche rischio. Per bravi che possiate essere, qualcuno vi può venire addosso, e non sempre potreste evitarlo. Che fate ? Per il principio di precauzione non prendete mai l’auto? Magari l’auto davvero non vi serve, se avete il posto di lavoro sotto casa, ma c’è chi senza auto non lavorerebbe. Che fa, applica il principio di precauzione e si licenzia?

Insomma, io non ci sto all’applicazione talebana, integralista, fanatica di un principio che, se tenuto conto nella giusta misura, sarebbe anche logico, e da valutare, ma che diventa una palla al piede al piede, o magari una pietra al collo, quando qualcuno lo vorrebbe rendere imperativo, e serve solo a bloccare ogni possibile attività, causando così seri e devastanti danni all’economia, e non solo.

Insomma la “precauzione” è un “principio” che ha il “fine” di evitare i pericoli più seri, ma NON di paralizzare ogni attività, perché “ci può essere pericolo”. Affrontare le difficoltà fa crescere e maturare. Evitarle porta alla degenerazione e a turbe psichiche, oltre che alla sicura povertà.

Secondo me.

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Published inIn breveVoce dei lettori

3 Comments

  1. Teo Georgiadis

    La triade del movimento ambientale si compone da:
    1-un principio di precauzione
    2-una definizione di sostenibilita’
    3-un concetto di impronta ecologica

    Questi tre ‘oggetti’ fanno molto presa sui politici e vengono regolarmente citati a man bassa in qualunque piano-progetto-legge. Ne vengono pure fatti dei convegni ad hoc per addestrare personale delle amministrazioni locali.

    E questo e’ molto strano proprio perche’: di principi di precauzione ne esistono almeno 3 fondamentali e del tutto diversi tra loro come effetti, l’impronta ecologica ha dimostrato di dare luogo spesso e volentieri a risultati del tutto inattendibili e spesso incoerenti con le premesse, mentre la sostenibilita’ va immediatamente in crisi gia’ nella definizione Brutland e poi si pastrocchia per piu’ di un decennio per cercare di metterci dentro qualcosa di piu’ di vuoto buonismo.

    Anziche’ risolvere sistemi di definizioni complesse quanto inutili i cristiani applicando solo due parole del messaggio base: sobrieta’ e responsabilita’
    risolvono in un colpo solo l’atteggiamento da tenere con problema climatico, inquinamento dell’aria dell’acqua e dei suoli, gestione delle risorse, gestione della dignita’ umana.
    E lo dico molto laicamente.

    • Duepassi

      Mi sembra che tutti questi tre punti siano molto lontani dall’essere scientifici.
      Slogan ad effetto, non fondati su dati di fatto.
      Qualcuno ha notato che l’impronta ecologica premierebbe uno che vive come un uomo preistorico e punirebbe un Americano moderno.
      Questo mi sembra immorale, oltre che non-scientifico, visto che la vita media dai tempi della preistoria è passata dai 15 anni agli oltre 80 attuali (scusate, non ho il dato preciso).
      Gli uomini preistorici non avevano alcun “diritto” (che sono nati con la civiltà democratica, e sono resi possibili, in concreto, da risorse economiche e lavoro messi a disposizione da qualcuno).
      Potete verificare le mie affermazioni, controllando quali diritti abbiano gli animali allo stato libero (senza che intervenga l’uomo).
      Per quanto l’inquinamento sia un grosso problema, e siamo tutti contro di esso, la salute e la durata della vita sono quindi notevolmente progredite, rispetto ai modelli premiati dall’impronta ecologica.
      Una piccola nota: l’inventore di questa misurazione arbitraria viaggia (necessariamente) in aereo, per sua stessa ammissione.
      Quanto alla sostenibilità, nulla in contrario se si rimane nel campo delle cose di cui tener conto, come la precauzione,
      purché
      non diventino dei “must”, dei “principi” e quindi siano usati per condizionare le decisioni molto più del dovuto e del necessario.
      Insomma, essere contro i maniaci sessuali non vuol dire essere contro il sesso;
      est modus in rebus;
      diceva il Buddha che la virtù sta nel mezzo (e i nostri antichi dicevano qualcosa di analogo “in medio stat virtus”).
      Diceva una bella pubblicità per un’auto, che la potenza non è nulla senza controllo.
      Dirò di più, la potenza, senza controllo, può essere molto, molto, ma molto pericolosa.
      Allo stesso modo, le nostre decisioni devono essere controllate, ragionate, e non bloccate da “principi” che spesso si rivelano controproducenti.
      Nel campo delle idee, il concetto di “potenza non controllata” potrebbe chiamarsi “fanatismo”.

      Secondo me.

  2. Duepassi

    Vorrei aggiungere una considerazione.
    Se si applicasse il “principio” di precauzione all’imprenditoria, non esisterebbe più un solo imprenditore, una sola impresa,
    perché
    ad ogni attività imprenditoriale è sempre associato un rischio.
    L’uso della parola “principio” è dunque fuorviante e tende a creare un condizionamento psicologico che non ha alcuna ragione d’essere.
    La precauzione è cosa giusta, ed è cosa ben diversa dal “principio” di precauzione.
    Una persona saggia valuta i rischi, ne tiene conto, di volta in volta, a seconda della situazione contingente, ma non si fa bloccare da essi “per principio”.
    In sintesi, l’uso della parola “principio” tende a creare confusione e a falsare la percezione della realtà, che speriamo di aver contribuito a chiarificare col nostro pur modesto contributo.
    Secondo me.

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