Salta al contenuto

Rinnovabili Media e Picco del Petrolio

Provo mettermi nei panni di un cittadino che debba decidere se installare o no un impianto fotovoltaico domestico e che, oltre che dall’innegabile attuale convenienza garantita dalle politiche incentivanti del conto energia, voglia far dipendere la propria decisione anche da quello che questa scelta potrebbe significare in futuro, per il suo paese e per le sue tasche. Anzi, in quei panni ci sono, perché anche io ho fatto fare il mio bravo sopralluogo tecnico per avere un’idea dei costi di un impianto.

Certo che, a ben vedere, non c’è da avere dubbi. Ogni giorno quotidiani, magazine e rotocalchi si lanciano in analisi e approfondimenti di vario genere. Il messaggio è per lo più univoco: trarre energia dalle fonti rinnovabili è necessario, utile, risparmioso e promettente. Se si vuol trovare qualche parere di segno diverso bisogna aver pazienza e cercare con attenzione. Se c’è tutta questa convinzione una ragione ci sarà, non è detto però che ciò che tutti si aspettano, cioè quella di garantire quanto serve: energia abbondante e a basso costo. Eppure il mercato sembra entusiasta, sia quello della produzione che quello dei consumi. Addirittura stanno cominciando ad uscire dei fantastici gadget che garantiscono all’utilizzatore la piena sensazione di essere perfettamente integrato nell’entusiasmo green senza perdere al contempo neanche un colpo nell’uso dei must tecnologici più à la page. E’ il caso ad esempio del software Hohm della Microsoft o dell’applicazione Power Meter di Google, ma, l’ultimo dei desideri, è l’applicazione per l’Ipod che consente di calcolare l’esatta angolazione dei pannelli da installare sul proprio tetto, il rendimento previsto ed i ricavi da conto energia. Il tutto dallo schermo del proprio fantastico cellulare, che magari non telefona ma prima o poi farà di sicuro il caffè.

Uno sguardo alla convenienza di breve e lungo periodo però conviene darlo, tanto per non andare incontro a brutte sorprese. Ad esempio qualche giorno fa dalle pagine di Affari e Finanza, il quotidiano finanziario che fa capo a Repubblica, ci è stato proposto un paradosso di questo genere: “Ma il paese del sole sarà costretto a comprare all’estero energia solare?” Per la verità no, all’estero compreremo sì l’energia, ma da biocarburanti e da biomasse, come spiegato in questo post e come è chiaramente nelle intenzioni di chi muove le fila della faccenda. Eppure a leggere AF il nostro potenziale sarebbe di tutto rispetto, molto più abbondante ad esempio di quello di paesi che stanno facendo invece molto di più. Prendiamo ad esempio la Germania, leader nel fotovoltaico sia nel settore industriale che nella generazione di energia. Pensate che già ora potremmo andare più forte di loro. Secondo l’articolo, la potenza da FV installata in Italia sarebbe già sufficiente a dare energia ad una città di 800.000 abitanti. Noi siamo 60 milioni, per cui in questo modo avremmo soddisfatto lo 0.75% del fabbisogno di energia domestica. Loro sono fermi allo 0.5%, con una potenza installata di molti ordini di grandezza superiore alla nostra. Possibile? No, perché il mio è un conto della serva, ma quello dell’articolo non è neanche quello. La favola della disponibilità di energia misurata a colpi di popolazione è di grande effetto ma di nessuna utilità. Quel che funziona sono i numeri, e quelli (purtroppo) dicono che in Germania, dove è installata metà della potenza FV mondiale, i risultati sembrerebbero a dir poco deludenti. Tanto è vero che il loro fabbisogno energetico è soddisfatto per il 30 % dal nucleare e per il 55% dal carbone, seguono gas, eolico e quant’altro.

Certamente, investimenti così massicci nel settore industriale del FV e delle rinnovabili in generale spronano la ricerca e puntano ad aumentare l’efficienza e la fruibilità di queste risorse, facendo al contempo bene al paese perchè generano occupazione, muovono il mercato e aiutano i consumi, facendo crescere il PIL. Però il PIL l’energia la consuma, non la produce, per cui se alla fine di tutti questi sforzi non si chiude il cerchio con il prodotto finale (e lo 0.5% del fabbisogno non mi pare un gran successo), il problema resta irrisolto, sia dal punto di vista climatico, visto che le emissioni così più che scendere continuano a salire con l’apparato industriale che continua a poggiare sulle fonti tradizionali, sia dal punto di vista energetico, perché queste sembra proprio che siano destinate ad esaurirsi.

E questo è un altro grosso punto interrogativo. Ma è davvero così? Sembrerebbe di no, sempre leggendo le pagine di Affari e Finanza. Le sette sorelle si preparano a dismettere lo spauracchio del picco del petrolio, perchè sarebbe stata messa a punto una tecnica estrattiva definita “shale” (scisto), che consentirebbe l’accesso a risorse fossili praticamente inesauribili, custodite a grandi profondità nel sottosuolo. In più avrebbero anche il pregio di essere distribuite diversamente, addirittura potrebbe farla da padrone il sottosuolo europeo. Sarà vero? Che questa possibilità esista è vero senz’altro, che possa dare questi frutti si vedrà.

E il clima? Beh, qualcosa mi dice che se quanto detto fosse vero cesserebbe anche l’allarme, però sarebbe il caso, prima di correre ad aprire lo champagne e bruciare tutto il bruciabile, di capire realmente come stanno le cose, magari potenziando la ricerca nella direzione della depurazione dei residuati da combustione. E l’ambiente? per quello non c’è niente da capire, anzi, sarebbe il caso di cominciare a darsid a fare sul serio, perché i mari, i laghi, i fiumi e le terre emerse trasformate in discariche già attendono fiduciosi, che la temperatura salga, scenda o faccia quello che ritiene più opportuno.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualitàEnergiaNews

43 Comments

  1. Luigi

    Una notizia captata ieri da Tg1 economia:”la Cina ha deciso di entrare pesantemente nella produzione dei pannelli fotovoltaici”.
    Negli ultimi 20 anni sappiamo come è andata a finire per i nostri prodotti(occidentali) quando la cina si è messa sul mercato.
    Per prima cosa ho pensato all’incidenza della manodopera sulla costruzione di un pannello ( che non conosco nel dettaglio) ma può valere circa il 50% e visto il rapporto di salario (1000€/mese contro 50-100€/mese in Cina)praticamente il costo del pannello è già dimezzato a parità di resa.
    In breve tempo i volumi sia per il mercato interno che l’export aumenteranno notevolmente con effetto di abbattimento ulteriore del costo.
    Il tutto a vantaggio dei tempi di ammortamento, finananziamenti ecc che andranno diminuendo di conseguenza.
    Mi pare ,e chiedo se la notizia abbia fondamento, che si stia prefigurando uno scenario nuovo per il fv (fatta salva la discontinuità, l’eccessiva distribuzione ecc)
    grazie in anticipo per precisazione e/o commenti

    • Giampiero Borrielli

      Q-Cell, leader globale nella realizzazione di moduli solari, ha registrato una perdita di 119 milioni di euro, a fronte di un utile di 47 milioni dell’esercizio precedente. Un tracollo che ha costretto l’azienda a tagliare oltre 500 posti di lavoro. A picco anche Ersol, la sussidiaria verde di Bosh, sotto di 15 milioni. E per il futuro la situazione è ancora più grigia.
      http://beta.vita.it/news/view/95182
      http://www.teleborsa.it/DettaglioNews/621_2009-07-14_TLB/Q-Cellsvedenuvoleallorizzonte.html

    • Luigi

      grazie per l’info: certo che prendersi in due anni il 30% del mercato tedesco del fv è un gran colpo per i cinesi ,numeri di questo tipo si verificarono circa 15 anni fa per il tessile in italia stroncato in pochi anni sempre dai soliti cinesi.
      Staremo a vedere come daranno l’assalto al fv in Europa paladina delle rinnovabili,ma pagate da pantalone.

  2. Lorenzo

    @ bettanini

    riguardo all’accumulazione, ok, avevo letto male (o per meglio dire troppo velocemente 🙂 ) e me ne scuso.
    Rimane il fatto che non è un segreto che adesso il fv non è competitivo, è lapalissiano, altrimenti non avrebbe bisogno di incentivi. Non vedo perchè ribattere su questo tasto.

    Si dovrebbe invece osservare l’effetto che gli incentivi (mondiali) hanno avuto sullo sviluppo della tecnologia e conseguentemente sul suo ribasso dei prezzi. Tali effetti sono stati migliori delle più rosee aspettative. Con una spesa minima si potrà arrivare ad un fv competitivo nell’arco di 15 anni, prima che qualsiasi centrale nucleare abbia ripagato il suo investimento 🙂

  3. Diego,
    la mia domanda iniziale era semplicissima e lei ha risposto che basta spostarsi in mare o in quota ed il problema è bello e risolto.
    Purtroppo la sua risposta era anche sbagliata.
    Adesso la sua risposta attuale qui sopra è in argomento con la mia domanda solo per le cinque righe che seguono il titolo “incostanza delle fonti”. Il resto è fuori argomento e, a mio parere, serve solo ad allungare il brodo, diluendo la sostanza. Tornando alle cinque righe, ci vedo tanti propositi (o idee) ed oltre il “potrebbero” non si va.
    Ammiro la sua capacità di conoscere ciò che m’interessa e la sua intenzione di non interferire con alcun ciclo.

  4. diego

    @mezzasalma
    Vediamo se ho capito. I problemi sarebbero l’incostanza dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e la bassa densità di potenza.
    Provo a rispondere, per quanto ne so.

    incostanza delle fonti
    Le soluzioni potrebbero essere la distribuzione dei sistemi di produzione più ampia possibile, sia in termini numerici sia qualitativi (eolico a terra, off shore, in quota; solare termico, fv, termodinamico; geotermia a larga scala e a bassa entalpia, idroelettrico, mini, medio e grande, biomasse); la connessione tra i vari punti di produzione attraverso smart grid; lo sviluppo di sistemi per lo stoccaggio dell’energia basati sull’idrogeno.
    Ci sono poi da tenere in considerazione i guadagni che derivano dal miglioramento dell’efficienza degli edifici, dei mezzi di trasporto, delle industrie, che a rigore però non rientra nel problema dell’incostanza.

    bassa densità di potenza:
    si può sopperirvi con l’incremento del numero di punti di produzione e con la ricerca sul miglioramento dell’efficienza di conversione. E se è vero che entrambe queste voci dipendono fortemente dagli investimenti, tanto per fare un esempio nel 2009 la Cina ha destinato il 38% (171 miliardi di euro) del suo pacchetto di investimenti anticrisi nello sviluppo dell'”economia verde”. La Corea del sud è arrivata all’80% (23,7 milardi su 29,5), la Francia al 21,2 (5,5 su 29,5) e l’Italia si è fermata all’1,3 (1 su 80). È vero che non sono investimenti destinati esclusivamente all’eolico o al solare, però mi pare dimostrino che in tanti nel mondo stanno lavorando in questa direzione

    Provo poi a elencarle qualcuno dei vantaggi che potrebbero derivarci dall’adozione massiccia delle rinnovabili
    – riducono la dipendenza dalle importazioni di idrocarburi. E anche senza considerare i timori sul picco (ci sarà petrolio per altri 30 anni? 50? E poi? E in mezzo cosa succederà?), se si guarda un atlante si vede che i paesi che ce li hanno, per nostra sfortuna non sono campioni di democrazia. Tra l’altro, chissà mai che diminuendo la dipendenza dal petrolio non si facciano un po’ meno guerre (è una provocazione, ovvio…). Lo stesso vale per l’uranio.
    – cerano posti di lavoro e incentivano l’innovazione (ad onor del vero, questo vale anche per i settori legati a petrolio e gas)
    – sono leggermente più “democratiche”: provi a cercare in rete o in libreria, troverà un sacco di siti e libri in cui vengono documentate violazioni dei diritti umani, distruzioni ambientali, casi di corruzione e altre delizie simili perpetrate da multinazionali del petrolio e del gas. E poi guardi cosa sta facendo la Graamen bank con i mini pannelli solari nelle campagne dell’India.
    – inquinano infinitamente meno, specie se la produzione e lo smaltimento delle strutture vengono effettuati in maniera rigorosa. Durante il ciclo di vita, beh, non c’è confronto.
    – So che è un argomento che non le interessa, ma non producono (quasi, a voler essere pignoli e conteggiando l’intero ciclo di vita) emissioni di anidride carbonica. Lei tempo fa mi ha scritto che sono un adepto del dogma del riscaldamento globale: chiesi che qualcuno mi dimostrasse che NON stiamo interferendo con i cicli biogeochimici in modi che sì, potrebbero non avere nessuna conseguenza, o che no, potrebbero avere conseguenze anche peggiori di quelle che i modelli riescono ad oggi a elaborare. Le dispiacerebbe provare a convincermi che, appunto, le attività umane non stanno interferendo con i cicli biogeochimici, tra cui incidentalmente rientra anche quello del carbonio?

    Grazie

  5. […] Oggi vi voglio parlare di un argomento che mi stà a cuore e che, finalmente, vedo ben sintetizzato in un post di uno dei mie siti/blog preferiti. Il post è questo "Rinnovabili Media e Picco del Petrolio". […]

  6. Lorenzo, quando ho chiesto se hai considerato i casi in cui il vento non soffia ed il Sole non splende, la tua risposta (e quella di Diego) è stata che, per un qualche principio che mi sfugge, le alte pressioni si comportano in maniera diversa sul mare ed in quota. Se, insomma, un povero meteorologo registra calma di vento nel suo paesello, state pur certi che quella stessa alta pressione provoca un sacco di vento in mare e in quota. E quindi le pale girano.
    Aggiungi che, in ogni caso, se si volesse considerare un evento in cui non c’è vento e poco Sole, bastano appena due centrali vecchio stile.
    Non avevo capito che si parlasse di così poca energia prodotta dall’eolico e dal fv.

    Secondo me occorre che prima si studi la questione e poi si risponda ai problemi con completezza, invece di spostare le criticità nel futuro o in un altro luogo (in quota o sul mare).
    Se ad esempio vai a vedere la distribuzione del vento sul Cimone (2200 m sono abbastanza in quota?), il luogo più ventoso d’Italia, le calme e i casi con venti inferiori a 10 nodi sono eventi tutt’altro che rari.
    Se è vero che in estate l’alta pressione subtropicale, che è ben capace di interessare mezzo continente contemporaneamente, garantisce tutto il Sole che vuoi, se la stessa arriva in novembre, stai pur certo che mezza Italia sarà sotto una cappa di nebbia o strati (niente Sole e niente vento).
    Se volete convincermi che la vostra visione è quella vincente, presentate tutti i problemi del caso e le soluzioni necessarie, adesso e qui!
    Per chi desidera approfondire le proprie conoscenze sul clima del Cimone vada a:
    http://www.meteoam.it/modules/AtlanteClim2/pdf/%28134%29Monte%20Cimone.pdf

    Se poi si desidera consultare il clima di altri monti sparsi per la penisola, la Paganella, il Terminillo o Monte Scuro in Sila, l’atlante dell’Aeronautica Militare fornisce tutte le informazioni del caso.

    • Lorenzo

      Calma di vento su tutta la catena appenninica, nebbia dalla Sicilia alla Lombardia 🙂 ma almeno in quota abbiamo il sole, o la nebbia si estende in altitudine per km? 😉

      In quota il vento può assicurare produzione costante per l’80% delle ore dell’anno. In condizioni di alta pressione c’è vento sottocosta per le differenti capacità termiche di terra ed acqua. Poi naturalmente abbiamo l’idroelettrico ed il geoteermico.

      Ad ogni modo, poniamo la tua situazione limite. Un evento che avverrà raramente durante un anno, ma sicuramente possibile. La soluzione è banale. La smart grid serve proprio a questo. E naturalmente la grid non è solo nazionale :-). Non lo è neanche adesso, come ben saprai molto energia ci viene ceduta (venduta) dall’estero. In casi di emergenza è proprio su questo che si fa affidamento.

      Per tua informazione, una smart grid sovranazionale si sta già progettando: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/dossier/Economia%20e%20Lavoro/risparmio-energetico/business/consorzio-smart-grid.shtml?uuid=918dc1c8-2b54-11df-9e06-f0245f3b8bda&DocRulesView=Libero

      ah, scusa, però si può sempre presentare il caso in cui da capo nord a malta c’è nebbia e calma di vento a tutte le quote

      eh eh 🙂

  7. Lorenzo

    @ Giudici

    1) esatto. dato che si deve comunque metter mano al portafoglio, è preferibile spendere per una fonte inesauribile, i cui costi sono in costante discesa piuttosto che per una fonte la cui disponibilità è sconosciuta ed il cui prezzo è in sicuro aumento. Il fatto che si deve mettere 2 voci in conto non implica certo che il conto sia maggiore, dato che una singola voce può anche essere maggiore delle somme di 2 🙂 come dici tu, senza conti, sono chiacchiere da bar

    2) i francesi sono furbi eccome, tanto che hanno trovato i polli (noi) a cui vendere la loro tecnologia che non sapevano più a chi girare 🙂 il fatto che l’elettricità costi meno in Francia non vuol certo significare che il nucleare sia conveniente, poichè 1) noi buona parte dell’elettricità la acquistiamo (e chi ce la vende ci vuol guadagnare), mentre la Francia è autosufficiente, questo da sè spiega buona parte del divario. 2) nessuno può sapere in che modo i costi di costruzione delle centrali sono stati a suo tempo scaricati sui cittadini sotto forma di quali tasse. 3) il nucleare era conveniente 30 anni fa, quando l’abbiamo abbandonato. tanto fu un errore allora, tanto sarebbe un errore adesso tornare sui propri passi.
    Il fatto che altre e popolose nazioni progettino il nucleare non è incoraggiante, è inquietante. Ripeto: la disponibilità di uranio è sconosciuta, l’unica cosa certa è che più consumo significa esaurimento più precoce e prezzo alle stelle.

    3)sensazioni, chiacchiere da bar 🙂

    Ripeto, se il nucleare è così un’affare, per me va benissimo, investa chi può :-). Ma se c’è bisogno di soldi pubblici….allora non vedo quale sia il vantaggio rispetto alle fonti rinnovabili 😉

    • gbettanini

      Di Uranio fissile (U235) ce n’è per un centinaio di anni. Di U238 fertile, che verrà utilizzato dai reattori di IV generazione ce n’è per qualche migliaio di anni.
      Il sole ed il vento sono inesauribili, i pannelli e le turbine invece superano i 20 anni di vita solo con interventi di manutenzione radicali, l’eolico con la sostituzione di tutte le parti rotanti, pale comprese.

    • Lorenzo

      Una stima come un’altra. Io ne conosco altre che parlano di 30 anni, figurati. Inoltre sono stime fortemente suscettibili, dato che dipendono da quante e quali nazioni torneranno al nucleare. Non solo, molto prima che sia esaurito, è chiaro che l’uranio avrà un costo improponibile, quindi diverrà antieconomico molto prima.

      Il nucleare di IV generazione è una tecnologia che non esiste. Nessuno sa neanche se verrà mai realizzata. Le centrali in programma sono tutte necessariamente di III generazione e con quelle dobbiamo fare i conti.

      Se si vuole parlare di tecnologie futuribili allora meglio fare ricerca sull’eolico d’alta quota. Tecnologia molto più semplice, già in sperimentazione fattuale e con un EROEI spaventoso, molto meglio di qualsiasi altra fonte.

      Insensato poi l’accenno alla durata di pannelli e pale eoliche. Qualsiasi impianto ha il suo ciclo di vita, anche le centrali nucleari, naturalmente. (L’uranio però, una volta finito, torno a ripetere, non si rigenera)

  8. diego

    @ Mezzasalma:
    Anche in mare aperto e in quota manca il vento?

    • Duepassi

      Cosa suggerisci, di spostare le centrali eoliche in quota e in alto mare ? Magari con mongolfiere (modificate per far girare le pale) e zattere ?
      Mi sa, mi sa, che se la centrale sta in un posto, sia assai difficile spostarla a seconda di dove soffia il vento… o sbaglio ?
      Se poi metti l’installazione su dei binari, per renderla mobile, l’effetto del vento non sarebbe forse di far spostare l’installazione (come una nave a vela) togliendo energia al giramento di pale ?
      Secondo me.

  9. Lorenzo scrive:
    “Grazie anche alla varietà del territorio italiano, vento e sole si integrano perfettamente in questa strategia che è assolutamente fattibile.”
    ed intende che se manca il Sole, ci sarà il vento e viceversa.
    Lorenzo, scusami, ma se cominciamo l’analisi dei problemi delle rinnovabili con queste premesse, non andiamo lontano, anzi..andiamo alla catastrofe annunciata.
    Pensare a situazioni meteorologiche in cui tutt’Italia è senza vento e col 50% del territorio coperto da strati o nebbie è qualcosa che non è lontano dalla realtà (ad esempio novembre scorso). Succederà magari solo 10 giorni in un anno e non tutti gli anni, ma è la realtà delle cose, che non sparisce ignorandola.

    • Lorenzo

      Generalmente dove c’è sole non c’è vento e viceversa. Per la geografia e la topografia del nostro territorio, difficilmente ci sono le medesime condizioni meteo sull’intero territorio nazionale. Inoltre, lungo le coste, il vento c’è sempre. L’idroelettrico ha una produzione costante sul breve periodo.

      Ma in ogni caso, non vedo il problema. Anche prendendo per buona la tua visione, è’ sufficiente mantenere una o due centrali a metano che possano far fronte alle rare emergenze che potrebbero capitare. Le condizioni meteo sono registrate sistematicamente da più di un secolo, si possono fare degli studi precisi per capire a quali emergenze far fronte.

      Infine, come accenna anche Diego, io sono un fan dell’eolico d’alta quota. Lì il vento c’è sempre, abbondante e più economico di qualsiasi altra fonte. Basta solo avere il coraggio di sviluppare la tecnologia necessaria.

  10. diego

    Quando si confrontano rinnovabili e combustibili fossili, forse sarebbe utile prendere in considerazione quelle che vengono chiamate esternalità, e che ancora (a quanto ne so) non sono inserite nelle valutazioni dei costi.
    Non ho dati precisi e quindi semplifico grossolanamente, però mi domando quali sarebbero i costi del petrolio se, per esempio, venissero conteggiati anche:
    i costi ambientali e sanitari, legati all’intero ciclo produttivo (estrazione, trasporto, lavorazione, distribuzione, combustione)
    i costi dei sussidi all’industria petrolifera (sussidiare le rinnovabili è diverso, visto che se produco elettricità con il fv non devo bruciare gas: a spanne mi viene da dire che con quello che risparmio sul gas posso incentivare il fv)
    le spese militari per la protezione dell’accesso ai giacimenti (3.000 miliardi di dollari per la guerra in Iraq, che ad oggi è già durata di più della II Guerra mondiale, tanto per fare un esempio).

    Per quanto riguarda l’intermittenza delle fonti rinnovabili e la loro bassa densità energetica: tutto vero, ma, scadendo nella retorica, è proprio davanti a sfide come queste che il genere umano può dare il meglio di sé.
    Grazie

  11. Lorenzo

    Non capisco cosa si voglia mostrare quando si dice che il fv copre lo 0….% del fabbisogno.

    Quanti telefoni c’erano a 20 anni dall’invenzione di Meucci? Quante utenze elettriche sul finire dell’ 800?

    Stiamo partendo da zero, è ovvio che nei primi anni si parli di 0….%. ma siamo cresciuti di oltre il 100% nell’ultimo anno. Il conto energia ha prodotto effetti strabilianti con costi minimi (un caffè al mese per famiglia, comprendente i contributi per tutte le rinnovabili, non solo per il fv), non solo in termini di impresa, lavoro, occupazione, nascita di una filiera, ma anche di ricerca ed innovazione. Finalmente anche nelle università italiane gli studi dei fisici, dei chimici e degli ingegneri e tutte le nuove idee si stanno concentrando sul fv, tanto che esso sarà sicuramente competitivo entro 20 anni (15 sono gli anni necessari per mettere in produzione una centrale nucleare) e probabilmente molto prima.

    Non vedo alcuna negatività in tutto questo.

    Le critiche andrebbero piuttosto indirizzate sullo scandalo dei soldi destinati al CIP6 o sugli incentivi ai biocombustibili, che aumentano l’inquinamento cittadino e tolgono preziose risorse che potrebbero essere proficuamente utilizzate per migliorare il nostro sistema energetico e salvaguardare l’ambiente.

    Polemizzare sui 2 spiccioli destinati all’incentivazione del fv mi sembra solo ideologico e/o miope.

    • gbettanini

      Piano, qui si dice che non essendo la tecnologia ancora matura (costo di produzione kWh fotovoltaico 0,20€/kWh, costo kWh da fonti fossili 0,05 €/kWh) non ha senso per lo Stato forzarne l’installazione sul territorio e la penetrazione nel mercato…. avrebbe molto più senso investire in ricerca e sviluppo ad alto livello per arrivare appunto a pannelli FV economicamente competitivi con gli impianti fonti fossili.
      Ma comunque anche quando i pannelli costeranno poco l’intermittenza della fonte solare rende quest’energia molto più costosa da gestire di quella da fonti fossili, se si considerano anche le infrastrutture di rete o l’integrazione localizzata con impianti di accumulo il costo attuale del FV può essere indicato in 0,30 €/kWh.

    • Lorenzo

      Penso tu sappia benissimo che se non si favorisce l’ingresso sul mercato, non c’è alcun interesse a far ricerca, se non come studi accademici di alcuna importanza pratica. La dimostrazione palese e clamorosa è il pullulare di ricerche e studi che sono sorti da 3-4 anni a questa parte anche, una volta tanto, nelle nostre università. Anche perchè la ricerca deve essere mirata: non si può sapere bene cosa vuole il mercato finchè non c’è alcun mercato o quali problematiche si dovranno affrontare finchè non si parano davanti.

      Non ho capito bene da dove viene il calcolo dello 0.30 €/kWh. Le infrastrutture servono non solo per il fv, ma per tutte le fonti; nè mi è chiaro perchè la manutenzione di una nuova infrastruttura dovrebbe costare più dell’attuale. Degli impianti di accumulo non c’è alcun bisogno, è sufficiente (e molto più economico) una gestione smart dell’elettricità, tramite appunto una infrastruttura adatta (lo dimostrano studi dell’ NREL). Inoltre ipotizzare un costo da qui a non si sa quanti anni, con tecnologie al momento piuttosto oscure, mi sembra che lasci il tempo che trovi. Ognuno può sparare la cifra che vuole dando maggior o minor peso all’uno o l’altro fattore.

    • gbettanini

      Mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro, comunque 0,20 €/kWh è il costo attuale di produzione elettrica da fotovoltaico. Invece 0,30 €/kWh è sempre il costo attuale di produzione del fotovoltaico ma tenendo in conto,per quanto riguarda impianti domestici, il costo dell’accumulo virtuale che permette di fare la rete con lo Scambio sul Posto del GSE. Lo scambio sul posto ha un costo che è, purtroppo, spalmato su tutti gli utenti. In mancanza dello SSP (per ora gratuito) devi consideriderare il maggior costo d’impianto quando si integra un sistema d’accumulo dell’energia elettrica e puoi ben capire che si arriva facilmente agli 0,30 €/kWh.
      Stesso discorso per i grandi impianti… se installo centinaia di MWp fotovoltaici a causa della loro intermittenza devo comunque mantenere pronte ad entrare in funzione unità di produzione a fonti fossili. Se poi vogliamo le smart grid… stesso discorso ma non vedo perchè dovrebbero favorire anche le produzioni elettriche con impianti tradizionali.

    • Lorenzo

      Al momento attuale e per molto tempo ancora non c’è necessità di nessun accumulo, vista l’esiguità della produzione. Semmai un giorno, fra una ventina di anni ce ne fosse bisogno, il fotovoltaico costerà 10 volte meno di adesso. Per cui quella cifra di 0.30, pur derivante da calcoli realistici, è frutto di una situazione virtuale che non si verificherà mai. Altri numeri buttati per spaventare la gente.

      La smart grid non favorisce la produzione da impianti tradizionali. Semplicemente una infrastruttura completamente nuova può essere studiata per essere più efficiente della vecchia. E questo è un vantaggio a prescindere dalle fonti energetiche utilizzate.

    • gbettanini

      Al momento attuale, come ho indicato nel messaggio precedente, la rete funge da accumulatore virtuale per gli impianti domestici. Altrimenti non potresti godere di sera/notte dell’energia che hai prodotto durante il giorno e, per ora, questo servizio è gratuito.
      Per quanto riguarda i numeri ‘buttati per spaventare la gente’ non è il mio stile…. io cerco di dare informazioni il più possibile corrette. Per quanto riguarda l’accumulo forse non hai visto l’emendamento alla finanziaria 2010 che non è passato ma indica chiaramente la politica del governo sul tema.
      http://www.aper.it/newsite/images/stories/cstampa/2009/emendamenti%20del%20governo%20alla%20finanziaria%202010.pdf

  12. paolo zamparutti

    è una tecnica usata per estrarre gas, quella, non petrolio, mi sa che il giornalista un po ha frainteso.
    fra parentesi hanno iniziatoad usarla nel 2005, non è una novità.
    è per questo che gli stati uniti si stanno “lanciando” verso il gas.
    Inoltre la questione peak oil non è “soponsorizzata” dalle sette sorelle, anzi è negata sostanzialmente proprio da loro.

  13. Luigi

    Penso che sullo 0.3% immesso nella rete tedesca dal fotovoltaico ci si possa fare affidamento (salvo verifiche puntuali sul rapporto di Essen) ovviamente questo valore non è uscito dal programma di rai3 di qualche settimana fa sul fotovoltaico tedesco, ma tranquilli neppure su un programma pro fv della tv svizzera che decantava studi(per ora)di isole fv galleggianti sull’oceano o 250000kmq (quasi l’Italia) nel deserto per fornire il 15% di energia all’Europa ,ho chiesto che si fà quando tramonta il sole…sono in attesa di risposta.
    I Tedeschi che hanno la pancia piena di nucleare e carbone e 10 anni di verdi al goveno hanno investito pesantemente ma il solo mercato nazionale non basta a far rientrare i costi sostenuti ,infatti si battono per il 20.20.20 in Europa per riempirla di fv ed eolico con i loro prodotti .
    I campi fv da 40 e 60 MW di picco li abbiamo visti stesi su vecchi campi di aviazione della germania est o su intere colline poi la loro produzione si riduce a cira 1/10 nell’arco dell’anno.
    Al nostro sistema serve potenza istantanea come da
    http://www.galaenergia.it/efficienza_piu2.htm e non possiamo certo demandare al sole o al vento, alle 5 del mattino da 25000mw in due ore si raddoppia o così oppure si rinuncia al nostro standard di vita come lo abbiamo creato.
    I tedeschi hanno scelto la strada delle rinnovabili per i tre motivi principali sopraa detti ma anche per dare lavoro ai nuovi dell’est cioè un’operazione sociale, il prodotto rinnovabile se non finanziato non regge il libero mercato.
    Saluti

    • gbettanini

      Per il discorso dello 0,3% credo che valga più o meno lo stesso discorso di Rifkin & C fatto in precedenza.
      I 9 GWp fotovoltaici in Germania possono produrre in un anno 8-9 TWh di energia elettrica.
      La produzione totale di energia elettrica in Germania dovrebbe essere attestata sui 650 TWh annui, quindi il contributo dle fotovoltaico è sicuramente oltre all’1% di copertura del fabbisogno.
      Perchè quindi ci sono in giro numeri come 0,3%-0,5%-0,7% a riguardo? Fondamnetalmente perchè con i numeri si può giocare quanto si vuole anche con parvenza di ‘ufficialità‘, se vado a cercare i dati ufficiali di produzione fotovoltaica in Germania se va bene li troverò aggiornati a fine 2008 e questa produzione sarà pari a 4-5 TWh…. e comunque il famoso articolo di “Die Zeit” è datato a metà 2009 quindi non mi stupisco se i dati presi sono ancora più vecchi.

      Il discorso fondamnetale è che su un argomento delicato come quello dell’energia bisogna fare informazione CORRETTA e non usare i numeri che più fanno comodo, i 9 GWp tedeschi attualmente installati nell’arco del 2010 produrranno 8-9 TWh e questo è un dato CERTO. Poi durante il 2010 si installeranno nuovi impianti,la potenza cumulata arriverà a circa 11 GWp e l’energia efefttivamente prodotta da fotovoltaico a fine 2010 probabilmente sarà di poco superiore a 10 TWh.

      Nel caso specifico io sono quasi sempre d’accordo con quanto scrive nei suoi articoli il prof.Battaglia ma anche lui deve cercare di essere più rigoroso perchè a volte esagera…. e anche se il 99% di ciò che scrive è perfettamente corretto lui sa bene che tattica della disinformacija è prendere quell’1% di cose sbagliate e sbertucciare pubblicamente lo scrivente in modo da invalidare il tutto agli occhi del pubblico.

    • Luigi

      Personalmente ho(avevo) una sensibilità sui numeri dell’energia dell’ordine dei 100MW in sù ovviamente per cle convenzionali(anche noi decenni orsono parlavamo di un aumento del 2/3% ma valevano 1200MW cioè una cle conv con 4 gruppi da 320Mw ).
      Certamente da uno 0,7 a 1,2%(come esempio). ci può stare ,come fanno quelli del fv , un aumento del 58% che suona meglio, ma siamo sempre a livelli marginali fosse anche il 2% dell’energia erogata ,ma a quale costo….
      Per chi vede l’energia in modo concreto e reale è difficile non concordare con il prof.Battaglia che fa divulgazione in modo corretto(con piccole forzature ci mancherebbe , forse con dati di 2 anni orsono oppure dati dell’anno in corso in funzione dell’effetto ecc) sostenendo da anni che le rinnovabili sono appunto una ” Illusione dell’energia dal sole” e che la soluzione è il nucleare “Energia nucleare ? sì per favore..”(certo sono libri di nicchia) Sarei per avere il prof.Battaglia come contraltare a Report e dintorni.

    • gbettanini

      Perfettamente d’accordo, anch’io apprezzo e condivido le battaglie del Prof.Battaglia, ma appunto qui si parla di comunicazione e la tattica preferita di chi fa disinformazione (come scrivo più sotto) è fare perno su un errore anche banale od una svista ed in base a quello invalidare tutto ciò che di buono si è detto o fatto.
      Quello che dico è che ci sono margini per comunicare meglio soprattutto ora…. visto che tra qualche giorno, dopo le elezioni, si dovrà parlare alla gente del nucleare, di energia e di potenza, è indispensabile una comunicazione da subito precisa ed estremamente corretta.
      (Ad esempio, scusa se te lo dico, le prime 4 righe del tuo commento sono piuttosto incomprensibili)

    • Luigi

      volevo dire:ho vissuto in periodi dove la piccola percentuale di incremento della potenza installata nazionale (2/3%) aveva un valore di una centrale (cle) da 1200MW, uno standard composto da 4 gruppi da 320MW , quando la potenza installata era tra 40.000 e 50.000 MW(gli ultimi dati che posseggo si riferiscono al 2004 -DeAgostini- 63211 Mw di termoelettrico e 23025 Mw di idraulico).

    • Lorenzo

      Alle fonte rinnovabili non fa difetto la potenza istantanea, fa difetto la regolarità della produzione. Si può facilmente ed economicamente ovviare a questo problema, ristrutturando completamente la rete di distribuzione, puntando sulla cosiddetta smart grid. Non più un sistema che punti a produrre grandi energie da pochissimi grandi centri (centrali) e a distribuire ad una moltitudine di utenze, bensì una rete concepita in modo tale che ogni nodo sia allo stesso tempo produttore e consumatore. Grazie anche alla varietà del territorio italiano, vento e sole si integrano perfettamente in questa strategia che è assolutamente fattibile.
      Per inciso, la ristrutturazione della rete, porterebbe anche altri vantaggi.

    • gbettanini

      Ok, ma chi le paga? Nel senso il sistema elettrico così com’è va benone (poche grandi centrali che producono, molti utenti che consumano). Modificare radicalmente questa impostazione ad esclusivo favore delle rinnovabili è una spesa che va socializzata (in bolletta come al solito) oppure deve essere a carico dei produttori da fonti rinnovabili?
      Io penso che debba essere a carico di questi ultimi, il kWh elettrico da noi costa già il doppio che in Francia. Vogliamo essere i primi con le smart-grid ed i primi a pagare l’energia elettrica 0,30€/kWh?

    • Lorenzo

      ed il nucleare chi lo paga? 🙂

      se ognuno deve fare con le sue forze, a me va benissimo. Vediamo che folla di imprenditori ci sarà che investe oltre 5 miliardi di euro in una centrale nucleare che inizierà a produrre (forse) non prima di 12-15 anni, con il costo dell’uranio che, considerato anche il ritorno all’atomo di Inghilterra, forse Germania e soprattutto USA e Cina, schizzerà a valori completamente ignoti e la cui disponibilità futura a partire da 3 decenni da adesso non è garantita da alcun riscontro scientifico.

    • Mi introduco nella discussione da quasi ignorante (sono ingegnere, ma in altri campi); tuttavia, se mi si danno basi quantitative dovrei essere in grado di seguire i ragionamenti. Prendete il mio punto di vista come quello del cittadino non competente, che però pretende di essere informato.

      Risposte come quelle qui sopra fanno veramente arrabbiare 🙂

      1) “Chi lo paga?”: noi al momento non abbiamo né il nucleare, né l’alternativo (solare, eolico) in quantità sufficiente. In entrambi i casi, bisogna pagare per farli. Per l’alternativo che vuole la “smart grid” bisogna chiaramente pagare una voce in più. Se non si danno i numeri, sono discorsi da bar.

      2) Sulla supposta non convenienza economica del nucleare, chi la sostiene dovrebbe sempre aggiungere un corollario e spiegare perché i francesi sono o così scemi, da andare incontro al disastro, o così furbi da rubare soldi chissà da dove, visto che sono nucleare-dipendenti e l’energia da loro costa poco. Da qualche anno a questa parte, ai francesi andrebbero aggiunti inglesi, svedesi, americani e quant’altro (tra un po’ ci aggiungiamo anche i tedeschi) che hanno deciso di ripuntare sul nucleare. Tutti scemi?

      3) L’unico punto per me interessante sulla smart grid ed in generale sulla ristrutturazione della rete di distribuzione è che quella corrente mi pare soggetta a rischi di sicurezza; in altre parole, mi sembra ci siano troppi “single point of failure”. Come ho detto, non sono esperto, ma i black-out incontrollabili che ci sono stati negli ultimi anni in certi paesi industrializzati a seguito di incidenti anche banali mi fa pensare in questa direzione. O magari erano solo notizie di cronaca esagerate? In ogni caso, questa sarebbe una voce di spesa a parte, sotto il capitolo “sicurezza”.

    • gbettanini

      Parlando per frasi fatte a parte i prezzi dell’uranio che tra qualche anno schizzeranno alle stelle ti sei dimenticato degli ENORMI costi per lo smantellamento della centrale e per la segregazione delle scorie, costi che ad oggi ancora nessuno è in grado di valutare, senza parlare poi degli eneormi costi per la salute dei cittadini…
      Ecco, quelle che ho elencato prima sono le “balle” o, nel caso migliore, “mezze verità” messe in giro da Greenpeace e compagnia bella.
      In italia produciamo più del 50% dell’energia elettrica da metano (per la gioia del cagnetto a sei zampe) un raddoppio del prezzo dell’uranio avrebbe un impatto ridicolo sulla nostra bolletta elettrica se paragonato ad un raddoppio del prezzo del metano. Semprechè Putin non decida che gli va di ricattare il nostro paese chiudendo direttamente i rubinetti.

  14. gbettanini

    Scusate se mi dilungo… ma parliamo anche della divulgazione a mezzo stampa citata nell’articolo:
    Su “Il Giornale” il Professor Battaglia basa il suo articolo sull’affermazione che “i nuovi moduli fotovoltaici nel solo anno 2009 sono costati ai consumatori oltre 10 miliardi di euro”…. cosa non corretta, in quanto anche se il governo tedesco desse incentivi a tutti i 9GWp di fotovoltaico globalmente installati sul territorio la spesa annua sarebbe complessivamente di 3,6 miliardi di euro (tariffa di feed-in 0,4 €/kWh). La frase corretta è quindi :«Le installazioni di nuovi moduli fotovoltaici avvenute nel solo anno 2009 costeranno ai consumatori tedeschi oltre 10 miliardi di euro nell’arco dei prossimi vent’anni.»
    Errore abbastanza veniale che deriva da una traduzione affrettata dell’articolo a riguardo riportato sul quotidiano tedesco “Die Zeit”.

    Esempio peggiore quello di Cianciullo che ha deciso di sposare la linea pro-rinnovabili “senza se e senza ma” e non si capisce se le sue frequenti imprecisioni sono dovute a scarsa competenza o ad una precisa linea editoriale.
    Imprecisioni di Cianciullo:
    Nell’articolo dice che il GWp di potenza fotovoltaica installata in Italia può illuminare una città di 800.000 abitanti come Palermo. Una frase del genere fa pensare che con una potenza fotovoltaica 70 volte maggiore potrei soddisfare il fabbisogno energetico italiano. In realtà Cianciullo considera solo l’energia elettrica utilizzata per gli usi domestici di 800.000 abitanti e non i consumi elettrici diretti di queste 800.000 persone quando vanno al lavoro od indiretti quando entrano in un negozio o comprano un oggetto che per essere prodotto ha richiesto energia elettrica o godono semplicemente (appunto) dell’illuminazione pubblica.
    In realtà la potenza fotovoltaica attualmente installata in Italia può produrre circa 1300 GWh di energia elettrica in un anno, questa produzione può coprire solo lo 0,4% del fabbisogno italiano totale di energia elettrica, tanto per capirsi una singola centrale nucleare coprirebbe il 4% del fabbisogno, 10 volte tanto. Poi andrebbe considerato il fatto che a causa dell’intermittenza della fonte eolica e solare questo tipo di energia rinnovabile è molto meno gestibile ed è più costoso (sempre per il contribuente) trasportarla dal produttore al consumatore.
    Piuttosto inaccurato anche il discorso del Cip6 che costa 4 euro in bolletta quando le rinnovabili ce ne costano 1,2.
    In realtà la componente A3 della nostra bolletta elettrica ha un gettito annuo di 3 miliardi di euro dei quali 2 miliardi avanno alale rinnovabili e 1 al Cip6 (che viene ulteriormente finanziato con altre fonti ma extra-bolletta). Il contributo per le rinnovabili è comunque in continuo aumento e si pensa che nel 2010 possa arrivare a 3 miliardi di €.

    • duepassi

      Prendendo dal tuo post il dato che una centrale nucleare soddisfi il 4% del fabbisogno, immaginando l’assurdità che si volesse coprire l’intero fabbisogno italiano con sole centrali nucleari (sarebbe ovviamente una pazzia, ma tanto per dimostrare una cosa) allora ne viene che basterebbero 25 centrali,
      invece delle migliaia di cui ha parlato Jeremy Rifkin ad una Dandini che gli pendeva dalle labbra, a “Parla con me”.
      Dico bene ?

    • gbettanini

      In teoria servirebbero 25 reattori, ma se guardi la curva del fabbisogno giornaliero di potenza del nostro paese puoi ben capire che il nucleare è adatto a coprire il fabbisogno di base(circa 20-25 GW)e che i picchi di potenza dovranno comunque essere coperti con impianti tradizionali.
      Quindi diciamo che il sistema elettrico italiano così com’è e con i consumi attuali può dotarsi di un massimo di 12-15 reattori. Tra qualche anno però, quando cominceranno a circolare auto ibride plug-in e successivamente auto puramente elettriche ne serviranno altri.

    • gbettanini

      Comunque il ‘giochetto’ classico di Rifkin & C è di parlare, quando si discute del nucleare, di fabbisogno complessivo di energia invece che di fabbisogno elettrico. Il fabbisogno annuo italiano di energia elettrica è di circa 320 TWh, il fabbisogno italiano globale di energia (metano, petrolio, carbone, idroelettrico, energia dall’estero…) è intorno ai 2000 TWh. Quindi mi pare chiaro che se paragoni il contributo del nucleare con il fabbisogno energetico globale ottieni comunque percentuali da prefisso telefonico.

    • Angelo

      Cianciullo non sa che il fotovoltaico non illumina alcuna città…di notte non funziona! Con gli oneri di smaltimento, adempimenti la cui violazione comporta la condanna a reati di tipo penale che ci sono per batterie al piombo o agli ioni di litio nessuna persona equilibrata, a meno che non abbia esigenze particolari, si sogna di stoccare l’energia fotovoltaica.

  15. duepassi

    Mi domando se lo sforzo economico tedesco (per produrre solo lo 0,5%) fosse stato diretto in direzioni più efficienti, quale sarebbe stato il ritorno. Faccio notare, incidentalmente, come la inarrestabile macchina economica tedesca di una volta abbia perduto, da un po’ di tempo, potenza.
    Certo, vorrei anch’io che un giorno trovassimo fonti rinnovabili efficienti e vantaggiose. Naturalmente una spinta va data.
    Il problema è quanto debba essere questa spinta, e quanto a lungo debba durare.
    Un altro problema è che, finché le fonti rinnovabili non raggiungeranno una massa sufficiente, non possiamo illuderci che esse possano sostituire le fonti fossili, né qualcuno può illudere la gente con questa proposta che non sta in piedi, a livello di consumi nazionali. Basta dare un’occhiata al mercato dell’energia per rendersene conto.
    Se poi la notizia della tecnica “shale” dovesse dare il frutto sperato, le fonti rinnovabili perderebbero molto della loro importanza ed urgenza.
    Mi viene da pensare che i passi vanno fatti secondo la gamba.
    Per curiosità, una tecnica di Arti Marziali consiste proprio nell’allungare la gamba dell’avversario oltre la sua possibilità.
    Un aggressore mi sferra un calcio, e io gli afferro la gamba e gli prolungo il calcio oltre le sue intenzioni. Vi assicuro che è efficace. Lo stesso disastro si può provocare ad una Società facendole fare un passo più lungo della sua gamba.
    In conclusione, per le fonti rinnovabili, incentivi si, ma secondo le nostre attuali possibilità. Non di più.
    Secondo me.

  16. gbettanini

    Sembra essere comune la ‘grande illusione’ che produrre energia elettrica possa creare una ricchezza diffusa e molti posti di lavoro.
    La produzione di energia elettrica con tecnologie tradizionali in grandi impianti centralizzati è un’attività a basso valore aggiunto, produrre energia elettrica con impianti di piccola potenza distribuiti sul territorio ed alimentati da fonti rinnovabili è invece piuttosto proficuo in quanto gli elevati costi di produzione sono compensati da generosi e spesso sproporzionati incentivi statali i cui costi vengono a loro volta socializzati attraverso oneri aggiuntivi presenti nelle bollette elettriche che tutti paghiamo. Questi maggiori oneri risultano poco evidenti in quanto le produzioni energetiche ‘alternative’ sono ancora marginali ma il loro peso economico sulle famiglie e sulle aziende è in continuo aumento.
    L’energia elettrica è assimilabile ad una ‘materia prima’ il cui prezzo deve essere mantenuto basso affinchè possano prosperare ed essere competitive sullo scenario internazionale le attività produttive realmente ad alto valore aggiunto come il manifatturiero ed il terziario. Quando questo requisito viene a mancare ci si può trovare di fronte a casi come quello dell’Alcoa di Portovesme, azienda sull’orlo della chiusura a causa dell’alto costo dell’energia elettrica che in Italia ha già prezzi al consumo elevatissimi, doppi, ad esempio, rispetto ai prezzi francesi.
    E’importantissimo che il nostro governo e gli enti locali continuino ad incentivare, soprattutto attraverso ricerca e innovazione, le diverse tecnologie rinnovabili, ma non bisogna pensare che il loro sfruttamento sul territorio sia una panacea che permetta di arginare l’attuale crisi economica. Anche quando le tecnologie rinnovabili raggiungeranno efficienze elevatissime, costi bassi d’installazione e si svincoleranno dagli incentivi statali dovranno comunque impiegare una manodopera minima per poter essere economicamente competitive con l’energia prodotta da fonti fossili o da nucleare.
    Concludendo, a mio modesto parere non ha senso investire massicciamente oggi nell’installazione di impianti rinnovabili sul territorio a meno che non si cerchi di costruire una filiera del fotovoltaico o dell’eolico in grado di fare ricerca ed innovazione ad altissimo livello,di creare brevetti e di competere sui mercati internazionali con Germania, Giappone, Stati Uniti e Cina ….. ma mi pare che purtroppo in Italia siamo ben lontani dal fare questo.

Rispondi a Paolo Mezzasalma Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »