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Lassù, dalla vetta della Paganella

Abbiamo lanciato da poco il progetto per la definizione di una rete di stazioni meteorologiche, che possa fungere da riferimento per la climatologia dell’Italia. Questa è la prima stazione di cui ci occupiamo e si parte dai dati di temperatura rilevati dall’osservatorio posto a 2125 metri d’altezza, esattamente sulla vetta più alta del complesso montuoso della Paganella, la montagna che domina maestosa la valle dell’Adige, nei pressi di Trento.
Per capire se la Paganella è un sito che possa essere incluso nella nostra rete di riferimento, bisogna innanzitutto dare un’occhiata alle centinaia di fotografie disponibili sulla rete, ad esempio scrivendo “Paganella+foto” su Google. Ovviamente, anche le immagini satellitari messe a disposizione da Google MapsBing e da Pagine Gialle sono molto utili per valutare il grado di “antropizzazione” del posto; per la Paganella, la migliore visualizzazione è quella di Pagine Gialle.
Su Panoramio è disponibile una foto in veste invernale dell’osservatorio stesso (autore Giorgiowind). Altre foto che spiegano il contesto ambientale le trovate quiqui (immagine n ° 20 della sezione “estate”). E’ pure molto interessante un video pubblicitario che mostra, dopo 43 secondi, l’area da una ripresa aerea. Tutti questi elementi concorrono a determinare l’idea che l’osservatorio, lassù dove osano le aquile, sia posto in una zona non urbanizzata (!); si può ipotizzare, inoltre, che la stazione d’arrivo della funivia sia stata rinnovata di recente ma che, data la distanza e la differenza di quota, non abbia influenzato il microclima dei dintorni dell’osservatorio. Le piste da sci scorrono abbastanza vicine, ma non riesco ad immaginare una grande perturbazione arrecata da queste all’ambiente di alta montagna al di fuori della foresta. Se qualcuno di voi ha delle idee diverse su questo sito o se magari l’ha visto di persona, potrebbe aggiungere altri elementi di valutazione.Dalle foto non è visibile direttamente la capannina. In situazioni come queste, la capannina è di solito posta sulla parete settentrionale ed è del tipo “a finestra”. Seguendo la classificazione adoperata dalla NOAA per stimare i possibili errori nella misura delle temperature, la Paganella sarebbe classificata come CRN 5, la peggiore, poiché gli strumenti di misura sono contigui ad un edificio che, per forza di cose, è un emettitore di calore sensibile e di radiazione. Com’è stato spiegato nella presentazione del progetto, noi siamo interessati a quei siti che non hanno subito modifiche nell’ambiente circostante. Ecco, quindi, la nostra proposta di classificazione:
  • Classe 1: nessuna modifica artificiale dell’ambiente circostante da quando sono cominciate le misurazioni;
  • Classe 2: modifiche minori dell’ambiente (siano esse artificiali o naturali) o dell’edificio che ospita l’osservatorio;
  • Classe 3: ambiente urbano ma senza modifiche evidenti nel tempo, con l’osservatorio posto a quota superiore;
  • Classe 4: modifiche vistose dell’ambiente circostante, con osservatorio posto in area urbana e pianeggiante o aeroportuale;
  • Classe 5: stravolgimento ambientale dei dintorni dell’osservatorio.

Per il sito della Paganella, sappiamo che l’edificio è stato costruito e reso operativo alla fine del 1955 e, da allora, non sembrano evidenti sue modifiche. La funivia che permette un facile accesso alla struttura è sempre stata presente, ma la stazione d’arrivo e gli edifici di servizio nei suoi pressi sono stati certamente migliorati nel tempo. E’ anche vero, però, che essi sono abbastanza distanti e posti ad una quota inferiore. Nel complesso il sito può essere inquadrato o nella classe 1 o nella classe 2, nel caso si ritenesse che lo sfruttamento turistico possa aver dato qualche contributo. La discussione è aperta.

La classificazione, ovviamente, non garantisce che i dati siano buoni, che non ci sia stata una qualche discontinuità  non climatica. Per valutare ciò, bisogna guardare i dati delle serie storiche. Le analisi che seguiranno sono semplici ispezioni visive e nessun algoritmo statistico, al momento, è stato applicato.

Partiamo dal grafico delle medie annuali dal 1951 al 2009 per la temperatura minima, Tn, la massima, Tx, la temperatura media, Tmean, e il DTR (Diurnal Temperature Range), cioè lo scarto tra massima e minima (Tx – Tn).

La prima cosa che salta all’occhio è che il DTR (curva lilla) è rimasto sostanzialmente stabile per quasi tutto il periodo. Questo fornisce una prima garanzia sulla bontà  delle misure alla Paganella. Unica eccezione è il periodo dal 1951 al 1955, durante il quale è ben visibile uno scarto maggiore tra le massime e le minime. Le notizie storiche, riportate nell’ottimo articolo sull’osservatorio della Paganella pubblicato sulla rivista di Meteorologia Aeronautica, ci permettono di affermare che alla fine del 1955 l’osservatorio fu spostato nell’attuale sito dalla sede presso il rifugio che l’ospitava in precedenza, posto dove adesso sono visibili le numerose antenne per le telecomunicazioni, a ridosso dello strapiombo sulla valle dell’Adige. A questo punto, sappiamo già  che ogni analisi o inferenza statistica sui dati deve escludere i primi 5 anni di dati, che possono, però, essere aggiustati. Forse la temperatura media (linea verde sottile e sua media mobile su 5 anni – linea più grossa) pare che superi questo problema, ma ciò potrà  essere affermato solo dopo un’analisi più rigorosa. Un altro elemento molto importante, che riguarda sempre l’attendibilità  dei dati della Paganella, è l’anomalia di temperatura troposferica fornita dall’Università  dell’Alabama ad Huntsville (UAH), attraverso i sensori AMSU montati sui satelliti polari. Dopo aver aggiunto un fattore di offset alle anomalie satellitarie, ottenute interpolando sulle coordinate della stazione i dati disponibili su Climate Explorer (un portale mai ringraziato abbastanza), è chiaramente visibile che dal 1979 la stima da satellite segue in maniera sorprendentemente fedele le variazioni annuali misurate a terra.

Ho l’impressione che la Paganella sia una di quelle stazioni che daranno molte soddisfazioni nel tentativo di cercare il segnale climatico sull’area alpina e su tutta l’Italia settentrionale.

L’anno più caldo è stato il 1994 e quello più freddo il 1956. I grafici mostrano anche, abbastanza chiaramente, quello che è un elemento comune nell’andamento del clima europeo e, cioè, la variazione repentina delle temperature che si è avuta verso la fine degli anni ’80, con una variazione di circa un grado in più nei valori. Unica spiegazione ad un cambiamento così repentino non può che chiamare in causa una variazione di circolazione atmosferica (e oceanica). Per vedere se tale ipotesi rimane ancora valida ad una scala più dettagliata, si propongono pure i grafici delle variazioni mensili e stagionali.

Nel nostro caso, si è seguita la definizione delle quattro stagioni più usuale in meteorologia, anche se si è avuta la tentazione di adoperare una definizione più adatta ai dati: considerando i singoli mesi, si vede che, ad esempio, l’inverno comprende oltre i tre mesi usuali, da dicembre a febbraio, anche il mese di marzo. Ma torniamo alle definizione tradizionale delle stagioni. Si vede che il contributo maggiore al nuovo regime climatico del 1987 è dato dall’inverno e dalla primavera e, tra i mesi, da gennaio, febbraio e marzo. L’inverno si conferma la stagione con maggiore variabilità , quella dalle oscillazioni interannuali maggiori. Un aumento delle temperature invernali, temporaneo ma evidente, s’era avuto anche all’inizio degli anni ’70 ma, in quel caso, era stato accompagnato da una contemporanea diminuzione dei valori dell’autunno, così da non rendersi molto evidente nei valori complessivi dell’anno. Per quanto riguarda l’estate, questa pare che sia diventa più calda dagli anni ’80, ma in maniera più graduale e monotona. L’autunno è una stagione senza tendenze particolari, mentre tra i singoli mesi va sottolineata la tendenza di maggio ad avvicinarsi alla stagione estiva e di giugno a rivaleggiare l’andamento di luglio ed agosto.

Come vedete, il segnale sembra chiaro ma, nel dettaglio, ha poi degli elementi di confusione, che comunque sembrano puntare decisamente a variazioni nella circolazione atmosferica continentale o emisferica.

Sul sito di Mille anni di clima trovate la scheda completa della Paganella, i valori climatici e gli estremi, i dati giornalieri, i grafici e la discussione. Per ogni stazione, inoltre, ci poniamo l’obiettivo di trovare un sito vicino con i dati pubblicamente disponibili. Tra le stazioni della rete sinottica, sempre in Trentino ed ad una quota simile, c’è Passo Rolle che, però, non è su una cima di montagna. Sulla Paganella è stata inoltre istallata una stazione dalla provincia autonoma, che dovrebbe essere davvero vicina all’osservatorio dell’Aeronautica Militare.

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Published in- Stazioni MeteoAttualitàClimatologiaNews

4 Comments

  1. teo

    Molto laicamente: se alla fine del lavoro, che secondo il mio modesto parere parte con il piede scientificamente corretto, risultera’ che Pecoraro Scanio aveva visto giusto, di piu’ che il riscaldamento in Italia e’ 6 volte maggiore di quello del resto del mondo, allora potremo da questo puzzle togliere l’influenza dell’uso del suolo alla critica all’AGW.

    Le mie critiche sostanziali sono una corta catena:
    1- dati affetti dall’influenza di effetti dell’uso del suolo locale
    2- rete scarsa e non omogenea troppo vicina in massima parte a sorgenti antropiche di calore
    3- fenomeni base nei modelli scarsamente rappresentati (nubi e oceano in primo luogo)
    4- influenza della circolazione meteo sui processi sottostimata rispetto all’influenza del trend climatico (scalini contro processi continui)

    Per me il vostro lavoro affronta il primo passo. Meraviglia solo che lo stiate facendo ‘nonostante’ gli altri non abbiano voluto capirne l’importanza e ne abbiano scientificamente sottovalutato l’importanza.
    E se alla fine del percorso tutte le critiche mosse cadranno diremo che avevano ragione i sostenitori dell’AGW. In fondo si e’ sempre chiaramente detto che non e’ una partita di calcio, non vince nessuno. Sia chi aveva lavorato onestamente ottenendo risultati pro AGW, sia chi onestamente ottenendone contro, hanno entrambi contribuito alla conoscenza. E se qualcuno dira’ che cosi’ facendo abbiamo (avete) fatto perdere tempo (a fronte di processi che dovrebbero manifestarsi tra piu’ di 30-50 anni??) o non fa parte della scienza o e’ in malafede.

  2. Correzione: la fotografia numero 20, cui si fa riferimento nel testo, è in effetti la 12a.
    In ogni caso adesso ho trovato il link diretto alla foto:
    http://www.laroda.it/img/rifugio/02-estate-b.jpg

    In effetti non sappiamo dove porterà questo tentativo di classificazione, magari le stazioni meglio classificate saranno quelle che si sono scaldate di più…magari…:-)

    Il prossimo viaggio sarà al mare.

  3. teo

    Finalmente! Il lavoro che serviva.
    Analisi fatte cosi’ sulle stazioni permettono agli utilizzatori dei dati di capire l’affidabilita’ della serie senza doversi andare a impelagare con procedure di omogeneizzazione per le quali e’ tutta da dimostrare l’affidabilita’ (anzi qualcuno ne ha dimostrato il contrario).
    Chissa’ se alla fine di questo lavoro, meritorio e massacrante che vi siete accollati, forse non si scoprira’ che era da fare come prima fase degli studi climatici nel nostro paese, ma soprattutto prima di andare ad alimentare modelli con del carbone bagnato.

    • A dir la verità Teo, speriamo sinceramente di no, ma il rischio è piuttosto alto.
      gg

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