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Nuovi pattern climatici nel lungo periodo

Tutto cambia, omnia mutantur1 . Forse però gli antichi non conoscevano ancora il concetto di breve termine e lungo termine. Esistono molti sistemi dinamici che solo apparentemente seguono traiettorie sempre diverse e che, mutando la scala temporale con cui li osserviamo, cominciano a mostrarci delle similitudini, dei modi di comporamento, dei sentieri di evoluzione. In altre parole, dei pattern.

Cicli di Milankovitch - Image released under CC 3.0 License
Cicli di Milankovitch - Image released under CC 3.0 License

Il nostro pianeta Terra, inserito nel più ampio contesto del sistema solare non è da meno. Per pianeta Terra, va da sè che dobbiamo considerare tutto quello che c’è al suo interno, sistema climatico compreso. Ai lettori più attenti questo discorso avrà già fatto correre il pensiero al famosissimo Milutin Milanković. In effetti, il paragone non è errato, anzi. Egli per primo parlò di cicli nei moti astronomici del nostro sistema solare, in particolare Terra – Sole, in sincronia con una serie di importanti avvenimenti climatici sul nostro pianeta. Oggi però non vogliamo parlare di Milankovitch, parleremo invece di un nuovo studio2 , a firma di Lorraine Lisiecki, geologa presso la UC Santa Barbara (California, USA). Lo studio è stato riportato sulla rivista scientifica Nature Geoscience.

Quello che ha svolto Lisiecki è uno studio volto a collegare gli eventi climatici terrestri a determinati cicli astronomici, tramite l’analisi di carote estratte dai fondali marini di tutto il mondo. Analizzando i dati degli ultimi due milioni di anni è emersa una concordanza più che significativa tra il ciclo relativo all’eccentricità terrestre e l’inizio di una nuova era glaciale, ovvero 100000 anni.

Afferma la Dr. Lisiecki:

The clear correlation between the timing of the change in orbit and the change in the Earth’s climate is strong evidence of a link between the two, it is unlikely that these events would not be related to one another

Come dicevamo, appunto, la correlazione tra le variazioni orbitali terrestri e il clima terrestre sono una prova forte del legame tra i due fattori. E’ improbabile che questi eventi non siano correlati l’uno con l’altro.

C’è di più.

Lisiecki ha osservato un fenomeno che ad oggi non era stato ancora scoperto da nessuno. L’intensità delle glaciazioni è inversamente proporzionale all’intensità delle variazioni nell’orbita terrestre. In altre parole, se l’eccentricità terrestre varia di molto, avremo (o meglio dovremmo dire “abbiamo avuto”) delle glaciazioni di debole intensità, viceversa con una variazione contenuta nell’eccentricità terrestre, si sono registrate glaciazioni di intensità superiore.

Cosa vuol dire tutto questo? Lisiecki non si sbilancia molto e semplicemente osserva che, evidentemente, il clima terrestre è ancora troppo complesso per essere compreso nella sua totalità. Ammesso che la relazione venga confermata, come sembra, si tratta di avere tempo e di scrivere un futuro articoletto sulla dinamica dei sistemi complessi. Le cose da dire sono sempre troppe, e il tempo, purtroppo, è sempre poco. Si vedrà, nel frattempo seguiremo l’evoluzione anche di questo studio.

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  1. Publio Ovidio Nasone []
  2. http://www.ia.ucsb.edu/pa/display.aspx?pkey=2212 []
Published inAttualitàClimatologia

3 Comments

  1. Luigi Mariani

    Circa l’interpretazione dei pattern temporali delle temperature globali, un’alternativa rispetto a ragionare di cicli potrebbe essere quella di ragionare di stati.
    Ad esempio guardando le temperature degli ultimi 400.000 anni ricostruite partendo dalla carota glaciale di Vostok emerge in modo evidente la presenza di fasi di transizione molto rapide da glaciale a interglaciale, sotto la spinta di una forzante molto potente (che immagino essere l’accresciuta energia solare), seguite dal “lento decadimento” del sistema verso uno stato fondamentale (che è evidentemente quello glaciale).
    Curiosamente anche le temperature degli ultimi 150 anni mostrano un tracciato simile, nel senso che a fasi di riscaldamento (1850-1880, 1910-1940, 1978-1998) sotto la spinta di una forzante (il sole?) seguono fasi di raffreddamento con la tendenza del sistema a riportarsi verso uno stato a temperatura più bassa.
    Ne potremmo forse dedurre che nel sistema terrestre sono all’opera potenti feed-back negativi che, al venir meno della forzante, tendono subito a riprendere il sopravvento.
    Ovviamente non so se il paragone fra comportamento osservato su archi di centinaia di migliaia di anni e quello su archi di tempo molto più brevi (150 anni) sia del tutto calzante. Mi viene però in mente che poiché il sistema climatico è un sistema turbolento con evidenti caratteri di frattalità (pattern che si replicano alle diverse scale, non solo nello spazio ma anche nel tempo) il paragone potrebbe non essere del tutto insensato.
    Luigi Mariani

  2. L’osservazione è calzante. Direi che ad oggi è stato uno degli esercizi preferiti da molti, quello di (cercare) di disaggregare il trend attuale da tutte le componenti cicliche, non cicliche, naturali e antropiche.

    Uno degli esempi più eclatanti è l’esperimento condotto tramite le reti neurali.

    Le sorti di questi esperimenti sono alterne. Diciamo che la più grossolana disaggregazione possibile (Stagionalità e Radianza solare) mette in luce uno scostamento tra ipotetico trend naturale e trend osservato a partire dagli anni ’70 / ’80 / ’90 (varia un po’ da autore a autore)

    Saluti,

    CG

  3. duepassi

    A me sembra che per capire davvero, e magari in che misura, l’uomo contribuisce al clima, dovremmo eliminare tutti i cicli che rendono l’andamento del clima assai bizzarro e di difficile interpretazione.
    Tolto ogni ciclo naturale (individuandoli tutti), direbbe il prof. Sherlock Holmes dell’University of Conan Doyle ( 🙂 ), quel che rimane dovrebbe essere il contributo antropico, più eventuali fenomeni naturali non ciclici, come una eventuale forte ed improvvisa eruzione.
    Insomma, credo che per avere le idee più chiare e per individuare i veri trend, dovremmo eliminare ogni ciclo naturale.
    Per semplificare il ragionamento, immaginiamo che avessi un trend positivo di temperature ed un ciclo sinusoidale naturale. Se lanciassi allarmi mostrando una porzione opportuna della sinusoide, che magari parta da un minimo ed arrivi ad un massimo, otterrei un trend, falso, assai allarmante. Per ottenere il trend vero invece, devo escludere la sinusoide.
    Secondo me.

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