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Il sole se la dorme da 4 anni ma già  qualcuno parla del vulcano….. Eyjafjallajokull!

Dal mese di febbraio 2010 il vulcano islandese Eyjafjallajokull si è risvegliato da un periodo di due secoli di quiete quasi assoluta, provocando lo scioglimento del ghiacciaio che lo sovrastava e causando la formazione di Lahar potenzialmente distruttivi per le persone e le infrastutture della zona.

L’infiltrazione di acqua all’interno delle camere magmatiche superficiali ha innescato un’attività vulcanica di tipo esplosivo che ha riversato nell’atmosfera una discreta quantità di ceneri vulcaniche. Per il momento la quantità emessa non è paragonabile, come qualche commentatore TV ha fatto, all’eruzione del Krakatau, ben diversa ( almeno per ora ), in termini di potenza dell’eruzione e quantità e quota delle ceneri emesse.

Nonostante tutto si inizia a sentire di possibili influenze sul clima di questa eruzione vulcanica. Molti si fanno prendere la mano dal fatto che il traffico aereo nell’Europa del nord è stato fermato in via precauzionale perché la cenere vulcanica può causare se aspirata nei motori l’arresto del propulsore stesso. C’è da ricordare che negli anni 80 un 747 della British Airwais ebbe una brutta esperienza a causa delle ceneri vulcaniche le quali fecero fermare tutti i quattro motori del grande jet, che fortunatamente dopo alcuni minuti ripresero uno dopo l’altro il loro funzionamento. Il blocco del traffico aereo è quindi misura opportuna e di buon senso.

Per dati più precisi riguardanti l’eruzione potete fare rifermento a questi tre siti:

  • http://www.volcano.si.edu  – Smithsonian Institute
  • http://www.usgs.gov – Istituto Americano di Geofisica
  • http://www.earthice.hi.is/page/ies_EYJO_compiled – Istituto di Geofisica Islandese

Ma torniamo al nostro sole che rimane invece al di fuori dei riflettori dei media.

Il flusso solare dopo una crescita continua con valori di picco superiori a 90 si trova ormai da 10 giorni inchiodato a 75 le poche macchie solari presenti non hanno dato luogo ad attività geomagnetiche significative fatta salva una tempesta magnetica di grado 3 dovuta ad un’emissione di massa coronale. I dati comunque sono in linea con le previsioni di un ciclo solare di debole intensità.

Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad alcuni giorni senza macchie sul disco solare e le macchie presenti nell’ultimo mese si sono trovate quasi tutte a bassa, direi anche bassissima latitudine fattore indiretto che dovrebbe evidenziare come questo ciclo solare non dovrebbe riservarci un grande numero di macchie solari.

La cosa che mi lascia perplesso è che se passata questa fase di forte Nino le temperature globali subiranno in netta flessione molti indicheranno il responsabile del fenomeno nel nostro caro vulcano islandese dal nome impronunciabile che grazie alla sua eruzione ha limitato i danni al pianeta creati da noi ominidi. Quando invece il trend di riscaldamento è fermo da diversi anni, la calotta artica è da 2 anni in concreto e costante recupero rispetto alla media trentennale e l’influenza dell’ ENSO e dell’attività solare sulle temperature globali appare sempre più evidente.

E invece adesso arriva lui…… Eyjafjallajokull!

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Published inIn breve

10 Comments

  1. paolo

    per radio ho sentito che si pronuncerebbe:eliafiatlaiocut

    • duepassi

      Per l’esattezza c’è una “l” finale. proprio per questo, dando una pronuncia “italiana” avevo inteso semplificare, evitando il problema del doppio “tl”, assai difficile per un Italiano.
      Ce ne fosse stata una sola di doppie “ll” sarebbe stato diverso, ma quel “tl” finale è assai ostico da pronunciarsi per un Italiano, anche perché un Italiano tende ad aggiungerci comunque una vocale finale, che invece non c’è. (ed io avevo a disposizione solo la scrittura per rendere l’idea dei suoni).
      Certo, avendo l’audio a disposizione è diverso, ed ognuno può esercitarsi, e raggiungere una pronuncia senz’altro più vicina all’originale di quella proposta da me. Questo non è esercizio perso, trovandosi a parlare con stranieri. Ma rimanendo in Italia, mi pareva che fosse preferibile semplificare un po’ la pronuncia. In fondo diciamo Parigi, Londra, Mosca. Ovviamente, parlando con stranieri dovremmo dire qualcosa di più simile a Parì (con erre moscia), Landn (con “n” molto debole) e Maskvà (che però si declina, creando qualche problemuccio a chi non conosce l’uso dei casi).
      Il fatto che tu non abbia sentito la “l” finale (un fatto assolutamente normale, per un orecchio italiano) testimonia appunto questa difficoltà organica delle lingue in genere. In fondo noi emettiamo delle onde acustiche, con variazioni di pressione che identifichiamo per certi suoni quando il cervello ha messo a punto i sistemi di identificazione adatti. Ogni suono che emttiamo, per esempio una “a”, è quindi in realtà diverso, anche perché diverse sono le nostre emozioni, le nostre condizioni, mentre un computer stampa sempre lo stesso carattere, perfettamente uguale ad ogni altro, perché le sue “a” sono dei valori digitali. Ma persone di nazionalità diverse, o anche di città diverse, non emettono inviluppi di onde acustiche così uguali tra di loro come lo possono essere dei codici digitali. Per questo il nostro cervello ha difficoltà a riconoscere i suoni emessi da persone di diversa cultura. Per questo avevo specificato che la mia era una pronuncia all’italiana, creata per aiutare a pronunciare qualcosa di accettabile, per un italiano.
      Secondo me.

    • duepassi

      Volevo aggiungere che la pronuncia varia anche a seconda della velocità e dell’accuratezza con cui viene pronunciata la parola, e dal contesto dinamico, in funzione dei suoni che la precedono o la seguono.
      Per esempio, capita spesso nei corsi di varie lingue che ti pronunciano una parola lentamente, e magari inizia con una sorda, ma poi nel pronunciare l’intera frase la sorda diventa sonora (per esempio una “t” diventa “d”), e spesso si hanno variazioni vocaliche anche forti, e consonanti, o addirittura intere paroline vengono del tutto saltate. Confrontate uno script di un film inglese d’azione, con quello che poi viene effettivamente pronunciato, per esempio.
      C’è da dire che gli Italiani tendono a mantenere le vocali, e una “a” sarà sempre “a” come qualsiasi vocale rimane sempre uguale a sé stessa, mentre le vocali inglesi sono in perenne trasformazione.
      Questo vuol dire che quando vi spiegano la pronuncia di una parola, e quindi la scandiscono lentamente, poi, quando la vanno a dire nella realtà di una frase dinamica, la pronunciano in modo spesso diverso.
      E penso che sia il caso di fermarmi qui, perchè non so quanto l’argomento interessi, o sia eccessivamente OT.
      Secondo me.
      ps
      Certamente l’impronunciabilità della parola ha scatenato un interesse e una curiosità che non si erano mai viste prima.

  2. Il mondo ostaggio…del vulcano Eiafiol?
    Noo!
    Del MetOffice!!!

    Ok, quello comincia a sparare cenere e si blocca il traffico. Ci sta.
    Ma poi?
    Ci si affida al modello numerico dell’UK MetOffice per seguirne le tracce?
    E le ceneri che si spargono per i cieli del globo: ieri a Bologna ma non Firenze, oggi a Firenze ma non a Roma.
    Finalmente qualcuno ha capito che forse era il caso di andare lassù a fare un po’ di misure come si conviene e sui cieli italiani non v’è traccia.
    Fonte: Bertolaso al TG.

    Ma quando capiranno che i modelli sono una cosa e la realtà è un’altra?

    Qualcuno sa rispondere a questa domanda: è così difficile organizzare una misura del pulviscolo atmosferico in quota in quattro e quattr’otto?
    O bloccare milioni di persone è più semplice?

  3. marcus

    ringraziamento a chi ha scritto ed anche a chi mi ha consentito di proninciare per la prima volta correttamente quel vulcano.
    A m,argine di questo articolo mi preme riprendere un mio intervento fatto altrove di qualche settimana fa.Spero si vedano le immagini.

    “Turchia massacrata dalle centraline meteo; polo nord praticamente inesistente per i centri di ricerca. Eppure grazie a due sole centraline oltre il circolo polare artico e a qualche unità in più per l’intero territorio artico, si riesce a dipingere di “rosso vivo”(parlo della mappa delle anomalie termiche) un territorio grande circa una trentina di volte la turchia dove invece sono concentrate, come vedete sotto, centinaia di centraline. E’ sufficiente che in una centralina artica (delle due) si registri un periodo particolarmente caldo per dipingere di rosso bordò un’area grande 15 milioni di km quadrati.Impressionante anche il numero delle centraline in Italia, Stati Uniti, Giappone ed australia orientale. Altra zona anomalamente scoperta è il polo sud. Senza parlare della Russia: un territorio grande oltre 60 volte l’Italia, coperto con molte meno centraline dell’Italia.

    [img]http://go2.wordpress.com/?id=725X1342&site=daltonsminima.wordpress.com&url=http%3A%2F%2Fwattsupwiththat.files.wordpress.com%2F2010%2F03%2Fghcn2_stations_global.jpg&sref=http%3A%2F%2Fdaltonsminima.wordpress.com%2F[/img]

    Ora osservate le anomalie del trimestre invernale

    [img]http://go2.wordpress.com/?id=725X1342&site=daltonsminima.wordpress.com&url=http%3A%2F%2Fwattsupwiththat.files.wordpress.com%2F2010%2F03%2Fgiss_dec-feb_2010_1951-1980.png&sref=http%3A%2F%2Fdaltonsminima.wordpress.com%2F[/img]

    Ciò che colpisce non è tanto il fatto che sia stato un trimestre molto caldo a livello globale, quanto piuttosto che le zone colpite da anomalie maggiori siano proprio quelle con minore copertura di stazioni meteo. La cosa non cambia molto negli anni precedenti. Si registra sempre la solita situazione: le zone in cui le centraline sono quasi una leggenda metropolitana sono anche quelle in cui l’anomalia (sia fredda che calda ma quasi sempre calda) si accanisce particolaramente. Ogni mese è praticamente impossibile rinvenire anomalie minori di 3-6 gradi.
    E questo sarebbe il modo in cui misurano il global warming? in bocca al lupo.
    Prendiamo il caso italiano di questo inverno: esistono centinaia di centraline sparse per il nostro territorio: così le anomalie fredde al nord sono state a livello italiano mitigate dalle centraline del sud. Ne deriva appunto un dato italiano sostanzialmente in media col periodo. E se vi fosse stata solo una centralina per avventura collocata solo sul nord italia? questo inverno per il territorio italiano sarebbe stato visto come freddo…nonostante la precaria situazione di neve di quasi tutto l’appennino.
    Immaginate quindi cosa sta accadendo con tre dei più grandi territori al mondo: Russia, artide ed antardide. Questi tre territori grandi circa 150 volte l’Italia, posseggono meno centraline meteo dell’Italia. 45 milioni di km quadrati misurati con meno centraline di un territorio di poco più di 300 mila km quadrati!
    Così accade che le due centraline oltre al circolo polare artico possano trovarsi sotto una rimonta ancticiclonica calda locale e compromettano la rilevazione dei restanti 14 milioni di km quadrati di area dove per avventura si può registrare un periodo molto più freddo della media…ma non essendoci centraline non si può registrare!! “

  4. Duepassi hai fatto cosa gradita….grazie.
    Abbiamo la prima stima della quantità di ceneri eruttata 200.000 tonnellate, la maggior parte delle quali si concentra al di sotto della tropopausa.

  5. duepassi

    Spero di fare cosa gradita a chi ha problemi di pronuncia di quel nome islandese.
    Premetto che la pronuncia di un nome straniero va sempre “italianizzata”, perché ogni lingua ha una sua armonia, una sua particolare maniera di far uso del sistema fonatorio, per cui quando pronunciamo il nome Shakespeare, parlando in italiano, diciamo “Scèkspir” che è diverso da come lo pronunciano gli Inglesi. Ma se lo pronunciassimo perfettamente all’inglese otterremmo una stonatura bestiale, come se, mentre stiamo ascoltando una sinfonia, infilassimo un paio di quartine jazz. Il risultato sarebbe una cacofonia insopportabile e ridicola.
    Il lato confortante di tutto ciò è che se parliamo tra Italiani possiamo non curarci dell’esatta promnuncia islandese e pronunciare all’italiana. Possiamo, anzi “dobbiamo”, proprio per non andare incontro a stonature e cacofonie ridicole.
    Quindi pronunceremo la parola “jökull” (che vuol dire “ghiacciaio”) come se fosse scritta “yòcul”
    Pronunceremo “Eyja” come se fosse scritto “èya” e “fjalla” come se fosse scritto “fyàlla”.
    Mettendo assieme le tre parole, non sarà impossibile dire “èya”, “fyalla”, “yòcul”, che tutto assieme diventa “èya-fyàlla-yòcul”, che si scrive “Eyjafjallajökull”, ed è il nome del ghiacciaio.
    Per il vulcano Eyjafjöll sarà ancora più facile, unendo il già visto “èya” ad un facile facile “fiòl” (come “figlio in veneto) ottenendo la pronuncia italianizzata “èya-fiòl”, che è quella giusta parlando tra noi Italiani.
    Secondo me, e sperando di essere stato utile.

    • duepassi

      Credo che sia abbastanza difficile pronunciare Eyjafjallajökull con pura pronuncia islandese. Soprattutto per quel “ll” che viene pronunciato “tl”. Ma anche c’è una grossa diversità nell’uso del fiato. Noi Italiani vorremmo pronunciare tutto, tutte le sillabe, che invece in altre lingue spesso sono pronunciate assai in fretta, o distorte o addirittura, spesso, saltate.
      La parola inglese “station” per esempio, non ha assolutamente la “o” nella pronuncia, come sanno tutti i professori d’inglese, ma non tutti i professori sanno che anche la “n” è solo un minimo soffio. L’energia con cui viene emessa è quasi zero. I miei strumenti, prototipali, davano infatti proprio “0”, ma la “n” si sentiva, quindi proprio “zero” non doveva essere. Se dico “black gold”, un Italiano che conosca poco l’inglese vorrà pronunciare per intero la “k” generando un suono cacofonico. Un Inglese invece non completa quel suono e passa direttamente alla “g” in maniera più legata, più armonica.
      Quando si parla di pronuncia di una parola bisogna intendersi. La pronuncia varia a seconda della lingua, proprio per la diversa impostazione del sistema fonatorio, dell’uso dei tempi e delle energie nelle diverse lingue.
      Per questo, se si chiede ad un Italiano di pronunciare una parola straniera, bisognerebbe sapere in che lingua la pronuncia. Io ho suggerito un modo per gli Italiani di pronunciare quel nome, all’italiana.
      Il risultato, inevitabilmente non è fedelissimo all’originale parlato da un nativo, ma è “adattato” alle cartteristiche della parlata italiana. Parlando con un islandese, bisogna fare un ulteriore sforzo di avvicinamento, per esempio pronunciando “tl” la doppia elle. Ma non basta. Credo che non sia facile far capire la pronuncia dallo scritto, e in quel caso sia indispensabile sentire e risentire il nome nella corretta pronuncia. Anche così il risultato potrebbe essere inferiore al desiderato, se non a prezzo di lunghi studi e ripetizioni, perché la lingua islandese è abbastanza diversa da quella italiana.

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