Se a qualcuno fosse sfuggito, per quanto vi si voglia girare intorno, per quanto lo si possa arricchire con scenari catastrofici e risibili analogie con un clima attuale tutt’altro che disfatto, il tema del riscaldamento globale, mutato successivamente in cambiamenti climatici per latitanza del riscaldamento e poi in disfacimento climatico per comodità di comunicazione, è riassumibile in un unico problema: quanto si può scaldare il Pianeta in ragione dell’accresciuta concentrazione di gas serra (specie CO2) in atmosfera?
I più scaltri avranno già capito, anche oggi parliamo di sensibilità climatica, appunto il parametro che dovrebbe rappresentare quel “quanto”. Torniamo a farlo perché questo tema, in realtà molto tecnico, sta conoscendo una discreta diffusione anche sui sistemi di comunicazione generalisti specie nell’ultimo periodo, grazie all’eccellente pagina pubblicata sull’Economist un paio di settimane fa. In soldoni, più passa il tempo, più aumentano le conoscenze in questo settore. Questo potrà forse far sentire sollevati quanti pensano che si stia camminando sull’orlo del baratro climatico, perché questo miglioramento del livello di comprensione scientifica il baratro lo sta allontanando, nel senso che, man mano, l’aumento di temperatura “atteso” in ragione di un raddoppio della concentrazione di CO2 rispetto ai livelli pre-industriali, si sta riducendo. Infatti, ci si sta avvicinando sempre di più al limite inferiore delle stime comprese tra 1,5 e 4°C dell’ultimo report IPCC (con valore più probabile di 3°C).
5 Comments
Un mese di meteo – Marzo 2013
Pubblicato da Guido Guidi Luigi Mariani il 11 Aprile 2013IL MESE DI MARZO 2013*
Nel mese di marzo hanno prevalso condizioni di instabilità intervallate da brevi e temporanee stabilizzazioni. In complesso piovosità anomalmente abbondante su gran parte dell’area, accompagnata da anomalia negativa al settentrione, specie nelle massime. I flussi alla media troposfera sono stati caratterizzati da una elevata velocità per il flusso secondario, che ha mantenuto anche una accentuata zonalità, e da una circolazione molto più lenta per l’area di transizione. Gli indici barici di riferimento per l’area Euro-Mediterranea (AO e NAO) si sono mantenuti in territorio negativo, in particolare l’Oscillazione Artica ha raggiunto valori molto bassi, favorendo la persistenza, anche sulle medie latitudini Europee, di una massa d’aria continentale di origine polare. Ne è risultato un periodo anomalmente freddo per gran parte dell’Europa, con anomalie negative dai tempi di ritorno pluridecennali anche per il Regno Unito. In area mediterranea, la zonaliltà del flusso secondario ha tuttavia mitigato in parte gli effetti di una tale struttura circolatoria.
Condividi: