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Mese: Giugno 2013

Antartide: Più che l’aria pare possa l’acqua.

E’ una notizia che gira da un paio di giorni, l’avevo già letta durante il solito giro di blog, ma poi mi è stata segnalata anche da due lettori, perché è approdata anche sui nostri media. Per la verità, come spesso accade, su di un solo medium nostrano, l’ANSiA, l’altro, corriere.it, si è limitato a ripeterne una parte pari pari, compreso il curioso titolo “Perdita silenziosa dei ghiacci antartici”. Se qualcuno di voi ne conoscesse una “rumorosa” si faccia avanti, a meno che con questo non si voglia intendere altro.

 

Allora, si tratta ovviamente dei risultati di una pubblicazione scientifica, questa qui sotto, un lavoro uscito appena ieri su Science:

 

Ice Shelf Melting Around Antarctica

 

La lettura è a pagamento, ovviamente, però c’è il comunicato stampa dell’Università della California, l’istituto da cui provengono gli autori dello studio. L’argomento è palese, si parla dello scioglimento dei ghiacci antartici, più precisamente della porzione di ghiaccio a contatto con il mare.

 

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Il gigante dai piedi di permafrost

Non c’è niente da fare, ogni giorno che passa se ne sentono di nuove sui temi del clima e dell’ambiente. Il sistema è così complesso e la ricerca così variegata, da rendere davvero difficile star dietro a tutto. Anche perché, ogni giorno, esce qualcosa che “non ha precedenti”, che è “potenzialmente pericoloso” e che, naturalmente, necessita di maggiori approfondimenti per essere correttamente inquadrato in chiave cambiamenti climatici.

 

Oggi è il giorno del permafrost, ovvero del suolo perennemente ghiacciato che alle alte latitudini funziona da “riserva” di grandi quantità di carbonio. L’aumento delle temperature e il potenziale futuro innalzamento di latitudine della linea del permafrost, con conseguente rilascio in atmosfera di parte di questa riserva, potrebbero risultare in una alterazione del ciclo del carbonio, con conseguenti risvolti sia climatici che ambientali.

 

Una storia non nuova, che torna però sotto i riflettori in un comunicato stampe della NASAripreso da Science Daily:

 

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Va’ dove ti porta il clima

E portati dietro una bottiglia d’olio d’oliva e una di vino, possibilmente Chianti, perché non è detto che se trovino ancora in giro.

 

Ecco qua, da AdnKronos:

 

Con il cambio di clima uliveti e vigneti ‘migrano’ verso il versante atlantico

 

Mettetevi comunque tranquilli, il problema, tanto per cambiare, non è oggi, sarà domani. Un domani però anche abbastanza prossimo e ben definito. Per cominciare si parla del 2020. Da quella data e non da un’altra, vigne e ulivi si sposteranno verso latitudini maggiori a causa del deficit idrico e dell’aumento delle temperature. Dove non faranno propriamente le valige, invece, le coltivazioni andranno in collina, specie i vigneti della zona del Chianti. Questo è il primo dei due studi di cui parla l’agenzia, cui segue un breve estratto dagli higlights::

 

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A.A.A. Chillo è ‘o paese d’ ‘ove s’accattano o’ pannello solare.

Si sgonfia l’utopia di Desertec: all’Europa l’elettricità del Sahara non serve più. L’esportazione di energia pulita dal Maghreb al Vecchio Continente non è più l’obiettivo primario del progetto. Questa in sintesi l’intervista a Paul van Son, amministratore delegato di Desertec Industrial Initiative, che ha dovuto ammettere il ridimensionamento totale del programma, che era stato pensato per soddisfare il 20% dei consumi elettrici europei entro il 2050.

 

Dopo che la crisi economica ha smesso di permettere cospicui investimenti pagati dai cittadini europei sotto forma di incentivi caricati in bolletta o aumento sotto la forma di qualche nuova tassa, erano aumentati i sospetti che il progetto fosse tecnicamente affascinante ma economicamente insostenibile. Su CM abbiamo pubblicato un post in proposito il 12dicembre 2012.

 

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Il 20° secolo è stato più caldo di tutti i 19 secoli precedenti – Revisione delle dendrocronologie di Yamal e degli Urali polari.

Su Quaternary Science Reviews (vol. 72, pagine 83-107) è riportato un corposo lavoro del dr. K. R. Briffa et al.:

 

Reassessing the evidence for tree-growth and inferred temperature change during the Common Era in Yamalia, northwest Siberia

 

Si tratta, in buona sostanza, di una ri-analisi del record di dati relativi agli anelli di diverse decine di alberi ubicati nella penisola di Yamal nella Russia siberiana e di altri dati relativi ad alberi che crescono negli Urali polari già analizzati nel passato (Shiyatov 1962 ; Graybill e Shiyatov, 1989 ; Briffa et al, 1995. , Esper et al, 2002.).
Briffa et al. 2013 parte dalla considerazione che la maggior parte (la quasi totalità) dell’accrescimento di una varietà di larici che crescono nella parte artica della Siberia (Larix sibirica) si verifica nel breve periodo estivo che caratterizza quelle aree: giugno, luglio e porzione di agosto. La larghezza degli anelli (TRW) e la densità massima del legno tardivo (MXD) rappresentano un ottimo dato di prossimità delle temperature estive delle regioni polari.

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