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Mese: Settembre 2013

Ad ognuno il suo (negazionismo)…

Non so perché abbia deciso di mettere tra parentesi una parte del titolo di questo post, ma direi che ci sta. E’ un termine troppo brutto per aver diritto a pari opportunità editoriali. Eppure mi tocca usarlo. A quanto pare, dopo essere stato malignamente coniato dai più ferventi attivisti del movimento-salva-pianeta per colpire i non allineati, e dopo essere stato maliziosamente sdoganato da chi dice di essere meno fervente e più buono, ma di non sapere in quale altro modo appellare chi non si schiera tra i crociati del clima, ora ci sono dei negazionisti anche tra le fila dei salvatori.

 

A sostenerlo è Naomi Klein attivista ambientale di lungo corso nonché autrice di libri dai titoli e contenuti inequivocabili, insomma, una di loro. Lo leggiamo attraverso il post di Judith Curry. Ma cosa negherebbero esattamente costoro? Molto semplice, continauno a negare di aver ideato, favorito e sostenuto – ignorando la scienza e il buon senso comune – delle policy climatiche di specifica natura finanziaria che hanno fallito su tutta la linea, non intaccando la concentrazione di CO2 di una singola molecola, e si sono per di più dimostrate per quello che i loro oppositori, gli orridi negazionisti climatici, hanno sempre detto che erano: un affare colossale per le corporazioni, un elemento di enorme pressione per la l’economia e un generale fallimento. Alla base di questa ‘cecità’, secondo la Klein, ci sarebbe qualcosa che sta conducendo le multinazionali dell’ambiente alla disfatta, ovvero lo scollamento tra la dirigenza, perfettamente a proprio agio negli ambienti propri delle multinazionali, e la base, dove risiedono invece le convinzioni a quanto pare spesso ignorate o disattese.

 

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Climatologi, Unicorni e Cavalli alati

Nella scienza moderna, a differenza della filosofia naturale dei primordi, una persona può dirsi specialista in una materia, di solito uno strettissimo ramo della fisica, della biologia, della geologia etc, se in quel piccolo ramo conosce praticamente tutto; ma la climatologia è l’insieme e l’interazione (secondo la teoria delle reti) di un enorme numero di discipline scientifiche. Questo crea un problema enorme per la padronanza della materia.

 

Per cercare di capire di che tipo di problema si tratta prendiamo come esempio la storia delle foche e dei merluzzi che hanno visto coinvolti il governo Canadese ed i pescatori; questa storia è elegantemente raccontata nel pregevole libro di Mark Buchanan, Nexus.

 

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Spiragli di luce sul clima

Domenica scorsa abbiamo goduto dell’ironia di una delle ultime vignette di Josh in tema di clima. Ad appena un paio di giorni di distanza, non potevo certo immaginare che il protagonista della vignetta potesse diventare quell’unico cervellone in camice bianco che sbircia timidamente a lato della ‘meravigliosa macchina del clima’, dove ci sono i cursori di controllo dell’attività solare, mentre tutti gli altri suoi compari fissano rapiti il bottoncino della CO2.

 

Già, perché, con buona pace di quanti la ricerca sul clima hanno deciso di farla al buio, ovvero ignorando quasi del tutto l’influenza che su di esso può avere il comportamento della nostra stella, per fortuna c’è qualcuno che ogni tanto apre uno spiraglio di luce.

 

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Com’è freddo il global warming…

Alcuni giorni fa, attraverso il blog di Andrew Montford (Bishop Hill), mi sono imbattutto in una notizia interessante e anche in controtendenza direttamente dal mondo reale. La fonte è il sito web Sail-World, un portale di informazioni per i naviganti, con specifico riferimento al diporto e alle attività sportive. Senza mezzi termini leggiamo l’incipit:

 

Dopo decadi di cosiddetto global warming, il Passaggio a Nordovest ha quest’anno un significativo 60% in più di ghiaccio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. I sogni futuri di dozzine di avventurosi marinai sono ora minacciati. Un certo numero di imbarcazioni inoltratisi nel leggendario Passaggio sono bloccati dal ghiaccio, che ora blocca entrambi gli accessi, con la stagione di transito che potrebbe finire presto. Douglas Pohl racconta la storia: […]

 

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La religione dell’AGW

Oggi torniamo sul tema della comunicazione scientifica e dei tratti caratteristici assunti dal movimento-salva-pianeta comuni alla gran parte delle emergenze planetarie virtuali che la nostra storia moderna ha conosciuto. Lo facciamo con un articolo di Richard Lindzen disponibile in pdf a questo link:

 

Science in the Public Square: Global Climate Alarmism and Historical Precedents

 

Senza mezzi termini, Lindzen paragona l’AGW ad una religione e ne paragona l’evoluzione con il movimento dell’eugenetica, con l’immigrazione e con le folli teorie di Lysenko. Un breve estratto per invogliare la lettura:

 

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Mezzo global warming grazie… anzi no, un quartino!

Un nuovo paper, tanto per cambiare:

 

Recent global-warming hiatus tied to equatorial Pacific surface cooling

 

C’è chi ha reagito riportando di aver sentito volar via la testa, chi, invece, ha voluto approfondire ulteriormente. Questa qui sotto è la figura chiave del lavoro:

 

 

poga-plot

 

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Il triangolo? Non l’avevo considerato!

Qualche settimana fa Wired ha pubblicato un’interessante intervista a due divulgatori scientifici sul tema della comunicazione in scienza. Il tema principale, come si desume dal titolo, è relativo allo stereotipo dello scienziato incarnato da personaggi di film e telefilm di successo.

Ma i due intervistati accennano ad altri punti interessanti sui rapporti tra scienza, comunicazione e platea di ascoltatori. Il contesto dell’intervista è quello della scienza “speculativa”: in particolare, si fa riferimento alle teorie cosmologiche e della fisica delle particelle, quelle che stanno un po’ al confine con il paradossale e la fantascienza, ma direi che le considerazioni espresse valgono in generale per qualsiasi campo scientifico.

 

Uno dei temi è stato affrontato più volte su CM: il fatto che, grazie alla pervasività del web, il grande pubblico ha accesso non solo alla conoscenza scientifica già consolidata, ma anche al dibattito in corso, per così dire “in tempo reale”; più precisamente, anche a bozze di articoli che non sono ancora stati sottomessi alla peer review. In ambito climatologico, più volte i redattori di CM hanno proposto o segnalato discussioni proprio di questo tipo e sono state registrate diverse
opinioni sull’opportunità di questa grande circolazione di informazioni.

 

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Il termometro dell’AGW è l’Antartico, non l’Artico.

La dottrina del riscaldamento globale, ma soprattutto la dinamica della redistribuzione sul pianeta del calore in eccesso ricevuto dalle latitudini equatoriali, insegnano che i poli, ovvero le alte latitudini, si scaldino di più e più velocemente del resto del pianeta. Questo effetto è normalmente definito amplificazione polare. Cioè, all’insorgere di una forzante che alteri l’equilibrio del bilancio radiativo e lo faccia in modo uniforme e ben distribuito sull’intero globo, identificata nella fattispecie nell’accresciuta concentrazione di gas serra, gli effetti in termini di aumento delle temperature medie devono essere molto evidenti ai poli, un po’ meno alle medie latitudini e quasi assenti nelle aree tropicali e sub-tropicali.

 

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Il ritorno di Erik il Rosso

Tornerà nel 2100, quando cioè il riscaldamento prossimo venturo avrà nuovamente reso rigogliosa e varia la vegetazione di quella parte della Groenlandia oggi già libera…

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