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Tag: Inverno

(S)comunicazione scientifica

Un inverno da cani per quanti amano definirsi ‘freddofili’ tra la moltitudine degli appassionati di meteorologia che popolano i vari forum dedicati. Un inverno da scrivere negli annali stanno già dicendo gli americani, specie del nord-est, che si sono beccati oltre quaranta giorni di freddo polare. Un inverno da pesci, invece, dovranno dire gli inglesi quando riusciranno a rimettere la testa fuori dall’acqua. In media, quindi, un inverno.

 

Come già ampiamente discusso, infatti, l’abbondante piovosità e le temperature piuttosto alte sperimentate dall’Europa, Italia compresa, sono state il rovescio della medaglia del freddo negli USA. Il Vortice Polare Stratosferico ha soggiornato sulla verticale del Canada per quasi tutta la porzione d’inverno trascorsa sin qui, mantenendo quindi correnti molto veloci da ovest verso est lungo l’Atlantico e pilotando un gran numero di perturbazioni verso l’Europa.

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Inverno mite…oppure no?

La notizia è ormai di dominio pubblico, nel corso di questa settimana, per la verità già a cominciare da domani, avremo le prime nevicate significative anche in pianura sul settentrione. Non starò qui a descrivere l’evoluzione nel dettaglio perché ci sono già decine di pagine web che lo stanno facendo da giorni e questo basta e avanza, anche se, come spesso accade, la corsa all’annuncio ha già fatto qualche vittima, nel senso che man mano che ci si avvicina all’evento, si scopre anche che non sarà poi così eccezionale. Anzi, con buona approssimazione non lo sarà affatto.

 

La dinamica è quella più classica per il nostro Paese dal clima solitamente mite e benevolo. Dopo una serie di affondi di aria polare marittima pilotata da intense correnti nord-atlantiche si è formato un cuscino di aria fredda in Pianura Padana. Non appena il flusso cesserà di essere nord-occidentale, quindi non appena cesserà l’effetto di sottovento che protegge le regioni settentrionali in questi casi e l’aria tornerà a provenire più da ovest sud-ovest, le precipitazioni al nord dovranno fare i conti con quello strato di aria fredda persistente e ulteriormente alimentato dai venti da est che entrano dal bacino del Po. E quindi sarà neve.

 

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L’inverno? Te lo dice l’ottobrata!

Il titolo di questo post è un po’ stirato, come sarà chiaro più avanti, ma a pensarci bene c’è più di un fondo di verità. Vi spiego subito perché.

 

Come abbiamo avuto già modo di discutere tra il serio e il faceto alcuni giorni fa, sono ormai quasi maturi i tempi perché si scateni la ‘caccia all’inverno’, ovvero perché si cominci a cercare di capire quale potrebbe essere il carattere della prossima stagione fredda. Un bel dilemma. Per risolverlo però, di qui in avanti, potremmo avere a disposizione uno strumento in più, anche piuttosto potente.

 

Alcuni giorni fa l’amico Aldo Meschiari mi ha segnalato un post uscito sul web meteogiuliacci.it. Si tratta di un articolo in cui si descrive una ricerca portata avanti da tre autori italiani che ritengono di aver individuato un indice predittivo del segno e della modulazione dell’Oscillazione Artica (AO). Questo indice, insieme al suo simile, la NAO, è quello che meglio descrive il carattere della circolazione troposferica invernale nell’area Euro-Atlantica. Va da se’, quindi, che accrescere le capacità predittive del segno dell’AO sarebbe un bel passo avanti per le previsioni stagionali invernali, parecchio più avanti di quanto si sia mai riusciti ad andare utilizzando i modelli climatici accoppiati oceano-atmosfera, che stanno raggiungendo una discreta attendibilità per le fasce intertropicali, ma ne conservano ancora una scarsa o nulla sulle medie e alte latitudini, dove gli effetti di quel che succede ai tropici sono sì importanti, ma difficilmente distinguibili.

 

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Inverno, raggi di Sole e curiosità varie

Il post un po’ scanzonato scritto qualche giorno fa sui toni da operetta delle previsioni che iniziano a circolare per il prossimo inverno, mi ha fatto fare una interessante conoscenza di cui vi dirò tra poco, ma prima, credo sia doveroso segnalare la repentina presa di distanze dello UK Met Office rispetto alle profezie di gelo circolate per il territorio di Sua Maestà.

 

Questi titoli, scrivono, li abbiamo visti anche l’anno scorso e poi semplicemente non è accaduto nulla di strano. E ancora, la scienza per fare previsioni di dettaglio su se, come e quando dovesse arrivare la neve nei prossimi mesi (neanche il prossimo mese), semplicemente non esiste. Ma non è finita, perché aggiungono anche che d’inverno, quasi sicuramente, ci sarà modo per assaggiare tutte le pietanze atmosferiche, la neve, il gelo, gli allagamenti, le condizioni miti etc., semplicemente perché è…inverno. Che dire? Da applausi. Evidentemente, i ripetuti bagni di sangue di previsioni di caldo alle porte dei recenti inverni piuttosto rigidi devono aver fatto rinsavire più di qualche testa. Sperimo che duri.

 

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L’insalata di rinforzo

L’insalata di rinforzo è un piatto tipico della tradizione napoletana per il Natale. Pare che ci siano diverse teorie circa l’origine del suo nome, c’è chi dice che si chiami così perché la pietanza viene via via rinforzata nei giorni che seguono la festa con quello che non si è ancora consumato, fino appunto a farlo diventare un piatto alquanto rinforzato. Altri ancora asseriscono che il nome derivi dal fatto che il piatto serviva a ‘rinforzare’ il cenone di Natale, necessariamente deboluccio in quanto a base di magro. In pratica, si sarà capito, dentro può andarci quasi tutto.

 

Ora, a pochi giorni dall’uscita dell’ennesimo film dell’orrore della premiata produzione di fiction climatiche IPCC & Co., con l’autunno che ha già fatto capire che si ricorda come far piovere e con un inverno che tutti vorrebbero sapere come sarà, poteva mancare una bella insalata di rinforzo previsionistica? Ecco qua, da Meteoweb:

 

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Autunno/Inverno 2013, un’occhiata al cielo

Così, tanto per occupare la domenica, con questa tramontana benigna che allontana l’autunno nonostante sia appena passato l’equinozio. In questi giorni l’anticiclone atlantico ha deciso di fare una gita in Europa con puntata quasi fino a Capo Nord; la spinta meridiana, con il getto in uscita dal Canada che scava in Atlantico centrale, potrebbe finire per indebolirne la base e consentire che si isoli un gyre sull’Europa centro-settentrionale, così avremmo l’aria continentale che scorre sul bordo orientale dell’anticiclone da una parte e quella atlantica che entra sul Mediterraneo dall’altra. Interessanti prospettive! Se non altro, almeno per ora, sono scongiurate le sciroccate autunnali cui dobbiamo i recod alluvionali sul nostro Paese, meglio così.

 

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Outlook inverno 2012-2013 – Aggiornamento del 4 gennaio 2013

di Carlo Colarieti Tosti

Nell’ultimo outlook del 28 dicembre scorso ci eravamo lasciati con lo sviluppo di un probabile MMW a seguito di un intenso riscaldamento stratosferico avviato negli ultimi giorni di dicembre alla quota isobarica di 10hPa sul comparto siberiano. E’ nostra intenzione fare un aggiornamento al fine di cercare di prevedere le conseguenze degli imminenti avvenimenti stratosferici a livello troposferico.

Innanzi tutto vorrei sgombrare il campo sulla classificazione displacement o split del MMW che allo stato dei fatti credo investirà solo un interesse puramente accademico. La precisazione è necessaria visto che nello spazio di poche ore si avranno entrambi gli eventi con lo split che indubbiamente avrà un ruolo primario per le successive dinamiche, non fosse altro per il lunghissimo tempo che lo vedrà vivo nel cuore dell’artico stratosferico. Ovviamente tutti gli indici esaminati nel precedente outlook non hanno compiuto variazioni significative e quindi in questa sede ne tralasceremo l’analisi tenendo valido quanto già esposto precedentemente.

Per le sorti e dinamiche dello split, comunque ormai dato per certo, dipenderà molto il ruolo offerto dalla seconda onda. A tal fine la figura 1 ci indica l’evoluzione dell’onda convettiva equatoriale che ci fornisce delle indicazioni indirette sulla riattivazione della wave2.

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Arriva l’inverno gente, quello vero.

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Negli ultimi giorni si è cominciato a parlare di inverno. Lo ha fatto lo UK Met Office, presagendo un’altra stagione difficile per l’Europa e più nello specifico per la Gran Bretagna, arrivando a dire che quello prossimo potrebbe essere per loro l’inverno più freddo degli ultimi 100 anni. Bontà loro, se le classifiche ex-post hanno poco senso, quelle ex-ante ne hanno ancora meno. Da noi lo ha fatto il CNR IBIMet, notizie riprese entrambe da Meteoweb (qui e qui), andando sempre nella direzione del freddo ma immaginando pattern atmosferici più continentali – e dunque siberiani – che non artici, come previsto invece dagli amici inglesi.

Il comune denominatore è dunque il freddo, ma gli approcci sono distanti in termini di dinamiche della circolazione emisferica. Difficile che si possa sperimentare un mix tra le due cose, anche se l’esperienza insegna che l’atmosfera ha sempre qualcosa di nuovo da mostrare.

Per parte nostra, proseguiamo nel solco tracciato negli anni scorsi e recentemente ripreso con il post di introduzione ai nostri outlook dell’ottobre scorso. Come leggerete, ci associamo al comune denominatore di cui sopra, ma l’analisi e le considerazioni sono abbastanza diverse e sono scisse in due parti, con il discorso che torna ad unirle alla fine. Quello che segue è forse il post di argomento meteorologico (con una strizzata d’occhio al clima stagionale) più interessante e meglio argomentato che abbiamo mai pubblicato, perciò, mettetevi comodi e, visto che si tratta pur sempre anche di una previsione, incrociamo le dita!

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Outlook inverno 2012 – 2013

di Carlo Colarieti Tosti

La situazione stratosferica nei piani medio-alti (tra 30 e 1hPa) è caratterizzata da una anomalia negativa di geopotenziale espressa attraverso l’indice NAM (Northern Annular Mode) con il recente avvicinamento alla soglia di +1,5. In letteratura tale circostanza suggerisce la possibile propagazione verso la troposfera della consistente vorticità stratosferica accelerando e chiudendo in sede artica il Vortice Polare Troposferico (VPT) instaurando quindi un periodo di Oscillazione Artica  (AO) positivo. Le conseguenze alle medie latitudini sono note e possono riassumersi in una generale tendenza a configurazione ad elevato indice zonale.

La situazione però non è così semplice da poter essere licenziata in breve. Spieghiamo perché.

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