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Climatemonitor Posts

L’aria non si può vendere…né comprare

Da che mondo è mondo il commercio si basa su una regola d’oro che l’istrionico presidente di una squadra di calcio della massima serie ha più volte sintetizzato così: “pagare moneta vedere cammello”. Cioè, in una transazione, qualunque essa sia, è necessario che ci sia un controvalore. In assenza di quello la transazione non si fa.

Da qualche anno a questa parte invece, complice forse il leggiadro atteggiamento del mondo finanziario che ha escogitato il sistema per tirar fuori crediti dai debiti, cioè con controvalore di segno opposto, qualcuno ha pensato che si potesse vendere l’aria e, ancor di più, che questo potesse avvenire a scala globale.

 

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Il massimo spettrale a 2.87 anni – #2

Dopo il post sul massimo a 2.87 anni, che trovate qui, ho pensato che sarebbe stato più corretto rendere quel massimo indipendente dal singolo dataset e usarlo per confrontare tra loro le diverse variabili climatiche. Anche se in genere i massimi spettrali si normalizzano rispetto al massimo assoluto dello spettro, nel caso della Massima Entropia non mi è sembrato di doverlo fare a causa dei picchi che vengono generati alle alte frequenze, in particolare usando un numero di poli alto, pari alla metà dei dati.

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I dati NOAA aggiornati a dicembre 2012

Le anomalie di temperatura media mondiale terra+oceano (GHCN-M 3.2.0) scaricabili da qui sono state aggiornate con i dati relativi al mese di dicembre 2012.
Si può trovare una descrizione dell’aggiornamento precedente (novembre 2012) qui. I grafici e i dati numerici sono disponibili qui. Tutti i confronti vengono fatti rispetto ad agosto 2012.

La differenza di anomalia tra agosto ’12 e dicembre ’12 (pdf) è:

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Le statistiche dal naso corto e le gambe lunghissime.

di Fabio Spina

 

L’estate 2012 è stata eccezionalmente calda, la seconda estate più calda dal 1880 in Italia. Più calda del 2012 è stata solo l’estate del 2003, però l’effetto delle ondate di calore del 2012 sulla mortalità è risultato sorprendentemente molto inferiore a quello osservato nel 2003 (qui).

 

La domanda sorge spontanea: perché la mortalità si è ridotta così tanto? Il piano nazionale con i suoi sistemi di allarme, con meccanismi di informazione e prevenzione che aiutano oggi a mitigare gli effetti del caldo sulla salute, nel 2003 non c’era, ma nel 2012 ha pesato anche l’impatto dell’intenso inverno precedente. Infatti abbiamo letto che:

 

La mortalità dell’inverno 2011/2012 è stata molto elevata e quindi nella stagione successiva la percentuale di popolazione a rischio era gia’ stata colpita. L’estate del 2003 invece non aveva alle spalle un inverno cosi’ rigido.

 

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Se n’è accorto pure lui!

Pausa, intervallo, intermezzo, sospensione, tutte parole con lo stesso significato, riferibile a qualcosa che va in una certa direzione, smette di farlo per un po’ e poi riprende il suo percorso.

Siete lettori di CM, perciò avete già capito dove voglio andare a parare: il global warming si è preso le ferie. Un periodo di riposo neanche tanto breve se vogliamo, c’è chi dice siano dieci anni, chi dice siano quindici, insomma, qualcosa che comincia ad avere un certo significato. Pur vero che in termini di clima due o tre lustri sono un battito di ciglia, ma visto che ormai stiamo con la lente d’ingrandimento fissa sulle questioni climatiche è inevitabile che la cosa venga notata.

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Scoperta sensazionale: il freddo ti ammazza più del caldo.

Capita che gli amici mi mandino delle segnalazioni ogni tanto. Spesso si tratta di notizie apparse sui media generalisti, come nel caso di questo trafiletto apparso sul Corriere qualche giorno fa.

L’argomento è stuzzicante, perché unisce le ricostruzioni della temperatura fatte attraverso gli anelli di accrescimento degli alberi con analisi di tipo sociale, ovvero cercando ove fossero presenti dei segnali di elevata correlazione tra oscillazioni significative del clima e fasi di sviluppo o involuzione della nostra società.

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Il Sole c’è, sopra le nuvole.

Previsioni del tempo su CM? Niente da fare, neanche questa volta ci cimenteremo nell’arte del presagio atmosferico, almeno non su queste pagine.

Però parliamo di Sole, Sole e clima e, come ci succede spesso, prendiamo spunto da qualcosa pubblicato recentemente. Si tratta di un report giunto al termine di un workshop tenuto dal National Research Council americano, del quale troviamo un lungo commento sulle pagine della NASA.

E così, zitti zitti, un folto gruppo di scienziati di varie discipline tutte connesse con le dinamiche solari e quelle atmosferiche tra cui anche parecchi nomi noti, si sono riuniti per discutere dell’influenza del Sole sulla variabilità del clima. Incredibile non è vero?

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Wall Street – Il grano non dorme mai

di Fabio Spina

Era l’estate scorsa gli USA sono stati colpiti da una siccità del livello di quella descritta nel famoso e bellissimo romanzo dal titolo “Furore” dello scrittore statunitense John Steinbeck, premio Nobel per la letteratura del 1962, pubblicato nel 1939 a New York. I titoli degli articoli su quanto stava accadendo erano del tipo:

Siccità 2012: è globale e ci saranno guerre per fame” o “Stati Uniti: per l’emergenza siccità prezzi agricoli alle stelle” o “La siccità negli Usa accende il rischio di crisi alimentare” (Il Sole 24 Ore) o “La siccità “brucia” frumento, mais e soia nel mondo torna l’allarme prezzi” (La Repubblica).

 

Ci si chiedeva di quanto sarebbero aumentati i prezzi delle commodities agricole, più di qualcuno prevedeva che

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Nature Geoscience: Come ti scaldo l’Antartide

Qualche tempo fa, più precisamente appena prima di Natale, ha iniziato a circolare per la rete la classica notizia del dipartimento “è peggio del previsto”: l’Antartide, anzi, la porzione occidentale del continente per l’esattezza, si starebbe scaldando – e quindi prima o poi anche sciogliendo – con una velocità doppia di quanto si pensasse.

Sui nostri media questa ennesima catastrofica novità non ha fatto molta presa, del resto siamo in inverno e parlare di caldo, anche se glaciale, non è proprio il massimo che ci si potrebbe attendere tra caffè e cornetto al primo mattino. La ritroviamo infatti solo qui e su poche altre fonti d’informazione. All’estero è andata molto meglio. Il primo a lanciare un grido di dolore è stato il New York Times, poi sono arrivati di gran carriera la BBC, l’NBC e altri media generalisti, tutti, più o meno con lo stesso tono: temperature che salgono, ghiacci che si sciolgono, mari che si alzano, catastrofe che arriva.

L’origine della notizia è un articolo uscito su Nature Geoscience, cioè non proprio Topolino. Ecco qua:

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Clima e eventi estremi, un articolo sul WMO Bullettin

Leo Hickman, giornalista del Guardian una testata tutt’altro che tenera sui temi dei cambiamenti climatici, ha pubblicato un pezzo sul WMO Bullettin, la rivista semestrale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale.

L’argomento è quello degli eventi estremi e della loro attribuzione alle oscillazioni del clima, naturalmente partendo dal presupposto che queste debbano essere ascritte alle attività umane.

Senza girarci troppo intorno, nell’articolo di Hickman, l’approccio è quello giusto, lo svolgimento no. In sostanza Hickman ci dice che ogni volta che un evento intenso si palesa, c’è sempre qualcuno pronto ad attribuirlo al climate change e qualcun altro che dice che non si può ascrivere un singolo evento atmosferico al clima. Ma, aggiunge, data l’attualità, con la siccità negli USA la scorsa estate per esempio, sembra proprio che questa opposizione cominci ad essere meno solida.

Per accertarlo Hickman chiede cosa ne pensano a otto “esperti” di clima, tutti rigorosamente appartenenti al mainstream scientifico.

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