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Mese: Maggio 2012

Più sani e più belli, ovvero, non solo CO2.

Renzo Arbore, alias Onliù Caporetto avrebbe detto: “Bella l’Olanda, si sa putesse vedé!”. In realtà lo disse per Milano in una memorabile sequenza cinematografica e non credo che il film abbia avuto molto successo in nord Europa. Penso quindi che si possa escludere che gli autori del paper di cui parliamo oggi possano aver fatto una analoga riflessione.

Cleaner air brings better views,more sunshine and warmer summer days in the Netherlands – Weather. Gennaio 2012. Vol 67 No 1

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Il Polpo nell’acqua sua

Eh sì, pare proprio che questi simpatici animali tendano a prediligere le acque di casa propria. Mi si perdoni il riferimento culinario ma spero si capisca che è solo un detto popolare. Di quelli che raramente risultano privi di fondamento.

A parte le pescherie (ops…l’ho fatto di nuovo) di cefalopode ne abbiamo visto uno alle prese addirittura con le previsioni sul risultato delle partite dei mondiali. Mi pare si chiamasse Paul. Animali eclettici si direbbe.

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Sting Jet: Un Tempo da Scorpioni

Non e’ un motorino, non e’ un cantante, è, ma forse si dovrebbe dire dovrebbe essere perché se ne sa molto poco, un fenomeno meteorologico. Ed è anche di quelli che quando arrivano poi tendono ad essere ricordati.

Si parla di vento al suolo, e già chi di meteo se ne intende un po’ dovrebbe storcere il naso, perché parlare di getto per un vento nei bassi strati non è ortodosso. Eppure è questo il nome che chi lo ha ‘scoperto’ e in parte spiegato gli ha dato. Per due ragioni. Innanzi tutto l’intensità, decisamente paragonabile a quella delle correnti a getto. E poi la provenienza, dato che si origina nella media troposfera.

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Abbasso il nucleare (epic cit.)

Poche settimane fa è stato celebrato l’anniversario del terribile terremoto cui è seguito un devastante tsunami che ha colpito e messo in ginocchio una regione del Giappone. In un assurdo susseguirsi kafkiano degli eventi, i morti per il terremoto e lo tsunami sono stati presto dimenticati a causa delle esplosioni presso il reattore nucleare di Fukushima. Da quel momento in poi, si è parlato solo di radiazioni. Oggi non vogliamo parlare di tutte le polemiche sortite da quell’evento, piuttosto vogliamo porre l’attenzione sul fatto che, ad un anno di distanza, il Giappone abbia spento tutti i propri reattori nucleari.

In molti hanno gioito per questa decisione, ma per motivi diversi. In Giappone la gente se l’è (giustamente) fatta addosso e ora festeggiano la fine del loro “incubo” nucleare. In Occidente invece gli ambientalisti stanno facendo le danze di gioia perchè vedono un movimento più ampio contro il nucleare. Prima la Germania, poi il Giappone e domani chissà.

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Reazione solare a catena

Vi ricordate della First Solar (ne abbiamo parlato qui)? E’ stata un’azienda sulla cresta dell’onda fotovoltaica per qualche tempo, finchè ha seguito il destino di tutte le altre: un inesorabile tracollo. Avevamo lasciato la First Solar con la pesante decisione di chiudere un importante stabilimento produttivo in Germania. Ora invece è arrivata la trimestrale.

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Periodicità nei dati NOAA

Ho pensato di calcolare gli spettri di potenza dei dati NOAA (GHCN-M 3.1.0) variabili di mese in mese ( qui e qui) per vedere se le (piccole, ma sistematiche) variazioni dei dati potessero modificare il valore o la presenza di periodi già trovati da Scafetta (2010) di cui riporto la Tabella 1, pag.958, con i periodi su 9 dataset.

 Ho calcolato gli spettri con MEM (Metodo della Massima Entropia, da Press et al., 1986), utilizzando un numero di poli pari alla metà del numero dei dati (Scafetta, 2011, Supplement file, Sect.3) e ho rappresentato i risultati per i dati NOAA relativi a novembre 2011 e marzo 2012(*) su intervalli di periodi 0-300, 0-100 e 0-40 anni.

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Un’Atmosfera ‘raffreddata’.

Ebbene sì, la scaldata è durata lo spazio di due giorni, almeno per noi di CM. Il riferimento è al post di mercoledì scorso con cui vi abbiamo dato conto della pubblicazione di un paper i cui autori avrebbero individuato un bias riscaldante in uno dei dataset delle temperature rilevate dai sensori satellitari curati per l’università di Huntsville (UAH) da Roy Spencer e John Christy.

L’argomento è topico perché esistono delle differenze tra queste rilevazioni e altre dello stesso genere (RSS – Remote Sensing System), come ne esistono più in generale tra quanto sin qui misurato (ed eventualmente in parte errato) e quanto i modelli di simulazione climatica prevedono che si debba scaldare l’atmosfera per conseguenza del fattore antropico.

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Clima freddo? Prepararsi agli eventi estremi.

Saremo anche globalizzati, sarà anche giusto sapere come vanno le cose anche ai nostri antipodi, ma se permettete forse ci interessa e dovrebbe interessare un po’ di più cosa succede alle porte di casa. Dal punto di vista meteorologico, perché se si parla di eventi estremi si deve quasi sempre far riferimento all’ambito meteorologico e non climatico, la ‘porta’ di casa nostra è la Porta di Carcassonne, il valico dal quale si tuffano nel Mediterraneo le perturbazioni che arrivano da nord-ovest, cioè la grande maggioranza dei sistemi perturbati che interessano il nostro territorio.

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Una ‘calda’ atmosfera

Se c’è una cosa di cui la ricerca sul clima ha bisogno è senz’altro di misure affidabili, sulla superficie del Pianeta come lungo la verticale. E queste misure devono essere omogenee dal punto di vista spaziale e temporale. Ovvio quindi che si cerchi di fare sempre maggiore ricorso a misure effettuate con sensori satellitari piuttosto che con strumentazione classica. Vero anche però che l’aumento della quantità dei dati disponibili aumenta la difficoltà che si può incontrare per validarli. Ecco perché, ad esempio nel mondo della previsione numerica, si sa che un modello ha bisogno certamente di tanti dati, ma perché li si possa usare è necessario che anche solo pochi di questi siano veramente buoni.

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Spaghetti galeotti

Ci sono alcune storie che assurgono molto velocemente agli onori della cronaca, altre che ci mettono un po’. Generalmente per quelle del secondo tipo, l’attesa dipende dalla pazienza che i cronisti hanno nel lasciarle sedimentare, nel lasciare che i fatti siano chiariti e che sia uscito tutto quello che deve uscire sull’argomento in questione.

Spesso però si tratta di storie di cui si è già sentito parlare in un modo o nell’altro, argomenti magari sfiorati ma mai debitamente approfonditi. Con riferimento a quello di cui parliamo oggi pare che lo strato di sedimenti sia ormai stabile e si possa fare un’analisi quasi definitiva.

Parliamo di serie storiche di dati di prossimità, di ricostruzioni della temperatura, di climategate, di richieste di informazioni evase solo sotto la minaccia di imminenti decisioni giuridiche sfavorevoli, insomma, parliamo del sottobosco – trattandosi di dati essenzialmente dendrocronologici è decisamente il caso di dirlo – dell’accesa discussione scientifica ma non solo sviluppatasi negli ultimi anni.

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Tocchiamo ferro pre-romano

Che sia la volta buona? Difficile a dirsi. Certo è che il paper di cui abbiamo avuto notizia ieri da Science Daily promette bene.

Regional atmospheric circulation shifts induced by a grand solar minimum – Nature Geoscience, 2012

Naturalmente per leggerlo occorre la pecunia, per cui vi rimando al testo esplicativo di SD, che adesso riassumiamo.

Si tratta di una ricostruzione delle dinamiche del clima durante quella che definiscono l’età del ferro pre-romana, circa 2800 anni fa. Partendo da sedimenti lacustri di un sito in Germania, hanno estrapolato dati sul Berillio 18Be (un proxy per l’attività solare) e sulla ventilazione. Secondo la loro analisi, dal momento che gli effetti in termini di variazioni climatiche sono ampi rispetto all’entità del forcing solare, i feedback positivi, ovvero capaci di spiegare il peso di questo stesso forcing, sono da ricercare nelle variazioni della circolazione atmosferica.

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Più che una meteora potè il meteorismo

Ve li siete immaginati da sempre come li ha sceneggiati Steven Spielberg, imponenti, ora feroci, ora mansueti, alti come palazzi o veloci come il vento, comunque liberi e felici. Fino al giorno del giudizio, della sofferenza, della fame  e dell’inedia.

Un disastroso impatto con un corpo celeste proveniente dal cosmo? Un terremoto pre-biblico? Macchè, soltanto una gigantesca, colossale, insopportabile puzza. Per di più autoprodotta.

Ebbene sì, i dinosauri hanno modificato il clima, tanto da rimetterci le penne, forse. Come? Con le loro flatulenze. Ben 520 milioni di tonnellate di metano rilasciate in atmosfera ogni anno, anno dopo anno…altro che mucche, altro che consumo eccessivo di carne, i dinosauri sì che ci sapevano fare.

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