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Mese: Marzo 2013

Mirror Posting: Il Punto sul Global Warming

Aldo Meschiari, già amico di CM da parecchi anni, mi ha mandato il link di un suo articolo uscito sul Meteogiornale. Ricevuta la sua autorizzazione, lo ripropongo di seguito. Buona lettura,

gg

 

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La situazione attuale – Gli ultimi dati provenienti dai cinque indici principali (GISS, NCDC, HadCrut, RSS, UAH) che rappresentano la temperatura media globale non cambiano una situazione consolidatasi da circa 15 anni. Come ammette lo stesso IPCC, è infatti dal 1998 che non si assiste ad un trend evidente. D’altra parte, con l’ultimo salto termico del 1998, le temperature sono posizionate sui livelli massimi del Global Warming.

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La faccia come il…PIL

L’immagine qui sopra viene dal blog di Roger Pielke jr. Rappresenta l’andamento dei danni causati dagli eventi atmosferici estremi in relazione al PIL (Gross Domestic Product). I dati relativi al 2012 non sono ancora consolidati e che si tratta di una analisi a scala globale, vengono da una analisi condotta, referata e pubblicata per conto della Munich Re, la multinazionale delle assicurazioni, e dalle Nazioni Unite. Nel paper in questione gli autori concludono:

 

Sin qui non ci sono prove che il cambiamento climatico abbia fatto aumentare i dati normalizzati relativi ai danni causati dagli eventi estremi.

 

Ne tengano conto i soliti parolai al prossimo temporale forte, ma, procediamo.

 

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Biocarburanti e ripensamenti

E’ davvero odioso dover dire “ve l’avevamo detto”, ma nella fattispecie è inevitabile. Qui e qui, per un paio di esempi, ma vi suggerisco di mettere la parola biocarburanti nel tool di ricerca di Climatemonitor per avere un’idea.

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Arriva dall’ANSA e ve la ripropongo pari pari:

 

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La serie spaziale di Fibonacci

Questa l’ho trovata su Tallbloke, blog climatico spesso ricco di spunti interessanti. So che piacerà a molti lettori di CM che magari vorranno mettersi alla prova per approfondire. L’autore del post su Tallbloke, già scritto quasi in forma di pubblicazione scientifica, si ripropone di sistemarlo ulteriormente e proporlo a qualche rivista specializzata.

Da Wikipedia:

 

La successione di Fibonacci è una successione in sequenza di numeri interi naturali ciascun numero della quale è il risultato della somma dei due precedenti. La successione si definisce matematicamente assegnando i valori dei due primi termini,F0:= 0 ed F1:= 1, e chiedendo che per ogni successivo sia Fn := Fn-1 + Fn-2 con n>1.

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Un mese di meteo – Febbraio 2013

IL MESE DI FEBBRAIO 2013 

 

Nel mese hanno prevalso condizioni di instabilità in tutte e tre le decadi. Il sistema più robusto si è presentato nella terza decade del mese in coincidenza con lo sviluppo di una struttura di blocco connessa ad un anticiclone sul mare del Nord. In complesso piovosità anomalmente abbondante su gran parte dell’area con anomalia negativa limitata al nordovest. Temperature prossime alla norma nei minimi e in anomalia negativa nei massimi, specie sul centro-nord1.

 

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  1. Questo commento è stato condotto con riferimento ad una normale climatica che per le temperature massime e minime è costituita dalla media ventennale 1993-2012 e per le precipitazioni dalla media 1995-2012 riferita ai dati della banca dati agrometeorologica nazionale di CRA-CMA (www.cra-cam.it). I dati del periodo in corso sono stati attinti sia dalla banca dati CRA-CMA. L’analisi circolatoria si è riferita a dati NOAA NCEP (http://www.esrl.noaa.gov/psd/data/histdata/). Come carte circolatorie di riferimento si sono utilizzate anzitutto le topografie del livello barico di 850 hPa in quanto rende in modo molto efficace l’effetto orografico di Alpi e Appennini sulla circolazione sinottica. A tale base si son poi associate considerazioni  relative alla media ed alta troposfera. []
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Chi ci salverà dall’alta pressione?

Solito barbosissimo disclaimer: questa non è una previsione del tempo; e tantomeno è una diagnosi medica, nel qual caso avrei piuttosto scritto pressione alta 🙂

 

E’ una semplice riflessione nata dalla combinazione di due letture. Ieri sera ho ricevuto su una newsletter il link ad un articolo uscito su Lettera 43 in cui si parla del prepotente ritorno all’utilizzo del carbone che la UE sta vedendo negli ultimi tempi. La voglia (tutta da dimostrare) di affrancarsi dall’uso dell’energia nucleare dei paesi che la sfruttano e il boom del gas estratto dagli scisti negli Stati Uniti che ha prodotto un sensibile abbassamento del prezzo del carbone, stanno appunto regalando a questa risorsa energetica una seconda giovinezza. Più 26% nella totalità dell’Unione, con l’Inghilterra che guida questa speciale classifica con una percentuale bulgara: più 73%.

 

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Aerosol: poca trasparenza e molta supponenza

Cina sì, Cina no. India idem. I grandi novelli inquinatori del Pianeta d’ora in poi avranno un grattacapo in meno. Dopo aver imparato a puntino la lezione dal mondo occidentale che li ha preceduti nella corsa al progresso, ora respirano l’aria mefitica che deriva dalle attività industriali, ma almeno non possono essere accusati di concorso di colpa in termini climatici. Vediamo perché.

 

Spunta fuori un nuvo studio condotto da un team della Colorado University circa l’impatto degli aerosol sulle dinamiche del clima negli ultimi dieci anni. L’obbiettivo è quello di cercare di capire perché nonostante il global warming ci sia non si riesca a vederlo, cioè capire perché le temperature abbiano smesso di crescere da tre lustri e oltre, mentre noi continuiamo ad emettere CO2 facendoci beffe di conoscenze da molti ritenute ormai acquisite.

 

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Giappone: Cinque metri di neve. BBC: è il Global Warming?

 

Ho visto il video qui sopra la prima volta su Meteoweb, poi l’ho cercato su youtube per condividerlo. Più o meno a metà video, dopo che il bravo reporter della BBC si è cimentato con la misurazione del manto nevoso, arriva la voce narrante che dice: “C’è una seria domanda da porsi in questo caso, perché il Giappone sta vedendo tutta questa neve? Potrebbe essere un caso sporadico, o potrebbe essere un effetto del riscaldamento globale…”

 

Che dire, evidentemente c’è chi non si sente ridicolo a tirare in ballo il riscaldamento globale misurando cinque metri e mezzo di neve a 43° di latitudine nord. Certo, il Giappone è esposto alle correnti occidentali che vengono dalla Siberia, ma perché arrivino ci vuole un getto polare basso di latitudine.

 

E indovinate un po’ cosa dice la teoria dei cambiamenti climatici di origine antropica?

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Un Pianeta fatto d’acqua, dei modelli fatti d’aria

Pochi giorni fa abbiamo pubblicato un post che metteva in evidenza il progressivo disaccoppiamento che sta intervenendo tra il trend delle temperature media superficiali globali osservato e quello simulato. Come è accaduto a suo tempo per il set di modelli utilizzato per l’AR4 (CMIP3), anche per le simulazioni multime utilizzate per il redigendo AR5 questo disaccoppiamento diventa man mano più evidente man mano che ci si allontana nel tempo dalla zona “tuned”, cioè dal periodo in cui le simulazioni possono essere tarate con le osservazioni.

 

In sostanza, quando i modelli piuttosto che tentare di riprodurre quanto accaduto vengono lanciati verso il futuro, la distanza che li separa dalla realtà diventa più grande. Quel futuro, naturalmente, diventa poi presente e passato, si consolidano le osservazioni e il problema diviene insolubile: quello che ci si aspettava dovesse accadere, non è accaduto, non sta accadendo.

 

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Antò, fa caldo…

Era la frase chiave di un riuscitissimo spot pubblicitario. Troppo caldo per fare certe cose evidentemente. Ma si potrebbe anche prendere ad esempio il testo dell’altrettanto ben riuscita canzone di Pino Daniele “Voglio di più“, che recita: “…mentre a sud il caldo ti ammazza e ti viene voglia di cambiare”.

 

Pare che li dovremo rispolverare entrambi, almeno così dice il Corriere, perché lo dice Nature Climate Change, perché lo dice la NOAA.

 

Reductions in labour capacity from heat stress under climate warming – Dunne et al., 2013

 

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No grazie, il caffè mi rende nervoso

Solitamente dopo un certo numero di caffè divento intrattabile. E mi succede anche con la Coca Cola ghiacciata. Perciò, temo, dovrò fare a meno dell’ultima mirabilia tecnica a breve disponibile sul mercato. Si chiama Epiphany onE Puck, ed è un caricabatterie per cellulari che funziona con il caffè e con la Coca Cola. Cioè, non proprio, funziona con il calore che può sprigionare un caffè (americano però, non il classico ristretto, altro motivo per una probabile rinuncia) o con il freddo di una bibita ghiacciata.

 

Il concetto di fondo è quello del motore stirling, cioè della produzione di energia grazie alle differenze di temperatura. Così, pare, mettendo una tazza di caffè bollente sulla faccia rossa di questo coso o mettendo una bibita ghiacciata su quella fredda, ecco spuntare 5W di potenza di picco, tanti quanti ne servono per ricaricare un cellulare.

 

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Il vento nella terra di mezzo

“L’energia eolica è in una terra di mezzo, è ancora una delle fonti rinnovabili con potenziale più elevato, ma la nostra ricerca suggerisce che dobbiamo prestare attenzione ai suoi limiti e impatti climatici se vogliamo espanderla oltre alcuni terawatt”

 

Finisce così l’articolo che Science Daily ha dedicato ieri ad uno studio pubblicato recentemente su Environmental Research Letters:

 

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