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Tag: Livello dei mari

Guardare al mare…da tutti i lati

Ho trovato l’articolo che segue sul blog di Roger Pielke Sr:

Sea level rise and the ongoing battle of Tarawa (pubblicato su AGU, leggibile solo a pagamento)

Dall’abstract non si direbbe che parli di argomenti attinenti ai cambiamenti climatici, nella fattispecie all’aumento del livello dei mari, né che parli di comunicazione scientifica. Eppure grazie agli estratti pubblicati da R. Pielke Sr capiamo che è proprio quello l’argomento del paper.

Non mi sembra si possa parlare del punto di vista di uno scettico, anzi, pare proprio che si tratti sostanzialmente di buon senso. Vediamo:

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Super Luna e super bagno

Oggi la Luna sarà al Perigeo, cioè al punto più vicino alla Terra della sua orbita. Una super Luna, che apparirà il 14% più grande e il 30% più luminosa. Sarà quindi massimo anche l’effetto sulla marea.

Nell’ormai annosa diatriba sugli effetti negativi dell’innalzamento del livello dei mari, c’è qualcuno che sta interpretando questo evento, che si ripete 3/4 volte l’anno, come una prova generale di tragedia per gli abitanti degli atolli del Pacifico e con loro sicuramente i cittadini di Tuvalu, un lembo di terra il cui punto più alto è appena a 4,6mt sul livello del mare.

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Quanto basta per bagnarsi i piedi

Molte volte, magari sbagliando, sulle pagine di CM ci siamo lasciati andare a considerazioni in materia di policy climatiche, confondendo la discussione con quella più specificatamente dedicata alle dinamiche del clima e per questo più appropriata. Il fatto è che l’ipotesi del prevalente contributo antropico alle recenti evoluzioni del clima, di fatto è diventata la base di quelle policy praticamente in tutto il mondo.

Ci sono alcuni paesi un po’ riluttanti, ma ce ne sono alcuni molto attivi. L’unione Europea nel suo complesso appartiene senz’altro alla seconda categoria, sebbene poi nello specifico i singoli paesi cerchino di cavarsela a buon mercato, ma questa è un problema che pervade un po’ tutto il funzionamento dell’Unione.

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Disfacimento climatico: Il mare non collabora

Il pediluvio è rimandato. Forse non scongiurato ma senz’altro rimandato. Per la gioia di quanti abitano in zone costiere o hanno investito qualcosa in una casetta al mare, sembra che la sommersione non sia imminente.

Il livello dei mari, che, come le temperature, come il contenuto di calore sugli oceani, come il numero degli uragani (e come la nostra capacità di sopportazione), sarebbe dovuto crescere a dismisura e senza sosta alcuna, è fermo da otto anni. Come le temperature che lo sono da dieci e più, come il contenuto di calore degli oceani che lo è dal 2003, come gli uragani che non sono mai aumentati.

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Geomagnetismo, oceani e climate change

Non passa giorno che non si affacci sul panorama delle infinite dinamiche del sistema Pianeta qualcosa di nuovo. Ogni volta il pensiero corre alla ormai celeberrima quanto risibile affermazione “The science is settled”, il karma del movimento salva-pianeta.

L’argomento che proponiamo oggi è intrigante, proprio come lo definiscono gli autori della ricerca oggetto del nostro commento.

Geomagnetic South Atlantic Anomaly and global sealevel rise: Adirect connection? – De Santis et al., 2011 – Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics

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Inossidabili profeti di sventura

Il mondo finisce più o meno tutti i giorni. Cioè, a voler dedicare un po’ di tempo alla ricerca, c’è una profezia di armageddon per ogni giorno dell’anno. E quando non si tratta di sciagure globali suppliscono quelle locali.

Alcune di queste sfruttano il tam tam mediatico, con conseguente ansia collettiva, dalla più classica ‘mille e non più mille’, alla più tecnologica ‘Y2K’, alla più esoterica 21 dicembre 2012. In mezzo un po’ di tremarella de noantri, il finto terremoto di Roma dell’aprile scorso.

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Che avete da fare nel 2500?

Avete letto bene, 2500, non 2050, data che magari qualcuno potrà anche sperare di raggiungere, sempre se i facinorosi salvatori del Pianeta non decideranno di farci saltare per aria in stile campagna di marketing del 1010. Quella è la data fin dove si è spinta l’ultima simulazione delle variazioni del livello del mare, tra cinque secoli. A ‘corroborare’ in stile catastrofico i risultati di questa ultima fatica, non poteva mancare l’immagine di New York – per la precisione Manhattan – interamente sommersa dalle placidamente maligne acque dell’oceano.

Per carità, non che l’immagine c’entri nulla con questa ricerca, dal momento che per ottenere un innalzamento del livello del mare capace di combinare tanti guai ci vorrebbero 26.000 anni all’attuale rateo di innalzamento. Però fa effetto, come dire, arreda. E certamente nessuno di quelli che normalmente guarda dall’alto della torre d’avorio commiserando i poveri minus habens scettici che ne popolano la base avrà alcunché da dire. Il messaggio prima di tutto, questa è la parola d’ordine, anche prima di accendere i neuroni.

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