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Categoria: Ambiente

Il Perito perisce…

Qualche settimana fa abbiamo affrontato in questo post la controversa questione della capacità della CO2 di contenere e restituire la radiazione infrarossa emessa dalla terra. L’argomento è, per così dire scottante, perché di fatto fornisce informazioni per confutare una volta di più la teoria del riscaldamento globale di origine antropica.
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Houston we have a problem…

[photopress:apollo_13_800_1_.jpg,thumb,pp_image]…E come noi lo hanno tutti queli che si interessano al clima. Il Global Warming si è fermato, la temperatura media del pianeta ha smesso di crescere da quasi dieci anni. Certamente il trend non si è invertito, nè esistono segnali di raffreddamento, per cui siamo ancora largamente al di sopra delle medie del secolo scorso che vengono normalmente prese a riferimento.

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Non solo nimby…

[photopress:Nimby_.JPG,thumb,pp_image] Tra meno di un mese sarà primavera, ne approfitteremo per tirare le somme sulla quasi-normalità di questo inverno e, tra un’analisi e l’altra dovremo anche tornare ad occuparci dei nostri giardini. Sembra tuttavia che ci sia più di qualcuno che, a dispetto della cattiva stagione, continua a curare il proprio backyard anche di questi tempi.

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The Smoking Gun

[photopress:smoking_gun.jpg,thumb,pp_image]Alcuni giorni fa ho scoperto che la definizione “Global Warming” è stata inserita in uno dei più famosi dizionari della lingua Italiana. Non so se compaia anche la voce “riscaldamento globale”, è più probabile che le due siano trattate separatamente, però il fatto che ci sia la prima la dice lunga su quanta suggestione possa indurre l’uso comune di termini importati, creati ad effetto e forse anche dal significato non del tutto noto. Se dovessimo fare un sondaggio (perchè no, oggi sono di gran moda), scopriremmo che tutti sanno cos’è il Global Warming e che, tra questi, molti sono convinti che non sia necessario aggiungere il sostantivo “antropico” per chiarire che si parla di qualcosa di cui il genere umano dovrebbe essere ritenuto responsabile. Potere della comunicazione efficace.

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2100 Fuga da New York…

[photopress:fuganewyork.jpg,thumb,pp_image] …O da Venezia, Amsterdam, New Orleans, Roma, insomma prepariamoci a scappare. Andiamo tutti a Cortina, è chic ed è anche parecchio alta sul livello del mare, non correremo il rischio di essere travolti dalle onde. Niente neve però, solo sterminati campi di margherite perchè ci farà davvero caldo. Da ciò deduciamo che non possiamo partire quest’anno perchè a Cortina ci sono 120 cm di neve ed i teneri fiorellini fanno fatica a sbocciare.

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Contrordine comp……no, meglio di no.

[photopress:Ci_risiamo.gif,thumb,pp_image]Questa volta ha esagerato, dobbiamo ammetterlo. Il volo pindarico che accomuna l’urgenza di agire nella causa comune della lotta al riscaldamento globale ad una nuova forma di antifascismo non è piaciuto proprio a nessuno, della serie scherza coi fanti e lascia stare i santi. E sì che il momento era propizio. Ritirare il Premio Nobel e sventolarlo dal palco della conferenza di Bali, un’occasione da non perdere. Che appunto il guru dell’ambientalismo ha perso, nello stile che la vignetta con cui inizia questo post gli riconosce impietosamente.

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Bali: il futuro del clima, fra illusioni e promesse

[photopress:cop13_15_6_750_357.jpg,thumb,pp_image]Sulla recente conferenza di Bali sono state scritte molte cose e molte altre se ne scriveranno in futuro. Oggi cambiamo un pò le regole e vi proponiamo un’intervista a Guido Guidi che un’amica di Climate Monitor ha pubblicato sul portale d’informazione Chronica.

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Il feedback alla Rifkin

[photopress:cuoco.jpg,thumb,pp_image]Le festività natalizie si avvicinano, Climate Monitor ha deciso di proporvi una nuova ricetta per far fronte al riscaldamento globale, “Il Feedback alla Rifkin“. Non è difficile, basta passare da una dipendenza totale dai combustibili fossili ad una altrettanto totale dall’idrogeno e da un potenziale affetto serra in aumento ad un effetto bagno turco garantito. Prendete il vapore acqueo, l’ingrediente principale del sistema clima, aumentatene a dismisura la concentrazione e lasciate cuocere per qualche anno. Il risultato è assicurato, anche se conoscerne in anticipo il sapore è praticamente impossibile. Perchè proprio il vapore acqueo? Perchè il processo di estrazione dell’energia dall’idrogeno produce appunto H2O allo stato gassoso, e questo perdonate l’ironia, ai fini dell’equilibrio del clima fa dell’idrogeno un vettore energetico “pulito” soltanto perchè non manda cattivo odore. Vediamo perchè.

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Ai blocchi di partenza

[photopress:bali.jpg,thumb,pp_image]Si è aperto a Bali il vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. La marcia di avvicinamento è stata lunga ma molto veloce, animata dalle incursioni mediatiche del 4° rapporto dell’IPCC, diffuso con il contagocce per arrivare all’arringa finale soltanto lo scorso 24 ottobre. Non sono mancate neanche le interruzioni pubblicitarie, animate dall’impegno dei testimonial musicali riuniti da Al Gore nel Live Earth del 7 luglio, i quali, pur restando in tema, hanno di fatto ricondotto il problema alla sua giusta dimensione: il marketing. L’organizzatore ha promosso la sua personale campagna finanziaria, gli artisti hanno promosso se stessi, i buoni propositi sono arrivati alle stelle e la ricompensa è stata decisamente ricca, con il colpo di scena annunciato della concessione del Premio Nobel per la Pace agli occupanti della cabina di regia.

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Schizofrenia parte I

[photopress:Solar_Array.jpg,thumb,alignleft]Osservare attentamente il mondo dell’informazione sui temi climatici e ambientali rientra negli obiettivi di questo blog. Esempi di cronaca che forniscono spunti per riflessioni sul clima che cambia ne trovate molti in queste pagine, per citarne uno tra gli ultimi pubblicati, potete leggere questo. Recentemente sono apparsi un paio di articoli, rispettivamente su Telegraph e The Associated Press che mettono in luce una schizofrenia dilagante sia in tema di informazione, sia in tema decisionale. Oggi prenderemo in esame l’articolo del Telegraph.

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Il ponte per le rinnovabili

Non è una festività, dobbiamo aspettare ancora una quindicina di giorni prima di arrivare al primo ponte della stagione. Invece di una strategia che ci traghetti verso un impiego conveniente delle energie rinnovabili ne avremmo avuto bisogno da un pezzo. Ed il traguardo è tutt’altro che prossimo. Dovranno essere risolte molte problematiche di costi di produzione, di eco-sostenibilità, di efficienza e di affidabilità, prima che si possa guardare alla sostituzione dei combustibili fossili con un po’ di ottimismo. In questo percorso però non si potrà  fare a meno di essere realisti ed ammettere che, purtroppo, allo stato dell’arte, l’unica tecnologia che può assecondare la fame di energia del genere umano è l’energia nucleare.

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Molte scomode bugie

[photopress:schermata10_1.png,thumb,alignleft]Nei mesi scorsi avevamo avuto modo di commentare quanto fosse ingiustificata la credibilità concessa all’evento mediatico dell’anno, la pubblicazione della fiction “An inconvenient truth” di e con (come si addice alle produzioni cinematografiche) Al Gore. Appena pochi giorni fa l’Alta Corte britannica ha sollevato forti dubbi sull’opportunità che il documento fosse proiettato nelle scuole inglesi, perché eccessivamente politicizzato, chiaramente a senso unico, ingiustificatamente allarmista e, questo forse il male peggiore, scientificamente errato in molti dei contenuti, al punto di operare una sorta di lavaggio del cervello ai giovani scolari.

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King, soldatino e Dartagnan…

[photopress:MTGClimate_0238.png,thumb,alignleft]E’ una questione controversa quella comparsa sulle pagine del “Corriere della sera”. Si parla di auto elettriche e si scopre un altro caso di scommesse fatte sul cavallo sbagliato o, quantomeno, senza aver almeno approfondito un po’ la propria conoscenza sul mondo delle corse. Qualche tempo fa abbiamo affrontato il rischio di compiere scelte affrettate che vanno nella direzione opposta a quella che ci si prefigge di percorrere. In questo caso però un problema apparentemente circoscritto ad una realtà importante, ma pur sempre di modeste dimensioni può portare a riflessioni di ben più ampio respiro.

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Nostalgia del Made in Italy

[photopress:schermata16.png,thumb,alignleft]Non ci sono più le stagioni di una volta ma, a dire il vero, neanche le previsioni sono più le stesse. Il cliché si ripete con straordinaria precisione: o soffriamo di caldo africano o peniamo per il freddo polare. Poco o niente ormai è più meteorologia di casa nostra, come dire, indigena. E’ inevitabile che questo susciti qualche moto d’orgoglio e risvegli un po’ di sano campanilismo, di voglia di Made in Italy.

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